Gesù economista
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Ricchezza, proprietà privata e giustizia sociale

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Ricchezza, proprietà privata e giustizia sociale

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Questo non è un libro sulla religione, ma un saggio di economia che si basa sui Vangeli. Mentre molti hanno trovato nel Nuovo Testamento una giustificazione di natura morale al socialismo e all'intervento dello Stato, Charles Gave accosta i testi sacri per mettere in risalto il messaggio di libertà e responsabilità individuale che caratterizza la predicazione di Gesù Cristo.Secondo l'autore, gli scritti di Matteo, Marco, Luca e Giovanni non sono stati adeguatamente letti e compresi dagli economisti, con il risultato che il loro significato sociale è stato in larga misura travisato. Con la semplicità delle sue parabole, Gesù ha invece saputo parlare in maniera assai interessante di questioni economiche, riuscendo a piantare i semi di una riflessione che è tuttora attuale per comprendere la realtà produttiva e finanziaria dei nostri giorni.Charles Gave, imprenditore ed economista francese, è a capo di una società di servizi finanziari con sede a Hong Kong. È inoltre presidente del think tank "Institut des Libertés".

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Informazioni

Editore
IBL Libri
Anno
2018
ISBN
9788864403519
Argomento
Economia

1. Tutto comincia con un colpo di fulmine

Perché era lui, perché ero io…
Montaigne{9}
I Vangeli sono quattro. I primi, quelli di Marco e Matteo, sono stati scritti da due tipi in gamba, il terzo, quello di Luca, da un medico, il quarto da un intellettuale, Giovanni. Il Vangelo secondo Marco è stato senza dubbio scritto sotto dettatura di Pietro, un pescatore della Galilea che soffriva di una doppia ignominia: per prima cosa era un lavoratore manuale (orrore!), poi era della Galilea, regione considerata la più arretrata della Palestina.
Matteo, esattore di imposte per la dogana, funzione che secondo la Legge ebraica era illegale, si trovava dal canto suo in una situazione pressappoco equivalente a quella di un Intoccabile nell’India di oggi. Luca, medico, non era originario della Palestina, parlava e scriveva in greco e non ha, così sembra, conosciuto personalmente il Cristo.
Infine Giovanni, l’intellettuale di servizio, giovanissimo al momento della predicazione di Gesù, era appena uscito dall’adolescenza e in quanto tale ignorato dai dottori della Legge e poco credibile come testimone. È difficile immaginare una collezione più notevole di buoni a nulla.{10}
Tuttavia, i loro scritti hanno cambiato il mondo… In Palestina duemila anni fa, quindi, è accaduto qualcosa di straordinario tra Gesù e degli individui che nulla sembrava predisporre a un destino fuori dal comune. Forse avete visto il film americano West Side Story. Un rifacimento in salsa newyorkese di Romeo e Giulietta. I due eroi, che non si erano mai incontrati, sono in un luogo pubblico e improvvisamente si “vedono”. Tutti i testimoni che li circondano finiscono bruscamente nell’ombra più spessa, diventano letteralmente invisibili, mentre “l’Altro” appare circonfuso di luce. Non si tratta della migliore illustrazione cinematografica del mitico colpo di fulmine?
Ebbene, questi uomini della Palestina, più di venti secoli orsono, hanno vissuto questo colpo di fulmine. D’improvviso, non solamente sono stati “visti”, loro che erano nell’ombra da sempre e destinati a restarvi, ma in più hanno visto! E Colui che li vedeva ha detto loro: «Vieni e seguimi».
È per questo che i Vangeli formano un’opera unica: espongono delle idee, le allineano in buon ordine per raccontare una storia o sviluppare una dimostrazione. E ciò che scaturisce dai Vangeli è molto più di un racconto: è la sorpresa immensa di quattro testimoni di fronte a una personalità che li supera totalmente. Non si sono mai rimessi dall’esser stati al suo fianco, dall’esserne stati scelti.
La potenza di questo libro non rassomiglia né a una tesi né a una storia. Ha la sua scaturigine in una… Persona.
Il Cristo, per quanto sappiamo, non ha mai scritto una riga. La sola volta in cui scrive è con un dito nella polvere, quando gli viene portata l’adultera.
In questo modo vuole indicarci il valore che attribuisce agli scritti? Ha sempre rifiutato di prescrivere una regola di vita scritta alla gente che glielo domandava. Quando le domande si facevano troppo precise, Egli rispondeva spiegando come essere un buon… Ebreo.
Conosci i comandamenti:
Non desiderare la donna d’altri;
Non uccidere;
Non rubare;
Non dire falsa testimonianza;
Onora tuo padre e tua madre.
