Regaliamoci speranza
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«La mia sofferenza di questi giorni: capire la gravitàdella crisi, vedere come uscirne con uno slanciodi solidarietà maggiore… se il Signore vuole!»Luglio 2013. La crisi economica incalza Casadella carità, generando timori e incertezze negliospiti, negli operatori, nei volontari. Don Virginiocerca una risposta alla disperazione che si diffonde.Chiama i collaboratori a un confronto serratoe li coinvolge in un progetto di cambiamento e diripresa, che viene esteso alla partecipazione dellacittadinanza. Inizia così l'avventura estiva in cuiCasa della carità, oltre ai suoi frequentatori abituali– donne, bambini, anziani, uomini poveri trai più poveri –, si aprirà a chiunque sia disponibile aun'esperienza comune di rifl essione, anche nelleforme della convivialità e dell'intrattenimento teatralee musicale. Un modo collettivo di dirsi «Regaliamocisperanza».Come contrappunto, nel silenzio della cappella,don Virginio registra il diario di quelle ore, in cuiriversa preoccupazioni, ragionamenti e aspettative.Invoca e sfi da con ostinazione la Provvidenza.Si scontra e si riconcilia con la propria fede, nonsmette di interrogarla. Il percorso interiore dellasua personale avventura estiva è testimoniatosenza reticenze e provoca la coscienza di chi oggisubisce le diffi coltà, di chi le causa, o di chi, con lapropria indifferenza, le lascia perdurare. Un diarioche diventa un documento sulla «follia della carità», che si muove senza calcolare tempi e sforzi,scommettendo su chi viene dato per perso.

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Informazioni

Anno
2014
ISBN
9788865763513

Agosto

1º agosto 2013

È il giorno del mio compleanno: 68 anni.
Sono davanti a te, desideroso di offrirti la mia vita di prete. Ti chiedo perdono per i miei errori, ti lodo per il dono dell’amicizia e per la gioia di avere incontrato tanti che mi hanno sostenuto.
So che i miei genitori mi guardano dal cielo: li ho fatti tribolare, con le mie scelte inaspettate, spesso per loro difficili da capire. Ma non hanno mai smesso di essermi vicini, e soprattutto mi hanno regalato la gioia e la dignità della povertà. I poveri entrano nella tua vita e ti occupano il cuore. Oggi sono stati i primi a entrare nel mio studio e augurarmi buon compleanno.
E. mi ha lasciato in regalo sul comodino il romanzo Inferno, dicendomi che lo ha scelto perché ha tante pagine. Subito dopo ho sentito Santina, Loredana, Angelo, Raggio. Le solide amicizie che mi accompagnano.
Oggi dovrò sostare; riceverò auguri, probabilmente qualche regalo. Il più bel regalo lo voglio da te, Signore. Voglio intravedere che ci sei e che sostieni Casa della carità.
Rimango in una sosta contemplativa, mentre sul telefonino si succedono i segnali degli sms. Fiorenzo mi fa gli auguri per telefono e mi comunica che ha la febbre alta. Niente di grave, ma oggi dovremo fare a meno della sua ben collaudata forza organizzativa. Cambio programma: andrò io a sostituirlo.
Signore, dammi un segno di… augurio!

