Beethoven al pianoforte
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Beethoven genio compositivo. Beethoven campione dell'universalità del linguaggio musicale. Beethoven artista assoluto, creatore di capolavori immortali nei quali il Romanticismo riconobbe i propri ideali metafisici. Ma esiste anche un Beethoven nascosto, spesso taciuto o messo in secondo piano: il Beethoven virtuoso del pianoforte, interprete di impareggiabile spettacolarità, improvvisatore capace di avvincere le platee. Figlia dell'idealismo tedesco, la divisione – di più, la spaccatura – fra interpretazione e composizione, a tutto vantaggio della seconda, subordina lo strumentista all'autore e circonda la partitura di un'aura sacrale: l'opera, destinata a trascendere la realtà sensibile per raggiungere il piano spirituale che le assegna Arthur Schopenhauer, si cristallizza sul pentagramma in una struttura formale considerata perfetta e dunque immutabile. Per questo, a partire dal Romanticismo, i frammenti e gli esercizi redatti dai più diversi compositori vengono visti con superficialità, e indagati solo nella misura in cui possono celare, al loro interno, parti da presentare come opere compiute. Luca Chiantore, analizzando con l'acribia dello studioso e la passione del pianista gli esercizi di Beethoven, dimostra invece che i suoi appunti di lavoro rappresentano una tappa di irripetibile creatività nella storia della musica europea. Gli esercizi, infatti, permettono di sperimentare, di coltivare abilità, di sviluppare movimenti prima sconosciuti, o addirittura ritenuti impossibili; negli esercizi non c'è finalità che non sia esplorare e approfondire la relazione fra lo strumento e il corpo. In questo senso, per il musicista, sono un metodo insostituibile per scoprire il mondo, per conoscerlo. E per continuare ad arricchire la propria elaborazione compositiva. La creazione, allora, non conosce riposo, passa dalla partitura di un'opera alle veloci annotazioni di lavoro e da queste all'improvvisazione, senza che sia possibile interrompere il continuum, se non in modo arbitrario. Come forse è accaduto con Per Elisa, ingabbiata dai successori di Beethoven in una forma che lui stesso, con tutta probabilità, non avrebbe mai riconosciuto come definitiva, estraneo com'era all'idea dell'opera musicale come oggetto inviolabile. Beethoven al pianoforte presenta al lettore un'immagine inedita del compositore, in cui alla genialità autoriale si coniuga un'inquietudine creativa inesausta, già radicalmente moderna. Lo fa partendo dagli esercizi con i quali Beethoven riempì i suoi quaderni, e attraverso i quali intendeva raggiungere una spettacolarità che non si riduceva a mero virtuosismo, ma che era innanzitutto la manifestazione sensibile del desiderio di libertà dell'essere umano.

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Informazioni

Anno
2014
ISBN
9788865763940

Note
Prefazione
1 Jonathan Sterne, The Audible Past. Cultural Origins of Sound Reproduction, Duke University Press, Durham-London 2003, p. 1.
2 C’è qualche controversia su questo argomento: io mi fido dell’interpretazione delle testimonianze dell’epoca da parte dell’autore di questo libro.
3 Si veda il contributo fondamentale di Czerny, del quale l’autore tratta ampiamente nel nono capitolo.
4 Ma la musica non è una cosa, ha scritto Christopher Small, è un’attività: Christopher Small, Musicking. The Meanings of Performing and Listening, Wesleyan University Press, Middletown 1998.
5 Vincenzo Caporaletti, I processi improvvisativi nella musica. Un approccio globale, LIM, Lucca 2005.
1. Beethoven e il pianoforte
1 Si veda Gustav Nottebohm, «Clavierspiel», in Musikalisches Wochenblatt, 1876, vol. VII, n. 6, p. 66; Id., Zweite Beethoveniana: Nachgelassene Aufsätze, J. Rieter-Biedermann, Leipzig 1887, p. 358.
2 Theodor Anton Henseler, Andrea Luchesi, der letzte Bonner Kapellmeister zur Zeit des jungen Beethoven, Bonner Geschichtsblätter, Bonn 1937.