Se chi faceva domande insisteva, rispondeva sempre: «Vieni e seguimi». Non ci sono ricette per essere un buon cristiano, c’è solo un ordine: Vieni e seguimi.
La religione cristiana non è per nulla un insieme di leggi e precetti da seguire. Non è la Torah, ancor meno il Corano. È la storia di una persona che è venuta sulla terra e che guarda ogni individuo come nessuno l’ha mai fatto prima di lui né dopo di lui.
La cosa straordinaria di questa storia? Duemila anni dopo, questo sguardo non è scemato d’intensità. Secoli dopo secoli, uomini, donne e bambini sono colpiti – alla lettura del testo – da questo sguardo e consacrano le loro vite a seguire questa persona, che ha vissuto duemila anni fa…
E ciò che seguono non è un’ideologia, non è una legge, è un uomo che amano con passione. Come Pietro che si butta in acqua per ritrovare il suo Signore. I Vangeli, e poi tutta la storia dei grandi santi, ci raccontano una serie di storie d’amore e ogni volta c’è il Cristo e… un’altra persona.
Occorre allora arrendersi all’evidenza di una cosa: non abbiamo un ritratto del Cristo, ma… quattro. Ogni Vangelo ha fatto ciò che ha potuto, a misura dei suoi mezzi. È un po’ la descrizione di un elefante che avrebbero fatto quattro ciechi che possono solo toccare l’enorme bestia.
Il risultato è sorprendente. I quattro Vangeli sono concordi almeno su un punto: Dio sa contare solamente fino a uno!{11} Dio non si interessa né alle masse né alle nazioni né alla Storia con la S maiuscola.
Se crediamo a Gesù, Dio non si interessa che a ciascuno di noi, uno per uno, e vuole sviluppare con ognuno di noi una relazione individuale.
Io{12} sono la Via, la Verità e la vita.
Nessuno va al Padre se non per mezzo di me.
Se conosceste me, forse conoscereste anche mio Padre…
Chi ha visto me ha visto il Padre…
Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio
che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che
porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
Chi dimora in me e io in lui, porta molto frutto.
Il messaggio è di una semplicità eloquente: l’amore va da una persona all’altra.
È tutto.
Non c’è amore collettivo.
Non c’è amore dell’umanità, con la U maiuscola.
Non c’è che l’amore che va dal Cristo a un uomo o a una donna; da un uomo o da una donna al Cristo; o da un uomo, da una donna a un altro uomo, a un’altra donna.
Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: «Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno».
Non esistono responsabilità, amore o morale che non siano individuali.
Non ho il minimo dubbio che il prete e il levita abbiano fatto parte di tutte le associazioni caritatevoli locali per lottare contro la fame nel mondo o il disboscamento dell’Amazzonia.
Nessun dubbio che entrambi abbiano fatto donazioni a Telethon…
Cosa che d’altronde occupava tutto il loro tempo, impedendo loro di consacrarsi ai vecchietti che, d’estate, crepavano di caldo accanto a loro. In quel momento, non gliene vorremo, erano in vacanza o in viaggio d’affari.
Fortunatamente per il povero viaggiatore, il Samaritano non era, lui, un uomo occupato o importante. Ciò che ci dice il Cristo, ancora e ancora, è che non vi è morale «che non sia individuale». Non vi è amore che non sia individuale.
Ecco la legge del Signore.
– Non esiste amore collettivo.
– Non esiste responsabilità collettiva.
– Non esiste morale collettiva.
La conseguenza logica è spaventosa: saremo giudicati uno per uno e non collettivamente. Il “giudizio della Storia”, tanto caro ai nostri politici, agli occhi di Dio è una cavolata.
A cosa serve a un uomo aver conquistato il mondo se ha perduto la vita? E la nostra responsabilità individuale sarà giudicata in funzione di ciò che ciascuno di noi avrà ricevuto.
L’ingiunzione cade come una mannaia.
Si esigerà molto da colui al quale molto si è dato. E più si sarà dato a qualcuno, più gli se ne richiederà… Voi, anche quando avrete fatto tutto quello che vi viene coman...

Indice dei contenuti

  1. Titolo pagina
  2. Premessa
  3. 1. Tutto comincia con un colpo di fulmine
  4. 2. Il paziente socialista è morto, l’elettroencefalogramma è piatto, ma chi glielo dice?
  5. 3. Un’idea da mettere in pratica con priorità assoluta: la separazione tra Stato e Chiesa
  6. 4. I Vangeli e l’assunzione del rischio
  7. 5. I Vangeli e la nozione di valore
  8. 6. I Vangeli e la ricchezza
  9. 7. I Vangeli e la giustizia sociale
  10. 8. I Vangeli, il lavoro e la proprietà
  11. 9. I Vangeli, la difesa, l’illustrazione del capitale e del diritto di proprietà
  12. 10. I Vangeli, gli investimenti e le rendite
  13. 11. I Vangeli e l’indebitamento
  14. 12. I Vangeli e il contratto
  15. Conclusione. Quando una roccia cambia il corso di un fiume