L'assassinio di Luigi Fulci
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L'assassinio di Luigi Fulci

Dagli intrighi dinastici della Marcia su Roma al chinino letale "di Stato"

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L'assassinio di Luigi Fulci

Dagli intrighi dinastici della Marcia su Roma al chinino letale "di Stato"

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Il sospetto che Luigi Fulci, Ministro dell'ultimo gabinetto Facta, non fosse morto per cause naturali c'era da sempre. Era, però, azzardato pensare all'omicidio senza ragionevoli prove. E così, per più di ottanta anni la sua morte era rimasta avvolta nella verità che gli aveva confezionato il fascismo. È la straordinaria notizia della restaurata verità sulle cause del decesso di Francesco dei Medici che apre uno spiraglio alla vicenda Fulci. Così come i frammenti prelevati da ciò che era rimasto nel sepolcro del nobile toscano, dopo cinquecento anni, avevano chiarito le cause del decesso, a fortiori una salma più giovane di quattro secoli, con l'ausilio dei nuovi mezzi d'indagine, avrebbe potuto raccontare la sua storia. E, in effetti, così è stato. Oggi finalmente sappiamo che Luigi Fulci non è morto di malaria perniciosa ma è stato ucciso dalla polizia fascista con una strategia a lungo studiata ed accuratamente eseguita da professionisti del crimine. Sul perché, il libro fornisce una risposta che travalica lo schema razionale della persecuzione agli antifascisti. Fulci non è soltanto uno che disprezza il fascismo e lo combatte con le armi tradizionali. Per cause fortuite, a partire da quel fatidico 28 ottobre 1922, si trova nella singolare situazione di chi, in possesso di strumenti per tenere sotto scacco l'establishment, non ha alcuna remora a farlo. In un tacito dialogo a distanza con Bocchini sembra stabilire le regole di un gioco pericolosissimo. Ma i fascisti si stancano presto di giocare e quando si accorgono che la nascente OVRA non è all'altezza dei compiti che si prefigge, decidono di sopprimerlo, certo per odio, ma anche per un prosaico calcolo costi/benefici.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788849861419
Argomento
History
Categoria
World History