ore 17

Come spesso avviene in questi giorni, penso a quanto le cronache politiche, e in particolare quelle politico-giudiziarie di un celebre personaggio, siano lontane dalla gente che ogni giorno affronta la fatica di sopravvivere. Poco fa ho visto i miei «anonimi» volontari di Articolo 21 che si occupano delle docce, con una fila di persone accaldate in attesa. Quei volontari provengono dal carcere di Bollate, dove si sperimentano con successo, in un regime di detenzione aperto, nuove forme di recupero e di responsabilizzazione dei detenuti. Nei miei primi anni di servizio sacerdotale l’impronta teorica della deistituzionalizzazione è stata la molla per la progettazione, a Sesto San Giovanni, di una comunità aperta al quartiere, come la Parpagliona, nella quale ho potuto vivere per undici anni con i sofferenti psichici, scoprendo in me una volontà d’impegno piuttosto premonitrice.
Tra le telefonate di oggi, quella di monsignor Giudici, attuale vescovo di Pavia, mi ha commosso. Si è ricordato del mio compleanno e l’ho sentito davvero amico. Mi ha confortato. Sento la Chiesa come una famiglia, dove le solitudini amare si mischiano con le comunioni sincere e fraterne.
Dobbiamo essere una Chiesa di periferia perché ci sia una Chiesa senza periferie. È uno dei pensieri che risuonano con più forza in questo periodo dentro di me. Ho saputo di Alessia, in grande sofferenza perché rischia che l’allontanino dal suo bambino. È la figlia di Isabella, una delle ospiti della comunità Parpagliona.
Signore, come posso aiutarla? Che faccio? Illuminami.

2 agosto

Ieri sera ho condiviso con ospiti, operatori, volontari e sostenitori una serata davvero particolare, a tratti per me commovente. Lella ci ha trascinato, con la sua verve di attrice ironica, in un dialogo irresistibile sul tempo, la memoria, la speranza. Ho potuto esprimere pubblicamente il significato del percorso di preghiera che sto vivendo molto intensamente in questo periodo. Il papa ci dà una grossa mano nell’abbassare la barriera tra credenti e non credenti, nell’incentivare lo scambio su temi esplicitamente spirituali, che riguardano una parte molto intima di tutti, anche di chi si definisce – parola impropria – laico.
Lella ha citato l’Ecclesiaste, l’amministratore delegato di Expo ha parlato di un bene prezioso, quel silenzio che cerca di difendere per sé, tra un viaggio d’affari e l’altro.
Insomma, Signore, una serata dedicata ai miei 68 anni, nella quale ho sentito tanta amicizia, tanta familiarità, tanta attenzione partecipe per i temi che mi stanno a cuore. Ti ringrazio. Pippo mi ha portato auguri carichi di fiducia nella Provvidenza, alla quale anche lui si rivolge spesso, come fondamento del suo delicato impegno quotidiano.
Dopo aver gustato la festa, torno nella quotidianità usuale. Sono di nuovo qui a chiederti di avvolgerci con il tuo sguardo amoroso e provvidente. Mi affido a Maria, donna del Magnificat, in questo spazio di silenzio.
Nel pomeriggio, avviandomi verso la Casa, ho incontrato una donna che dorme in macchina, qui vicino. Ha chiesto di potersi lavare da noi faccia e denti ogni mattina. Nei giorni scorsi ha fatto la tessera di frequenza della nostra Biblioteca del confine, per avere uno spazio di ospitalità. A questa donna, che vive in condizioni precarie di salute fisica e psichica, non siamo in grado di concedere altro. La ricordo nelle intenzioni della mia preghiera.
In questo giorno gli anziani del quartiere trascorrono del tempo con noi. Sono libero da impegni esterni e passeremo questo tempo insieme.
Il pensiero, da loro, va a mia madre.
Cara mamma
In ginocchio
Nel silenzio custodito
Campane che risuonano
Da lontano.
Signore ti prego
Sentimenti di amicizia
Mi hanno avvolto
In una sera che non dimentico
Ritorna forte in un figlio
L’affetto di mamma
Che dal cielo mi guarda.
Cara mamma
Intercedi per me
Per questa Casa
Per Davidino da te
Cullato con amore
Per Alessia
Ora mamma sofferente.
Di’ a Maria
La mamma celeste
Di dare uno sguardo
Miracolo d’amore
A questa Casa
Che spera
Serenamente spera nella Provvidenza
Che non ci lascia soli.

