Giornalismo 4.0
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Come cambia la comunicazione

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I new media non cannibalizzeranno i media tradizionali se redazioni e giornalisti avranno la capacità di reagire propositivamente alla valanga digitale che sta investendo il mondo dell'informazione e dell'editoria. Un giornalismo di qualità è ancora possibile. Il web 3.0 non è un rischio, ma un'opportunità. È importante però un cambio di mentalità, una maggiore consapevolezza e la capacità d'uso degli strumenti. La sfida è proiettarsi in avanti puntando a "newsroom" e "content hub" che inneschino processi di "partecipazione collaborativa" dentro le redazioni e di "convergenza cooperativa" dei contenuti pubblicati nei siti e nei social media grazie alla multimedialità e alla crossmedialità. Per farlo occorre un nuovo pensiero digitale e l'impegno a lavorare per l'ecosistema e non per l'egosistema.

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788849854381

Postfazione

Le parole ed i concetti espressi da Vincenzo Grienti in questo scritto sul giornalismo 4.0 ed i cambiamenti della comunicazione sono efficaci. Trovo che questo fatto sia uno dei grandi pregi di questa pubblicazione: divulgare concetti complessi, dinamici e poliedrici, in modo semplice.
Sembra anacronistico scrivere di web online e social sulla carta, eppure scrivere, stampare e pubblicare un libro è ancora oggi uno dei migliori metodi per razionalizzare scientificamente un tema, ed al pari della scrittura a mano o almeno della scrittura digitando i tasti su un pc, costituisce ancora oggi il miglior modo per interiorizzare e comprendere a fondo quello di cui si sta parlando. Il mondo digital sta correndo freneticamente su una propria strada, e nonostante la grande adattabilità, gli esseri umani sono ancora oggi analogici e frutto di una storia evolutiva di decine di migliaia di anni vissuti in modo analogico; pensare che il digitale sia fatto per far stare a proprio agio le persone, in questo momento vuol dire essere eccessivamente ottimisti.
Dobbiamo prendere atto che negli oltre 7 miliardi di persone che abitano questo mondo, la consapevolezza del cambiamento epocale che stiamo attraversando nella comunicazione e nell’informazione dovuta al digitale ed ai social, è rasente allo zero. Non c’è consapevolezza perché gli strumenti sono troppo nuovi ed in continuo cambiamento. Solo alcune persone delle Big Digital/Social Company ed alcune persone dotate di estrema vision, sono in grado di intuire cosa sta succedendo e dove stiamo andando, anche se a mio avviso, nessuno ha la sfera di cristallo del mondo digitale. Parimenti non dobbiamo dimenticare che oltre metà della popolazione mondiale non ha accesso ad internet e che una gran parte delle persone su questa terra, lotta ogni giorno con problemi vitali legati alla propria sopravvivenza quotidiana. Il principio fondamentale della piramide dei bisogni di Maslow, per cui si accede alla soddisfazione dei bisogni superiori, se quelli di sottostanti e di base sono soddisfatti, porta la gran parte della popolazione mondiale a percepire il digitale e di social come un elemento non significativo. È vero anche che per alcuni, l’accesso al digital ed ai social diventa fondamentale e si posiziona nei livelli basilari della piramide: pensate al fatto di poter inviare un messaggio da mobile su Facebook o via chat in caso di pericolo della propria vita, oppure la possibilità di fare un video livestreaming come deterrente per difendersi da un malinenzionato, entrambi gli esempi si posizionano nel ‘bisogno di sicurezza’ elemento di base dalla piramide di Maslow. Sicuramente stiamo assistendo alla fase primordiale di una nuova possibile evoluzione della comunicazione e del linguaggio dell’homo sapiens, ovvero l’integrazione tra digitale ed essere umano; forse tra qualche miglia di anni esisterà l’homo digital.
Dall’esperienza personale umanamente fortissima maturata negli ultimi 5 anni, in cui ho avuto l’opportunità di fare formazione ad almeno 3.000 giornalisti sui temi social e digital, e dagli incontri che ogni anno svolgo con oltre 12.000 persone sui temi business legati al mondo social e digital, che mi spingo a condividere alcune considerazioni e pensieri.
