Fondazioni e sviluppo locale
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Le fondazioni di origine bancaria sono un soggetto importante del nostro paese. Esse nascono dalla privatizzazione del sistema bancario avviata con la legge Amato del 1990. La loro natura è ibrida: enti privati con finalità pubbliche, che si manifestano, a livello locale, attraverso interventi nei settori dei beni culturali, dell'assistenza sociale, del volontariato e della beneficenza, della salute e in generale dello sviluppo locale. Un'azione fondamentale, che spesso è poco riconosciuta, quando non criticata. Ma è proprio in questa fase di globalizzazione, foriera di tensioni per i territori, che le fondazioni, ad essi così strettamente legate, possono rinnovare il proprio ruolo e insieme contribuire al rilancio dello sviluppo locale: ascesa e declino di un territorio dipendono infatti dalla capacità di ridefinire la sua identità per adattarla e rispondere alle sfide esterne. La ricerca alla base del presente volume si è posta l'obiettivo di individuare e di sperimentare (attraverso un progetto che ha coinvolto un numero limitato ma rappresentativo di fondazioni) la strada più efficace per consolidare il ruolo di queste istituzioni nello sviluppo locale, ad esse affidato come obiettivo prioritario dalla legge. Cruciale risulta la responsabilizzazione della leadership a tutela degli interessi collettivi, accompagnata da una gestione selettiva e focalizzata delle risorse, all'interno però di una strategia di sviluppo che promuova la cooperazione tra i vari attori locali e trasformi il territorio, da «arena» in cui interagiscono diversi attori, in un vero e proprio «soggetto collettivo».

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Informazioni

Anno
2017
ISBN
9788868437152
Parte seconda

IV. La Fondazione Cassa di risparmio di Ascoli Piceno

di Emmanuele Pavolini

1. La governance della Fondazione Cassa di risparmio di Ascoli Piceno: la valutazione iniziale.
L’origine e la storia della fondazione
La Fondazione Cassa di risparmio di Ascoli Piceno è la continuazione storica e giuridica dell’ente morale Cassa di risparmio di Ascoli Piceno, fondato da 105 privati cittadini nel 1842, ente fra i più antichi nelle Marche. Data questa origine, la fondazione è oggi classificabile come struttura «associativa», e non «istituzionale».
Il principale promotore della Fondazione della Cassa di risparmio fu il delegato apostolico monsignore Andrea Pila, nominato successivamente nel 1858 ministro degli affari interni dello Stato Pontificio. Essendo Ascoli Piceno nel territorio dello Stato Pontificio, è chiaramente individuabile all’interno delle cerchie ecclesiastiche il gruppo dei promotori della Cassa di risparmio: generalmente l’apertura delle casse di risparmio era promossa dai delegati apostolici, su suggerimento del ministro degli Affari interni. Accanto al monsignor Pila, figuravano, infatti, fra i primi azionisti, il vescovo di Ascoli e altri «egregi cittadini» appartenenti al clero, così come alla nobiltà e alla borghesia.
A partire dall’ultima parte dell’Ottocento e soprattutto durante i primi decenni del Novecento la Cassa di risparmio ampliò il suo raggio d’azione a livello territoriale sia aprendo filiali sul territorio provinciale (ad esempio a San Benedetto del Tronto nel 1874) sia incorporando altre casse locali (ad esempio quella di Offida, creata nel 1876 e incorporata nel 1927).
Nel 1992, in attuazione della «legge Amato», n. 218/90, l’ente morale Cassa di risparmio di Ascoli Piceno ha conferito l’azienda bancaria a una società appositamente costituita (la Carisap S.p.A.) e ha acquisito la qualificazione di ente conferente, diventando Fondazione Cassa di risparmio di Ascoli Piceno.
L’ambito territoriale di riferimento della fondazione è costituito da 38 comuni dislocati nella provincia di Ascoli Piceno e in parte nella provincia di Fermo.
In base allo statuto, la fondazione focalizza il suo intervento a finalità di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico, così come definito nella normativa nazionale.
