Il "Carmen Saliare"
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Il "Carmen Saliare"

Indagini filologiche e riflessioni linguistiche

  1. 446 pagine
  2. Italian
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Il "Carmen Saliare"

Indagini filologiche e riflessioni linguistiche

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The fragmentary remains of the Carmen Saliare have been the object of scholarly discussions for centuries, but no exhaustive collection has been published after 1894. This work intends to fill this gap by gathering all the testimonies on this ancient hymn. This new commentary takes into account all the various issues posed by the text. First of all, it undertakes a philological reassessment of the most important manuscripts in which the fragments are preserved (Varro's De Lingua Latina, T. Scaurus' De Orthographia and Festus' De Verborum Significatione ). The readings thus established are the basis for the ensuing linguistic analysis conducted on the fragments, in which new suggestions are proposed. In the hypothetical restoration of the text, a scheme of antiphonic recitation is reconstructed in which different 'voices' are identified. The review of the testimonies as a whole - together with a comprehensive collection of the classical sources on the Salian tradition - presents a picture of the linguistic and cultural frame in which the hymn was composed. By combining linguistic, philological and cultural data, this work offers a thorough survey of the Carmen Saliare to scholars interested in the most ancient phase of old Latin.

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Informazioni

Editore
De Gruyter
Anno
2014
ISBN
9783110401110

Capitolo 1

Salii e Carmina Saliaria

Salios item duodecim Marti Gradivo [Numa] legit, [...] caelestiaque arma, quae ancilia appellantur, ferre ac per urbem ire canentes carmina cum tripudiis sollemnique saltatu iussit. Tito Livio, Ab urbe condita I, 20, 4

Prima di affrontare l‘analisi delle diverse testimonianze saliari, proveremo a delineare brevemente il contesto all’interno del quale l‘inno è stato composto. Le coordinate minime che verranno qui tracciate descriveranno e delimiteranno l’ambito nel quale si situano i versi oggetto di indagine. La panoramica sull’istituto religioso dei Salii sarà programmaticamente concisa e, di conseguenza, non esaustiva (mi riferisco, ad esempio, al punto di vista dello storico delle religioni), in quanto di contorno al focus della ricerca, che è il TESTO del Carmen Saliare. A questo proposito, risulta necessario definire in primo luogo cosa intendessero effettivamente gli antichi con Carmen Saliare e, nei limiti imposti dallo stato frammentario della documentazione, cercare di identificarne le caratteristiche principali.

1.1 I Salii

Secondo la tradizione riportata dagli storici latini e greci, l’istituzione del Collegio dei Salii a Roma da parte di Numa Pompilio è connessa all’episodio dell’ancile, ovvero lo scudo caduto dal cielo come segno divino. Le nostre fonti principali sono Plutarco e Ovidio. Nel racconto del biografo greco (Numa XIII, 1-5), il prodigio sarebbe avvenuto durante una pestilenza che aveva colpito tutta l’Italia. Più esteso è invece il resoconto eziologico di Ovidio (Fasti III, 285-392): quando il cielo si riempì di rutilas flammas, Numa, terrorizzato, su suggerimento di Egeria, catturò Fauno e Pico per conoscere il rito di espiazione dei fulmini; i due numina invocano Giove, il quale intrattiene un colloquio con Numa nel quale il re mostra di saper tenere testa al dio; alla fine, Giove riconosce le doti del re, accetta il sacrificio offerto3 da Numa e invia come pignus imperii l’ancile4. In entrambe le versioni, il re intese lo scudo come pegno di salvezza per la città e, per proteggerlo da eventuali furti, ordinò la realizzazione di undici copie dello scudo, che vennero eseguite da Mamurio Veturio. Per custodire i dodici ancilia Numa istituì il Collegio dei Salii, composto da dodici membri, che portavano gli scudi in processione per la città durante le loro festività eseguendo delle coreografie. A questo primo Collegio di Salii, i Palatini, si affiancarono poi i Salii Collini (o Quirinali, o Agonensi), sempre in numero di dodici, istituiti da Tullo Ostilio dopo la caduta di Alba Longa5. È stato notato da più parti come al ‘sabino’ Numa sia attribuita la fondazione di un collegio sacerdotale sul Palatino (mons romano) mentre il ‘romano’ Tullo Ostilio avrebbe istituito un collegio sul Quirinale (collis sabino). Coarelli6 ha suggerito la possibilità che la danza saliare riproducesse lo scontro tra Romani e Sabini successivo al ratto; è allora possibile ipotizzare, con Prosdocimi7, che i due collegi di cui ci danno notizia le fonti fossero in realtà due componenti dello stesso rito, ovvero due schiere che eseguivano il medesimo rito, e non due diversi istituti sacerdotali. Questo spiegherebbe anche il fatto che nelle testimonianze sul Carmen Saliare non venga mai specificato a quale dei due collegi risalga il verso citato8. L’errore nella tradizione si spiegherebbe come mancata comprensione di una realtà che era al contempo unica e doppia, in un rapporto di unità-dualità che nelle prime fasi della storia di Roma si esplica anche nella relazione tra Romolo e Tito Tazio9. I duo genera saliorum cui, secondo Servio10, si farebbe cenno negli inni saliari, potrebbero quindi essere le due schiere di cui si diceva sopra. La confusione di Servio sull‘argomento è massima, dal momento che identifica in Numa il fondatore dei Salii Collini e Quirinali e in Tullo l’istitutore dei Salii Pavorii e Pallorii. L‘esistenza di questi ultimi deriva da una errata interpretazione del passo di Livio citato a n. 3 e va revocata in dubbio; Servio cerca quindi di inserire in un quadro (per lui) logico realtà che non conosce e sulle quali ha notizie discordanti, con il risultato di fornire una testimonianza che non ha riscontro in nessun’altra fonte. Questo a ulteriore dimostrazione che già gli antichi non avessero ben chiaro cosa fossero i Salii in origine. Il medesimo schema costituito da due gruppi di dodici giovani ciascuno si ritrova anche nei Luperci, una sodalitas sacerdotale che partecipa solo ai Lupercalia a febbraio. Il parallelo con i Salii – quantomeno a livello formale, non certo funzionale – è evidente11. È possibile allora che anche per i Salii si debba pensare ad una sodalitas legata ad uno specifico rituale (la danza armata) piuttosto che a un sacerdozio vero proprio, del quale peraltro le fonti non ci forniscono alcuna notizia precisa.

