Schacht e Norman
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Politica e finanza negli anni fra le due guerre mondiali

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Politica e finanza negli anni fra le due guerre mondiali

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Schacht e Norman furono protagonisti assoluti delle strategie finanziarie nell'Europa del primo dopoguerra. Alla guida della Reichsbank e della Bank of England, due fra le più importanti banche centrali dell'epoca, essi svilupparono una forte amicizia ed uno stretto rapporto professionale, costruendo proficue relazioni economiche e commerciali fra i rispettivi paesi. L'azione di Norman in campo economico e finanziario mai si disgiunse dalle direttrici dell'appeasement, la linea ufficiale che la diplomazia britannica seguì nelle relazioni con la Germania. Schacht fu sempre consapevole dei vantaggi che poteva ottenere per il suo paese da quella politica di accomodamento e i rapporti professionali con Norman, sebbene ancorati ad una genuina amicizia di fondo, progredirono proprio grazie a quella costante politica praticata da Londra.

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788849853643
Argomento
Business

1. Schacht e Norman negli anni Venti

1. LA FINE DEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE E IL PROBLEMA DELLE RIPARAZIONI

Alla conferenza di pace apertasi a Parigi nel gennaio del 1919, le potenze vincitrici affrontarono una serie di problemi legati al conflitto e decretarono cambiamenti politici, territoriali, economici e sociali1. Nella ricostruzione di un nuovo sistema europeo, il problema della Germania costituì il nodo cruciale di ogni discussione. I vincitori, Francia in testa, erano convinti che la Germania, e soltanto essa, fosse stata la responsabile morale2 dello scatenamento della guerra e che il modo più consono per neutralizzarla fosse quello di indebolirla sul piano economico, politico e militare. Il diktat di Versailles (28 giugno 1919) fu la massima espressione di quella volontà, basata sullo sfruttamento economico del vinto, sull’umiliazione perenne del popolo tedesco e sul pagamento di proibitive riparazioni di guerra3. «Anziché essere semplicemente un indennizzo, le riparazioni divennero l’espiazione di un senso di colpa»4. L’entità del risarcimento richiesto alla Germania era stata stabilita con scarso criterio e senza tener conto delle esperienze del passato. Quando Bismarck fissò le indennità a carico della Francia, nella guerra del 1870-71, limitò l’importo a 4 miliardi di marchi. Secondo i consigli del banchiere Bleichroeder, quella cifra poteva essere verosimilmente pagata dai francesi senza danneggiare la loro economia e la loro moneta. Oltretutto, in quella circostanza, le distruzioni dell’industria francese non erano state troppo gravi, né le spese di guerra troppo alte. La prima guerra mondiale, invece, aveva portato a un notevole aumento delle spese di guerra, laddove le macchine avevano in gran parte sostituito l’uomo. Inoltre il conflitto durò quattro anni, contro i sette mesi della guerra franco-prussiana. Le distruzioni in Europa furono enormi: in Germania spaventose.
Nel trattato di Versailles era stato stabilito il principio del pagamento delle riparazioni, ma non il loro ammontare. Anche nella successiva conferenza di Spa (luglio 1920), pur venendo fissati i criteri per una ripartizione dei pagamenti tedeschi ai vincitori, non era stato raggiunto alcun accordo sulla cifra. Soltanto nell’aprile 1921 la Commissione Interalleata per le Riparazioni stabilì che la Germania doveva pagare 132 miliardi di marchi oro (pari a 31,35 miliardi di dollari oro, ossia 6 miliardi e 600 milioni di lire sterline) e in più una tassa del 26 per cento sulle esportazioni tedesche dei successivi 42 anni5.
La costituzione di Weimar, promulgata il 19 agosto 1919, sanciva, di fatto, il regime della disfatta, instaurato dagli uomini che avevano firmato l’armistizio e il trattato di Versailles. La nuova repubblica, che nasceva sotto il clima avvelenato del diktat, fu sentita e vissuta dalla gran parte della popolazione tedesca come un corpo estraneo. Weimar6 era una forma quasi perfetta di Stato politico e istituzionale, un esperimento di costruzione di una democrazia moderna ed efficiente. Secondo alcuni autori essa fu, forse, da un lato troppo democratica, consentendo l’attività di partiti politici estremisti non fedeli alla costituzione7. Sotto questo aspetto8, la nuova repubblica incontrò molte difficoltà: la coalizione di moderati all’interno di Weimar fu sempre osteggiata dall’estrema sinistra (comunisti e indipendenti) e dall’estrema destra (partito nazionale tedesco e partito nazista). A questi partiti furono sempre date eccessive garanzie di partecipazione politica. E ciò avrebbe reso più facile il percorso di chi – come i nazisti – non nascondeva di certo il desiderio di istituire una dittatura.
