Per antichi sentieri
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Per antichi sentieri

  1. 122 pagine
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Per antichi sentieri

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Uno tra i pochissimi resoconti di viaggio nelle calabrie fatto da un italiano a ridosso del catastrofico terremoto del 1783 e perciò di rilevante importanza poiché fotografa lo statu quo immediatamente prima del sisma. viaggio durato una ventina di giorni, sufficiente per farsi un'idea abbastanza precisa dello stato dei calabresi, della calabria e delle istituzioni che la governano. il"viaggiatore filosofo", avendo come obiettivo quello di cercare di comprendere la complessità della società umana, esce dalla tradizionale superficialità di analisi che talvolta accompagna i resoconti di molti scrittori del grand tour. il tratto distintivo che accompagna costantemente pilati in quella che potremmo definire"scorreria sociologica" è un forte anticlericalismo specie nei confronti del clero secolare del quale non manca mai di evidenziare il parassitismo, l'estrema invadenza, i guasti prodotti nella popolazione in termini di diffusione di superstizione e ignoranza.

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Informazioni

Anno
2012
ISBN
9788849833577
Categoria
Viajes

Luoghi, genti e società calabra

Immagine decorativa.
Tipologia dei visitatori delle officine di Portici. Salerno: Paestum e le rovine. Amalfi. Viaggio in Calabria: precauzioni da prendere per questo viaggio. Cambiamenti prodigiosi nella superficie della sua costa occidentale: impossibilità di trovare i siti delle antiche città su questa parte di territorio. Castell’a mare di Bruca; Policastro; Tortora; Scalea; Paola; Morano; Castrovillari; Saracena; Altomonte; felice incontro; Vini di questa zona; Cetrara: montagne fertili di questa zona. Cosenza capitale di Calabria Citra: storia riguardante Stocco di Cosenza e Masuccio Salernitano; Circondario di Cosenza. Monte Leone. Bivona. Mileto. Seminara. Punto fin dove arrivava il mare prima che la Sicilia si staccasse dalla Calabria. Reggio. L’Abate Morisano ha confutato e corretto M. d’Orville. Fata Morgana spettacolo sul mare. Prodotti delle montagne e delle campagne di Reggio. Nuove imposte inventate dal Marchese Gregori di Squillace. Riflessione sull’opinione di coloro che credono che i climi caldi rendono gli uomini pigri. Montagne della Calabria: prodotti della costa occidentale; eccellenza dei suoi frutti e dei suoi vini; commercio dei genovesi in questa costa. Albanesi stabiliti in Calabria; miniere. Viaggio lungo la costa orientale della Calabria: Fertilità di questa costa. Motta di Bruzzano; vestigia dell’antica Città di Locri; differenza eccezionale fra lo stato attuale di questa costa ed il suo stato antico. Gerace. Capo di Stilo: certosini. Squillace. Catanzaro capitale della Calabria meridionale. Simori. Cotrone. Resti del Tempio di Juno Lacinia. Posto dell’antica Sibari. Fertilità naturale di questa zona. La manna; succo di liquirizia. Miniere; situazione dell’antica città di Metapontum: Pianure fertili. Taranto: parallelismo del suo stato antico con quello attuale. Scylla. Dintorni di Scylla: attraversamento dello stretto e sua pericolosità. Principe di Scylla. Costumi e carattere dei calabresi.
Napoli, 15 novembre 1775
Vi ho scritto diverse lettere su Napoli1, senza avervi detto una parola né delle sue antichità né del Vesuvio. Ciò non ha un senso comune. Tuttavia, si ha torto di pretendere da quelli che vengono da Napoli che parlino molto di antichità: quelle di Pozzuoli, di Cuma e di Baia sono troppo conosciute perché si possa avere il piacere di intraprendere nuove descrizioni, che non possono essere che ripetizioni delle precedenti.
Quanto alle antichità di Herculaneum e Pompeia, nessuno è in condizione di fornire dettagli al di fuori di coloro che il Re ha incaricato di lavorare all’opera, conosciuta sotto il titolo di Antichità di Herculaneum.
Tutto ciò che è stato dissotterrato in queste due città è stato trasportato nel museo reale di Portici; e c’è un’ordinanza che diffida coloro che ne prendono visione dal farne copie o rapporti scritti.
