Stato e rivoluzione
eBook - ePub

Stato e rivoluzione

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Stato e rivoluzione

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

«Gli inauditi orrori e le sciagure di una guerra che si trascina senza fine rendono insostenibile la situazione delle masse, rafforzano la loro indignazione. E davanti agli occhi che la rivoluzione proletaria internazionale sta maturando. La questione del suo atteggiamento nei confronti dello Stato acquista una valenza pratica». LeninIl 7 luglio 1917, nel pieno della fase convulsa che segue la rivoluzione di Febbraio, Lenin scrive al compagno Kamenev: ?Se mi fanno fuori, vi prego di pubblicare il mio piccolo opuscolo: Il marxismo e lo Stato (rimasto a Stoccolma). E un quaderno rilegato, con una copertina azzurra. Tutte le citazioni di Marx ed Engels sono state raccolte. Vi e una serie di note e di osservazioni, di formulazioni?. Tra i mesi di agosto e settembre, Lenin riprende quegli appunti rielaborandoli in un testo articolato in sei capitoli, ma il sopraggiungere di esigenze pratiche più impellenti lo costringe a sospendere di nuovo il lavoro. ?Mi ha "intralciato" – scriverà Lenin – la crisi politica, la vigilia della rivoluzione d'Ottobre. E più piacevole e più utile fare "l'esperienza della rivoluzione" che scriverne?. In effetti, rientrato da Stoccolma a Pietrogrado, Lenin organizzerà attivamente la sommossa che si concluderà il 7 novembre con la presa del Palazzo d'Inverno. Nonostante questo carattere discontinuo e accidentato, Stato e rivoluzione ha conosciuto un destino raramente riservato a un libro: e stato visto, a torto o a ragione, come il manifesto teorico del più grande evento rivoluzionario che abbia segnato la storia del Novecento. Più ancora, il libro ha rappresentato, nei decenni successivi, e particolarmente nel campo comunista, il punto di partenza obbligato di ogni discussione attorno ai caratteri della compagine statale instauratasi dopo la rivoluzione: dalle utopie della ?transizione? verso la società socialista alle teorizzazioni della ?dittatura del proletariato?, fino alle enunciazioni dei ?compiti del partito rivoluzionario? dopo la conquista del potere. Per aver prefigurato i grandi e tragici nodi del dopo- rivoluzione, tra gli scritti di Lenin, Stato e rivoluzione e stato quello più influente: il più letto, il più considerato, il più avversato, il più discusso. Negli ultimi decenni poi, per una sorta di fatale contrappasso, e entrato nel limbo di un oblio da cui si sono astenuti solo i più rigidi, e sempre più sparuti, difensori di una conclamata ortodossia. A cent'anni di distanza, quando il giudizio storico sulla Rivoluzione russa non può non risentire delle ombre gettate su quell'evento dall'esperienza del comunismo sovietico da essa scaturito, il testo di Lenin si pone come un documento imprescindibile nella storia dei movimenti rivoluzionari, dello scontro tra le classi e i ceti sociali, della visione della politica, dello Stato, dell'uso della violenza. In questa edizione del centenario il testo viene presentato in una nuova traduzione italiana e introdotto da un saggio di Tamas Krausz che lo contestualizza con grande rigore e precisione. Accompagnato da una cronologia della storia russa 1905-17 e da un breve profilo biografico di Lenin, e completato dal testo delle Tesi di aprile, il libro si presenta nel suo insieme come uno strumento prezioso per entrare, senza ideologismi e fuori da ogni tentazione apologetica, nel cuore di una discussione intellettuale e di una vicenda storica la cui eco e lungi dall'essersi spenta.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Stato e rivoluzione di Vladimir Il'ič Lenin in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a History e World History. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2017
ISBN
9788868437183
Argomento
History
Categoria
World History

Lenin e la rivoluzione d’Ottobre

Introduzione di Tamás Krausz*

La vera «preistoria» dell’opera di Vladimir Il’ič Ul’janov intitolata Stato e rivoluzione è semplice e romanzata allo stesso tempo1. Il 7 luglio 1917 Lenin si rivolse a Kamenev con la seguente richiesta:
Entre nous: se mi fanno fuori, vi prego di pubblicare il mio piccolo opuscolo: Il marxismo e lo Stato (rimasto a Stoccolma). È un quaderno rilegato, con una copertina azzurra. Tutte le citazioni di Marx ed Engels, così come quelle di Kautsky contro Pannekoek, sono state raccolte. Vi è una serie di note e di osservazioni, di formulazioni. Penso che si possa pubblicare in una settimana di lavoro. Lo considero importante, perché non solo Plechanov, ma anche Kautsky hanno imbrogliato il tutto2.
