Capitolo 1 – Scarsità, specializzazione e Slurp. I Simpson come homo economicus, di Anthony M. Carilli
Da venti e più anni ci rivolgiamo ai Simpson come a una fonte di umorismo irriverente, distrazione consapevole, scherzi e, come si vedrà, lezioni sui principi dell’economia. Gli episodi delle serie dei Simpson sono un veicolo perfetto per illustrare i concetti base dell’economia. La teoria economica è lo studio della scelta e delle sue conseguenze, sia intenzionali sia indesiderate o inintenzionali. Ovviamente quando si tratta di esseri umani districare la complessità di queste conseguenze può essere un compito improbo. Benché non ci sia mai alcun dubbio sulle intenzioni di Homer, sempre «Mmm... birra», o «Mmm... ciambelle» o «Mmm... costolette di maiale», in qualche modo Homer non sembra mai in grado di anticipare o predire le conseguenze di più lungo termine delle sue scelte. In effetti, malgrado sia rimasto scottato tante volte, Homer non prende nemmeno in considerazione che ci possano essere conseguenze inintenzionali derivanti dalle sue scelte. Ma queste non mancano mai. Non dovrebbe stupirci, come spettatori, trovare Homer seduto da Boe una sera a bersi una birra Duff e scoprire che il risultato potrebbe essere che Maggie non andrà al college. Come ci ha insegnato Frédéric Bastiat, economista e scrittore francese del XIX secolo, l’economia concerne ciò che si vede e ciò che non si vede: di ogni scelta la buona economia rintraccia non solo le conseguenze visibili ma anche quelle invisibili.
Bastiat ha illustrato la lezione di ciò che si vede e di ciò che rimane nascosto utilizzando il famoso esempio del vetro rotto.{5} Supponiamo che Bart sfidi Milhouse a gettare un mattone contro la vetrina del Jet Market. Immaginiamo che, mentre Apu si precipita fuori del negozio per acciuffare i ragazzi, si stia raccogliendo una piccola folla. La gente commenta severamente il grave atto di vandalismo, mentre invece il sindaco Quimby loda i ragazzi. Altro che teppisti! Milhouse e Bart sono, in realtà, degli eroi perché hanno creato una serie di posti di lavoro per Springfield. Il sindaco Quimby convince i cittadini argomentando che dalla vetrina rotta deriveranno benefici economici per la comunità, poiché per cambiare il vetro occorrerà chiamare il vetraio e questi otterrà dalla riparazione della vetrina un guadagno extra che utilizzerà per acquistare un nuovo paio di scarpe dal calzolaio, creando lavoro per quest’ultimo. Il calzolaio riceverà un reddito e forse acquisterà un nuovo vestito, generando in questo modo un guadagno per il sarto. A sua volta, il sarto userà questo reddito per... eccetera eccetera.{6} Però Apu aveva l’intenzione di acquistare una nuova macchina per lo Slurp, non una nuova vetrina, e appena si rende conto del drammatico capovolgimento delle sue fortune, capisce che non sarà in grado di far fronte a tutte e due le spese. Il venditore della macchina per lo Slurp ha perso la sua provvigione, che si riprometteva di festeggiare con una birra Duff da Boe; Boe perde il reddito che avrebbe guadagnato vendendo la birra; la Duff produce meno birra e perciò riduce il numero dei dipendenti.{7} Alla fine, ciò che succede realmente è che Apu ha solo una vetrina invece di una vetrina più una macchina per lo Slurp.
La lezione è che un buon economista non si limita a osservare le conseguenze immediate, ma si occupa anche delle conseguenze di più lungo periodo delle azioni umane. «Nella sfera economica, un’azione, un’abitudine, un’istituzione, una legge, non generano solo un effetto, ma una serie di effetti. Di questi effetti, solo il primo è immediato; esso si manifesta simultaneamente con la sua causa: si vede. Gli altri non si sviluppano che successivamente: non si vedono; però si possono prevedere. Qui sta tutta la differenza tra un cattivo e un buon economista: uno si limita all’effetto visibile, mentre l’altro tiene conto sia dell’effetto che si vede sia di quelli che occorre prevedere».{8} Ed è esattamente quello che fanno I Simpson. Ogni episodio ci mostra quello che Homer vede e quello che non vede. Le serie dei Simpson gettano uno sguardo umoristico sulle scelte compiute dai personaggi seguendone le conseguenze fin dove è possibile. La teoria economica, come I Simpson, parla della vita di tutti i giorni.
