Finanze vaticane
eBook - ePub

Finanze vaticane

Da Pio XI a Benedetto XVI

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Finanze vaticane

Da Pio XI a Benedetto XVI

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Cosa c'entra un'azienda di ceramiche con lo IOR? E perché negli anni '40 il Vaticano si dota di una flotta navale che comprende addirittura una petroliera? Cosa portava Domenico Tardini, stretto collaboratore di papa Pio XI a lamentare, nel suo diario, che il Pontefice era ben più attento alla caduta del dollaro che al decadimento morale delle anime? La gestione economica e finanziaria dell'immenso patrimonio che orbita intorno al Vaticano è sempre stata avvolta da un alone di mistero che suscita continuamente grande curiosità. Solo un vaticanista autorevole come Benny Lai poteva raccontarla, dal Concordato alla nascita dello IOR, da Marcinkus a Gotti Tedeschi, mettendo insieme notizie, fonti, documenti, colloqui riservati avuti con i protagonisti nel corso degli anni

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Finanze vaticane di Benny Lai in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Teologia e religione e Storia del cristianesimo. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2012
ISBN
9788849834505

Note

Pio XI e il concordato
1. A.E.S. -Stati Ecclesiastici, pos. 515, fasc. 530-543.
2. «Il 7 gennaio 1921 il cardinale Donato Sbarretti, prefetto della Sacra Congregazione del Concilio inviava ai vescovi una circolare “sub secreto pontificio” in cui scriveva. “In vista della recente legge sulla nominatività dei titoli, molti Ordinari si sono rivolti a questa S. Congregazione del Concilio per avere istruzioni su come regolarsi in rapporto ai titoli fiduciari da essi posseduti e conservati nelle casse diocesane. È appena d’uopo avvertire che questa S. Congregazione, nel dare le istruzioni desiderate, mira unicamente a indicare i mezzi che sembrano più acconci e più appropriati per la sua applicazione concreta, in correlazione agli scopi leciti e nobilissimi di elevata utilità sociale, morale e religiosa, cui sono destinati quei titoli. Il Regolamento governativo per l’applicazione della citata legge non ancora è stato emanato, anzi si dice e si ripete con certa insistenza che la pubblicazione di esso, e quindi la nominatività dei titoli sia rimandata a tempo indeterminato, tuttavia questa S. Congregazione […]”». La circolare del dicastero prosegue allegando uno Schema di Statuto di associazione privata che ogni diocesi deve costituire. Archivio dell’autore.
3. F. MARGIOTTA BROGLIO, Italia e Santa Sede dalla Grande Guerra alla Conciliazione, Bari 1966, p.380.
4. La Legge delle Guarentigie con cui nel marzo del 1871 il governo italiano intese regolare unilateralmente i rapporti con la Santa Sede, dopo l’occupazione di Roma nel 1870, prevedeva la somma iniziale di lire 3.225.000 per cui, considerando il tempo trascorso e la capitalizzazione semestrale al 5 per cento, la somma da versare sarebbe stata più alta. Lo afferma Pio XI in un appunto fatto pervenire a Mussolini, tramite Pacelli in cui si afferma:
«I. Un calcolo, del quale anche Mussolini ammette l’equità e del quale deve anzi ammettersi la stretta giustizia, porta la somma da pagarsi alla Santa Sede dal Governo Italiano dopo 58 anni al 5% dalla somma iniziale di lire 3.225.000 a poco meno di quattro miliardi.
Si dice anche “la stretta giustizia”, perché nel 1871 l’offerta era fatta in condizioni tali che ne rendevano impossibile alla Santa Sede l’accettazione (quantità irrisoria – all’indomani dell’occupazione violenta).
II. Mussolini non è in colpa di tutte le spogliazioni avvenute ai danni della Santa Sede colla occupazione del Patrimonio di San Pietro e di Roma, prima e dopo di essa a danno della Santa Sede e delle Chiese d’Italia con gravissime e ancora oggi perduranti ripercussioni nella Santa Sede. Mussolini non lo farebbe né permetterebbe, ma sono la triste realtà.
III. L’Obolo di San Pietro è una meraviglia della Divina Provvidenza in favore della Chiesa, ma è incerto e fluttuante. Dopo la guerra, Paesi che davano, ora domandano alla Santa Sede aiuti, anche continuativi.
IV. I bisogni e le spese crescono sempre, necessariamente, non fosse che per il solo – desiderato, procurato e dovuto sempre più procurarsi – sviluppo delle opere di evangelizzazione e di santificazione. La Santa Sede non ha e non può usare i mezzi comuni per aumentare le risorse e le entrate.
V. Bisogna dunque considerare, anche per la parte finanziaria, la responsabilità del Santo Padre di fronte al mondo cattolico e ai suoi successori.
