L'alienazione
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L'alienazione

  1. 126 pagine
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L'alienazione

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La teoria dell'alienazione è stata una tematica rilevante dell'opera di Marx e rappresenta uno dei suoi contributi più significativi alla critica della società borghese. Infatti, mediante i concetti di lavoro estraneato, reificazione, sussunzione del lavoro e feticismo, egli disvelò l'autentico rapporto di dipendenza che la classe lavoratrice, nelle condizioni sociali del mondo contemporaneo, subisce nei confronti del capitale. L'interesse verso i testi che contengono queste riflessioni è accresciuto dal fatto che, al loro interno, la critica dell'alienazione è accompagnata dalla descrizione della società post-capitalistica teorizzata da Marx, ovvero dall'esposizione di quello che egli riteneva un nuovo possibile scenario di emancipazione umana. Da questi brani emerge un Marx molto diverso da quello raffigurato da tanti suoi critici e presunti seguaci. Un autore per il quale il libero sviluppo delle individualità e la libertà hanno la stessa importanza dell'uguaglianza e della dimensione collettiva. In una fase in cui, dopo essere stato prima assimilato al cosiddetto «socialismo reale» e poi messo frettolosamente da parte dopo il 1989, Marx viene riscoperto e la sua opera torna a essere letta al fine di poter meglio comprendere la crisi e le contraddizioni del capitalismo odierno, la riproposizione di queste pagine sull'alienazione fornisce un prezioso strumento critico per la trasformazione del presente e può suscitare grande stupore e interesse sia in quanti credono di sapere già tutto di Marx, sia nelle nuove generazioni di lettori, che non hanno ancora avuto modo di avvicinarsi ai suoi scritti.

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Informazioni

Anno
2012
ISBN
9788860365989
Argomento
Economics

Lineamenti fondamentali della critica
dell’economia politica
(1857-58)

In questi manoscritti, pubblicati postumi nel 1939-41, il concetto di alienazione è utilizzato ripetutamente da Marx e le sue riflessioni in proposito sono non solo molto più approfondite e dettagliate di quelle presenti nei testi giovanili, ma sono anche accompagnate da numerosi passaggi in cui viene delineato il profilo della società post-capitalistica, e non alienata, che egli aveva in mente.
Il valore di scambio del prodotto genera […], accanto al prodotto, il denaro. Come allora è impossibile eliminare complicazioni e contraddizioni, derivanti dall’esistenza del denaro accanto alle merci particolari, trasformando la forma del denaro (sebbene alcune difficoltà relative ad una forma inferiore possano essere evitate con una superiore), altrettanto è impossibile eliminare il denaro stesso finché il valore di scambio rimane la forma sociale dei prodotti. È necessario aver ben chiaro questo punto per non porsi problemi impossibili e riconoscere i limiti entro i quali riforme monetarie e trasformazioni nell’ambito della circolazione possono riorganizzare i rapporti di produzione e i rapporti sociali che su di essi poggiano.
[…]
Quanto più la produzione si configura in modo tale che ogni produttore viene a dipendere dal valore di scambio della sua merce, quanto più cioè il prodotto diventa realmente valore di scambio e il valore di scambio diventa oggetto immediato della produzione, tanto più devono svilupparsi i rapporti di denaro e le contraddizioni che sono immanenti al rapporto di denaro, ossia al rapporto del prodotto con se stesso in quanto denaro. Il bisogno dello scambio e la trasformazione del prodotto in puro valore di scambio avanzano nella medesima misura della divisione del lavoro, ossia col carattere sociale della produzione. Ma nella medesima misura in cui quest’ultimo si sviluppa, si sviluppa il potere del denaro, ossia il rapporto di scambio si fissa come un potere esterno ai produttori e indipendente da loro. Ciò che originariamente si presentava come mezzo per promuovere la produzione, diventa un rapporto estraneo ai produttori. Nella stessa proporzione in cui i produttori diventano dipendenti dallo scambio, questo sembra diventare indipendente da loro, e sembra crescere l’abisso tra prodotto in quanto tale e prodotto in quanto valore di scambio. Non è il denaro che produce queste antitesi e contraddizioni; è piuttosto lo sviluppo di queste contraddizioni e antitesi che produce il potere apparentemente trascendentale del denaro.