1.1.1 Origine e diffusione

A Roma i Salii vengono istituiti da Numa Pompilio e non se ne hanno notizie precedenti. Esistono però testimonianze che attestano l’esistenza di collegi saliari in tutta l’Italia centrale ancora prima che il re sabino li introducesse a Roma12. Se così fosse, bisognerebbe distinguere gli antichi collegi saliari di Tusculum, Tibur, Alba Longa e Veii13 da quelli che si diffonderanno nell’impero romano, ad esempio nella penisola iberica, probabilmente per imitazione del modello romano. Numa dunque non crea un nuovo istituto religioso, ma fonda a Roma un collegio sacerdotale già presente in altre città. Le fonti14 peraltro concordano nell’associare l‘introduzione dei Salii in Italia all’arrivo di Enea, proponendo però due diverse provenienze:
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Salios · a sallendo et saltando dictos esse quamvis dubitari non debeat · tamen Polemon ait Arcada quendam fuisse nomine salium quem Aeneas a Mantinea in Italiam deduxerit qui iuvenes Italicos
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saltationem docuerit ·at Critolaus Saonem ex Samothrace cum Aenea deos penates qui Lavinium transtulerit saliare genus saltandi instituisse · a quo appellatos salios quibus per omnis dies ubicumque manent quia amplae ponuntur cena siquae aliae magnae dum sallares appellantur (Festo 326M, 438-439L, 136-137 Moscadi)15.
Le notizie di Plutarco e Festo16 riassumono le due diverse ipotesi relative all’origine dei Salii: da una parte si prospetta un’origine arcadica da Mantinea17, dall’altra il culto risalirebbe ad un eroe di Samotracia. Nel suo commento all’Eneide18, Servio ricorda, oltre alle due ipotesi già menzionate, una tradizione secondo la quale i Salii vennero istituiti da Morrio, re di Veii; questa potrebbe spiegarsi ponendo Morrio come equivalente veiente di Numa, pensando cioè che Morrio abbia istituito i Salii a Veii come Numa li aveva introdotti a Roma.
Plutarco e Festo ricordano anche l‘etimologia corrente con la quale gli antichi19 spiega...

Indice dei contenuti

  1. Untersuchungen zur antiken Literatur und Geschichte
  2. Frontespizio
  3. Pagina di Copyright
  4. Dedica
  5. Sommario
  6. Elenco delle immagini
  7. Elenco delle tabelle
  8. Premessa
  9. Capitolo 1 - Salii e Carmina Saliaria
  10. Capitolo 2 - Storia di un testo ‘dimenticato’
  11. Capitolo 3 - Per uno status quaestionis
  12. Capitolo 4 - Le testimonianze del Carmen Saliare
  13. Capitolo 5 - Riflessioni linguistiche
  14. Sed haec quidem hactenus
  15. Appendice - Le fonti classiche
  16. Riferimenti bibliografici
  17. Indici analitici
  18. Indice delle forme
  19. Nomi e cose notevoli
  20. Autori antichi
  21. Autori moderni