VI. Questa considerazione s’impone tanto più evidente e tanto più grave, data la moderatissima richiesta di territorio.
VII. Perché, in contemplazione del calcolo su accennato e degli altri danni inflitti alla Santa Sede, Mussolini stesso non farebbe alla Santa Sede l’offerta di due miliardi? Il Santo Padre non si lascerebbe vincere; e in considerazione del gesto medesimo, del pronto versamento e delle condizioni del Paese, si dichiarerebbe contento di un miliardo e mezzo».
F. PACELLI, Diario della Conciliazione - Con verbali e appendice di documenti, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1959, pp.422-423.
5. F. PACELLI, Diario della Conciliazione, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1959. Gli appunti di Francesco Pacelli, ereditati dal fratello Eugenio, furono fatti pubblicare, una volta riordinati da monsignor Michele Maccarrone, Direttore della «Rivista della Storia della Chiesa in Italia» soltanto nel 1959. Lo scopo dell’autore è di stabilire in modo chiaro e preciso le vicende che posero fine alla «questione romana». Nelle trattative Pacelli introduce, per quanto gliene parla Mussolini, anche Vittorio Emanuele iii, il quale si preoccupa molto della questione economica.
6. La Convenzione finanziaria stabilisce che la Santa Sede debba ricevere 750 milioni di lire in contati e Consolidato italiano al 5 per cento al portatore del valore nominale di un miliardo di lire. F. PACELLI, op. cit.
7. Ivi,p.141.
8. «Acta Apostolicae Sedis» AN.I, vol. I, p. 57.
9. Annuario Pontificio 2008,p.1910.
10. B. LAI, Finanze e finanzieri vaticani tra l’Ottocento e il Novecento, Mondadori, Milano 1979, pp. 28-29.
11. Il problema era stato affrontato nel Consiglio dei Ministri del gennaio 1926, «Il Presidente del Consiglio invita il Ministro delle finanze a riferire sulla situazione delle Banche Cattoliche che è oggetto di molti e preoccupanti commenti negli ambienti finanziari. Il Ministro delle Finanze espone alcuni dati che provano la effettiva gravità della situazione. Mentre le Banche Cattoliche hanno circa 1.000.000.000 (un miliardo) di depositi il loro organo centrale, e cioè il Credito Nazionale naviga in pessime acque e le perdite complessive si aggirano sui tre miliardi. Il Ministro delle Finanze mentre ritiene che sia necessario, soprattutto agli effetti della tranquillità negli ambienti finanziari, un intervento statale, afferma la necessità di togliere a tutti i responsabili di questo stato di cose ogni possibilità distruttiva. Il Ministro delle Finanze afferma ancora che ogni giorno si manifesta palese e urgente la necessità di promulgare una chiara e severa legge bancaria». acs. Consiglio dei Ministri,vol. 16, riunione 2 gennaio 1926.
12. «[...] Accade assai spesso che l’uomo eletto papa appaia diverso da come era visto prima del conclave. Probabilmente questo è dovuto al fatto che un papa è osservato con la lente d’ingrandimento. Nulla della sua vita sfugge al monsignore o al canonico o al pretino di prima messa in dimestichezza con i sacri palazzi. È facile immaginare, perciò, quale sorpresa suscitò nel chiuso ambiente curiale, l’intenzione di Pio XI di affidare i suoi pasti e la custodia dell’appartamento papale privato a Teodolinda Banfi, una vecchietta brianzola cresciuta in casa Ratti. Mai una donna senza velo e soggolo era entrata nella casa del papa. Fu necessario un autentico atto di autorità per far superare le mura a quella donna minuta e segaligna». Archivio dell’autore.
«Nel chiamare i suoi collaboratori, Pio XI amava sentirsi rispondere in una sola maniera: “Comandi!” Erano guai per chi dimenticava la regola, come minimo una pioggia di rimproveri cadeva sul colpevole. Un giorno un monsignore entrò nella stanza dove il Pontefice si intratteneva con il cardinale Pacelli, dicendo semplicemente “Desidera Santo Padre?”. Inevitabile la reprimenda di papa Ratti nonostante il cardinale mostrasse palesemente di trovarsi in imbarazzo. Ma non appena il Pontefice terminò di parlare, con tutta calma il monsignore spiegò: “Il desiderio del Papa è sempre un comando”». B. LAI, Cento anni d’Italia 1870-1970, Atlante Storico, «Il Resto del Carlino», 1970, p. 21.
13. B. LAI, Finanze e finanzieri vaticani fra l’Ottocento e il Novecento, cit., p.