Lo spirito di questa ordinanza è di impedire ai curiosi, che potrebbero talvolta osservare meglio degli incaricati, di fare delle critiche su un’opera che si pubblica sotto gli auspici del Re.
C’è un’altra ordinanza di cui non comprendo ugualmente lo spirito: essa proibisce l’ingresso agli stranieri ed agli ecclesiastici del Regno, a meno che non siano provvisti di un permesso del Primo Ministro.
Quanto agli ecclesiastici, mi è stato detto che i loro mantelli e le loro lunghe tonache, sotto cui essi potrebbero facilmente nascondere qualche Priapo o altre piccole antichità, li rendono sospettabili. Potrebbe essere lo stesso timore che ha fatto estendere questa proibizione agli stranieri per poter tenere lontani gli avventurieri.
Non resta dunque altro da dire su Napoli, a meno che voi non mi ci facciate rammentare nelle vostre lettere.
Ma siccome non vi ho ancora mandato niente dei miei viaggi in Calabria e Sicilia, approfitterò del tempo che rimarrò ancora qui per comunicarvi le osservazioni che ho fatto su questi paesi, che sono ancora poco conosciuti agli stranieri.
Quando partii per la Calabria, presi la strada di Salerno.
Il cammino da Napoli a questa città è così bello, ed i cavalli napoletani vanno così veloci che sono arrivato in mezza giornata.
Salerno è in una bella pianura. Il mare la bagna ad ovest, ed il resto è circondato da fertili costoni.
Tredici conventi di monaci e quattordici di religiose, attestano bene la fecondità di queste terre.
Gli arabi e i saraceni hanno fondato in questa città una scuola, che ha cominciato a decadere da quando le tenebre di Alcoran2 sono state dissipate dalle luci della religione Romana, che i cattolici vittoriosi vi hanno ristabilito, dopo averne spazzato via i seguaci di Alcoran.
Questa università fu celebre soprattutto per la scuola di Medicina: mi correggo, non era un’università quando i Musulmani vi insegnavano l’arte di Esculapio, essa lo divenne dopo che gli Arabi furono rimpiazzati dai Benedettini, che continuarono ad insegnare ed a praticare la medicina come i Musulmani, finché i papi non glielo proibirono in un secondo tempo, non trovando decente che persone che fanno professione di rinunciare al mondo, si potessero occupare per tutta la vita a guadagnare denaro guarendo le donne, che sono la cosa più mondana del mondo.
I medici di Salerno hanno pubblicato nel 1100 quella famosa opera, conosciuta sotto il nome di Schola Salernitana, in cui il redattore, che non era monaco, ha racchiuso nei versi leonini, tutti i precetti di questa scuola.
Quest’opera fu approvata da tutti i professori di medicina; e fu per lungo tempo la gioia di tutti coloro che erano ben contenti di apprendere a poco prezzo le regole della medicina, allora conosciute, con l’aiuto di bei versi, facili da mandare a memoria, del tipo di quello che recita: post prandium sedeas, post caenam mille passus eas.
In questa università vi si insegna ancora la medicina ai nostri giorni ma per quello che riguarda i medici, se ne può lasciare l’incarico ai signori Serao & Cotugno di Napoli, che sono più abili degli esculapi di Salerno.
In compenso l’Accademia di Salerno forma abili precettori di giovani, che vengono ad insegnare il Credo ed i sette peccati mortali alla giovane nobiltà di Napoli, per la gloria di Dio e di san Gennaro perché i loro salari sono ben magri.
Voi giudicate bene, Signore, che essendo nelle vicinanze di Poestum, non ho mancato di andare a vedere le mura, tagliate a punte di diamante, l’anfiteatro, di cui ancora sussistono dieci file di sedute con le volte che le sostengono, i tre templi e la basilica della città, che era una volta una delle principali della Lucania.
Tre di questi edifici sono, dopo il Pantheon, ciò che ci rimane meglio conservato dell’antichità. Ne troverete descrizione dettagliata in alcune opere inglesi e francesi.
