La pedagogia tra educazione e formazione. Contributi per la continuazione di un dibattito
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I contributi raccolti in questo e-book si innescano all’interno della discussione avviata intorno ai termini “educazione” e “formazione” contenuta in un recente e fortunato volume collettaneo che ha saputo riunire alcune delle più autorevoli voci della pedagogia contemporanea (G. Bertagna (a cura di), Educazione e Formazione. Sinonimie, analogie, differenze, Edizioni Studium, Roma 2018). Questo volume si configura come la continuazione del dibattito lì avviato: accanto a contributi di pedagogisti già affermati si trovano interventi anche di giovani ricercatori che si interrogano e si inseriscono nella discussione da un lato facendo proprie alcune letture dei precedenti e più autorevoli testi, dall’altro provando a fornire proprie personali sfumature (se non inedite chiavi di lettura autonome) con cui rileggere i due termini della questione.
Contributi di: Andrea Bobbio, Cristina Casaschi, Franco Cambi, Cosimo Costa, Vasco d’Agnese, Cosimo Di Bari, Maria Antonella Galanti, Paolo Levrero, Elena Luciano, Francesco Magni, Alessandro Mariani, Sara Nosari, Stefano Oliverio, Riccardo Pagano, Furio Pesci, Andrea Porcarelli, Andrea Potestio, Carla Roverselli, Adriana Schiedi, Maura Striano, Fabio Togni.

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788838248566

1. La dialettica educazione/formazione nella prospettiva della différance

Nel lungo processo di affermazione sul piano scientifico della pedagogia, la quaestio ontologica relativa alla chiarificazione del suo oggetto di studio, l’educazione, come forma analoga, opposta o interdipendente rispetto alla formazione, e dei suoi significati, ha rappresentato e rappresenta ancora oggi, all’interno della teorizzazione pedagogica contemporanea, una “figura” per nulla segnata da una crisi di obsolescenza, ma costante, attuale, continuamente rinnovantesi e rinnovante il dibattito, in vista di una sempre più ampia legittimazione del suo discorso [1] . La figura – come acutamente osservato da Acone – svolge, rispetto alla teoria dell’oggetto e dei suoi significati, una «funzione metaforica», nella misura in cui «si riferisce prevalentemente all’incrocio tra lo sguardo pedagogico e il tempo considerato attraverso il filtro del passaggio tra le generazioni , in un senso che è reso storicamente in Occidente, fin dagli albori della Ragione , quale Paideia » [2] . Da questo incrocio emerge una dialettica complessa, che vede la compresenza di diverse letture. Ora, tralasciando quella della sinonimia e della analogia, pur presente in diversi studiosi, è sulla differenza e sulle sue espressioni che qui intendiamo soffermare la nostra attenzione, come condicio sine qua non della antinomicità che corre tra i due termini. Ebbene, tale diversità si materializza, da un lato, in una visione dicotomica che, nell’ aut aut che propone, mostra di rimanere imbrigliata in una logica oppositiva, senza riuscire a intravedere spazi dialogici, di confine e linee di continuità tra l’educazione e la formazione, di fatto, rilegate a contesti, esperienze e significati differenti; dall’altro, in una linea dell’ et et che, all’opposto, si materializza in una logica della differenza/continuità tra le due azioni, le quali si distinguono nelle intenzioni, pur convergendo entrambe in un obiettivo comune: promuovere la persona nella sua integralità, umanità e performatività, portandola al massimo sviluppo delle sue potenzialità. Affrontare questa dualità utilizzando come chiave di lettura l’antinomia, non presa, però, nella sua irriducibile dogmaticità, ci aiuta a porci nella prospettiva di una filosofia dell’educazione aperta al dialogo, al confronto, ma anche ad una comprensione ontologica profonda della natura e del senso legato a queste due posizioni, in vista anche di un loro superamento.
Partendo da una chiarificazione del concetto di antinomia e della sua valenza in campo pedagogico per la risoluzione di questioni opposte e contraddittorie, com’è di fatto quella in oggetto, l’intento da cui muove il presente contributo è quello di mostrare come il dualismo educazione/formazione è una aporia dalla quale difficilmente la dialettica pedagogica riuscirà a venir fuori, almeno fintantoché ci si ostinerà a risolverlo esclusivamente sul piano razionale. Occorre, invece, spostare l’attenzione su qualcosa che non può essere messo in dubbio, la persona, come «invalicabile, insuperabile, infrangibile orizzonte di senso» [3] , « ipotesi di lavoro» [4] e idea unificatrice, a partire dalla quale solo è possibile superare le diverse e opposte visioni e concezioni dell’educazione e stabilire una reciprocità tra azioni, quella dell’educare e quella del formare/arsi, diversamente ma congiuntamente protese alla valorizzazione dell’essere personale del soggetto e alla costruzione del suo progetto di vita.


