Le origini del capitalismo
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Perché l'Occidente è diventato ricco? Perché il capitalismo è nato in Europa? Perché la rivoluzione industriale è avvenuta in Inghilterra e non altrove? Sono questioni ormai "classiche", sulle quali si sono esercitati pensatori del rilievo di Karl Marx e Max Weber e, più di recente, intere generazioni di storici dell'economia.Nel 1971, Jean Baechler avanzava una tesi originale, destinata a influenzare profondamente gli studi successivi: è soprattutto per ragioni "politiche" se il capitalismo è nato in Europa. Le sue radici vanno ricercate nel pluralismo della società feudale: nel fatto, cioè, che un'area culturalmente omogenea non diede origine a un solo Impero, ma al contrario divenne un mosaico di unità politiche differenti e impegnate a limitare le une le pretese delle altre. È stata, di conseguenza, una politica "a bassa intensità" che ha consentito la fioritura dei commerci, lo sviluppo delle imprese, le sperimentazioni scientifiche e organizzative e, infine, quella "crescita economica moderna" che è coincisa con un miglioramento delle condizioni di vita senza precedenti nella storia dell'umanità.Negli ultimi vent'anni l'importanza del pluralismo politico per l'emergere del capitalismo è diventata moneta corrente. Ma è in questo testo, frutto di un dialogo serrato con Marx, che trova la sua prima, geniale formulazione.«Le origini del capitalismo», scrivono Luigi Marco Bassani e Alberto Mingardi nella loro Prefazione, «è un piccolo gioiello della storiografia europea».Jean Baechler è professore emerito di Sociologia storica all'Université Paris-Sorbonne (Paris IV) e membro dell'Académie des sciences morales et politiques. In traduzione italiana sono usciti anche Democrazia oggi. Morte e resurrezione di un sistema (Ecig, 1996) e I fenomeni rivoluzionari (Il formichiere, 1976).

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Informazioni

Editore
IBL Libri
Anno
2015
ISBN
9788864402741
Argomento
History

Conclusione

Penso di aver risolto il problema che mi ero posto e di aver trovato le ragioni della comparsa del capitalismo in Occidente. Ho seguito un ragionamento fondato sul concatenamento di alcune proposizioni:
– Il carattere specifico del sistema capitalista è la ricerca privilegiata dell’efficacia economica.
– La condizione fondamentale della massimizzazione dell’efficacia economica è la liberazione della società civile nel suo rapporto con lo Stato.
– Questa condizione è soddisfatta quando un’area culturale è suddivisa in varie unità politiche sovrane.
– Perché queste virtualità producano tutte le possibili conseguenze è anche necessario che il sistema di valori si modifichi a svantaggio dei valori religiosi, militari e politici, e che i bisogni siano liberati.
– Soltanto l’Occidente ha conosciuto un’evoluzione tesa a soddisfare tutte queste condizioni: l’ordine feudale generato dalla decadenza delle province occidentali dell’Impero romano ignorava gli scambi; quando sono riapparsi, essi hanno prodotto un essere originale: il borghese, destinato ai compiti economici e sprovvisto di ogni legittimità. L’assenza di un ordine politico europeo ha provocato l’anarchia del mercato e l’impossibilità di creare un ordine economico. La devalorizzazione delle funzioni religiose, politiche e militari ha concentrato le energie sulle attività economiche. Infine, la distruzione di taluni modi di vita ha liberato i bisogni e ha prodotto il consumatore moderno.
Seguendo lo stesso ragionamento si arriva a spiegare perché il mutamento industriale si è verificato in Inghilterra alla fine del XVIII secolo. Finora ci si è limitati a constatare il fatto, o ad attribuirlo a certe particolarità evidentemente legate al fenomeno da spiegare. Ad esempio, l’aumento della domanda di cotonine ha provocato un aumento della tessitura, per cui è stato concepito e adottato il telaio; si coglie allora una strozzatura nella filatura e quindi appare il filatoio, e così via. La mia ipotesi sottolinea il fatto che il sistema pluralista inglese si è definitivamente assestato nel XVIII secolo, che dopo secoli di guerre interne ed esterne l’Europa ha raggiunto una grande stabilità politica, che gli Stati sono unificati da un’efficiente amministrazione, che con Newton la scienza ha fatto progressi decisivi in Inghilterra, che l’élite inglese si occupa di economia per mancanza di sbocchi politici e militari. Le prove mi sembrano lampanti e il progresso inglese non ha niente di miracoloso. Detto questo, è stato l’insieme del sistema europeo a favorire la fioritura del sistema industriale ed è questa la ragione per cui non ha incontrato alcuna difficoltà a diffondersi in Francia, nei Paesi Bassi, in Belgio, in Germania, nell’Italia settentrionale, in Boemia. Se il XVIII secolo (e ancor più il XIX per le stesse ragioni, dopo la parentesi della Rivoluzione e dell’Impero) realizza per la prima volta il complesso di condizioni poste nel mio ragionamento, è certo che bisogna risalire all’XI secolo per cogliere la genesi progressiva di tali condizioni.
Ogni ragionamento poggia su una definizione e su un postulato. La definizione delimita l’oggetto della spiegazione. Ovviamente qualsiasi definizione è contestabile in quanto arbitraria. Mi sembra tuttavia che la definizione da me adottata sia quella che meglio consente di interpretare i fatti. È ovvio che per ricercare le origini del sistema inglese all’epoca vittoriana o del welfare State si dovrebbe necessariamente tener conto di fatti più precisi. Mi auguro soltanto che le conclusioni non contraddicano le principali articolazioni della mia argomentazione. Il postulato potrebbe definirsi così: nel momento in cui è apparso un animale dotato di parola e capace di usare le mani come strumento, si è delineato un campo di possibilità tra le quali figurava il sistema capitalista. Il mio sforzo si è diretto nel senso di stabilire perché l’Occidente ha colto questa possibilità. La mia risposta è che la causa essenziale vada ricercata nella coesistenza di varie unità politiche nella stessa area culturale. Ho continuamente insistito sul carattere fortuito di questa evoluzione: il capitalismo si trovava all’orizzonte dell’Antichità classica così come della Cina degli Han. Ci si può dunque legittimamente domandare se il sistema capitalista sarebbe in ogni caso apparso sulla terra, anche in assenza delle peculiarità rilevate nella storia occidentale. Naturalmente è impossibile trovare una risposta rigorosa alla domanda. Dirò semplicemente che, essendo il capitalismo una possibilità fin dall’era paleolitica, la molteplicità e la diversità delle culture che si sono sviluppate sul globo terrestre rendevano fortemente probabile che una di esse finisse un giorno per cogliere questa possibilità.
La filosofia della storia fondata sull’idea di un’evoluzione lineare e necessaria mi pare insieme falsa e priva d’interesse. È priva d’interesse in quanto poggia su una petizione di principio, e cioè che la sola storia possibile sia quella data. Affermarne la necessità signific...

Indice dei contenuti

  1. Titolo pagina
  2. Prefazione all’edizione italiana - Modernità e miracolo europeo: una storia politica, di Luigi Marco Bassani e Alberto Mingardi
  3. Prefazione
  4. Introduzione
  5. Parte prima
  6. La teoria di Marx
  7. Parte seconda
  8. Che cos’è il capitalismo?
  9. Parte terza
  10. Conclusione