Al tempo stesso, la costituzione di Weimar conteneva elementi di carattere autoritario. L’articolo 48, ad esempio, conferiva al presidente poteri dittatoriali per respingere la violenza politica di matrice terroristica. Concedendo all’esecutivo poteri di tale natura (straordinaria), Weimar fornì a Stresemann la possibilità (attraverso un decreto presidenziale) di riportare sotto controllo l’inflazione galoppante e ciò costituì un passo fondamentale per garantire la stabilità politica negli anni Venti. Con il tempo tali poteri autoritari avrebbero consentito, a un leader senza scrupoli come Hitler, di manovrare quella costituzione, trasformando la democrazia di Weimar in un regime dittatoriale9.
Dal punto di vista economico, la nuova repubblica incontrò le maggiori difficoltà. La Germania dell’immediato dopoguerra stentò a risolvere il problema della smobilitazione e della riconversione della propria industria; ma soprattutto la debole struttura di Weimar dovette fronteggiare l’andamento di lungo periodo dell’inflazione10 sviluppatasi nell’immediato dopoguerra e risolvere, in un difficile contesto sociale, il problema delle riparazioni. In tal senso le pretese dei vincitori caddero su un paese tramortito, con forze finanziarie ridotte a zero, dunque insolvibile e che mai avrebbe potuto adempiere agli obblighi di risarcimento richiesti dai vincitori.
Nel frattempo nacquero alcuni dissidi proprio sulle modalità, sui tempi e sul significato stesso di ciò che il trattato di Versailles aveva stabilito in base alle riparazioni. La Francia si era preoccupata più di ogni altro paese di stabilire quelle limitazioni e quei gravami finanziari che avrebbero pesato a lungo sulla vita del Reich. La posizione francese fu votata a una rigorosa quanto miope applicazione del trattato di Versailles e dunque a un attento contenimento del pericolo tedesco e a un severo controllo sul pagamento delle riparazioni.
In questa sua opera la Francia dovette vincere la resistenza britannica. Le autorità inglesi nutrivano seri dubbi sulla validità degli aspetti economici del trattato di Versailles. Il governo di Londra, inoltre, seguendo la tradizionale linea del balance of power in Europa, non voleva certo che la Francia iniziasse a esercitare un ruolo egemone nel Vecchio continente. Ecco allora il desiderio di riportare la Germania a un alto grado di attività produttività e di scambi internazionali. La Gran Bretagna11 non voleva vedere economicamente diminuite le proprie esportazioni in terra tedesca e la ripresa di una vita economica «normale» nell’Europa centrale da parte della Germania, assumeva un’importanza di gran lunga superiore rispetto a qualsiasi tipo di indennità da riscuotere.
La linea politica del governo inglese del dopoguerra fu improntata, dunque, sulla necessità di rivitalizzare i traffici commerciali e in quell’ottica la Germania costituiva un elemento cardine per la rinascita del vecchio continente. Essa doveva essere aiutata a risollevarsi, a riprendere i propri passi, fino a tornare a essere cuore pulsante nell’economia e negli affari. La City si espresse in favore di un sistema di crediti per aiutare la Germania (e nella fattispecie la Reichsbank) a superare il periodo di difficoltà. La penetrazione del capitale britannico in Germania, fu incoraggiata da Norman fin dall’inizio del suo mandato: tale approccio divenne, per il governatore, la linea guida su cui costruire una partnership anglo-tedesca che contrastasse le aspirazioni francesi e americane per una egemonia finanziaria continentale. «Merchant and joint stock banks had raised money for the reconstruction of German cities and had provided a considerable volume of finance, often in the form of short-term credits, for German transactions»12. Il business che ne derivò fu vantaggioso per molte aziende, come Hambro’s, Baring’s, Guiness Mahon, St. Japhet, Huth’s, Lazards, Goschen & Cunliffe, Midland Bank, Kleinworth’s e Schroder’s. I tedeschi poterono mantenere per molto tempo un esteso volume di scambi commerciali con la Gran Bretagna e i suoi Dominions.
Era iniziato l’appeasement di prima maniera (largamente sponsorizzato da Lloyd George13), quello basato cioè sull’idea di venire incontro alla Germania, vessata dal diktat di Versailles14. Dietro alla premura di risollevare quel paese per garantire il balance of power in Europa, c’era l’esigenza, già sentita da molti, di frenare la diffusione del bolscevismo in Gran Bretagna, proprio favorendo la ricostruzione di una forte Germania.
Mentre l’esercito, per volontà di tutti i vincitori, era stato ridotto a 100.000 uomini, raggruppamenti militari di estrema destra, come i Freikorps (Corpi Franchi), erano stat...

Indice dei contenuti

  1. Schacht e Norman
  2. Colophon
  3. Indice
  4. Introduzione
  5. 1. Schacht e Norman negli anni Venti
  6. 2. Dalla crisi economica del 1929 all’avvento di Hitler
  7. 3. La connection anglo-tedesca degli anni ’30
  8. Conclusioni
  9. Bibliografia generale