Le conseguenze intenzionali sono, ovviamente, per molti versi meno interessanti di quelle inintenzionali. Quando Homer va da Boe e ordina una birra Duff, conosciamo le sue intenzioni: «Mmm... birra!». D’altra parte, ciò che preme al signor Burns è produrre energia con la sua centrale nucleare. Le conseguenze intenzionali ci riguardano perché è l’azione intenzionale degli individui che conduce alle conseguenze inintenzionali, più interessanti e sfumate. Homer non vorrebbe dimenticare il compleanno di Marge quando si concede una birra Duff, né la sua intenzione è fornire a Boe i mezzi di sostentamento. Ciò che muove il signor Burns non è rendere più facile ad Apu guadagnarsi da vivere fornendogli energia a buon mercato per la sua macchina dello Slurp, ma è proprio questo ciò che finisce per fare. La serie televisiva dei Simpson esplora le conseguenze delle decisioni prese tutti i giorni dagli abitanti di Springfield; gli episodi parlano di economia perché l’economia, beh, è dappertutto. Lo scopo di questo capitolo è sviluppare alcuni semplici concetti economici con l’aiuto di Homer, Marge, il signor Burns, Apu, Lisa, Lenny e, ovviamente, Bart.
La teoria economica si basa su una semplice premessa, ossia che gli individui scelgono o agiscono utilizzando mezzi (risorse) per raggiungere fini (obiettivi) in modo conforme a delle idee. Quando Homer vuole cenare, sa (ha l’idea) che le costolette di maiale (i suoi mezzi) allevieranno la sua fame (il fine). Raramente i fini di Homer sembrano avere dei limiti, ma la sua abilità di rapportare i mezzi ai fini è limitata dalla scarsità dei mezzi stessi e dalle idee di Homer su come i mezzi potrebbero essere connessi ai fini. Non ci possono essere molti dubbi sugli obiettivi di Homer, ma la sua scelta dei mezzi spesso non si dimostra un modo efficace o efficiente di perseguirli. Spesso Homer trova l’accesso ai mezzi limitato dalla sua dotazione, in termini di denaro, capacità fisica o mentale (nah...), o dalla sua scarsa preveggenza o da altro ancora. A un livello più fondamentale, ogni episodio dei Simpson concerne l’economia, ossia le conseguenze di una scelta in presenza di qualche tipo di vincolo. I crucci di Homer e di Bart hanno sostanzialmente a che fare con scelte e relative conseguenze entro i confini di un “vincolo di bilancio”, che è il modo in cui gli economisti immaginosi chiamano ciò che la gente ha da spendere.{9} Homer prende decisioni in reazione ai trade-off che percepisce nel contesto dei vincoli con cui deve fare i conti. La genialità dei Simpson sta nel delineare le conseguenze delle scelte, sia intenzionali sia inintenzionali, dei personaggi. Qui, a differenza di altri cartoni animati, raramente il fatto di non essere “reali” impedisce loro di essere “realistici”.
Dieci concetti fondamentali
I Simpson sono di grande aiuto per chi vuole illustrare le idee fondamentali della teoria economica. Benché l’economia sia in realtà un modo di pensare, e non una lista di nozioni da memorizzare, esistono nondimeno alcuni concetti fondamentali che costituiscono il cuore del modo di pensare “economico”{10} e le serie dei Simpson forniscono molti esempi per dimostrare tutti questi concetti. Elencherò dieci concetti base che tutti gli studenti di un corso propedeutico alla teoria economica dovrebbero conoscere, spiegandoli uno per uno concisamente e fornendo per ognuno esempi tratti dai Simpson.
I concetti fondamentali sono:
- la scarsità impone una scelta;
- il costo opportunità di un’azione è il valore della seconda migliore alternativa che deve essere sacrificata per compiere quell’azione;
- l’efficienza deve essere intesa come una relazione tra fini e mezzi;
- economizzare significa allocare le risorse disponibili in modo tale che fruttino il massimo valore a chi economizza;
- ricercare il vantaggio comparato significa sacrificare ciò che ha minor valore a favore di qualcosa che ha un valore maggiore;
- “specializzazione” è un sinonimo di:
- ricerca di un proprio vantaggio comparato,
- divisione del lavoro,
- produzione a un costo opportunità comparativamente inferiore;
- la “legge della domanda” nella teoria economica afferma che gli individui acquisteranno quantità minori di un bene quando il suo prezzo cresce e viceversa;
- un mercato è un processo di offerte competitive di acquisto (bid) e di vendita (offer);
- in uno scambio informato e volontario, entrambe le parti ricevono più valore di quello che hanno dato in cambio;
- la crescita economica comporta un incremento del tasso di produzione della ricchezza e la ricchezza è ciò che perseguiamo.
