Vincenzo Fortunato
Modelli organizzativi e regolazione del lavoro nelle piccole imprese in Calabria e in Italia
1. Premessa
Questo saggio propone i risultati salienti di una recente ricerca1 sul tema della regolazione del lavoro (Carrieri, 2011) nelle piccole e medie imprese in Italia e in Europa. In particolare, l’indagine ha riguardato i modelli organizzativi delle imprese, i diversi modi in cui il lavoro è organizzato e regolato, le pratiche di gestione delle risorse umane e, soprattutto, il rapporto fondamentale tra le imprese e il territorio in cui esse sono localizzate e operano. Proprio la consapevolezza di tale nesso, e delle sue implicazioni in termini di modelli organizzativi, strategie di impresa e di azione imprenditoriale, ha orientato i ricercatori nella scelta delle regioni oggetto dell’indagine: la Lombardia, la Toscana, l’Abruzzo e la Calabria. Il confronto è dunque tra regioni rappresentative di quelle “Tre Italie” (Bagnasco, 1977) che si caratterizzavano ancora sul finire del secolo scorso per la presenza di modelli distinti di sviluppo economico e sociale. Da una parte le regioni nord-occidentali e quelle centro-nordorientali caratterizzate da modelli di sviluppo basati sulla dominanza della grande impresa (le prime) e sull’industrializzazione diffusa (le seconde); dall’altra, le realtà del Mezzogiorno caratterizzate da un modello di sviluppo a macchia di leopardo, scarsamente industrializzate, dominate dalle piccole e piccolissime imprese isolate e flessibili. In questo scenario, la Calabria costituisce l’oggetto di analisi privilegiato della nostra riflessione guardando, nella lettura dei dati della survey2 nazionale, alle similarità e alle differenze nei percorsi evidenziati negli altri contesti regionali.
Il punto di partenza della nostra riflessione è l’analisi del contesto (economico, politico, sociale) all’interno del quale operano le imprese calabresi. Rispetto alle altre aree del Paese, la Calabria presenta, infatti, alcune peculiarità legate soprattutto al ritardo e alle caratteristiche differenti del processo di modernizzazione nel Mezzogiorno italiano. La regione si caratterizza per una forte compenetrazione tra la politica, le istituzioni e i vari settori dell’economia locale, nonché per il peso considereveole dell’economia informale e del sommerso (Lucifora, 2003; Zurru, 2005) che si traduce in un modello di regolazione sociale ed economica basato sul particolarismo, sulla clientela e sulla manipolazione delle risorse (Costabile, 2009; Trigilia, 2013). Tali caratteristiche del contesto locale (risorse e ostacoli), combinate tra loro, influenzano e plasmano la formazione di tipi particolari di impresa e di imprenditori che tendono a sviluppare soluzioni adattive finalizzate alla sopravvivenza o, viceversa, a cogliere strategicamente le opportunità offerte per trarne vantaggio.
A partire da tali considerazioni preliminari, l’obiettivo è quello di ricostruire dall’interno le caratteristiche del tessuto imprenditoriale calabrese, di coglierne gli elementi di forza e di debolezza, le dinamiche e le relazioni con gli altri protagonisti dello sviluppo, nonché di rintracciare la presenza di elementi innovativi e di modernizzazione strutturale del sistema economico locale.
2. L’economia calabrese tra modernità e tradizione
Volendo delineare sinteticamente i tratti fondamentali dell’economia calabrese, essa presenta ancora oggi, quando nel Paese e nel Mezzogiorno si avvertono segnali di una inversione di rotta, una serie di vincoli strutturali che ne limitano la crescita rispetto ad altre realtà italiane. La struttura produttiva regionale (tab. 1) rimane contraddistinta da un ruolo rilevante dei settori tradizionali, a basso valore aggiunto e protetti da forti vincoli localizzativi a monte (trasformazione di prodotti agricoli) e a valle (distribuzione commerciale, edilizia e servizi pubblici). La percentuale di valore aggiunto in agricoltura (4,9%) è più del doppio della media nazionale (2,2%), mentre è contenuto il peso del settore industriale pari al 7,3% rispetto al 18,6% dell’Italia.
Tabella 1 - Valore aggiunto ai prezzi base e correnti nelle province calabresi, in Calabria, nel Sud e Isole e in Italia per settore di attività economica (anni 2014 e 2015 - valori%)
Fonte: Unioncamere Calabria, 2016. * include trasporti, servizi di alloggio e ristorazione, informazione e comunicazione.
I dati fotografano una realtà regionale frammentata, strutturalmente fragile nella sua articolazione interna, caratterizzata dalla presenza diffusa di imprese (e di addetti) nel settore del turismo e della ristorazione, dei servizi, seguiti dalle imprese manifatturiere, tra cui rientrano soprattutto le attività connesse al settore delle costruzioni. In particolare, in Calabria è rilevante il numero di occupati nell’ambito dei servizi (il 72,6%, rispetto al 68,5 della media nazionale), ma a differenza dell’Italia e del Mezzogiorno si registra un netto divario rispetto al maggior numero di occupati in agricoltura (10,6%) e una percentuale decisamente inferiore di occupati nel settore della manifattura (8,7% rispetto al 20% del dato nazionale).
Tabella 2 - Distribuzione degli occupati per settore di attività - anno 2012 (valori assoluti in migliaia e composizione percentuale)
Fonte: Unioncamere Calabria, 2016.
