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La creatività e il pensiero creativo
«Molti uomini muoiono senza essere mai nati completamente. Creatività significa aver portato a termine la propria nascita prima di morire. Educare alla creatività significa educare alla vita. […] Ognuno deve sviluppare la propria creatività produttiva, ognuno deve sentirsi se stesso ed essere se stesso».
Eric Fromm
«Il processo creativo ha avuto più impatto, potere, influenza e successo di qualsiasi altro processo nella storia. Tutte le arti, molte delle scienze, dell’architettura, della cultura, e l’intera età tecnologica e scientifica in cui stiamo vivendo esistono grazie al processo creativo della ragione».
Robert Fritz
1. Che cos’è la creatività?
Il termine «creatività» indica l’arte o la capacità cognitiva della mente di creare e inventare; tuttavia, esso può prestarsi a numerose interpretazioni e significati. Il verbo italiano «creare», al quale il sostantivo «creatività» rimanda, deriva dal «creare» latino, che condivide con «crescere» la radice «Kar». In sanscrito, «Kar-tr» è «colui che fa» o «colui che crea».
La creatività è un carattere saliente del comportamento umano, particolarmente evidente in alcuni individui capaci di riconoscere, tra pensieri e oggetti, nuove connessioni che portano a innovazioni e cambiamenti. Il dizionario Devoto-Oli della lingua italiana definisce con il termine creatività, la «capacità creativa, facoltà inventiva». Il dizionario UTET ne offre una duplice definizione: come «capacità, facoltà, attitudine a creare»; come «attività, operosità dinamica, forza costruttiva». Il dizionario Garzanti la definisce come «la capacità di creare, di inventare con libera fantasia». La creatività è la «capacità produttiva della ragione o della fantasia» e, ancora, «talento creativo, inventiva». Creare, costruire, inventare e agire liberamente sono quindi le proprietà di chi opera con creatività: il creativo. Gli stessi dizionari, infatti, indicano la parola «creatività» come derivante da «creativo», «colui che crea». Queste definizioni ci aiutano a capire che la creatività può essere rivolta sia alla fantasia, sia al pensiero razionale; in entrambi i casi, comunque, è caratterizzata dalla produzione di qualcosa di «nuovo». Più che una dote del carattere, la creatività rappresenta, quindi, una forma mentis, un modo di rapportarsi alla realtà, di concepire e vivere la vita.
Fromm osserva che per analizzare il significato della creatività bisogna «considerare tutto il processo vitale dell’individuo come un processo della nascita e non interpretare ogni fase della vita come una fase finale. Molti uomini muoiono senza essere mai nati completamente. Creatività significa aver portato a termine la propria nascita prima di morire, e condizione indispensabile per lo sviluppo dell’atteggiamento creativo sono la comprensione e la coltivazione del coraggio e della fede, il coraggio di rinunciare alle certezze, di esser diversi e di sopportare l’isolamento, di non preoccuparsi di niente tranne che della verità; […] la fede intesa come certezza della propria realtà esistenziale nel pensiero e nel sentimento. […] Educare alla creatività significa educare alla vita»1.
L’individuo creativo è capace di meravigliarsi, di sperimentare se stesso come artefice dei propri atti e, nello stesso tempo, di «perdere se stesso e trascendere i limiti della propria persona»: può trascendere la vita come creazione piuttosto che «essere buttato come dadi dalla mano di un giocatore»2. «Nell’arte del vivere, l’uomo è insieme l’artista e l’oggetto della sua arte»3. «Gli idoli dell’uomo moderno avido e alienato sono la produzione, il consumo, la tecnologia, lo sfruttamento della natura. [...] Quanto più ricchi sono i suoi idoli, tanto più l’uomo si impoverisce. Invece della gioia, l’uomo va in cerca di piacere e di eccitamento; invece di crescere, cerca possesso e potere; invece di essere se stesso, egli persegue l’avere e lo sfruttamento; invece di ciò che è vivo e autentico sceglie ciò che è morto»4. Attraverso la creatività, l’uomo di oggi ha la possibilità di ritornare a essere se stesso, ha la possibilità di ritrovare il proprio nucleo originario e rivivere le qualità più profonde e autentiche dell’anima: l’amore, il bene, la giustizia, la solidarietà. «L’uomo di oggi ha la possibilità di sviluppare il senso dell’Io, ma ciò comporta che ognuno deve sviluppare la propria creatività produttiva: ognuno deve sentirsi se stesso ed essere se stesso»5.