Quasi tutti i testi propedeutici o comunque dedicati ai principi dell’economia contengono liste simili. Per esempio, Greg Mankiw include, tra l’altro, che: gli individui devono affrontare trade-off e il costo di qualcosa è ciò che devi dare per ottenerla, le persone razionali pensano “al margine”, gli individui rispondono agli incentivi, lo scambio può migliorare la situazione di ciascuno dei partecipanti, i mercati sono solitamente un buon modo di organizzare l’attività economica, e così via.{11} Nel manuale di James Gwartney e colleghi si indicano “Otto segnavia della mentalità ‘economica’”, che sono: è necessario risolvere i trade-off, gli individui scelgono a ragion veduta, gli incentivi contano, gli individui prendono le loro decisioni “al margine”, l’informazione è costosa, attenzione agli effetti secondari non desiderati, il valore è soggettivo, la validità di una teoria è legata alla sua capacità di predizione.{12} Robert Frank e Ben Bernanke, che chiamano il loro primo capitolo “Pensare come economisti”, includono il principio di scarsità e il principio del confronto costi-benefici tra i pilastri della teoria economica.{13} Ancora una volta, l’economia è la scienza della scelta e delle sue conseguenze, sia intenzionali che inintenzionali. Benché ogni autore abbia il proprio particolare approccio, in tutti l’attenzione è concentrata sulle scelte compiute dagli individui in un contesto di scarsità.
La scarsità impone una scelta
I bisogni di Homer sono illimitati, ma non lo sono i mezzi a sua disposizione per soddisfarli, per cui non può avere tutto ciò che vuole e deve scegliere quali dei suoi fini soddisfare. La vita è piena di trade-off, ossia di situazioni in cui si rinuncia a una cosa per sceglierne un’altra – e Homer incappa in questa dura realtà più e più volte. In La testa parlante Homer spiega a Maggie che una palla da bowling del Bowl Earth Catalog è il miglior uso che si possa fare della vincita di 50 dollari. In Amara casa mia Homer decide che è indispensabile una terapia familiare e, dopo aver visto le pubblicità televisive, decide che il dottor Marvin Monroe è il migliore psichiatra (e al costo di soli 250 dollari). La scena è una lezione economica sui trade-off (e su quanto il valore sia soggettivo), poiché Marge è preoccupata per il costo della terapia mentre Homer è disposto a utilizzare il fondo per il college dei ragazzi. Una volta constatato che il fondo per il college ammontava a 88,50 dollari, Homer è disposto a compiere l’estremo sacrificio e portare il televisore di famiglia al banco dei pegni. Non volendo rinunciare al televisore, Marge offre il suo anello di fidanzamento, solo per sentirsi rammentare da Homer che devono dare in pegno qualcosa che valga almeno 250 dollari.
Costo opportunità
I trade-off implicano il costo opportunità. L’atto di scegliere è, nello stesso tempo, l’atto di lasciar perdere. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, e Homer non può nello stesso tempo avere delle ciambelle e mangiarsele. Il costo di scegliere è il valore di ciò che si è lasciato perdere o che non si è scelto. In altre parole, il costo opportunità è il valore di ciò a cui si è rinunciato scegliendo una cosa invece di un’altra. In stretta relazione con il concetto di costo opportunità è quello di sunk cost o costo pregresso irrecuperabile; un sunk cost è un costo che non può essere influenzato dalla scelta dell’individuo e perciò dovrebbe essere ignorato. Benché possano apparire del tutto semplici, il concetto di costo opportunità e quello del suo gemello negativo, il sunk cost, insieme sono molto spesso i concetti economici che sono più difficili da applicare coerentemente.{14} La difficoltà che si incontra nell’applicare la teoria del costo opportunità è che essa giace decisamente nel campo di ciò che non si vede di cui parla Bastiat; il costo opportunità di ogni azione o scelta è il valore di ciò che non è scelto e perciò non sperimentato né visto. Il costo opportunità rappresenta un ostacolo alla scelta, ma una volta che questa è stata compiuta, la “perdita” non può essere verificata.{15} La non-applicazione si manifesta il più delle volte come rifiuto della formulazione più basilare del principio di scarsità: «I pasti gratis non esistono».
Poiché il costo è correlato all’azione e alla scelta, se non c’è azione né scelta, non c’è nemmeno un costo. Ovvero, più sinteticamente, “nessun verbo, nessun costo”. Azioni differenti nei confronti dello stesso oggetto hanno costi differenti; in altre parole, “verbo differente, costo differente”. Così il costo di possedere qualcosa è diverso dal costo di ottenerlo ed è diverso dal costo di usarlo. Poiché si può compiere solo un’azione o una scelta per volt...