[1] Per un approfondimento vedi, tra gli altri: G. Bertagna (a cura di), Educazione e formazione. Sinonimie, analogie, differenze, Edizioni Studium, Roma 2018; Id., Dall'educazione alla pedagogia: avvio al lessico pedagogico e alla teoria dell'educazione, La Scuola, Brescia 2010; S.S. Macchietti, Educazione e formazione, in S.S. Macchietti – F. d’Aniello, Parole e questioni dell’educazione, Aras Edizioni, Fano (PU) 2015, pp. 13-53.
[2] G. Acone, Figure di teorizzazione pedagogica in un tempo di transizione difficile, Introduzione, in M. Attinà (a cura di), Figure teoriche della pedagogia contemporanea. Transizione difficile e processi educativi, Monduzzi Editoriale, Milano 2012, pp. 9-10.
[3] G. Acone, La deriva decostruzionista e la persona come orizzonte di senso, in AA.VV, Persona e educazione. Studi in onore di Sira Sirenella Macchietti, Armando, Roma 2010, pp. 179-184.
[4] Cfr. ivi, p. 180.

2. L’antinomia educazione/formazione

Il termine antinomia deriva dal greco antí (= "contro") e nómos (= "legge"), e indica, nel suo originario significato giuridico, la contraddizione in cui possono trovarsi due leggi nella loro applicazione ad un caso particolare.
Dall’originario piano giuridico, l’antinomia, nel suo senso filosofico consacrato da Kant nella Critica della ragion pura (1781), sta ad indicare il rapporto fra due proposizioni generali o filosofiche fra loro contraddittorie, ma entrambe dimostrabili, dette "tesi" e "antitesi". L'impossibilità di decidere quale delle due proposizioni sia vera e quale falsa è ciò che distingue l'antinomia dalla semplice contraddizione. Infatti, se la contraddizione prevede che due proposizioni non possono essere entrambe vere, né entrambe false (ad es.: "piove" e "non piove", di cui necessariamente una è vera e l'altra falsa), e per rendersene conto è sufficiente verificarlo, l’antinomia non può ricorrere alla verificabilità e deve rifarsi unicamente all’argomentazione logica, con la quale la tesi e l’antitesi cercano di dimostrare la propria attendibilità. Ecco, dunque, che ben si comprende che l’antinomia è basata su ragionamenti logici non verificabili, ma non per questo meno importanti, capaci di spiegare, senza ricorrere alla ragione, concetti che appartengono a campi non scientifici, ma, semmai, metafisici.
È noto che la storia della pedagogia è intrisa di antinomie. Si può dire che esse sono state la forza propulsiva che dialetticamente ha consentito il dibattito pedagogico, che lo ha alimentato, sostenuto e sviluppato. Anche oggi la dialettica pedagogica vive di antinomie, solo che a differenza del passato, anche recente, le attuali, se non saranno chiarite sino in fondo, rischiano di far crollare l’intero impianto pedagogico faticosamente costruito. Tuttavia, se la ricerca educativa continua nella presunzione del peut tout consegnerà la vittoria al quod natura dedit nemo tollere potest.
È sufficiente rivolgere uno sguardo alla “pedagogia istituzionale” per rendersi conto di come questo pericolo sia meno lontano di quanto si possa immaginare. È a partire dagli anni Ottanta del Novecento che la pedagogia burocratica e ministeriale produce una sorta di overdose educativa che non solo non ha risolto i problemi per cui è nata, ma, in alcuni casi, li ha addirittura aggravati (programmi scolastici: 1955, 1985, 1991, 2002). C’è una vera e propria frantumazione educativa che fa sorgere il dubbio che se tutto è educazione, niente è educazione. L’antinomia non è risolta, anzi è accentuata. L’educazione in questo modo perde i contorni che la definiscono e si liquefà, dando così ragione a chi sostiene che il mondo di oggi ha nel “liquido” e nella “liquidità” il paradigma che lo sostanzia.
Esistono più educazioni, dunque? C’è una risposta educativa per un qualsiasi problema? I benpensanti potrebbero rispondere che non si tratta di più educazioni, ma solo di diverse forme di essa. E se volessimo essere veramente precisi sul piano logico-argomentativo si potrebbe obiettare che anche se si tratta di “forme” diverse, tutte queste devono avere origine in un’unica sostanza. Il problema consiste nell’individuarla, nel riconoscerla. Se c’è, non possiamo, forse, trovarla nell’uomo? Se sì, non si torna all’antinomia iniziale: l’uomo chi lo fa? L’educazione? Essa può tutto? O può fare solo in parte e il resto è compito della natura?
