I due carceri di Gramsci
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I due carceri di Gramsci

  1. 152 pagine
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I due carceri di Gramsci

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«Gramsci, personaggio ancora da scoprire. Che negli anni trenta sia stato un critico del comunismo realizzato, ormai tutti lo riconoscono. I Quaderni sono il documento della sua travagliata riflessione. Si sente prigioniero di due carceri. Probabilmente capisce i doppi ruoli che svolgono la cognata Tania e l'amico Sraffa. Li sente come amici, ma sa che sono condizionati da forze più grandi di loro. Accetta l'ambiguità della situazione in cui tutti si trovano. Prova a sfruttarla. Alla fine riesce ad uscire dal carcere fascista. Rimane l'altro carcere. Umanamente più doloroso. Da esso non ne uscirà nemmeno con la morte». Perché i Quaderni del carcere sono 33, e non 34, come in origine e più volte annunciato dallo stesso Togliatti? Un quaderno «si è perduto»? Gramsci sapeva che Sraffa trasmetteva le sue lettere a Togliatti? Nonostante la successiva «vulgata» del partito, che avrebbe dipinto un Gramsci «morto nelle carceri fasciste», egli passò i suoi ultimi due anni e mezzo in libertà condizionale. È verosimile che in quegli anni abbia smesso quasi completamente di scrivere? E perché non riprese i contatti con i vertici del partito e dell'Internazionale comunista? Alcune di queste domande sono inedite. Tutte aspettano ancora risposte convincenti. Lo Piparo sceglie di partire da un indizio, che gli appare subito forte, decisivo. Esamina con la lente del linguista la lettera di Gramsci a Tania del 27 febbraio 1933 che la cognata definì, per la sua scrittura allusiva, «un capolavoro di lingua esopica». La lettera è il grimaldello con cui viene forzato lo scrigno che racchiude la complessa personalità, politica e umana, del prigioniero. Entrato in carcere come «segretario del Partito comunista d'Italia», Gramsci ne uscì convinto che tutta la sua vita era stata «un grande errore, un dirizzone».

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Informazioni

Anno
2015
ISBN
9788868433611
Argomento
History
Categoria
World History

Appendici

I.

27 febbraio 1933
Carissima Tania,
credo sia inutile, dopo quello che ti ho detto a voce, ripeterti le solite tiritere sui miei malanni fisici. Credo che, nelle condizioni in cui si svolge il nostro dialogo, ogni prolungamento di esso, invece di apportare elementi di chiarezza, apporterebbe solo elementi di confusione. Voglio invece discorrerti un po’ della mia situazione morale, per dir così, cioè della somma di sentimenti che mi occupano normalmente e di quelli specialmente che tra gli altri predominano e danno il tono generale. Credo di potere assicurare che, almeno finora, l’elemento psichico non determina quello fisico e neppure viceversa; è però vero che in determinate condizioni fisiche, determinati sentimenti si fanno più imperiosi e talvolta diventano ossessionanti. Si può perciò dire che quando il corso dei pensieri assume una certa direzione, o si intensifica in quella direzione, ciò corrisponde a una determinata situazione fisica e ne indica un aggravamento. Nel mio caso particolare, è certo che in tutti questi anni ho sempre pensato a certi fatti (nel caso specifico alla serie di fatti che possono simbolicamente riassumersi nella famosa lettera di cui mi parlò il giudice istruttore a Milano e sulla quale anche recentemente ti intrattenni), ma è anche certo che in questi ultimi mesi questi pensieri si sono venuti, dirò così, intensificando, forse perché diminuiva in me la fiducia di potere personalmente chiarirli, di potere occuparmene: «filologicamente», risalendo alle fonti e venire a una spiegazione plausibile di essi. Quello che oggi ti voglio dire è questo: che a questa serie di fatti collego le manifestazioni dei miei rapporti con Iulca. Cioè che a questa serie di preoccupazioni erano collegate certe lettere che ti scrissi molto tempo fa e che forse non hai mai dimenticato, fino all’ultima che tu talvolta chiami «famigerata» e che non è molto lontana nel tempo. In ogni modo anche oggi sono persuaso che nei miei rapporti con Iulca c’è un certo equivoco, un doppio fondo, una ambiguità che impedisce di veder chiaro e di essere co...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Indice
  5. Dedica
  6. Ouverture
  7. I. La lettera esopica
  8. II. Dopo la lettera esopica
  9. III. In carcere dopo la morte
  10. IV. La crisi nei Quaderni
  11. V. I personaggi del dramma con epilogo kafkiano
  12. Appendici
  13. Riferimenti bibliografici
  14. Ringraziamenti