Salios item duodecim Marti Gradivo [Numa] legit, [...] caelestiaque arma, quae ancilia appellantur, ferre ac per urbem ire canentes carmina cum tripudiis sollemnique saltatu iussit. Tito Livio, Ab urbe condita I, 20, 4
1.1 I Salii
Secondo la tradizione riportata dagli storici latini e greci, l’istituzione del Collegio dei Salii a Roma da parte di Numa Pompilio è connessa all’episodio dell’ancile, ovvero lo scudo caduto dal cielo come segno divino. Le nostre fonti principali sono Plutarco e Ovidio. Nel racconto del biografo greco (Numa XIII, 1-5), il prodigio sarebbe avvenuto durante una pestilenza che aveva colpito tutta l’Italia. Più esteso è invece il resoconto eziologico di Ovidio (Fasti III, 285-392): quando il cielo si riempì di rutilas flammas, Numa, terrorizzato, su suggerimento di Egeria, catturò Fauno e Pico per conoscere il rito di espiazione dei fulmini; i due numina invocano Giove, il quale intrattiene un colloquio con Numa nel quale il re mostra di saper tenere testa al dio; alla fine, Giove riconosce le doti del re, accetta il sacrificio offerto da Numa e invia come pignus imperii l’ancile. In entrambe le versioni, il re intese lo scudo come pegno di salvezza per la città e, per proteggerlo da eventuali furti, ordinò la realizzazione di undici copie dello scudo, che vennero eseguite da Mamurio Veturio. Per custodire i dodici ancilia Numa istituì il Collegio dei Salii, composto da dodici membri, che portavano gli scudi in processione per la città durante le loro festività eseguendo delle coreografie. A questo primo Collegio di Salii, i Palatini, si affiancarono poi i Salii Collini (o Quirinali, o Agonensi), sempre in numero di dodici, istituiti da Tullo Ostilio dopo la caduta di Alba Longa. È stato notato da più parti come al ‘sabino’ Numa sia attribuita la fondazione di un collegio sacerdotale sul Palatino (mons romano) mentre il ‘romano’ Tullo Ostilio avrebbe istituito un collegio sul Quirinale (collis sabino). Coarelli ha suggerito la possibilità che la danza saliare riproducesse lo scontro tra Romani e Sabini successivo al ratto; è allora possibile ipotizzare, con Prosdocimi, che i due collegi di cui ci danno notizia le fonti fossero in realtà due componenti dello stesso rito, ovvero due schiere che eseguivano il medesimo rito, e non due diversi istituti sacerdotali. Questo spiegherebbe anche il fatto che nelle testimonianze sul Carmen Saliare non venga mai specificato a quale dei due collegi risalga il verso citato. L’errore nella tradizione si spiegherebbe come mancata comprensione di una realtà che era al contempo unica e doppia, in un rapporto di unità-dualità che nelle prime fasi della storia di Roma si esplica anche nella relazione tra Romolo e Tito Tazio. I duo genera saliorum cui, secondo Servio, si farebbe cenno negli inni saliari, potrebbero quindi essere le due schiere di cui si diceva sopra. La confusione di Servio sull‘argomento è massima, dal momento che identifica in Numa il fondatore dei Salii Collini e Quirinali e in Tullo l’istitutore dei Salii Pavorii e Pallorii. L‘esistenza di questi ultimi deriva da una errata interpretazione del passo di Livio citato a n. 3 e va revocata in dubbio; Servio cerca quindi di inserire in un quadro (per lui) logico realtà che non conosce e sulle quali ha notizie discordanti, con il risultato di fornire una testimonianza che non ha riscontro in nessun’altra fonte. Questo a ulteriore dimostrazione che già gli antichi non avessero ben chiaro cosa fossero i Salii in origine. Il medesimo schema costituito da due gruppi di dodici giovani ciascuno si ritrova anche nei Luperci, una sodalitas sacerdotale che partecipa solo ai Lupercalia a febbraio. Il parallelo con i Salii – quantomeno a livello formale, non certo funzionale – è evidente. È possibile allora che anche per i Salii si debba pensare ad una sodalitas legata ad uno specifico rituale (la danza armata) piuttosto che a un sacerdozio vero proprio, del quale peraltro le fonti non ci forniscono alcuna notizia precisa.
1.1.1 Origine e diffusione
A Roma i Salii vengono istituiti da Numa Pompilio e non se ne hanno notizie precedenti. Esistono però testimonianze che attestano l’esistenza di collegi saliari in tutta l’Italia centrale ancora prima che il re sabino li introducesse a Roma. Se così fosse, bisognerebbe distinguere gli antichi collegi saliari di Tusculum, Tibur, Alba Longa e Veii da quelli che si diffonderanno nell’impero romano, ad esempio nella penisola iberica, probabilmente per imitazione del modello romano. Numa dunque non crea un nuovo istituto religioso, ma fonda a Roma un collegio sacerdotale già presente in altre città. Le fonti peraltro concordano nell’associare l‘introduzione dei Salii in Italia all’arrivo di Enea, proponendo però due diverse provenienze:
Salios · a sallendo et saltando dictos esse quamvis dubitari non debeat · tamen Polemon ait Arcada quendam fuisse nomine salium quem Aeneas a Mantinea in Italiam deduxerit qui iuvenes Italicos
saltationem docuerit ·at Critolaus Saonem ex Samothrace cum Aenea deos penates qui Lavinium transtulerit saliare genus saltandi instituisse · a quo appellatos salios quibus per omnis dies ubicumque manent quia amplae ponuntur cena siquae aliae magnae dum sallares appellantur (Festo 326M, 438-439L, 136-137 Moscadi)
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Le notizie di Plutarco e Festo riassumono le due diverse ipotesi relative all’origine dei Salii: da una parte si prospetta un’origine arcadica da Mantinea, dall’altra il culto risalirebbe ad un eroe di Samotracia. Nel suo commento all’Eneide, Servio ricorda, oltre alle due ipotesi già menzionate, una tradizione secondo la quale i Salii vennero istituiti da Morrio, re di Veii; questa potrebbe spiegarsi ponendo Morrio come equivalente veiente di Numa, pensando cioè che Morrio abbia istituito i Salii a Veii come Numa li aveva introdotti a Roma.
Plutarco e Festo ricordano anche l‘etimologia corrente con la quale gli antichi spiega...