La ricchezza delle nazioni in pillole
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La ricchezza delle nazioni in pillole

con un distillato della Teoria dei sentimenti morali

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La ricchezza delle nazioni in pillole

con un distillato della Teoria dei sentimenti morali

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Informazioni sul libro

"La ricchezza delle nazioni" è uno dei più importanti libri che siano mai stati scritti. Adam Smith ha dimostrato come la divisione del lavoro e la conseguente specializzazione siano essenziali per la crescita economica e per migliorare il tenore di vita delle persone. Non c'è contrapposizione fra l'autointeresse delle singole persone e l'interesse generale.Con questo testo ha superato i vecchi modi di pensare il commercio e lo scambio, dando così origine a un nuovo campo di studi: l'economia politica. Tuttavia "La ricchezza delle nazioni" è un libro più citato che letto. Lo stile di Smith risulta ostico a molti lettori. Le oltre 700 pagine del suo capolavoro richiedono un ingente investimento di tempo."La ricchezza delle nazioni in pillole" è una versione condensata e concentrata dell'opera di Smith. Eamonn Butler presenta in maniera chiara e accessibile a ogni lettore i concetti chiave del testo. Il libro comprende anche un "distillato" della "Teoria dei sentimenti morali", l'altra grande opera di Adam Smith che esplora il comportamento morale.

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Informazioni

Editore
IBL Libri
Anno
2015
ISBN
9788864402314
Argomento
Filosofia

1. Introduzione

 
 
La ricchezza delle nazioni, il pionieristico libro di economia scritto da Adam Smith, è lungo circa 950 pagine. Per i lettori moderni è praticamente impenetrabile: il linguaggio è molto fiorito, la terminologia datata, si perde in digressioni, delle quali una è lunga circa settanta pagine, e i numerosi esempi tipici del XVIII secolo, se letti oggi, rendono più complicata la lettura, invece che illuminarci.
Eppure, La ricchezza delle nazioni è uno dei libri più importanti al mondo. Sta all’economia come Newton sta alla fisica e Darwin alla biologia. Ha preso la saggezza tradizionale e ormai datata  a proposito degli scambi, del commercio e delle politiche pubbliche e l’ha riscritta, basandola su princìpi completamente nuovi, che usiamo con successo ancor oggi. Smith delineò il concetto di Prodotto interno lordo (Pil) come misura della ricchezza nazionale; ha individuato i grandi vantaggi per la produttività resi possibili dalla specializzazione; ha riconosciuto che dal commercio traggono beneficio tutt’e due le parti in gioco, non solo il venditore; ha realizzato che il mercato è un meccanismo automatico che alloca risorse con grande efficienza; ha compreso la vasta e feconda collaborazione che questo meccanismo rende possibile. Tutte queste idee restano parte integrante del tessuto della teoria economica, dopo più di due secoli.
Dunque, La ricchezza delle nazioni è un libro che vale la pena di leggere; il che, però, è un’impresa molto ardua. Al giorno d’oggi abbiamo bisogno di una versione più breve: una che presenti le idee di Smith, non attraverso i commentatori moderni, ma con parole attuali. Questo libro punta proprio a fare questo, aggiornando il linguaggio e i termini tecnici, con giusto quel che serve degli esempi e delle citazioni di Smith per dare una nota di colore, e con note a margine per spiegare come i concetti economici odierni si siano evoluti dalle idee originali di Smith.
Lo stesso trattamento è riservato alla Teoria dei sentimenti morali (1759), l’altro grande libro di Smith, quello che l’ha reso famoso. È il risultato del corso di filosofia che Smith teneva presso l’Università di Glasgow: spiegava la moralità mediante la nostra natura di creature sociali. Fece una tale impressione sul patrigno del giovane duca di Buccleuch che egli prontamente ingaggiò Smith (con un allettante salario a vita) per fare da precettore al ragazzo e per accompagnarlo in un viaggio istruttivo per l’Europa.
Con un po’ di tempo a disposizione, e grazie agli spunti catturati durante questi viaggi, Smith cominciò a preparare la bozza del libro che sarebbe divenuto La ricchezza delle nazioni. Passò un altro decennio a scrivere e rifinire il testo nella sua casa in Scozia e a discutere delle sue idee con i più importanti intellettuali della sua epoca a Londra. Il libro, una volta terminato, fu un altro grosso successo commerciale, uscendo rapidamente in diverse edizioni e lingue.
Smith era rivoluzionario. Aggrediva direttamente l’idea, prevalente all’epoca, che le nazioni dovessero proteggere il loro commercio dagli altri Stati. Dimostrò che il libero scambio tra le nazioni, e anche tra le persone nel proprio Paese, lascia ambedue le parti, venditore e compratore, in una posizione migliore. Dimostrò che quando i governi interferiscono tramite controlli, dazi o tasse, rendono la popolazione più povera, e non più ricca.
Le idee di Smith influenzarono i politici e cambiarono il corso degli eventi. Portarono ad accordi sul commercio, a riforme fiscali e a un allentamento nell’applicazione di dazi doganali e di sussidi; a loro volta, questi mutamenti sprigionarono il diciannovesimo secolo, la grande era del libero commercio e della crescente prosperità globale.
 