Fromm, per definire l’attività creativa, utilizza il termine «produttività», ovvero un’attività dell’io «libera» e «spontanea» che può operare nelle proprie esperienze emotive, intellettuali, intuitive, cognitive, metacognitive. «L’oggetto di gran lunga più importante della produttività è l’uomo a cui spetta il coraggio di essere se stesso»6. La «produttività» non è una dote particolare, ma un atteggiamento che tutti possono mettere in atto. Si tratta di un modo di vivere e sperimentare l’esistenza, non riproducendo, ma generando, e una persona può sentire, vedere e pensare produttivamente, senza avere la capacità o la preparazione per creare qualcosa di visibile e comunicabile. Secondo Fromm, vi sarebbero cinque condizioni necessarie alla base dell’atteggiamento creativo della nostra soggettività:
1. La capacità di essere perplessi, tipica dei bambini, consiste nel meravigliarsi sempre e sorprendersi per ciò che è nuovo, nella misura in cui osserviamo la realtà con occhi nuovi, ed è la premessa di qualsiasi creazione sia in campo artistico, sia in campo scientifico.
2. La capacità di concentrazione consiste nel far diventare ciò che stiamo facendo in un dato momento la cosa più importante della nostra vita. Questa capacità è rara nella nostra società occidentale in cui siamo spesso travolti dalla fretta e mentre facciamo una cosa pensiamo a quella che dobbiamo fare dopo, arrivando a fare più cose contemporaneamente. La maggior parte degli uomini vive nel passato o nel futuro, ma si è consapevoli in maniera autentica e si risponde in modo autentico solo nel momento presente, in questo istante nel suo valore immediato e irripetibile.
3. L’esperienza dell’io ovvero di se stessi è un’altra condizione necessaria della creatività. Ciò significa sperimentare l’essere se stessi, la vita autentica, l’io come autentico generatore della nostra vita interiore, del nostro tempo interiore e dei nostri processi cognitivi. Sperimentare la vita autentica significa ritornare alla vita originaria. Il che non avviene, ad esempio, se esprimiamo un’opinione, ripetendo in modo schematico e meccanico ciò che abbiamo sentito da un altro o quello che abbiamo letto su un giornale. Per avvertire il senso più autentico e originario dell’io, dell’identità, l’uomo deve evadere dalla propria persona, rinunciare al possesso di sé come senso di proprietà e sperimentarsi nel processo della risposta creativa in cui perde se stesso per sentirsi tutt’uno con il mondo intero.
4. La capacità di accettare il conflitto e le polarità. Secondo Fromm, il conflitto interiore non è dannoso come si pensa, ma sviluppa la volontà, la forza interiore e il carattere. Una condizione della creatività è essere consapevoli dei conflitti interiori e sperimentarli fino in fondo, accettandoli non solo a livello intellettuale, ma anche a livello dei sentimenti, altrimenti avremo un’esperienza superficiale e non creativa. È anche importante accettare le polarità e le differenze che esistono a molti livelli: per esempio, a livello individuale nel temperamento e a livello sociale tra i due sessi o tra razze diverse. Oggi, la vera uguaglianzatra i sessi e tra le razze consiste nel fatto che ognuno ha la stessa dignità, nonostante le differenze: ognuno ha il diritto di sviluppare queste differenze e nessuno ha il diritto di usarleper sfruttare gli altri.
5. La disposizione a nascere ogni giorno significa avere e coltivare il coraggio e la fede. Coraggio di rinunciare a tutte le certezze e illusioni, coraggio di essere se stessi, coraggio di essere diversi, di sopportare l’isolamento, coraggio di lasciare il proprio paese e la propria famiglia ed andare verso l’ignoto, coraggio di preoccuparsi solo della verità nel pensiero e nei propri sentimenti. Questa audacia è possibile solo se si basa sulla fede, sulla conoscenza di se stessi e dei propri limiti: capacità di credere nella propria esperienza sia a livello cognitivo, sia in un orizzonte emotivo-affettivo-motivazionale.