3 Si veda Giorgio Taboga, «A. Luchesi e la cappella di Bonn», in Restauri di Marca Speciale Musica. Andrea Luca Luchesi, Cooperativa Diemmeci, Treviso 1993, pp. 11-41; Id., «A Case of Damnatio Personae: Andrea Luchesi, and His Role in the Birth of Haydn, Mozart and Beethoven Myths», in Quaderni del Dipartimento di Matematica Statistica, Informatica ed Applicazioni, 2000, n. 4, Università degli Studi di Bergamo: http://itis.volta.alessandria.it/episteme/ep4/ep4tabog.htm.
4 Luigi della Croce, «Il giovane Beethoven ed il “suo” Kapellmeister Andrea Luchesi», in Rassegna Musicale Italiana, 1999, anno IV, n. 15, pp. 13-16; Id., «Andrea Luchesi, maestro di Mozart e Beethoven», in I Martedì. Quaderni. Conferenze 1999/2000, Associazione Mozart in Italia, Brescia, pp. 105-115: www.andrealuchesi.it/andrealuchesi.it/link/p1.htm.
5 Franz Wegeler e Ferdinand Ries, Biographische Notizen über Ludwig van Beethoven. Im Anhang: Nachtrag von Franz Gerhard Wegeler, Georg Olms, Hildesheim 2000, p. 11 (Edizione facsimile di Bädeker, Koblenz 1838 e 1845).
6 Margot Wetzstein (hrsg.), Familie Beethoven im kurfürstlichen Bonn. Neuauflage nach den Aufzeichnungen des Bonner Bäckermeisters Gottfried Fischer, Beethoven-Haus, Bonn 2006, p. 65.
7 Tilman Skowroneck, «The Keyboard Instruments of the Young Beethoven», in Scott Burnham e Michael P. Steinberg (eds.), Beethoven and his World, Princeton University Press, Princeton 2000, pp. 151-189.
8 Una vivace ricostruzione dei principali momenti della biografia di Neefe e della sua attività a Bonn si può trovare in Piero Buscaroli, Beethoven, Rizzoli, Milano 2004, pp. 97-111, e in Tilman Skowroneck, Beethoven the Pianist, Cambridge University Press, Cambridge 2010, vol. LIII, pp. 35-44.
9 Tilman Skowroneck, Beethoven the Pianist, cit., pp. 39-44.
10 Si veda, tra gli altri, Eva Badura-Skoda, «Performance Conventions in Beethoven’s Early Works», in Robert Winter e Bruce Carr (eds.), Beethoven, Performers, and Critics, Wayne State University Press, Detroit, 1980, p. 71; Sandra P. Rosenblum, Performance Practices in Classic Piano Music: Their Principles and Application, Indiana University Press, Bloomington 1988, p. 152; Piero Buscaroli, Beethoven, cit., p. 97.
11 Si veda Ullrich Schindler e Ignaz Moscheles, The Life of Beethoven, Gamut Music Company, Mattapan 1966 [1841], vol. I, p. 35; Anton Schindler, Beethoven As I Knew Him, Edited by Donald W. MacArdle, The University of North Carolina Press, Chapell Hill 1966, p. 39; Franz Wegeler e Ferdinand Ries, Biographische Notizen über Ludwig van Beethoven, cit., p. 17.
12 Ampiamente commentato, tra gli altri, in Ludwig Schiedermair, Der junge Beethoven, Quelle & Meyer, Leipzig 1925, pp. 214-215, e con grande acume in Tilman Skowroneck, Beethoven the Pianist, cit., pp. 55-56.
13 Franz Wegeler e Ferdinand Ries, Biographische Notizen über Ludwig van Beethoven, cit., p. 17.
14 Tilman Skowroneck, «The Keyboard Instruments of the Young Beethoven», cit., p. 164; Id., Beethoven the Pianist, cit., p. 56.