14. «Per Istituti Confessionali bisognava intendere quelli non solo di “origine cattolica”, ma fedeli tuttavia ai principi e ai metodi propri di questa origine e della sua ispirazione. Tali Istituti che furono benefici al Paese sia nell’ordine morale che in quello materiale sono ancor oggi fra i più sani e fecondi. A questa distinzione possiamo aggiungerne un’altra, assai ovvia del resto, circa alcune Banche sorte nel dopo guerra, le quali se ebbero tra i loro scopi benefici, anche quello di favorire istituzioni religiose sociali cattoliche, non potevano per questo essere considerate, come appartenenti all’Azione Cattolica, tant’è vero che ebbero succursali nelle città stesse ove avevano sede a loro volta le più antiche Banche nostre [...]». «L’Osservatore Romano», 29-30 dicembre 1930.
15. Racconta Luigi Schiboni medico che operava in Vaticano ed era nipote dell’allora Vicario del Papa per Roma, cardinale Basilio Pompilj, che nel corso di una riunione cardinalizia plenaria nessuno osò compromettersi prendendo posizione sui documenti relativi alla Conciliazione. A dissentire pubblicamente fu solo Pompilj che denunciò più di novanta errori giuridici nello schema definitivo dell’atto di Conciliazione: secondo lo Schiboni, lo zio cardinale non riteneva«utile e opportuno» che il Vaticano accettasse l’indennizzo di un miliardo e settecentocinquanta milioni di lire giacché ne «sentiva diminuita l’autorità e l’indipendenza del Clero». Aveva timore che, sopratutto le popolazioni rurali, che egli ben conosceva, non fossero esitanti a «ritenere che i preti erano stati pagati per affiancare lo Stato». Pompilj e altri cardinali erano favorevoli «per ragioni di ordine politico, giuridico e sociale» a modificare le relazioni tra Stato e Chiesa in Italia mediante un Concordato «ma non quel Concordato».
Narra ancora Schiboni. Pochi giorni dopo la riunione plenaria del Sacro Collegio per discutere senza discussione, il Pompilj ebbe occasione di incontrarsi con il Papa per il disbrigo di affari ordinari della diocesi di Roma. Pio XI gli rivolse questo rilievo: «So che lei nell’ultima riunione dei cardinali ha manifestato obiezioni e parere sfavorevole allo schema di Concordato». Alla risposta affermativa il Papa esclamò: «Ma noi ne siamo soddisfatti». Al che il Pompilj con dura sincerità; «Sua Santità è soddisfatta? Beato lei». Dalle Memorie del prof. Luigi Schiboni, archivio dell’autore.
16. Giuseppe Nogara era stato chiamato a Roma da Pio XI pochi mesi dopo la sua elezione per affidargli dapprima il compito di segretario dell’Opera di Propagazione della Fede, e poi di segretario del comitato per l’Anno Santo del 1925, Giuseppe Nogara divenne vescovo di Udine nel 1928. a. freschi, Giuseppe Nogara arcivescovo di Udine. La vita e l’opera di un santo pastore, Edizioni Caritas, Roma 1965, p. 19.
17. Bernardino Nogara era un uomo alto, circa un metro e ottanta, piuttosto legnoso. Proveniva da una grande famiglia così cattolica da piangere per l’ingresso dei bersaglieri a Roma, con la breccia di Porta Pia. Era nato il 19 giugno 1870 a Villa San Rocco, Bellano sul lago di Como. Aveva dodici fratelli, sei dei quali presero la strada ecclesiastica. Il padre di Bernardino faceva l’agricoltore, giacché possedeva delle terre. Laureatosi a pieni voti in ingegneria industriale ed elettrotecnica all’Università di Milano e sposatosi partì per l’Inghilterra dove andò a lavorare in una miniera del Galles. Dopo tre anni i suoi datori di lavoro inglesi lo inviavano in altre miniere in Grecia. Nel 1908 risiedeva in Costantinopoli e dirigeva miniere nell’Asia Minore. In società con l’allora Giuseppe Volpi, poi conte di Misurata, fondò la Società Commerciale d’Oriente, filiazione della Banca Commerciale. La sua conoscenza dell’ambiente ottomano sia politico che economico era tale da divenire l’uomo di fiducia del governo italiano per tutti i problemi dell’Oriente così da occuparsi del Trattato di Ouchy (Losanna) che pose termine alla guerra libica tra Italia e Turchia. Nel 1914 entrò nel Consiglio di Amministrazione del Debito Pubblico Ottomano come delegato italiano su incarico di Giolitti; e alla fine della prima guerra mondiale era nelle commissioni economiche e finanziarie delle Conferenze che dovevano stipulare i trattati di pace con l’Austria, l’Ungheria, la Bulgaria e la Turchia.
Le sue relazioni oltre a essere estese al mondo politico-diplomatico (risiedeva a Berlino come rappresentante italiano per il piano Dawes) si ramificavano anche nel settore bancario, div...

Indice dei contenuti

  1. Finanze vaticane
  2. Colophon
  3. Introduzione
  4. Pio XI e il concordato
  5. Pio XII, la Seconda guerra mondiale e lo Ior
  6. Giovanni XXIII e la «ricchezza vaticana»
  7. La riforma di Paolo vi e il caso Sindona
  8. Giovanni Paolo Ii e l’Ambrosiano di Calvi
  9. L’addio di Marcinkus
  10. I banchieri di Giovanni Paolo II
  11. Il mondo di Benedetto XVI
  12. Note
  13. Indice