Nel 2015 il patrimonio della fondazione ammontava a circa 268 milioni di euro1, facendo registrare un robusto incremento rispetto all’inizio del decennio precedente (circa 140 milioni nel 2001). Questo incremento è avvenuto tramite la vendita della precedente partecipazione della fondazione in Cassa di risparmio di Ascoli Piceno. Attraverso questa operazione la fondazione ha diversificato fortemente il proprio patrimonio e attualmente (2015) non ha più alcuna partecipazione nella banca conferitaria.
Dato questo livello di patrimonio, l’ente potrebbe essere classificato, seguendo l’impostazione proposta dall’Acri, come una fondazione di «medio-grandi» dimensioni.
La governance
La natura «associativa» della Fondazione di Ascoli Piceno ne definisce un primo carattere importante, attinente al ruolo dell’assemblea dei soci. Sulla base della normativa vigente in tema di fondazioni bancarie, che indica, a livello di assetto organizzativo, la necessità di istituire organi distinti per le funzioni di indirizzo, di amministrazione e di controllo, e prevede che «le Fondazioni di origine associativa possono, nell’esercizio della loro autonomia statutaria, prevedere il mantenimento dell’assemblea dei soci, disciplinandone la composizione, ferme rimanendo in ogni caso le competenze dell’organo di indirizzo […]. All’assemblea dei soci può essere attribuito dallo statuto il potere di designare una quota non maggioritaria dei componenti dell’organo medesimo […]; in tale caso, i soggetti nominati per designazione dall’assemblea dei soci non possono comunque superare la metà del totale dei componenti l’organo di indirizzo» (art. 4 del testo vigente del d.lgs. 17 maggio 1999, n. 153), la Fondazione Cr di Ascoli Piceno ha scelto di impiegare appieno le possibilità offerte dalla normativa appena citata e ha adottato un modello che prevede (art. 9 dello Statuto):
a) assemblea dei soci;
b) organo di indirizzo;
c) consiglio di amministrazione;
d) presidente e vicepresidente;
e) collegio dei revisori dei conti.
La fondazione ha, quindi, confermato la centralità dell’assemblea dei soci. Lo statuto prevede che sia composta da un numero compreso fra un minimo di 120 e un massimo di 150. Nel 2015 risultano 110 soci effettivi (a cui si aggiungono 21 soci «sospesi», in quanto con incarico negli organi della fondazione). La qualità di socio si acquista a seguito dell’accettazione della domanda dall’aspirante socio corredata con la presentazione di almeno 10 soci. L’aspirante socio deve essere residente da almeno 5 anni in uno dei comuni in cui opera la fondazione. I soci durano in carica 10 anni e non sono rieleggibili per due mandati consecutivi. Durante uno stesso esercizio ogni socio non può presentare più di una candidatura a nuovo socio.
Sono di esclusiva competenza dell’assemblea dei soci, fra le altre:
– la designazione del 50% dei componenti l’organo di indirizzo; quindi, la fondazione ha scelto di mantenere, al massimo del consentito, il ruolo attribuito all’assemblea dei soci nella nomina dei componenti dell’organo di indirizzo, in modo tale da permettere una significativa rappresentanza della società civile e della cittadinanza nelle politiche e nelle scelte nodali dell’ente, mantenendo quel tradizionale rapporto con il territorio che caratterizza sin dalla nascita le casse di risparmio;
– la formulazione di pareri non vincolanti all’organo di indirizzo sulle operazioni di modifica dello Statuto, trasformazione, fusione o incorporazione della fondazione;
– l’adozione di un codice etico della fondazione;
– la formulazione di proposte non vincolanti in sede di verifica del bilancio d’esercizio approvato dall’organo di indirizzo.
Nel 2014 (così come negli anni precedenti) l’assemblea si è riunita 2 volte.