Quando Lenin ricevette il quaderno da Stoccolma, usò il materiale che aveva raccolto come base per Stato e rivoluzione. Costretto a sfuggire alle autorità che gli stavano dando la caccia a Helsinki, Vladimir Il’ič, travestito da operaio, affidò ad Aleksandr V. Šotman, il rivoluzionario che aveva organizzato la sua fuga, il compito di consegnare «il quaderno azzurro» al Comitato centrale, nel caso in cui lo avessero arrestato. Lenin riorganizzò e completò il proprio lavoro tra agosto e settembre, ma all’epoca era già concentrato su questioni pratiche, come la preparazione della rivoluzione d’Ottobre. Naturalmente, qui non c’è da cercare contraddizioni, perché all’epoca Lenin era convinto che il problema dell’estinzione dello Stato comprendesse le questioni pratiche della rivoluzione internazionale.
1. L’impatto del libro e il suo contesto storico.
Stato e rivoluzione è forse ancora oggi l’opera più influente, più letta e più apprezzata di Lenin3. Il valore di questo pamphlet lungo non più di un centinaio di pagine non viene messo in dubbio neppure da quei biografi di Lenin e studiosi della sua eredità che lo considerano, da un punto di vista teorico, come un lavoro insignificante e mediocre4. Anzi, per qualche ragione non sono riusciti a ignorarlo neppure coloro che lo hanno analizzato in modo astorico, come una sorta di testo specialistico, un’opera «priva d’interesse perché non convalidata dalla storia». Al contrario, in modo appassionato o «professionale», costoro hanno discusso e continuano a discutere con questo opuscolo, nella gran parte dei casi a prescindere dal fatto che l’argomento principale dell’opera e del suo campo di interesse riguardasse l’intersezione dei rapporti tra Stato e classe nella dottrina marxista. Una circostanza su cui, ancora nel 1970, Tibor Hajdu aveva portato l’attenzione era che il significato di Stato e rivoluzione non potesse essere contestato per il fatto che il suo autore, «in parte per conto proprio e in parte sulle orme di altri studiosi marxisti, aveva “disseppellito” le idee dimenticate di Marx» al fine di meglio cogliere dal punto di vista teorico le prospettive della rivoluzione socialista5. Già all’inizio degli anni venti in sostanza la stessa constatazione era stata fatta da Bucharin, in precedenza criticato proprio su questo punto da Lenin in una conferenza sul comunismo6. A quest’opera incompiuta di Lenin nel XX secolo hanno fatto riferimento interi movimenti politici in tutto il mondo. Dopo la rivoluzione d’Ottobre, Lenin seguì con molta attenzione il destino del proprio opuscolo. Il poscritto del 30 novembre 1917 indica che la pubblicazione non era ancora completa: «Ho scritto il presente opuscolo nei mesi di agosto e settembre del 1917. Avevo già preparato una scaletta per un capitolo successivo, il settimo, L’esperienza delle Rivoluzioni russe del 1905 e del 1917. Ma, all’infuori del titolo, non ho fatto a tempo a scriverne neppure una riga: mi ha “intralciato” la crisi politica, la vigilia della rivoluzione d’Ottobre del 1917. […] è più piacevole e utile fare “l’esperienza della rivoluzione” che non scriverne». Il «quaderno azzurro», la cui genesi è stata narrata da Emmanuil Genrichovič Kazakevič in un bel racconto con lo stesso titolo, conteneva gli appunti che Lenin aveva scritto all’inizio di marzo a Zurigo. All’epoca molto aveva fatto per diffondere l’opuscolo all’estero Jānis Bērziņš, rappresentante plenipotenziario della Russia sovietica in Svizzera, al quale Lenin espresse la propria gratitudine per l’edizione in lingua tedesca in una lettera datata 1° novembre 1918. Nel poscritto Lenin chiedeva a Bērziņš di «rimproverare» nella prefazione dell’edizione francese Kautsky e Vandervelde, con i quali lui stesso si preparava a polemizzare, e si informava se fosse riuscito a spedire Stato e rivoluzione a Berlino. Alla fine la traduzione francese fu pubblicata nel 1919 a Mosca.