15 Albert Leitzmann (hrsg.), Ludwig van Beethoven: Berichte der Zeitgenossen, Briefe und persönliche Aufzeichnungen. Erster Band: Berichte der Zeitgenossen, Insel, Leipzig 1921, p. 15. Tutte le citazioni tratte da libri editi in altre lingue sono state tradotte dall’autore, salvo quelle i cui riferimenti bibliografici corrispondano a traduzioni italiane delle stesse opere. In ogni caso, anche queste traduzioni sono state confrontate con gli originali e, dove lo si è ritenuto opportuno, lievemente emendate.
16 Albert Leitzmann (hrsg.), Ludwig van Beethoven: Berichte der Zeitgenossen, Briefe und persönliche Aufzeichnungen, cit., pp. 15-19.
17 Carl Czerny e Paul Badura-Skoda (hrsgg.), Über den richtigen Vortrag der sämtlichen Beethoven’schen Klavierwerke, Universal Edition, Wien 1963, p. 10.
18 Si veda Robin Wallace, Beethoven’s Critics Aesthetic Dilemmas and Resolutions During the Composer’s Lifetime, Cambridge University Press, Cambridge 1986, p. 7.
19 Elaine Sisman (ed.), Haydn and His World, Princeton University Press, Princeton 1997, p. 293.
20 Carl Czerny e Paul Badura-Skoda (hrsgg.), Über den richtigen Vortrag der sämtlichen Beethoven’schen Klavierwerke, cit., p. 22.
21 Sulla relazione personale tra Hummel e Beethoven, si veda in particolare il breve testo di Zoltán Hrabussay, «Beethoven und Hummel. Ihre künstlerischen und persönlischen Bezihungen», in Alfred Heinz Brockhaus e Konrad Niemann (hrsgg.), Bericht über den Internationalen Beethoven-Kongress, 10.-12. Dezember 1970 in Berlin, Verlag Neue Musik, Berlin 1971, pp. 59-63.
22 Carl Czerny, Erinnerungen aus meinem Leben. Herausgegeben und mit Anmerkungen von Walter Kolneder, Heitz Verlag, Straßburg 1968, p. 45.
23 Carl Czerny e Paul Badura-Skoda (hrsgg.), Über den richtigen Vortrag der sämtlichen Beethoven’schen Klavierwerk, cit., p. 22.
24 Gerhard von Breuning, Memories of Beethoven: From the House of the Black-Robed Spaniards, Edited by Maynard Solomon, trad. ing. di Henry Mins e Maynard Solomon, Cambridge University Press, Cambridge 1992, p. 78.
25 Alexander Wheelock Thayer e Elliot Forbes, Thayer’s Life of Beethoven, Princeton University Press, Princeton 1967, p. 235.
26 Quentin Faulkner, J.S. Bach’s Keyboard Technique: A Historical Approach, Concordia Publishing House, St. Louis 1984, pp. 18-19; si veda Luca Chiantore, Historia de la técnica pianística: Un estudio sobre los grandes compositores y el arte de la interpretación en busca de la Ur-Technik, Alianza Editorial, Madrid 2001, pp. 77-81.
27 Si vedano, in particolare: Carl Czerny e Paul Badura-Skoda (hrsgg.), Über den richtigen Vortrag der sämtlichen Beethoven’schen Klavierwerk, cit., p. 11; Gerhard von Breuning, Memories of Beethoven, cit., p. 75
28 Carl Czerny, Erinnerungen aus meinem Leben, cit., pp. 44-45.
29 Carl Czerny e Paul Badura-Skoda (hrsgg.), Über den richtigen Vortrag der sämtlichen Beethoven’schen Klavierwerke, cit., p. 11. Affermazioni come questa si possono capire unicamente se teniamo in conto il persistere di un tipo di articolazione direttamente ereditato dalla sensibilità barocca, pienamente in voga ancora alla fine del secolo XVIII. Con l’arrivo del nuovo se...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Prefazione
  3. Introduzione
  4. PRIMA PARTE
  5. SECONDA PARTE
  6. TERZA PARTE
  7. QUARTA PARTE
  8. Conclusione
  9. Note
  10. Bibliografia
  11. Sommario