[…]
Il prodotto diventa merce; la merce diventa valore di scambio; il valore di scambio della merce è la sua immanente qualità di denaro; questa sua qualità di denaro si stacca da essa in quanto denaro, acquista un’esistenza sociale universale.
[…]
Alla autonomizzazione del valore di scambio nel denaro, distaccato dai prodotti, corrisponde l’autonomizzazione dello scambio (del commercio) come funzione svincolata dai soggetti dello scambio. Il valore di scambio era la misura dello scambio delle merci; ma il suo scopo era il possesso della merce scambiata, il suo consumo […]. Lo scopo diretto del commercio non è il consumo, ma l’acquisto di denaro, di valori di scambio. Mediante questa duplicazione dello scambio – dello scambio per il consumo e dello scambio per lo scambio – nasce un nuovo squilibrio. […] In questa separazione è già contenuta la possibilità delle crisi commerciali.
[…]
Il carattere sociale dell’attività, così come la forma sociale del prodotto e la partecipazione dell’individuo alla produzione, si presentano qui come qualcosa di estraneo e di oggettivo di fronte agli individui; non come loro relazione reciproca, ma come loro subordinazione a rapporti che sussistono indipendentemente da loro e nascono dall’urto degli individui reciprocamente indifferenti. Lo scambio generale delle attività e dei prodotti, che è diventato condizione di vita per ogni singolo individuo, il nesso che unisce l’uno all’altro, si presenta ad essi stessi estraneo, indipendente, come una cosa. Nel valore di scambio la relazione sociale tra le persone si trasforma in rapporto sociale tra le cose; la capacità personale, in una capacità delle cose. Quanto minore è la forza sociale del mezzo di scambio, quanto più esso è ancora legato alla natura del prodotto immediato del lavoro e ai bisogni immediati di coloro che scambiano, tanto maggiore deve essere la forza della comunità che lega gli individui, il rapporto patriarcale, la comunità antica, il feudalesimo e la corporazione. Ciascun individuo possiede il potere sociale sotto la forma di una cosa. Strappate alla cosa questo potere sociale e dovrete darlo alle persone sulle persone. I rapporti di dipendenza personale (all’inizio su una base del tutto naturale) sono le prime forme sociali, nelle quali la produttività umana si sviluppa soltanto in un ambito ristretto e in punti isolati. L’indipendenza personale fondata sulla dipendenza materiale è la seconda forma importante in cui giunge a costituirsi un sistema di ricambio sociale generale, un sistema di relazioni universali, di bisogni universali e di universali capacità. La libera individualità, fondata sullo sviluppo universale degli individui e sulla subordinazione della loro produttività collettiva, sociale, quale loro patrimonio sociale, costituisce il terzo stadio.
[…]
Nell’ambito della società borghese fondata sul valore di scambio si generano rapporti sia di produzione che commerciali, i quali sono altrettante mine per farla saltare. Una massa di forme antitetiche dell’unità sociale il cui carattere antitetico tuttavia non può essere mai fatto saltare attraverso una pacifica metamorfosi. D’altra parte se noi non trovassimo già occultate nella società, così com’è, le condizioni materiali di produzione e i loro corrispondenti rapporti commerciali per una società senza classi, tutti i tentativi di farla saltare sarebbero altrettanti sforzi donchisciotteschi.
[…]
Solo quando il denaro – come mezzo di scambio, non come misura del valore di scambio – appare in una certa forma, ossia come pegno che uno deve depositare nelle mani di un altro per ottenere da lui una merce, gli economisti si accorgono che l’esistenza del denaro presuppone la reificazione del contesto sociale. A questo punto gli stessi economisti dicono che gli uomini ripongono nella cosa materiale (nel denaro) quella fiducia che non sono disposti a riporre in se stessi come persone. Ma perché hanno fiducia nella cosa materiale? Evidentemente solo perché essa è un rapporto reificato tra le persone, ossia un valore di scambio reificato; e un valore di scambio non è altro che una relazione reciproca della attività produttiva delle persone. Ogni altro pegno può giovare direttamente al suo possessore in quanto tale: il denaro gli giova solo in quanto «pegno di garanzia sociale». Ma tale pegno di garanzia esso lo è soltanto in virtù della sua (simbolica) qualità sociale; e una qualità sociale esso può averla solo perché gli individui hanno alienato, sotto forma di oggetto, la loro propria relazione sociale.