Tuttavia, non solo i comunisti hanno letto il volume quasi come una Bibbia (fino a che Stalin non glielo ha strappato dalle mani con le sue convinzioni stataliste), ma anche i partiti e i movimenti antistatalisti e anticapitalistici in generale ritenevano che meritasse uno studio approfondito. Il che si spiega innanzi tutto con il fatto che l’opuscolo dipinge un quadro allettante di un futuro socialista che porta nella sfera della politica i valori sociali, collettivisti. Ovviamente dev’esserci un «segreto» racchiuso in questo libriccino, se la sua importanza storica ha di gran lunga superato qualsiasi altra opera dello stesso ambito, magari anche più matura dal punto di vista scientifico. Il libro è di facile lettura, con una chiara esposizione della sua logica, e risponde alle esigenze di un testo teorico-scientifico così come a quelle di un pamphlet politico. Si tratta di un’opera appassionata e intrisa di spirito battagliero, che è insieme un appello ad attuare la rivoluzione proletaria e una classica sintesi degli obiettivi fondamentali della rivoluzione. Inoltre, essa delinea una concezione storicamente ragionata di rivoluzione e Stato, che prima di tutto ricostruisce il contenuto dei più importanti scritti di Marx ed Engels sull’argomento per mobilitare la tradizione con lo scopo di dare vita a uno Stato sul modello della Comune. Non è un caso che sia stato usato come un «manuale» per i movimenti. Dopo tutto, il sottotitolo contiene già l’intenzione pratica di diventare il «manuale» degli operai rivoluzionari: «La dottrina marxista dello Stato e i compiti del proletariato nella rivoluzione».
L’importanza del libro nella storia mondiale sta nel fatto che le idee che contiene sono diventate la filosofia della rivoluzione d’Ottobre. Da un lato, la rivoluzione è presentata dal punto di vista del suo obiettivo immediato (la presa del potere) e finale (l’associazione volontaria di libere comunità), dove la rivoluzione politica figura quale abbrivio della rivoluzione sociale; dall’altro, sebbene Lenin avesse analizzato la problematica prima della rivoluzione, la sua opera è divenuta parte integrante di un’autorevole teoria critica utile per valutare gli eventi successivi, e più tardi, all’epoca del socialismo di Stato, è stata divulgata nella sua forma utopistica, in particolar modo nelle pubblicazioni della propaganda marxista-leninista. Qualche decennio dopo, nella «narrazione» ideologica dominante all’epoca del realismo anti-utopistico del cambio di regime, questo testo di Lenin è diventato il sogno irrealizzabile di un dogmatico visionario, motivo per cui tutte le correnti intellettuali «serie» ritenevano (e ritengono) di doverlo ridicolizzare. Due sono i principali orientamenti osservabili anche tra le analisi più rimarchevoli. Il primo intende l’opera come un lavoro teorico intrinsecamente coerente e apprezzabile (Neil Harding, Kevin Anderson), fondato su ideali e principî libertari, laddove l’altro approccio analizza le circostanze storiche successive e le conseguenze scaturite dalla rivoluzione e le storicizza, come se Stato e rivoluzione avesse rappresentato lo stimolo intellettuale ad esse sotteso e fosse espressione di una svolta e di uno sviluppo autoritari (A. J. Polan e, con meno rigore, Robert Service, che presuppone implicitamente il messaggio autoritario di quest’opera di Lenin)7.