In particolare con i giornalisti, abbiamo affrontato il tema di come utilizzare i Social Media per aumentare il traffico verso i propri articoli ed il sito web dell’editore e di come orientarsi nel mondo delle notizie false sui social. Purtroppo, insieme ad altre categorie professionali, i giornalisti non sono tra i più digitali e social fruitori attivi di Internet, del web e dei social network. Questo stato di “arretratezza digitale” è dovuto principalmente al fatto che ad un giornalista non era richiesto di essere anche distributore digitale di link o profondo conoscitore delle tecniche di viralizzazione sui social, ma di saper scrivere un articolo: è sempre stato l’editore con i propri media ed i propri canali distributivi (TV, Radio, Giornali, Web) ad avere il compito fondamentale di assicurare la costruzione di un solido sistema di distribuzione per raggiungere il maggior numero di lettori.
I giornalisti evidentemente sono già capaci di scrivere e fare il proprio mestiere, quello che alla maggior parte dei giornalisti manca, sono i lettori digitali qualificati e la conoscenza di come utilizzare le tecniche di distribuzione social e digital dei propri articoli: competenze tipiche di chi lavora nel campo del marketing e della comunicazione digitale e social.
La situazione editoriale attuale (tra Web e Social), pone davanti ad ogni singolo una grande scelta che spesso è obbligata, ovvero quella di studiare il nuovo mondo digitale e diventare Social Media Communicator di se stessi e dell’editore, diventando così una sorta di estensione del sistema di distribuzione tradizionale che per i giornali di carta era principalmente affidato alle edicole. Mentre l’editore ha davanti la scelta obbligata di comprendere che il mondo Globale-Digitale-Mobile-Social nel quale siamo immersi, deve essere abbracciato ed integrato con intelligenza per non essere spazzati via.
Ecco, in questo scenario che è inutile negare o edulcorare, il ruolo del “giornalista digitale 4.0” diventa ancora più importante e determinante per la comunità e per l’editore. È chiaro che affidare l’informazione a pochi giganti digitali/social che palesemente perseguono scopi commerciali e che principalmente risiedono negli USA, Russia e Cina, non è una buona idea: è l’autonomia comunicativa ed informativa che ha reso il mondo migliore, e ritornare indietro a tempi bui dell’informazione che nessuno di noi può ricordare perché mai vissuti, non decisamente pericoloso. Avere tanti editori e giornalisti, è il modo migliore per avere un mondo più libero ed un’informazione migliore.
È vero che quasi 3 miliardi di persone possono esprimere la propria idea creando numerose micro community e rendendo digitalmente pubblico il proprio diario personale, ma questo fatto non trasforma automaticamente queste persone in giornalisti. L’idea che chiunque sia giornalista perché scrive sul propria testata personale Facebook, Twitter o Instagram che sia, è falsa. Possiamo al massimo dire che la diffusione di massa dei social media ci trasforma in ‘giornalisti divulgatori dalla ns vita personale’ ed ‘opinionisti attivi’ dei fatti del mondo, sempre che sui social arrivino correttamente tutti i fatti del mondo, perché la censura digitale-social è chiaramente attiva attraverso quelli che sono chiamati algoritmi.
Chiunque può scrivere, può rendere pubblico il proprio diario social, può avere una propria community e conoscere strumenti digitali per comunicare, ma questo è diverso da informare obiettivamente, oggettivamente e raccontare i fatti. Con questo possiamo dire che tutti i giornalisti fanno questo? No, non possiamo, perché l’aspetto personale etico-culturale e le decisioni editoriali, impattano sempre nella decisione di cosa e come scrivere. Raccontare la verità è una meravigliosa chimera, ma ci possiamo avvicinare avendola come obiettivo.
Esiste una descrizione, un identikit del “giornalista 4.0”? Sì. Sicuramente è una persona che conosce i Social Network (Facebook, Twitter, Instagram, Linkedin, …) ed è capace di instaurare una relazione con il lettore attraverso i commenti pubblici sui Social Network, come anche conosce i sistemi di Chat (Messenger, Whatsapp, Telegram,…). Utilizza questi strumenti per creare delle community sui temi d’interesse ed ha una leadership digitale dovuta non solo al suo ruolo di giornalista, ma anche alla sua capacità tecnico-funzionale di utilizzare questi strumenti. Il giornalista 4.0 sa gestire una pagina Facebook o almeno ha competenze per la pubblicazione e moderazione dei commenti, ingaggia gli influencer, collabora anche con i colleghi di altre testate per massimizzare il traffico e l’autorevolezza del Brand della sua Testata. È una persona che gestisce la propria presenza digitale senza sovrastare o sostituire quella della testata. Il giornalista 4.0 usa la webcam, intervista via Skype, utilizza i sistemi di LiveStreaming per intervistare persone e documentare gli