Sembrerebbe, dunque, che da questa impasse non si possa venirne fuori. Eppure, una strada ci deve essere. Per trovarla, bisogna fare appello a qualcosa che non può essere messo in dubbio. Ma prima di capire che cos’è questo qualcosa, cerchiamo di chiarire innanzitutto l’antinomicità presente nell’educazione, intesa come unità logica con la quale spiegare, dimostrare, comprendere e, al tempo stesso, elaborare un concetto astratto che ipotizzi l’educazione come sistema formativo politico, metafisico.
L’educazione, i valori educativi occidentali, basati sulla razionalità occidentale, devono fare i conti, oggi, con altri valori posti in concorrenza, che creano anch’essi non poche antinomie. Il “problema delle antinomie” [1] , con le paradossalità che solleva, ci aiuta ad affrontare questioni di filosofia dell’educazione che non sono affatto marginali né superflue, come quella che riguarda, appunto, il rapporto educazione/formazione.
Educare/formare, quanta pubblicistica si è spesa su questo binomio, che spesso con l’aggiunta dell’istruzione diventa un «trinomio inquieto» [2] . Porsi domande sul primato da parte degli elementi che compongono il binomio e/o il trinomio è un gioco intellettuale al quale non vogliamo partecipare, soprattutto perché non ci aiuta a chiarire i termini della questione antinomica. Una possibile strada da percorrere, sulla scia dell’antinomia, senza la presunzione di risolverla, quanto piuttosto di meglio comprenderla è quella delineata da G. Acone che, nella definizione di matrice personalistica della scienza pedagogica, non rinuncia né alla proceduralitá né alla prescrittivitá né tantomeno alla dimensione ontico-filosofica dell’educazione. Quest’ultima, com’egli avverte, è intesa come educazione integrale dell’uomo, del suo essere soma e psiche, della sua gettatezza nel mondo, della sua storicità e della sua dimensione ontico-antropologica. La complessità aconiana trova alla fine sbocco nella semplicità teoretica della pedagogia come scienza dell’educazione e, dunque, della formazione. I “territori limitrofi” tali sono e non possono assurgere a territori centrali.
Non sfugge, tuttavia, che la complessità della questione pedagogica rimane intatta. E, se è vero che il “binomio/trinomio inquieto” trova equilibri momentanei nei diversi periodi storici facendo prevalere ora l’uno ora l’altro degli elementi che lo compongono, è anche vero che questo particolare momento storico sembra chiedere più formazione e meno educazione, o meglio una formazione che includa anche l’educazione.
«Formarsi – afferma G. Mollo – significa riuscire a sviluppare tutte quelle capacità atte a saper vivere, abilitandosi ad assumere ruoli e compiti, svolgendo la propria libertà e sapendo prendere le proprie responsabilità. In tal senso la formazione è sempre formazione sociale e morale, produttrice di creatività e criticità» [3] . Il bisogno di formazione sempre più avvertito nell’attuale società fa confondere l’esigenza di assecondare i bisogni sociali con quella ben più profonda che si annida nell’essere umano. L’antinomia si ripresenta a diversi livelli e si mistifica il bisogno materiale con quello spirituale. L’uomo ha necessità di esprimersi come soggetto produttivo, come lavoratore, ma anche come spirito, come soggetto estetico capace di meravigliarsi. Deve essere in grado di gridare allo scandalo della bellezza del mondo, deve osare di bruciarsi le ali come Icaro per avventurarsi nei terreni dell’ignoto. E qui la formazione non c’entra. Non deve saper volare tecnicamente, ma deve saper volare con la mente e soprattutto deve saper guardare il mondo con occhi nuovi proprio come i miracolati ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. La pedagogia tra educazione e formazione. Contributi per la continuazione di un dibattito
  3. Indice dei contenuti
  4. Nota di presentazione
  5. INTRODUZIONE
  6. Un messaggio per la pedagogia oggi
  7. LETTURE INTRODUTTIVE
  8. Educazione e formazione tra ontologia, epistemologia e intenzionalità regolativa
  9. L’io tra essere ed esperienza
  10. L’identità scientifica della pedagogia tra incertezze e fragilità epistemologiche
  11. La pedagogia, scienza depositaria di un sapere certo e affidabile relativamente a qualcuno
  12. I concetti di educazione e formazione al centro della riflessione pedagogica