Tra tutti gli scritti di Lenin, Stato e rivoluzione è quello che ha avuto il destino più interessante. Il versante marxista, e in realtà quasi ogni movimento anticapitalistico e critico verso il sistema, l’ha utilizzato come proprio patrimonio, perché il testo poteva essere usato contro entrambe le concezioni dello Stato, quella capitalistica e quella stalinista, giacché l’obiettivo finale del marxismo – l’estinzione dello Stato – era (ed è) un obiettivo dichiarato della stessa Rivoluzione russa, così come della rivoluzione socialista mondiale. L’idea di trasporre Stato e rivoluzione in un differente contesto storico era già emersa nell’ultima fase del socialismo di Stato, soprattutto nell’analisi liberale e weberiana, con lo scopo di presentare il libro come precursore storico del periodo stalinista e dell’interpretazione stalinista. La conclusione di questa linea di pensiero era che l’Unione Sovietica e le sue istituzioni si erano cristallizzate come l’incarnazione di quest’opera di Lenin, come il puntello ideologico del monopolio comunista del potere. È così che il testo di Lenin è divenuto «un agente attivo e integrante dell’attuazione del futuro avvenire», in altre parole si è postulata una relazione causale tra l’opera di Lenin e lo sviluppo post-rivoluzionario, ossia la pratica staliniana, il gulag. Questa posizione punta a eliminare la differenza tra il Lenin «autocratico» di Che fare? e il Lenin «libertario» di Stato e rivoluzione, dimostrando che al centro di entrambi vi sono la stessa filosofia e politica «autoritarie»8. Naturalmente, la successiva critica marxista ha fatto emergere i tratti ideologici astorici e «presentisti» che caratterizzano l’approccio che Polan sottoscrive, e ha anche dimostrato che nell’analisi weberiana la tesi dell’«unificazione del potere esecutivo e del potere legislativo negli organi rappresentativi degli operai» è considerata un concetto autoritario, perché spiana la strada alla critica teorica e politica della democrazia borghese. Il fatto è che questa tesi rappresenta il punto iniziale e finale della distruzione di qualunque struttura burocratica indipendente, se tenta di trascendere i confini sia della democrazia borghese sia di qualunque tipo di gestione dittatoriale del potere9. Infatti, in Stato e rivoluzione si parla apertamente, si dichiara francamente l’appartenenza di partito e di classe, cosa che già allora aveva fatto rabbrividire la burocrazia scientifica. Ciò trova espressione in un passaggio assai citato di Lenin sull’essenza della politica:
Fino a quando gli uomini non avranno imparato a discernere, sotto qualunque frase, dichiarazione e promessa morale, religiosa, politica e sociale, gli interessi di queste o quelle classi, essi in politica saranno sempre, come sono sempre stati, vittime ingenue degli inganni e delle illusioni10.
Gli analisti «più moderni» focalizzano le proprie critiche sul fatto che Lenin «ampliava la portata della sua interpretazione delle lotte di partito fino a elaborarne dei principî globali»11. Qui emerge il solito problema della «neutralità assiologica» delle scienze sociali che risale al pensiero weberiano. Tuttavia, la formulazione scientifica della critica cela in sé contemporaneamente due distorsioni. Innanzi tutto, inverte le implicazioni di causa ed effetto, perché le cose stanno esattamente al contrario, visto che nel caso di Lenin la sua interpretazione delle «lotte di partito» e in generale la comparsa dell’approccio di classe scaturivano dai principî universali che spiegavano le questioni a livello globale. In secondo luogo, i rappresentanti della politica e della sociologia come scienza, nella loro «estetica» amano proporsi come se fossero al di sopra dell’ottica di classe e dell’ordine esistente e, a differenza di Lenin, non rappresentano una linea di partito in nome della giustizia sociale, ma si vedono nel ruolo di giudici che esprimono la verità scientifica oggettiva e non «insozzano» la scienza pura con pregiudizi partitici sulla lotta di classe. In terzo luogo, va notato che proprio rispetto a Lenin sarebbe la quintessenza dell’inganno astorico trascurare il fatto, non irrilevante, che il personaggio in questione era un uomo politico rivoluzionario, per il quale, come lui stesso aveva proclamato pubblicamente, la scienza e la teoria erano lo strumento per attuare obiettivi politici e sociali. Lenin citava spesso Marx sul fatto che la dottrina era solo «una guida per l’azione» e, a differenza di molti studiosi «riservati», egli dichiarava apertamente la sua «visione del mondo». C’è da meravigliarsi se un politico rivoluzionario accusa gli studiosi di essere apologetici nei confronti del sistema esistente? En passant si può accennare al fatto che la «scelta della visione del mondo» è ineludibile nelle scienze sociali.