L’organo di indirizzo è composto dal presidente, dal vicepresidente e da 18 componenti dei quali:
a) 9 designati dall’assemblea dei soci;
b) 9 designati da enti privati e pubblici, «espressivi della realtà locale del territorio di riferimento della Fondazione» (art. 19 dello Statuto). Fra questi ultimi, 4 provengono dal mondo degli enti locali e dalla Regione e 5 da altri soggetti.
In particolare, data, da un lato, la volontà di bilanciare i suggerimenti e le designazioni formulate dagli enti locali e dalla Regione, così come da altri soggetti privati, e dall’altro l’intenzione di mantenere una propria capacità di scelta specifica, i 9 membri indicati da enti pubblici e privati sono nominati dall’organo di indirizzo in carica al momento della designazione, che li sceglie sempre all’interno di una terna indicata dai vari enti pubblici e privati. In particolare:
– 1 all’interno di una terna designata dal Comune di Ascoli Piceno;
– 1 all’interno di una terna designata dal Comune di San Benedetto del Tronto;
– 1 all’interno di una terna designata dal Comune di Amandola;
– 1 all’interno di una terna designata dalla Regione Marche2.
– 1 all’interno di una terna designata congiuntamente da enti rappresentanti del tessuto produttivo locale3;
– 1 all’interno di una terna designata congiuntamente da tre delle quattro università marchigiane (con l’esclusione dell’Università di Urbino), visto che sono quelle che operano nel territorio della fondazione;
– 1 all’interno di una terna designata congiuntamente dai principali ordini professionali della provincia di Ascoli Piceno4;
Tabella 1. Le caratteristiche degli organi istituzionali presenti nella Fondazione Cassa di risparmio di Ascoli Piceno.
Images
* Fra parentesi il numero effettivo di incontri dell’organo avvenuti nel 2014.
– 1 all’interno di una terna designata dal Centro servizi per il volontariato delle Marche;
– 1 all’interno di una terna designata congiuntamente dal vescovo della Diocesi di Ascoli Piceno e dal vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto, Ripatransone, Montalto.
I componenti dell’organo di indirizzo durano in carica cinque anni e possono svolgere solo due mandati.
Fra i principali poteri dell’organo di indirizzo vi è la competenza in ordine alla determinazione dei programmi, delle priorità e degli obiettivi della fondazione e alla verifica dei risultati (art. 23 dello Statuto). La programmazione triennale, quindi, viene deliberata da tale organo. Inoltre, fra le altre, sono di esclusiva competenza dell’organo di indirizzo le decisioni concernenti l’elezione e la revoca per giusta causa del presidente e del vicepresidente della fondazione, così come dei componenti del consiglio di amministrazione e del collegio dei revisori dei conti.
Da Statuto, l’organo di indirizzo si riunisce con cadenza almeno trimestrale o ogni qualvolta il presidente lo ritenga necessario o ne faccia richiesta motivata per iscritto almeno un quarto più uno dei componenti. Nel 2014 si è, in realtà, riunito molto più frequentemente: 9 volte. Anche negli anni precedenti il numero di riunioni è stato ben più alto di quello minimo previsto.
Il consiglio di amministrazione è composto dal presidente della fondazione, dal vicepresidente e da 5 consiglieri (art. 26) e dura in carica tre anni. I consiglieri possono svolgere solo due mandati. I consiglieri sono nominati dall’organo di indirizzo e devono essere residenti da almeno tre anni in uno dei comuni dell’area di interesse della fondazione. Il consiglio di amministrazione si riunisce di norma una volta al mese o quando il presidente lo ritenga necessario ovvero ne facciano motivata richiesta almeno quattro consiglieri o il collegio dei revisori: di nuovo, nel 2014 il CdA si è riunito ben più spesso: 21 volte. Anche negli anni precedenti il numero di riunioni si è attestata attorno a questi valori.
Il consiglio di amministrazione ha i poteri di amministrazione ordinaria e straordinaria (art. 29), fra cui l’individuazione del segretario generale della fondazione, la predisposizione del bilancio d’esercizio e della relazione sulla gestione, le operazioni di acquisizione e cessione di immobili strumentali.