Diversamente dall’analisi di Fromm, nell’interpretazione psicoanalitica, la creatività è stata posta da Freud in relazione ai processi psichici primari, che rispetto a quelli secondari sono «alogici» e simili ai giochi infantili, ai sogni e ai sintomi nevrotici dove, in forma velata, si esprimono desideri, fantasie e conflitti inconsci del soggetto. La creatività dipende da fattori emotivi; a questo proposito, Sigmund Freud ha elaborato una «psicodinamica» della creatività: teoria che spiega in che modo le forze psichiche interagiscono nell’individuo creativo. L’esperienza creativa e quella psicoanalitica sono state più volte assimilate: entrambe presuppongono la disponibilità all’accesso nell’ignoto, nelle dimensioni «oscure» della personalità, nel tentativo di conoscere e di padroneggiare il Sé. La psicoanalisi segna l’inizio di un dibattito e di una ricerca psicologica che mira a comprendere «il dinamismo creativo, evidenziando l’interfaccia tra processi consci e inconsci e il modo in cui questi processi si riflettono nelle forme espressive della personalità e dell’intuizione creativa. Le pulsioni, le motivazioni, i conflitti dell’individuo sono le determinanti che possono produrre oppure bloccare la maturazione di una specifica esperienza creativa. Il processo creativo rende visibile il modo in cui il dinamismo inconscio si incanala e si dirige secondo le specificità individuali modulate dalle pressioni e dalle esigenze interne; è un modo per comunicare l’incomunicabile, è espressione del mondo interno, espressione di una autentica identità: è catarsi»7.
Secondo Freud, la creatività trae origine nella profondità inconscia dell’artista, supera le barriere della censura, delle rimozioni, delle resistenze, liberandosi con veste sublimata da ogni forma repressiva. In Il poeta e la fantasia, Freud sottolinea una connessione tra il processo creativo e il gioco infantile, poiché entrambi consentono di sviluppare quelle componenti sublimatorie che rendono possibile la trasformazione degli impulsi conflittuali in modalità costruttive. «Insidiato da fortissimi bisogni pulsionali, come qualsiasi insoddisfatto, l’artista si sottrae alla realtà e sposta il suo interesse e la sua libido sulle formazioni di desiderio della vita fantastica, le stesse che potrebbero condurlo alla nevrosi»8. I desideri «insoddisfatti sono la forza motrice che dà origine alle fantasie; ogni singola fantasia contiene l’esaudimento di un desiderio e migliora una realtà soddisfacente»9. Quando la capacità di elaborare fantasie si stacca dalle sue matrici ludiche e infantili, diviene fondamento di cultura, di arte e creatività. L’aspetto ludico non si limita all’età infantile e si estende anche all’età adulta investendo, attraverso un processo preconscio, la struttura della personalità creativa e dell’intuizione creativa.
In questo orizzonte, secondo Freud, l’opera d’arte è una manifestazione dell’inconscio, cioè del lato irrazionale e oscuro della psiche umana. Una persona creativa soffre di disturbi simili a quelli del nevrotico a causa dei quali non riesce a tenere a freno il suo inconscio ed è dominato dal principio di piacere, cioè soddisfa i propri desideri profondi e le pulsioni sessuali e distruttive. Attraverso la sublimazione, processo per cui le forze pulsionali sessuali vengono deviate verso mete non sessuali, riesce a far emergere la carica inconscia, trasformandola in qualcosa di socialmente utile e accettabile. Si risolve il problema del principio di piacere, producendo opere che rispondono alla sua fantasia. L’artista, a differenza del nevrotico, trova un modo per manifestare i contenuti del proprio inconscio. «Il rapporto tra creatività e patologia – nullum ingenium sine mixtura dementiae – trova giustificazione nelle patografie degli artisti il cui genio è stato minato dalla pazzia e dalla frammentazione del proprio essere. L’artista, vittima di una profonda compensazione delle funzioni psichiche, che innesca un bisogno...