Né l’approccio di Marx né quello di Lenin, costruito sul primo, sono – contrariamente alla lettura weberiana – teorie normative, e non sono neppure indipendenti dalle circostanze e dalle condizioni storiche. A leggere bene Stato e rivoluzione, Lenin non ha mai pensato che il socialismo, «democrazia operaia autogestita, democrazia sul modello della Comune, potrebbe essere facilmente introdotto in Russia»; nella sua interpretazione questo era compito di un’intera epoca. Peraltro il testo, visto in termini puramente filosofici, parla non già della subordinazione della società alla Stato ma, al contrario, «subordina» lo Stato alla società. Ciò non è in alcun modo alterato né da quanto è accaduto in Russia dopo l’ottobre 1917, né dalle valutazioni che se ne fanno. «Chiaramente, Lenin non ha affrontato in modo completo la questione del rapporto Stato/società civile. […] Lukács e Gramsci sono stati entrambi ispirati dall’idea del soviet come superamento della distinzione Stato/società civile, tipica della democrazia liberale, che separa la sfera pubblica da quella privata, la politica dall’economia»12: questa è un’osservazione corretta. Lo sdoppiamento tra «privato» e «politico» è connaturato al pensiero borghese; dopo tutto, la sua fonte e le sue fondamenta sono il mercato, i rapporti capitalistici. Ecco la questione che Lenin ha sollevato in termini teorici e pratici.
L’«estinzione dello Stato» come problema politico e teorico è sempre emersa nella tradizione del pensiero marxista come il processo di «abolizione delle classi». Lenin identificava la dissoluzione «causa guerra» dell’accumulazione del capitale e della struttura del sistema capitalistico con il fallimento funzionale dell’intero sistema. La Grande guerra ha avuto effetti molto diversi sullo sviluppo politico e intellettuale della classe operaia dei diversi paesi. Sembra che Lenin abbia trascurato che la guerra avesse anche fatto emergere e maturare determinate possibilità di rinnovamento del sistema capitalistico. Nel breve periodo tale fenomeno rafforzò l’orientamento rivoluzionario – e qui non è una questione di ambito di studi bensì di approccio –, ma nel lungo periodo ha ostacolato la piena presa di coscienza delle reali possibilità. Sotto quest’aspetto, una curiosa contraddizione caratterizza il libro. Da un lato, Lenin stesso allo scoppio della guerra aveva registrato che, rispetto alle precedenti epoche storiche, nel sistema mondiale del capitalismo, e soprattutto nei paesi del suo nucleo, il ruolo dello Stato era aumentato quasi in ogni settore della vita sociale. Proprio in questa fase di accresciuta complessità della gestione burocratica, Lenin aveva postulato la possibilità che il proletariato sostituisse il sistema burocratico con un proprio apparato proattivo organizzato dal basso verso l’alto. Dall’altro lato, con la stessa facilità egli ha immaginato la sostituzione di questo «mostro», di questo «colosso statale», con lo «Stato degli operai», come se la crisi di potere nel sistema russo fosse propria di tutto il mondo. Lenin sembra aver dunque messo fra parentesi la questione dello sviluppo disuguale che lui stesso aveva sollevato. Il modo in cui aveva immaginato la sostituzione del vecchio apparato statale con il nuovo era troppo meccanicistico, come emerge con evidenza dall’articolo che aveva scritto poco prima della rivoluzione d’Ottobre, ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Indice
  5. Lenin e la rivoluzione d’Ottobre
  6. Profilo biografico di Lenin
  7. Stato e rivoluzione
  8. Prefazione alla prima edizione
  9. Prefazione alla seconda edizione
  10. I. La società classista e lo Stato
  11. II. Stato e rivoluzione. L’esperienza del 1848-51
  12. III. Stato e rivoluzione. L’esperienza della Comune di Parigi del 1871. L’analisi di Marx
  13. IV. Seguito. Chiarimenti supplementari di Engels
  14. V. Le basi economiche dell’estinzione dello Stato
  15. VI. La svalutazione del marxismo da parte degli opportunisti
  16. Poscritto alla prima edizione
  17. Sui compiti del proletariato nella rivoluzione attuale Tesi di aprile
  18. Apparati