Complessivamente, quindi, il livello di attività dell’organo di indirizzo e del consiglio di amministrazione è sostenuto, se misurato sulla base del numero di sedute.
Il presidente della fondazione è eletto dall’organo di indirizzo e dura in carica cinque anni dalla data di elezione. Egli può ricoprire tale carica solo per due mandati. Il presidente (art. 30 dello Statuto) convoca, presiede e svolge attività di impulso e coordinamento dell’assemblea dei soci, dell’organo di indirizzo e del consiglio di amministrazione.
Il collegio dei revisori dei conti è composto da tre membri effettivi e due supplenti nominati dall’organo di indirizzo, ed espleta le funzioni previste dal codice civile, da altre leggi, da disposizioni ad esse applicabili, per l’esercizio del controllo legale dei conti. Il collegio dei revisori dei conti deve riunirsi almeno quattro volte l’anno, possibilmente con cadenza trimestrale (art. 31 dello Statuto).
Accanto a queste figure istituzionali, lo Statuto delinea anche esplicitamente il ruolo del segretario generale, attore che, all’interno della macchina amministrativa della fondazione, assicura il corretto funzionamento operativo delle risorse e provvede a istruire gli atti degli organi di indirizzo e di amministrazione e dà esecuzione alle relative delibere per quanto di propria competenza, partecipa alle riunioni dell’organo di indirizzo e del consiglio di amministrazione con funzioni consultive e propositive, e assicura, infine, la corretta tenuta dei libri e delle scritture contabili della fondazione (tabella 1).
Possiamo contestualizzare le scelte della Fondazione della Cassa di risparmio di Ascoli Piceno con quelle del mondo delle fondazioni nelle Marche e in Italia.
Molte fondazioni nate da casse di risparmio di origine associativa hanno una struttura organizzativa simile: alla base c’è l’assemblea dei soci; essa nomina i membri per i posti vacanti per cooptazione e designa la metà dei membri dell’organo di indirizzo. L’organo di indirizzo, infatti, ha un ruolo centrale perché, oltre a nominare, in alcune realtà, il presidente con funzione di rappresentante legale, approva il bilancio e il documento di programmazione ed elegge il consiglio di amministrazione. Approfondendo l’analisi degli organi di indirizzo, la loro composizione mostra che, in base alle disposizioni statutarie, la comunità locale e gli interessi istituzionali sono garantiti da oltre il 50% di membri designati dall’assemblea. Fra gli enti che designano l’altro 50% infatti, lo spazio dato agli enti locali salvaguarda gli interessi «istituzionali» e della comunità politica locale (18,6% dei membri, mediamente 4 su 21), ma trovano spazio anche il volontariato, le università, le rappresentanze degli interessi economici e associazioni ed enti (quali sovrintendenze, diocesi e associazioni religiose, prefetture, enti di beneficenza e con finalità artistico-culturali, ordini professionali, aziende sanitarie locali…) strettamente connessi alla storia e alle finalità delle singole fondazioni.
Nel confronto con il panorama nazionale, la Fondazione Carisap, così come le altre fondazioni marchigiane, ha un numero di componenti l’organo di indirizzo superiore alla media, scelta che permette una maggiore diversificazione delle rappresentanze al suo interno. A livello nazionale, poi, gli enti locali designano molti più membri (il 30%) rispetto a quanto accade nella Fondazione Carisap, ma ciò accade perché nel computo relativo a tutto il paese sono incluse anche le fondazioni istituzionali, che non sono nate da atti associativi, ma per intervento pubblico.
La tabella 2 illustra chiaramente, innanzitutto, la differenza fra la nomina degli organi di indirizzo nelle fondazioni bancarie a struttura istituzionale, in quelle a struttura associativa e nel caso specifico della Fondazione Carisap. Nella nomina dell’organo di indirizzo, le fon...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Indice
  5. Prefazione di Giuseppe Guzzetti
  6. Fondazioni e sviluppo locale Introduzione di Carlo Trigilia
  7. Parte prima
  8. Parte seconda
  9. Gli autori