avvenimenti, sa fare una diretta Video sui differenti Social Network. È capace di girare un microvideo o di fare un’intervista video, montarla dallo smartphone ed inviarla alla redazione da remoto senza recarsi in ufficio. È un Social e Digital Reporter. Il giornalista 4.0 ha un ottimo piano tariffario dati per essere sempre online, ed un’attrezzatura aggiornata a partire dallo Smartphone di ultima generazione e si trova a proprio agio con la tecnologia. Per finire sa anche come scrivere un pezzo online utilizzando le tecniche SEO nel titolo e nel testo, e sa posizionare e scegliere gli hashtag corretti per rendere ricercabile nei motori di ricerca il pezzo, sfruttando anche le tecniche di NewsJacking e Realtime Marketing. Conosce bene la differenza tra Fake News e Click Baiting. Sa come fare informazione usando i Social Network, che sono uno strumento tipico dell’entertainement.
Qualcuno dirà, ‘… qualcos’altro?, … e poi?’ ed ha ragione. È proprio questo il paradosso del mondo digitale: che concentrando nelle mani di una persona una enorme potenza comunicativa digitale-social, necessita anche di skill e capacità che devono essere contemporaneamente presenti e che praticamente non ha nessuno. Personalmente conosco solo 4 persone che realmente fanno tutto quello sopra descritto in modo efficace, efficiente e professionale.
Dal punto di vista dell’editore ed in un mondo così competitivo, la soluzione per resistere, anzi per cavalcare con successo e soddisfazione i nuovi e mutevoli gusti ed abitudini del lettore digitale, passa attraverso 3 iniziative: la creazione di nuove redazioni digitali in grado di supportare i giornalisti sui temi Social e Digital più complessi; la creazione di una redazione/desk social integrata con la redazione/desk tradizionale diventa fondamentale; la formazione continua obbligatoria sulle tecniche social e digital da adottare. Se fossi un editore istituirei laboratori sperimentali per studiare ed ottimizzare la distribuzione degli articoli sui Social Network ed online.
Se osserviamo alcune tendenze sulla tipologia di lettori e di contenuti, senza dubbio possiamo dire che il lettore è interessato in modo determinante al giornalismo d’inchiesta e di denuncia, la rete chiede e premia questo tipo di contenuti con letture, visite, like, share, comment e viralità. In particolare sono i contenuti video che hanno la maggiore visibilità e distribuzione: un moderno editore 4.0 di successo, deve avere ottimi contenuti, persone eccezionali, e dovrebbe creare una divisione video-social.
Mobile e Smartphone sono poi gli strumenti sempre più utilizzati per rimanere informati, oltre il 50% del traffico online e social avviene attraverso lo smartphone. Questo ci porta a 4 semplici considerazioni:
  1. - la prima è che la comunicazione è prioritariamente mobile, quindi se il mio sito non si vede dallo smartphone non posso comunicare;
  2. - la seconda è che la navigazione mobile è veloce, spesso superficiale e concede poco tempo, quindi non è la stessa cosa scrivere per il web (lettura da desktop) e scrivere per il mobile (lettura da smartphone).
  3. - la terza è che spesso le persone prima leggono sul mobile e poi approfondiscono sul desktop,
  4. - la quarta è che la condivisione via social network è emotiva e soprattutto mobile, quindi scrivere per il mobile diventa prioritario.
Concludo con una considerazione: il mestiere del giornalista 4.0 è decisamente qualcosa di affascinante, di scoperta e di frontiera. Bisogna essere curiosi pionieri e sentirsi un po’ missionari per poter stare bene in questo nuovo abito.
Andrea Albanese*
* Social Media Marketing e Digital Communication Advisor, Project Manager, Community Manager, Linkedin Specialist, docente. Professore a contratto in IUSVE (Istituto Universitario Salesiano Venezia e Verona), docente della Business School de IlSole24Ore, docente del CUOA Business School ed in altri Master ed Università.
In passato ha condotto alcune ricerche sull’utilizzo dei Social Media in azienda per SDA Bocconi e SNID (Social Network Influence Design) Master Poli.design del Politecnico di Milano, di cui è stato anche docente e membro del comitato scientifico. Ha lavorato con incarichi Marketing e Sales in IBM. È organizzatore del “Social Media Marketing Day Italia” #SMMdayIT, evento leader in Italia su Social Media Marketing e Digital Communication, interamente B2B. Fondatore del “Centro di Competenza Permanente Social e Digital” a Milano. All’interno delle sue aree di riferimento conduce attività di ricerca, formazione e consulenza per aziende private ed organizzazioni pubbliche italiane.