Per quanto mi riguarda, vi voglio avvertire solamente che quasi tutti questi libri iniziano con un racconto romanzato attraverso cui si pretende di far credere al pubblico che le rovine di Paestum non sono state scoperte che da qualche anno, mentre è notorio che gli stranieri le conoscevano già da 200 anni: poiché Paul Merula dice al libro 4 della 2a parte della sua Italia specialis nel capitolo in cui parla della Lucania, che delle genti che hanno soggiornato a lungo in questa contrada gli hanno raccontato che si potevano scorgere ancora in questo posto resti di mura di questa città ed altre costruzioni antiche.
Amalfi, che io vidi d’appresso, mi sorprese.
Non avrei mai creduto che una città un tempo così potente potesse cadere, in si poco tempo, in uno stato così deplorevole.
Nel Medio Evo Amalfi fu una Repubblica fiorente che faceva conquiste fino in oriente. Oggi non è che il ridotto di gente la più povera di tutta questa costa, assoggettati ad un barone del Regno, della famiglia dei principi Piccolomini.
Il suo porto era frequentato da tutti i commercianti d’Europa, dell’Asia, dell’Africa; e oggi questo porto e tutta la sua costa non sono che un deserto.
Gli amalfitani fondarono anticamente diverse chiese in oriente: essi hanno anche istituito l’ordine di san Giovanni di Gerusalemme; e al presente non hanno che una sola chiesa parrocchiale, e i monaci che professano la povertà per amore di Dio, e la seguono per l’amore di sé stessi, hanno disertato da tutti gli antichi conventi di questa città, per cui ne restano soltanto due.
Di ritorno a Salerno, ho trovato il principe […]3 che ha avuto la bontà di prendermi in sua compagnia per fare il viaggio in Calabria, dove possiede grandi appezzamenti di terreno.
La Calabria è infestata da banditi che sono molto temuti a causa del numero elevato e della ferocia.
Se essi lasciano passare tranquillamente i calabresi, perché non recano seco molto denaro, gli stranieri stimati di avere la borsa ben guarnita, potrebbero fornir loro le tentazioni più seducenti, se avessero l’imprudenza di fare questo viaggio senza essere accompagnati da gente armata.
È ridicolo volersi burlare, come pretendono certi viaggiatori, dei banditi del Regno di Napoli; poiché il governo stesso mostra che bisogna temerli: dacché il Procaccio4 che viene da Roma a Napoli è accompagnato da soldati, per la maggior parte della strada.
Il principe aveva a Salerno parecchi uomini armati, che aveva mandato a chiamare dalle sue terre per venirgli incontro.
In parte per dimostrazione di grandezza, in parte per la loro sicurezza, i grandi signori viaggiano in Calabria in questo modo.
Una volta essi si facevano seguire da truppe numerose; ma la corte ha loro proibito queste compagnie troppo rispettabili e troppo pericolose per la tranquillità dello Stato, e per la sicurezza dei territori da esse attraversate.
Il Duca di Monteleone, che è il più ricco signore del Regno, andò poco tempo prima di noi nei suoi possedimenti in Calabria, con una truppa di armati che si sarebbe facilmente scambiata per un battaglione di soldati, ma mi è stato detto che gli fu necessario un apposito permesso della corte.
Figuratevi degli omoni, grandi e ben fatti, tutti in vesti corte e ben ferrati al corpo, aventi ciascuno quattro pistole appese alla cintura e un bel fucile sulle spalle, che vengono a chiedere ordini per la partenza del principe, fissata all’indomani.
Alcuni furono mandati avanti in avanscoperta e per dare dappertutto gli ordini per riceverlo: altri, i più prestanti e più addestrati, furono scelti per accompagnarci.
Le pessime strade di queste contrade mi diedero tutto il tempo di fare escursioni a destra e a manca per andare a conoscere il paese, e informarmi dei prodotti e delle antiche vestigia: poiché il principe, che questo viaggio affaticò moltissimo, e che aveva conoscenze dappertutto, si fermava volentieri per ristorarsi.
Decidendomi a fare questo viaggio, mi ero illuso di fare meravigliose scoperte di antichità, in un paese anticamente ricoperto di città celebri e fiorenti, e che da lungo tempo erano state neglette dai viaggiatori alla ricerca di ...

Indice dei contenuti

  1. PER ANTICHI SENTIERI
  2. Colophon
  3. Indice
  4. Introduzione di Giuseppe F. Macrì
  5. Nota al testo
  6. Per antichi sentieri
  7. Splendori e miserie di un regno
  8. Luoghi, genti e società calabra
  9. Un popolo antico
  10. Note