Nei listini dei prezzi correnti, nei quali tutti i valori sono misurati in denaro, ci si illude di riassoggettare all’individuo singolo, al tempo stesso, l’indipendenza del carattere sociale delle cose dalle persone, e l’attività commerciale basata su questa estraneità in cui l’insieme dei rapporti di produzione e commerciali si presentano contrapposti al singolo individuo e agli individui singoli tutti. Poiché il processo di autonomizzazione del mercato mondiale, se si preferisce (in cui l’attività di ciascun individuo è racchiusa), si sviluppa con lo sviluppo dei rapporti monetari (del valore di scambio) e viceversa, e la connessione e la dipendenza di tutti nella produzione e nel consumo si sviluppano di pari passo con l’indipendenza e l’indifferenza reciproca dei consumatori e dei produttori; poiché questa contraddizione conduce alla crisi ecc., – di pari passo con lo sviluppo di questa alienazione si tenta, sul suo stesso terreno, di sopprimerla: ed ecco i listini dei prezzi correnti, i corsi cambiari, i contatti epistolari, telegrafici ecc. tra i commercianti (con un naturale sviluppo parallelo dei mezzi di comunicazione), attraverso i quali ciascun individuo si procura notizie sull’attività di tutti gli altri cercando di adeguarvi la propria. […] Qui […] va solo osservato che il quadro globale del commercio e della produzione, nella misura in cui effettivamente è presente nei listini dei prezzi correnti, fornisce in realtà la migliore dimostrazione di come agli individui singoli il loro stesso scambio e la loro stessa produzione si contrappongano sotto forma di rapporto oggettivo, indipendente da essi. Nel mercato mondiale la connessione del singolo individuo con tutti, ma nello stesso tempo anche l’indipendenza di questa connessione dai singoli individui stessi, si è sviluppata ad un livello tale che perciò la sua formazione contiene già contemporaneamente la condizione del suo trapasso. L’equiparazione si sostituisce alla reale comunità e universalità.
Si è detto e si può dire che il lato magnifico sta proprio in questo ricambio materiale e spirituale, in questa connessione naturale, indipendente dal sapere e dal volere degli individui, e che presuppone proprio la loro indipendenza e indifferenza reciproche. E certamente questo nesso materiale è preferibile alla loro mancanza di nesso o ad un nesso soltanto locale fondato su rapporti naturali di consanguineità o di signoria e servitù. Altrettanto certo è che gli individui non possono subordinare a sé i loro stessi nessi sociali prima di averli creati. Ma è anche insulso pensare quel nesso soltanto materiale come un nesso naturale, inscindibile dalla natura dell’individualità (in antitesi al sapere e volere riflessi) e ad essa immanente. Esso invece ne è il prodotto. È un prodotto storico. Appartiene ad una determinata fase del suo sviluppo. L’estraneità e l’autonomia in cui esso ancora si trova rispetto a loro, dimostra soltanto che essi sono ancora presi nella creazione delle condizioni della loro vita sociale invece di averla iniziata a partire da queste condizioni. Quella naturale, è la connessione di individui nell’ambito di determinati e limitati rapporti di produzione. Gli individui universalmente sviluppati, i cui rapporti sociali in quanto loro relazioni proprie, comuni, sono già assoggettati al loro proprio comune controllo, non sono un prodotto della natura, bensì della storia. Il grado e l’universalità dello sviluppo delle capacità in cui questa individualità diventa possibile, presuppone appunto la produzione sulla base dei valori di scambio, la quale essa soltanto produce, insieme con l’universalità, l’alienazione dell’individuo da sé e dagli altri, ma anche l’universalità e l’organicità delle sue relazioni e delle sue capacità. Nei precedenti stadi di sviluppo l’individuo singolo si presenta in tutta la sua pienezza appunto perché non ha ancora elaborato la pienezza delle sue relazioni, e perché questa pienezza di relazioni egli non se l’è ancora contrapposta come forze e rapporti sociali indipendenti da lui. Volgersi indietro a quella pienezza originaria è altrettanto ridicolo quanto credere di dover rimanere fermi a quel completo svuotamento.