3 agosto

ore 16.30

Calmo e fiaccato dal caldo, sono qui a pregare. In cortile i ragazzi giocano a calcetto e i volontari di Articolo 21, insieme a Luisa, rubano un po’ di fresco nel locale del custode, dopo aver pulito i vetri dei corridoi. Luisa è una presenza generosa e sempre disponibile.
Sono giorni di polemiche furenti. La giustizia ha fatto il suo corso ed è arrivata la sentenza di condanna definitiva per il celebre e potente personaggio politico. Qualunque cittadino si rassegnerebbe a prenderne atto con rispetto. Ma non il celebre personaggio, che urla, minaccia, attacca magistratura, governo, parlamento. In ginocchio, prego per il nostro paese.
Sto vivendo un periodo di esercizi spirituali, quasi un mese ignaziano, con riferimento a quel particolare metodo di silenzio prolungato, di ascolto della parola di Dio e di viaggio dentro se stessi che la tradizione gesuitica propone in modo rigoroso. Sento il bisogno, Signore, di pregare, non solo per chiedere, ma per ricevere il tuo amore, il tuo sguardo. Spesso mi capita di dire e di scrivere che operare in Casa della carità richiede contemplazione. La vivo davvero!
La solitudine di questa cappella mi è sempre più familiare. Il rosario di oggi è una richiesta a Maria perché custodisca i poveri, i sofferenti, gli ammalati, oppressi dal peso della solitudine e dell’abbandono.

4 agosto

Casa della carità è in una quieta domenica estiva. Mi sono occupato di pulizie e colazioni e ora sono qui, con lo sguardo sulle letture della messa di oggi. Ho recitato molto presto il mattutino e le lodi e poi ho dedicato un po’ di tempo ai quotidiani di oggi. «Bibbia e giornale», diceva Bonhoeffer.
Ancora pagine e pagine concitate che si occupano d’altro, rispetto a ciò che si dovrebbe tentare urgentemente di pensare, progettare e realizzare in un paese straziato dalla crisi, qual è il nostro. Perché il confronto politico rimane così estraneo e indifferente alla vita della gente comune? Me lo chiedo con grande rammarico, e anche con angoscia se penso alle persone deluse che aspettano ogni giorno un segno concreto di attenzione ai loro problemi, divenuti ormai drammatici. Me lo chiedo perché, contrariamente agli improvvisati e provvisori idoli dell’antipolitica, nella dimensione concreta della politica continuo a credere profondamente, come nella sua giustificazione storica e morale.
Non separo mai Casa della carità dalla vicenda politica che viviamo. La carità chiede vera politica. Qui vivo una scelta precisa, che non si riduce alla testimonianza, ma esprime una cultura del bene comune e una visione di cittadinanza in una società giusta.
La prima lettura di oggi (1 Re 21,1-19) stigmatizza un atto di prevaricazione: colui che sta al potere condanna a morte con l’imbroglio e per capriccio una persona onesta che vuole difendere la propria piccola vigna. Nabot viene giustiziato sulla base delle false accuse di Gezabele. Il Signore condanna e punisce l’uccisione di questo povero.
«La carità non abbia finzioni» ricorda Paolo nella sua Lettera ai cristiani di Roma (Rm 12,9-18). Questo mette in moto una riflessione, che mi porta a chiedermi fino a che punto prendiamo sul serio la questione dei poveri. «Attaccatevi al bene» dice Paolo. Tengo in me questo richiamo nel silenzio della preghiera. Leggo ancora: «… amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda». Terrò presente questo testo nell’adorazione di stamattina, gustando parola per parola i richiami dell’apostolo Paolo: «Siate lieti nella speranza … premurosi nell’ospitalità».
Oggi la Parola di Dio proposta è un vero programma di vita. Nel brano del Vangelo si racconta di Lazzaro povero e del ricco Epulone (Lc 16,19-31). Sono riconoscente a Dio per la densa lezione di oggi.
Il tuo Vangelo, Signore, è per i poveri, tutti devono poterlo ascoltare e capire. Ricavandone la speranza e il senso della fraternità universale, che parte proprio da coloro che, dai più, non sono ritenuti degni di stare a tavola. Per ridisegnare un mondo fraterno, dobbiamo rovesciare le logiche consuete e capire che al primo posto non ci sono i ricchi consumati dai loro beni.
Anche la nostra Casa è luogo che richiama gli affamati, le vittime di ingiustizia, i cercatori di speranza, i tanti Nabot della storia. I poveri, schiacciati e offesi nella loro dignità, non sono dimenticati, ma proprio da loro parte e si fa storia la salvezza.
Abbandono questi pensieri per rispondere alla chiamata di Santina, che «mi sgrida» perché da troppo tempo non le faccio visita nella casa di riposo dove risiede. Credo che andrò da lei questo pomeriggio.
Penso a Casa della carità alla luce della Parola letta oggi e prego perché questa Casa tenga viva la sua ispirazione profonda e spiritualmente esigente. Signore, mi affido a te.