Com’è organizzato questo libro
Nelle pagine che seguono, il testo normale è costituito dalle argomentazioni di Smith così come concentrate dall’autore di questo libro. I paragrafi con margine ristretto sono citazioni dal testo di Smith. Il materiale in corsivo è la spiegazione dell’autore di ciò che Smith dice e del perché è importante.
 

2. La ricchezza delle nazioni in pillole

La ricchezza di una nazione è il suo prodotto nazionale pro capite: la quantità che, in media, un individuo effettivamente ne produce. Per ogni dato insieme di risorse naturali che un Paese può possedere, la quantità di questo prodotto pro capite dipenderà dalla proporzione di popolazione che è impegnata in un lavoro produttivo. Ma dipende, in maniera molto più consistente, dall’abilità e dall’efficienza con le quali questo lavoro produttivo viene impiegato.
A quei tempi, questa idea costituiva una grande innovazione. La convinzione prevalente era che la ricchezza consistesse nella valuta, ossia in metalli preziosi come oro e argento. Smith sostiene che la vera ricchezza è in effetti in quello che il denaro può comprare: in poche parole, «il prodotto annuale della terra e del lavoro della società». È quello che oggi conosciamo come prodotto nazionale lordo o Pnl, che viene usato come misura della prosperità di differenti Paesi.
Il Libro I{1} esamina il meccanismo grazie al quale l’efficienza produttiva viene migliorata. L’impiego produttivo dipende, come si vedrà, da come e da quanto capitale{2} viene utilizzato, e il Libro II esplora questo ambito. Il prodotto nazionale inoltre è grandemente influenzato dalle politiche pubbliche, che vengono considerate nel Libro III. Il Libro IV valuta, alla luce di queste considerazioni, differenti teorie economiche. Il Libro V, infine, individua il giusto ruolo del governo, i principi della tassazione e l’impatto del governo sull’economia.