[…]
Quando si considerano rapporti sociali i quali producono un sistema non sviluppato di scambio, di valori di scambio e di denaro, o ai quali corrisponde un grado non sviluppato di questi ultimi, è chiaro fin dal principio che gli individui, sebbene i loro rapporti si presentino come rapporti tra persone, entrano in relazione reciproca soltanto come individui in una certa determinazione, come signore feudale e vassallo, come proprietario fondiario e servo della gleba ecc., oppure come membro di una casta ecc., o ancora come appartenente ad un ceto ecc. Nei rapporti di denaro, nel sistema di scambio sviluppato (a questa parvenza seduce la democrazia) i vincoli di dipendenza personale, le differenze di sangue, di educazione ecc. in effetti sono saltati, sono spezzati (i vincoli personali si presentano per lo meno tutti come rapporti tra persone); e gli individui sembrano entrare in un contatto reciproco libero e indipendente (questa indipendenza che in se stessa è soltanto e andrebbe detta più esattamente indifferenza) e scambiare in questa libertà; ma tali essi sembrano soltanto a chi astrae dalle condizioni, dalle condizioni di esistenza nelle quali questi individui entrano in contatto (ove queste condizioni sono a loro volta indipendenti dagli individui, e sebbene prodotte dalla società, si presentano per così dire come condizioni di natura, ossia incontrollabili da parte di un altro, nel secondo caso si presenta sviluppata come una limitazione materiale dell’individuo da parte degli individui). La determinatezza che nel primo caso è una limitazione personale dell’individuo da parte di rapporti che sono indipendenti da lui e poggiano su se stessi. (Poiché l’individuo singolo non può eliminare la sua determinatezza personale, ma può ben superare e subordinare a sé rapporti esterni, nel secondo caso la sua libertà appare maggiore. Ma un’analisi più precisa di quei rapporti esterni, di quelle condizioni, mostra l’impossibilità, per gli individui di una classe ecc., di superare in massa tali rapporti e condizioni senza sopprimerli. Il singolo può casualmente farla finita con essi; la massa di coloro che ne sono dominati no, giacché il loro semplice sussistere esprime la subordinazione, e la subordinazione necessaria degli individui ai rapporti stessi). Questi rapporti esterni, non che essere una rimozione dei «rapporti di dipendenza», ne sono anzi soltanto la risoluzione in una forma generale; sono piuttosto l’elaborazione del principio generale dei rapporti di dipendenza personali. Anche qui gli individui entrano in relazione reciproca soltanto come individui determinati. Questi rapporti di dipendenza materiali opposti a quelli personali (il rapporto di dipendenza materiale non è altro che l’insieme di relazioni sociali che si contrappongono autonomamente agli individui apparentemente indipendenti, ossia l’insieme delle loro relazioni di produzione reciproche diventate autonome rispetto a loro stessi) si presentano anche così: che gli individui sono ora dominati da astrazioni, mentre prima essi dipendevano l’uno dall’altro. L’astrazione o l’idea non è però altro che l’espressione teoretica di quei rapporti materiali che li dominano. Naturalmente i rapporti possono essere espressi soltanto sotto forma di idee; e allora i filosofi hanno concepito come caratteristica della nuova epoca il suo essere dominata da idee, identificando col crollo di questo dominio delle idee la creazione della libera individualità. Dal punto di vista ideologico l’errore era tanto più facile da commettere in quanto quel dominio dei rapporti (quella dipendenza materiale, che del resto si rovescia di nuovo in determinati rapporti di dipendenza personali, solo spogliati di ogni illusione) si presenta come dominio di idee nella stessa coscienza degli individui, e la fede nella eternità di queste idee, cioè di quei rapporti di dipendenza materiali, viene naturalmente consolidata, nutrita, inculcata in ogni modo dalle classi dominanti.