ore 17.45

Recito il vespro e poi mi dedico alla preparazione della serata da trascorrere insieme agli ospiti. Cena e festa improvvisata. Stamattina a messa eravamo una decina di persone! Signore, sono contento.
Il Lazzaro delle periferie
Lazzaro
I tanti lazzari
Delle periferie del mondo
Sotterranei di una storia
Che non è archiviata
Ma palpita, geme
Sta sotto la mensa
Dei ricchi epuloni.
Magnati di potere
Schiacciati dai numeri
Di una finanza impazzita
Di tasse evase
Con l’ipocrisia dei fatti
Poveri sono loro
Ricchi epuloni
Assetati di potere vuoto.
Guardo questa Casa
Con il volto finalmente sereno
Nel cuore la tragedia
Di migranti in cerca di terre ospitali.
Sì è lui
Di nome Mohamed
I tanti come lui dicono
Di morti annegati
Dimenticati
Buttati nel Mediterraneo
Oceano di morte
Di speranza trafitta.
Ma non sono dimenticati
Nell’inferno del mare
Che accoglie tombe di lazzari
Che ora siedono
Alla mensa dei poveri
Paradiso beato
Che si attende
Ma che già germoglia
Dove il volto dei poveri si fa custode di speranza
Di festa conviviale.
E dov’è questa Chiesa
Comunità di poveri cristi
Che cerca di stare con i lazzari
Che attendono affamati briciole
Alla mensa dei ricchi.
Guarda o Signore
Questa mensa conviviale
Che si fa pane spezzato
Corpo donato
Eucarestia vivente
Di fraternità di poveri
Piccola Chiesa
Che vive davvero
La speranza donata.

5 agosto

In questa data, i miei genitori festeggiavano il mio onomastico. Nel loro calendario c’era san Virginio, forse collegato alla festa della Madonna delle nevi. Riconosco che nel calendario dei santi Virginio è un po’ anonimo… ma io lo invoco lo stesso!
Ieri, mentre aiutavo a preparare i sacchetti con il cibo per gli ospiti che fanno il digiuno di Ramadan, pensavo al dialogo tra culture e religioni che può partire da questi gesti semplici. Vedevo Sefir, musulmano del Marocco, che distribuiva cibo, e persino il gelato, in silenzio e con il sorriso, lui che digiunava da ore. La visione religiosa della vita è qualcosa di gioioso se ad animarla è non tanto la mortificazione, quanto la speranza nell’orizzonte che dà senso alla nostra esistenza.
Anche oggi osservo persone in fila davanti al centro di ascolto. Hanno trascorso la notte all’aperto, il caldo lo rende più tollerabile. Desiderano, e io con loro, diritti di cittadinanza. Per questo, Signore, non puoi lasciarci soli. Riprendo a chiedertelo con più forza. Prego sentendomi in comunione con i tanti affamati e assetati di giustizia che chiedono diritti e politiche accoglienti. Mai come in questo periodo ho insistito sulla preghiera mariana. Erano anni, forse dal seminario, che non mi capitava. Maria, prega per noi.

ore 17.30

I rischi di disfunzione organizzativa mi preoccupano; intravedo molte difficoltà. Mi preparo all’Eucarestia. Sono qui solo. Signore, aiutami.