Bibliografia e letture consigliate

G. Kawasaki-P. Fitzpatrick, L’arte dei social media, Hoepli, Milano 2014.
S. Turkle, Reclaiming Conversation. The Power of Talk in a Digital Age, Penguin Press, New York 2015.
G. Lovink, Ossessioni collettive, Università Bocconi, Milano 2012.
E. Morozov, L’ingenuità della Rete. Il lato oscuro di internet, Codice Edizioni, Torino 2011.
M. Russo-V. Zambardino, Eretici digitali. La rete è in pericolo, il giornalismo pure, Apogeo, Milano 2009.
J. Lanier, La dignità ai tempi di internet. Per un’economia digitale ed equa, il Saggiatore, Milano 2014.
J. Lanier, Tu non sei un gadget, Mondadori, Milano 2010.
V. Grienti, Web 3.0. Il futuro dei mass media è ibrido, GB Editoria, Roma 2012.
G. Granieri, Generation blog, Laterza, Roma-Bari 2009.
V. Sabbadin, L’ultima copia del New York Times, Donzelli, Roma 2007.
J. Pulitzer, Sul giornalismo, Bollati Boringhieri, Torino 2009.
G. Riva, I social network, il Mulino, Bologna 2010.
H. Jenkins, Cultura convergente, Apogeo, Milano 2007.
P. Ferri, Fine dei mass media, Guerini e Associati, Milano 2004.
C. Anderson, La coda lunga, Codice Edizioni, Torino 2007.
C. Anderson, Gratis, Rizzoli, Milano 2009.
A. Broers, Il trionfo della tecnologia, Bollati Boringhieri, Torino 2005.
N. Carr, Internet ci rende stupidi? Come la Rete sta cambiando il nostro cervello, Raffaello Cortina, Milano 2010.
M. Castells, La nascita della società in rete, Università Bocconi, Milano 2002.
M. Castells, Internet Galaxy, Oxford University Press, Oxford...

Indice dei contenuti

  1. Giornalismo 4.0
  2. Colophon
  3. Introduzione
  4. Ringraziamenti
  5. Dalla Lettera 22 al 4.0
  6. Social media news
  7. Linkati alle notizie
  8. Cronisti digitali
  9. Informazione responsiva
  10. Partecipanti e collaborativi
  11. Contenuti convergenti
  12. Redazioni googlizzate
  13. Desk 3.0
  14. Aggregazione ibrida
  15. Il giornalismo salverà il web
  16. Postfazione di Andrea Albanese
  17. Bibliografia e letture consigliate
  18. Filmografia e film consigliati
  19. Indice