A ciò si deve aggiungere che le imprese calabresi sono ancora di micro e piccole dimensioni. I dati dell’ultimo censimento 2011 evidenziano, infatti, come il 24% delle imprese manifatturiere calabresi appartenga alla classe di un solo addetto e circa il 55% rientra nella classe fino a cinque addetti. Si tratta soprattutto di forme giuridiche non societarie (il 74,1%), ovvero di imprese individuali, liberi professionisti e lavoratori autonomi; al contrario la forma giuridica della S.p.a. è la forma meno diffusa (lo 0,4% a fronte del 1,3% nazionale). Inoltre, le imprese sono prevalentemente a carattere familiare e, quindi, caratterizzate da una forte autonomia imprenditoriale. In tal senso, la maggior parte delle imprese opera in mercati molto ristretti e la loro proprietà è esercitata essenzialmente da uno solo o, al massimo, da due o tre soggetti.
Tabella 3 - Imprese registrate nelle province calabresi, in Calabria, nel Sud e Isole e in Italia per settore di attività economica (Anno 2015 - Valori%)
Fonte: Elaborazione su dati Camera di Commercio di Cosenza (2016).
Qualche segnale di cambiamento sembra comunque delinearsi all’orizzonte, nella ripresa dell’export regionale e, soprattutto, nella vivacità della natalità imprenditoriale (tab. 3), nonostante il quadro di diseconomie esterne diffuse e persistenti. Nel 2015 le imprese registrate in Calabria3 sono oltre 182 mila e rappresentano meno del 10% del tessuto imprenditoriale meridionale. Le imprese si concentrano soprattutto nel settore terziario, nello specifico, un’impresa su tre opera nel comparto commerciale (32,1%), circa una su quattro (23,3%) in quello degli altri servizi. In entrambi i casi, peraltro, si registra rispetto all’anno precedente, un incremento del numero di imprese registrate, rispettivamente del +1,4% e del +2,3%. Seguono per numerosità, il settore primario dove si localizzano 30,8 mila imprese (16,9%) e quello edile dove invece sono presenti circa 21,5 mila unità (11,8%).
A livello territoriale emergono differenze significative tra le diverse aree. In particolare, si evidenzia un peso rilevante dell’agricoltura soprattutto nelle province di Crotone e Vibo, in cui le imprese agricole rappresentano il 26,7% e il 20,6% del totale. Il commercio, invece, è particolarmente presente nelle province di Reggio Calabria e Catanzaro, laddove si concentra il 36% circa del tessuto imprenditoriale. La provincia di Cosenza si caratterizza per un maggiore equilibrio tra i diversi settori di attività, allineandosi più delle altre alla media regionale.
3. Modelli organizzativi e caratteristiche delle imprese
Dopo aver delineato, sia pure brevemente, alcune delle caratteristiche del sistema economico calabrese, in questo paragrafo l’attenzione si concentra sull’analisi dei dati della ricerca relativi alle principali caratteristiche organizzative e strutturali delle imprese. Per la Calabria, le circa 400 imprese del nostro campione sono state selezionate tendendo conto della densità di ciascuna provincia, con una prevalenza dunque di realtà operanti nelle province di Cosenza, Reggio Calabria e Catanzaro che, per tradizione e caratteristiche strutturali, presentano una maggiore dinamicità imprenditoriale.
Grafico 1 - Distribuzione territoriale delle imprese del campione
Guardando alla dimensione delle imprese in termini di numero di lavoratori occupati, la maggioranza si concentra nella classe 6-9 addetti, ovvero quelle piccole imprese che costituiscono lo scheletro del tessuto produttivo a livello nazionale, alle quali si aggiunge un ulteriore terzo del campione di imprese collocate all’interno della soglia psicologica dei 15 addetti. La quota rimanente si distribuisce tra le classi più numerose in termini di addetti, alle quali dovrebbe corrispondere una maggiore strutturazione e complessità organizzativa e gestionale unitamente alla formalizzazione dei rapporti di lavoro. I dati della tabella 4, evidenziano alcune similarità tra le quattro regioni analizzate, in particolare tra la Calabria e l’Abruzzo che presentano una distribuzione omogenea delle imprese in tutte le classi di addetti, laddove per la Lombardia si riscontra una percentule più ampia di imprese oltre i quindici addetti.
Tabella 4 - Distribuzione delle imprese per classe di addetti
Rispetto ai settori economici le imprese del nostro campione riflettono le caratteristiche del tessuto produttivo locale, con una maggiore concentrazione nel settore industriale e delle costruzioni, del commercio e dei servizi, nelle loro differenti classificazioni.
Tabella 5 - Distribuzione delle imprese calabresi per settore di attività
Settori | v.a. | % |
Agricoltura | 5 | 1,3 |
Industria | 117 | 29,9 |
Costruzioni | 41 | 10,5 |
Commercio | 103 | 26,3 |
Servizi alle imprese | 34 | 8,7 |
Altri servizi (trasporti, ecc.) | 30 | 7,7 |
Istruzione | 4 | 1 |
Sanità e assistenza sociale | 28 | 7,2 |
Alberghi e ristorazione | 24 | 6,1 |
n. r. | 5 | 1,3 |
Totale | 391 | 100 |
La maggior parte delle imprese del campione svolge la propria attività esclusivamente all’interno del contesto locale/regionale, ma il dato per le imprese calabresi (62,4%) è significativamente più elevato rispetto a quello delle altre regioni e circa il doppio di quello della Lombardia (33,8%). Si tratta, infatti, di una percentuale elevata che dà indicazioni precise sul posizionamento di mercato di buona parte delle aziende calabresi. L’accentuato orientamento verso il mercato locale e regionale evidenzia l’esistenza di debolezze competitive del tessuto imprenditoriale regionale. In altre parole la dipendenza dai vantaggi della localizzazione territoriale è più accentuata rispetto ad altre aree più sviluppate del Paese (tab...