6 agosto

È la festa della Trasfigurazione. Significa contemplare il Signore, attratti dalla sua meravigliosa presenza; entrare nel silenzio che dà senso al corpo e alla parola, gioire della sua profonda amicizia, sentirsi raggiunti dall’amore più grande, superiore a ogni aspettativa. Ritorna vivo il ricordo di Martini che dieci anni fa, parlando a Gerusalemme al gruppo fondativo della Casa, disse che carità è eccedenza.
Io la chiamo «follia dell’impossibile».
Oggi viene ricordata la tragedia di Hiroshima e Nagasaki, un monito per la messa al bando delle armi nucleari, che dovrebbe essere raccolto da tutti.
La cultura secolarizzata respinge nel privato la dimensione religiosa e infonde una sorta di pudore, se non di vergogna, nel mostrarla e nel condividerla in pubblico. Ma la fede non può che essere vissuta in una sfera comunitaria, incidere sugli stili di vita, impregnare la gestione della cosa pubblica. Nella Bibbia pregare è sempre intercedere, farsi carico di una responsabilità collettiva.
Ieri sera Sefir era stanco e si sedeva spesso. So che alla moschea hanno fatto la veglia notturna, pregando in piedi fino alle quattro del mattino. È un’espressione religiosa da rispettare, che richiama l’ideale di una vita virtuosa. In giornata troverò la mia ora per l’adorazione. Signore, non dimenticarti di Casa della carità.

ore 17.30

Come Pietro, vorrei montare tre tende e restare qui al riparo, assaporando la bellezza del volto del Signore. Da Dio arriva l’appello ad andare e tornare a immergersi nel dolore e nella fatica, testimoniando il Vangelo nella sua verità. Anche Fiorenzo lavora e resiste. Ce la faremo, Signore, se tu non ci abbandoni.
Oggi sento la consolazione di averti vicino e la confidenza per continuare a chiederti il miracolo.
Più tardi, come di consueto, cercherò di vivacizzare la serata. Laura segnala nuovi ospiti in arrivo, col loro carico di sofferenze psichiche e di storie drammatiche. Ce la faremo a essere Casa accogliente e attenta alla cura anche per loro?
Con il tuo aiuto, Signore, ne sono certo.

7 agosto

Papa Francesco lega con immediatezza l’accoglienza del Vangelo all’ascolto dei poveri. Questa capacità interroga anche le coscienze laiche, come oggi è testimoniato sulla Repubblica da Scalfari.1 Certo, per noi credenti, Dio non è frutto dei nostri pensieri ma persona viva, che stipula un’alleanza con il suo popolo, che crea la vita come dono, che offre la Parola e il Figlio. Legarsi a Gesù è la via per fidarsi, cogliendo l’annuncio di una buona notizia di resurrezione e di vita per sempre. In ciascuno è presente un sigillo di eternità, che attende di liberarsi in pienezza, perché la morte e la condizione di creatura sono destinate a finire.
La fede conosce anche i dubbi e le debolezze. L’impegno in Casa della carità mi assorbe totalmente: è l’innocente sfida che ho ingaggiato con te, o Signore. La fiducia nella tua Provvidenza io ce la metto, ma è umano che desideri dei segnali del fatto che tu ci guardi e ci proteggi!
Accompagno questa sfida con la sincerità della mia preghiera. Recito il rosario, ricordandomi che Maria si è fidata di te mettendo al mondo il figlio di Dio.
La fede è anche dialogo con Dio sul quotidiano, nel quotidiano.

ore 17.30

Accolta da me, Silvia, Maria Grazia e altri collaboratori, è venuta in visita l’assessore regionale ai Servizi sociali. Ha mostrato davvero il desiderio di conoscere da vicino non solo la Casa, da lei ispezionata in tutti gli ambienti, ma anche i suoi progetti e la quotidianità di ospiti e operatori. Abbiamo affrontato la questione dei tanti soggetti afflitti da problemi sanitari e sociali complessi, che vivono alla deriva tra i servizi d’assistenza, finendo spesso col gravare impropriamente sulle strutture dei già sovraffollati pronto socc...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Premessa
  3. Luglio
  4. Agosto
  5. Note