Libro I: Efficienza economica e fattori di produzione

Specializzazione e produttività
La chiave dell’efficienza economica è la specializzazione, ossia la divisione del lavoro. Prendete ad esempio la semplicissima manifattura degli spilli. Molti tra noi sarebbero in difficoltà a produrre perfino uno spillo al giorno, anche se il metallo fosse già stato estratto e fuso per noi. Certamente non potremmo farne venti. Eppure dieci persone in una fabbrica di spilli riescono a produrne 48.000 al giorno. Questo accade perché ognuno di loro si specializza in diverse parti dell’intera produzione. Uno tira il filo, un altro lo raddrizza, un terzo lo taglia, un quarto gli fa la punta, un quinto ne lavora un’estremità per fare la capocchia. Fare e rifinire la capocchia richiede ulteriori operazioni specializzate; sbiancare gli spilli e confezionarli ne richiede altre ancora. La specializzazione ha reso il processo migliaia di volte più produttivo.
Questo enorme guadagno di produttività ha portato a introdurre la specializzazione non solo all’interno dei mestieri, ma anche tra di essi. La coltivazione, ad esempio, diventa molto più efficiente se i contadini possono passare tutto il loro tempo a prendersi cura della terra, dei raccolti e del bestiame, invece di doversi attrezzare da soli e costruire anche i loro oggetti di casa. Allo stesso modo, i venditori di attrezzi e i costruttori di mobili possono produrre molti più oggetti di uso casalingo se possono fare a meno di dissipare i loro sforzi nel tentativo di coltivarsi del cibo. Perfino interi Paesi si specializzano, esportando le merci che producono meglio e importando i beni di cui hanno bisogno.
Sembra che il grandissimo progresso della capacità produttiva del lavoro e la maggiore abilità, destrezza e avvedutezza con le quali esso è ovunque diretto o impiegato siano stati effetto della divisione del lavoro.{3}
Tre fattori spiegano l’enorme crescita di efficienza resa possibile dalla specializzazione.
– Il primo fattore è l’accresciuta abilità che le persone acquisiscono quando compiono lo stesso lavoro ripetutamente. La rapidità con la quale dei lavoratori qualificati possono compiere un’attività è talvolta incredibile.
– Il secondo è il minor tempo speso per passare da un compito all’altro. Un tessitore che coltiva una piccola proprietà deve smettere di tessere, prendere gli attrezzi agricoli e andare nel campo. Ci vuole tempo perché le persone entrino nel giusto stato mentale quando cambiano attività e quando poi riprendono quella originaria. L’importanza di questi cambiamenti non va sottovalutata.
– Il terzo è il fatto che la specializzazione permette l’uso di macchine apposite, che riducono moltissimo il tempo e gli sforzi dedicati alla produzione. Spesso sono i lavoratori stessi ad aver inventato congegni per risparmiare tempo; altri miglioramenti, invece, arrivano dai produttori di macchinari, che costituiscono ormai una categoria lavorativa a sé stante.
La divisione del lavoro chiaramente richiede un avanzato grado di cooperazione tra tutti coloro che sono coinvolti nelle manifatture interessate. A ben vedere, anche la produzione del più semplice oggetto presuppone la cooperazione di molte migliaia di persone. Un cappotto di lana, ad esempio, si basa sul lavoro di pastori, selezionatori, cardatori, tintori, filatori, tessitori e molti altri. Perfino le cesoie necessarie a tagliare la lana hanno richiesto il lavoro di minatori e fabbri. E il trasporto della lana avrà richiesto marinai, carpentieri, velai. La lista è infinita.
L’abito di lana, che veste il lavorante a giornata, per quanto grossolano e ruvido possa apparire, è ad es. il prodotto del lavoro congiunto di una grande moltitudine di operai. Il pastore, il selezionatore di lana, il pettinatore o cardatore, il tintore, il cardatore di grosso, il filatore, il tessitore, il follatore, l’apprettatore e molti altri devono mettere insieme le loro differenti arti al fine di portare a termine anche solo questa produzione casalinga.{4}
La collaborazione di migliaia di specialisti molto efficienti è ciò che definisce un sistema economico molto avanzato: ed è, in effetti, la fonte della grande ricchezza dei Paesi sviluppati. Vuol dire che le cose sono prodotte in maniera molto più efficiente e quindi meno costosa. Anche i membri più poveri della società hanno così accesso a un’ampia varietà di beni e servizi che, in assenza di specializzazione, non si sarebbero proprio potuti permettere.{5}
I vantaggi reciproci dello scambio
La specializzazione si è evoluta dalla naturale tendenza umana a barattare e scambiare. Quando vediamo persone che possiedono cose che noi vogliamo, sappiamo che è improbabile che ce le possano dare per pura bontà d’animo. Potremmo, però, avere qualcosa che essi vogliono e che saremmo pronti a dare in cambio.
Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro desinare, ma dalla considerazione del proprio interesse personale. Non ci rivolgiamo alla loro umanità ma al loro egoismo, e parliamo dei loro vantaggi e mai delle nostre necessità.{6}
Con “egoismo”, la traduzione italiana rende l’espressione self-love (a volte compare self-interest), cui Smith non attribuisce un senso negativo, non intendendo nemmeno “avidità”. Egli ha in mente quella preoccupazione per il proprio benessere che è del tutto naturale e, in effetti, giusta, e che nella Teoria dei sentimenti morali chiama “prudenza”.{7} Inoltre, sottolinea che la “giustizia”, ossia il non danneggiare gli altri, è fondamentale per una società veramente sana.
E questo, in effetti, è il modo in cui acquisiamo la maggior parte delle cose di cui abbiamo bisogno: ossia, attraverso lo scambio, invece che cercando di farci tutto da soli. E questo commercio ci lascia tutti in una posizione migliore. Abbiamo sacrificato qualcosa che vale meno per qualcosa che vale di più.
Questa è un’altra intuizione fondamentale. Nel mondo di Smith, come nel nostro, la maggior parte dei beni viene scambiata contro denaro, piuttosto che essere barattata con altre merci. Poiché all’epoca il denaro veniva concepito come l’unica ricchezza, sembrava che solamente il venditore beneficiasse dell’intero processo. Questo concetto condusse alla creazione di una vasta ragnatela di restrizioni al commercio, nel tentativo di impedire che la valuta uscisse da un Paese, da una città o da una categoria professionale. Ma Smith sa che i benefici del commercio sono reciproci e che dunque non c’è alcun bisogno di restrizioni.
Questi vantaggi dello scambio, e la nostra naturale inclinazione a esso, stimolano la divisione del lavoro. Vale la pena, per noi, costruirci un surplus di ciò che personalmente siamo in grado di fare meglio, in modo da avere qualcosa da scambiare con altre persone. Per prendere questo fenomeno nella sua versione più semplice, immaginiamo una società primitiva dove, a causa di particolari talenti fisici o mentali, un individuo riesca meglio di altri a creare frecce, a costruire case, a preparare le pelli o a lavorare i metalli. Se, attraverso quell’abilità specializzata, costui costruisce più cose di quanto abbia bisogno, avrà più oggetti da scambiare con gli altri. Quindi ciascuno si può concentrare sulla sua produzione specializzata più efficiente e ottenere il resto delle cose necessarie dagli altri produttori. Il fabbro commercia i suoi coltelli in eccesso con le frecce in eccesso dell’arciere, il conciatore scambia vestiti con il riparo fatto dal costruttore. Ciascuno riceve l’insieme di cose a lui necessarie, ognuna di essa prodotta in maniera efficiente ed esperta.
Anche le persone più diverse possono, così, cooperare: anche se non lo fanno per puro disinteresse, ma perché tutt’e due le parti in causa traggono beneficio dallo scambio compiuto.
Un mercato più esteso porta be...

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  1. Titolo pagina
  2. 1. Introduzione
  3. 2. La ricchezza delle nazioni in pillole
  4. 3. Distillato della Teoria dei sentimenti morali