[…]
Il carattere sociale della produzione renderebbe il prodotto fin dal principio un prodotto sociale, generale. Lo scambio che ha luogo originariamente nella produzione – il quale non sarebbe uno scambio di valori di scambio, ma di attività determinate da bisogni e scopi sociali – includerebbe fin dal principio la partecipazione del singolo al mondo sociale dei prodotti. Sulla base dei valori di scambio, il lavoro viene posto come lavoro generale soltanto mediante lo scambio. Su questa base esso sarebbe posto come tale anteriormente allo scambio; ossia lo scambio dei prodotti non sarebbe in generale il medium che medierebbe la partecipazione del singolo alla produzione generale. Una mediazione naturalmente deve aver luogo. Nel primo caso, che scaturisce dalla produzione autonoma dei singoli – quantunque queste produzioni autonome si determinino e si modifichino post festum mediante le loro relazioni reciproche –, la mediazione ha luogo attraverso lo scambio delle merci, attraverso il valore di scambio, il denaro, tutte espressioni di un unico e medesimo rapporto. Nel secondo caso è mediato il presupposto stesso; ossia è presupposta una produzione sociale, la socialità come base della produzione. Il lavoro del singolo è posto fin dal principio come lavoro sociale. Quale che sia perciò la forma materiale particolare del prodotto che egli crea o aiuta a creare – ciò che egli ha comperato col suo lavoro non è un prodotto particolare e determinato, ma una determinata quota della produzione sociale. Egli perciò non ha neanche da scambiare un prodotto particolare. Il suo prodotto non è un valore di scambio. Il prodotto non ha da essere anzitutto convertito in una forma particolare per ricevere un carattere generale per il singolo. Invece di una divisione del lavoro, che si genera necessariamente nello scambio di valori di scambio, si avrebbe una organizzazione del lavoro che ha come conseguenza la partecipazione del singolo al consumo sociale. Nel primo caso il carattere sociale della produzione viene posto soltanto mediante l’elevazione dei prodotti a valori di scambio, e lo scambio di questi valori di scambio avviene post festum. Nel secondo caso il carattere sociale della produzione è presupposto, e la partecipazione al mondo dei prodotti, al consumo, non è mediata dallo scambio di lavori o di prodotti di lavoro reciprocamente indipendenti. Esso è mediato dalle condizioni sociali della produzione entro le quali l’individuo agisce.
[…]
Presupposta la produzione sociale, rimane naturalmente essenziale la determinazione del tempo. Meno è il tempo di cui la società ha bisogno per produrre frumento, bestiame ecc., tanto più tempo essa guadagna per altre produzioni, materiali o spirituali. Come per il singolo individuo, così per la società la totalità del suo sviluppo, delle sue fruizioni o della sua attività dipende dal risparmio di tempo. Economia di tempo – in questo si risolve infine ogni economia. Come la società deve ripartire il suo tempo in maniera pianificata per conseguire una produzione adeguata ai suoi bisogni complessivi, così l’individuo singolo deve ripartire giustamente il suo tempo per procurarsi conoscenze in proporzioni adeguate o per soddisfare alle svariate esigenze della sua attività. Economia di tempo e ripartizione pianificata del tempo di lavoro nei diversi rami di produzione, rimane dunque la prima legge economica sulla base della produzione sociale.
[…]
Il denaro è il dio tra le merci. Come singolo oggetto tangibile il denaro può essere perciò accidentalmente cercato, trovato, rubato, scoperto, e la ricchezza generale passare tangibilmente in possesso del singolo individuo. Dalla sua forma di schiavitù nella quale si presenta come semplice mezzo di circolazione, esso diventa improvv...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. L'essenziale di "L'alienazione"
  3. L'essenziale di "Marx"
  4. Introduzione
  5. Nota
  6. Manoscritti economico-filosofici (1844)
  7. Estratti dal libro di JamesMill Elementi di economia politica (1844)
  8. Lavoro salariato e capitale (1849)
  9. Discorso per l'anniversario di «The People's Paper» (1856)
  10. Lineamenti fondamentali della critica dell'economia politica (1857-58)
  11. Il capitale, libro I, capitolo VI inedito (1863-64)
  12. Il capitale, libro I (1867)
  13. Il capitale, libro III (1864-65, 1867-68, 1871-81)