  13. L’esigenza di condividere un comune lessico pedagogico
  14. Verso una “grammatica della ricerca” pedagogica
  15. Definire l’educazione e la formazione, oggi
  16. Tra educazione, formazione e democrazia
  17. CONTRIBUTI
  18. Istruzione, educazione, formazione: pedagogia
  19. Pedagogia
  20. Riferimenti bibliografici
  21. Didattica per l’istruzione e didattica per la formazione: compatibilità, sinergie e intolleranze
  22. Istruzione, educazione e formazione: l’assunzione esplicita di un paradigma
  23. Per una didattica pratica
  24. Qualche possibile declinazione esemplificativa
  25. Educazione e cultura
  26. Sul “senso” dell’educazione
  27. Sul rapporto cultura-educazione
  28. Transcending, Human Disclosure and the Not-Yet. Reading the Educational Process through Heidegger and Arendt
  29. Heideggerian transcending
  30. Human disclosure in Arendt
  31. Conclusion
  32. References
  33. Formazione dell’Io, educazione del Sé: un unico, caleidoscopico processo
  34. Formare il Sé, educare l’Io
  35. Riferimenti bibliografici
  36. Educazione, formazione e immagini d’infanzia. Trame e orditi per una pedagogia critica dell’infanzia
  37. Premessa
  38. Intrecci e contaminazioni tra immagini d’infanzia e educazione
  39. Alcuni nodi problematici attorno al binomio educazione/formazione per una pedagogia dell'infanzia critica
  40. Il primo nodo. Educare nel presente o per il futuro? Educare bambini o futuri adulti?
  41. Il secondo nodo. Servizi pre-scolastici o servizi di educazione per l'infanzia?
  42. Il terzo nodo. Formare l'umanità, tra discorsi dominanti e critica
  43. Educazione e formazione: realtà, desiderio, persona
  44. Tra educazione e formazione: un’ipotesi di partenza
  45. Dalla distinzione all’unità
  46. Tra un’educazione formativa e una formazione educante
  47. La misura del “quanto basta”. La soggettività come linea di criticità del punto di vista pedagogico
  48. La situazione come oggetto
  49. La capacità di giudicare in situazione
  50. La parzialità necessaria
  51. Riferimenti bibliografici
  52. La formazione come archē e la Kampfeserfahrung della pedagogia
  53. La scientificità della pedagogia e le categorie regolative della pedagogia occidentale
  54. La pedagogia e l’esperienza della lotta
  55. La formazione come archē e il movimento dell’aletheia
  56. Conclusioni
  57. La dialettica educazione/ formazione: oltre l’antinomia, verso la reciprocità
  58. 1. La dialettica educazione/formazione nella prospettiva della différance
  59. 2. L’antinomia educazione/formazione
  60. 2.1 La prospettiva dell’aut aut: interiorizzazione di valori vs apprendimento di competenze
  61. 2.2 La prospettiva dell’et et e la reciprocità educazione/formazione
  62. Riferimenti bibliografici
  63. Definire l’educazione. Il contributo della storia delle idee pedagogiche nell’epoca della globalizzazione
  64. Definire l’educazione nella prospettiva della storiografia
  65. L’educazione nella più recente storia delle idee
  66. La prospettiva globalistica e i suoi problemi
  67. Questioni che durano nel tempo (e che aiutano a capire il presente)
  68. Riferimenti bibliografici
  69. Tra educazione e formazione: le radici analogiche della pedagogia come scienza
  70. La pedagogia come scienza: alcuni nodi epistemologici
  71. La pedagogia tra teoria e prassi
  72. Per una “epistemologia della prassi educativa” di tipo pedagogico
  73. Il rapporto tra educazione e formazione come variabile epistemologica
  74. Riferimenti bibliografici
  75. Il movimento alternato di educazione e formazione. Spunti per non gerarchizzare le due idee
  76. Accenni sullo statuto epistemologico della pedagogia
  77. Educazione e formazione come oggetti di studio limite della pedagogia
  78. La pedagogia tra educazione e formazione. A margine del dibattito: alcune ricadute pratiche
  79. L’educazione come vettore di crescita nei processi di formazione
  80. Formazione e processo formativo nella prospettiva della pedagogia critica e della pedagogia scientifica in Italia
  81. Le caratteristiche dell’esperienza educativa
  82. L’educazione come ricostruzione e riorganizzazione dell’esperienza
  83. La crescita come “fine in vista” dell’agire educativo
  84. I dispositivi dell’educazione e la formazione della persona umana