Note

Post Factum: i laboratori ritoccano la storia
1. Sappiamo dalla testimonianza (raccolta il 9 gennaio 2018 da chi scrive), di Ludovico Fulci, figlio di Iose, che Concetto Vento era figlio naturale di uno zio della defunta moglie di Luigi Fulci.
2. Era questo l’ultimo ordine impartito dal capo della polizia e annotato sul suo fascicolo personale custodito nel Casellario Politico Centrale. Si veda Archivio Centrale dello Stato (d’ora in avanti ACS), Ministero degli Interni d’ora in avanti Min. Int.), Casellario politico centrale (d’ora in avanti CPC), fasc. n. 2194. Sul significato di tale disposizione si vedano le considerazioni di p. 116.
3. Le annotazioni riprodotte in copia (foto 1) sono custodite in Municipio di Roma, Ufficio anagrafe.
4. Per questi episodi si rinvia alle pp. 87 e segg (foto 49 e 50).
5. La notte di capodanno 1929, all’hotel San Domenico di Taormina, Luigi Fulci aveva rifiutato di alzarsi in piedi durante l’esecuzione dell’inno fascista Giovinezza e, nonostante il sollecito da parte di un graduato della Milizia, aveva opposto un secondo plateale rifiuto in presenza del federale Michele Crisafulli Mondio, che in conseguenza lo aveva espulso dalla sala del ricevimento. Per l’episodio si veda, pp. 103 e segg.
6. ACS, Min. Int., CPC, fasc. 2194, Luigi Fulci (d’ora in avanti fascicolo Luigi Fulci), Questura di Roma alla Dir. Gen. P.S., 13 ottobre 1930. Si veda, ivi, in pari data anche il telegramma di condoglianze del presidente Antonio Salandra che, immobilizzato a casa per ragioni di salute, scrive alla famiglia: «Roma 13 ottobre 1930. Con vivo rimpianto pel collega di molti anni, del quale fui estimatore ed amico, mi associo al lutto della sua famiglia, dolente che le condizioni della mia salute mi impediscono di intervenire ai funerali».
7. La salma, per disposizione dei figli, era stata portata da Roma a Messina. Secondo i racconti di famiglia a noi trasmessi per il tramite del nipote on. Sebastiano Fulci, figlio di Francesco Paolo, fratello di Luigi, era avvenuto un fatto strano che ad ogni buon conto registriamo. Al momento della preparazione della salma per il trasferimento, alcuni addetti stavano intervenendo dentro la bara sul corpo. Alla richiesta della figlia Gela su chi avesse richiesto una simile operazione, gli addetti avrebbero indicato l’altra figlia, Iose. Ma quest’ultima, giorni dopo, negò che gli fosse stata chiesta e che avesse dato autorizzazione di sorta al riguardo.
8. Il 15 ottobre 1930, il comandante della tenenza di Messina, scrive alla Direzione Generale di PS a Roma: «Ore 17 quattordici corrente, cimitero Messina, durante funerali ex sindaco (sic!) Ministro Fulci, svoltosi concorso parenti e amici numerosi circa quattrocento, ragioniere Fusco… comunista, pronunciò discorso lamentando scarso corteo e così terminando: “Tu che appartieni famiglia libera meritavi altra ricompensa” stop “Io libero ti bacio” stop Tre presenti non identificati assentendo gridarono: “Bravo benissimo viva l’Italia libera” stop. Agenti p.s. procedettero arresto oratore». ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, CPC, fasc. 2194, Luigi Fulci.
Alle ore 19.30 dello stesso 15 ottobre il prefetto Lops manda la sua relazione: «Pomeriggio ieri ebbero qui luogo funerali oppositore Luigi Fulci. Trasporto salma seguita da 400 persone, maggioranza comuni provincia e ceto professionale dalla stazione al cimitero, non diede luogo incidenti. Al cimitero dissero poche parole occasione avv. Crisafulli nome consiglio ordine avvocati e tal Veci, a nome famiglia. Mentre intervenuti si allontanavano, sorse parlare con vivacità, comunista Fusco Natale di Ignazio, il quale pronunciò frasi avventate e di contenuto antifascista, provocando da parte tre persone grido: viva l’Italia libera. Dopo poche altre parole repubblicano Vinci Giuseppe, intervenuti rimasti lasciarono cimitero. Commissario comandato servizio presente discorso Fusco non ritenne intervenire per interrompere. Fusco, fermato, sarà denunziato commissione provinciale provvedimenti di polizia. Disposte indagini per identificazione tre persone responsabili grida sedizione. Riservomi inviare rapporto anche per riferire circa comportamento funzionario e dirigente servizio ordine». Loc. ult. cit.
9. La prima testimonianza pressoché coeva agli eventi è firmata da sedicenti squadristi messinesi che lamentano: «È morto a Roma l’ex ministro demosociale Fulci avvocato Luigi, accanito antifascista che il regime ha omesso di mandare al confino, limitandosi a farlo pedinare. L’antifascismo messinese ha fatto portare la salma a Messina e ha ordito una manifestazione antifascista in cui si è gridato ripetutamente a squarciagola “Abbasso il fascismo, Viva l’Italia libera”. Tutto ciò è stato preparato sotto il naso dei dirigenti dei fasci i quali sono dei perfetti imbecilli che hanno rovinato il partito». Si veda in ACS, Min. Int., Dir. Gen. PS, CPC, fasc. Luigi Fulci.
La seconda testimonianza è del giornalista Mario La Rosa che in un libro del 1991 racconta in terza persona un episodio occorsogli quando, bambino, aveva accompagnato il padre al funerale di Luigi Fulci. «Dietro la bara – aveva scritto – si aggrupparono non più di trenta persone: dieci o dodici erano i congiunti, sei o sette gli amici tra cui il papà e lo zio di Mario con Mario stesso al fianco, e per il resto funzionari della questura, i quali dovevano altresì controllare chi si fermava in strada con visibile rimpianto verso colui che se ne era andato senza chiedere mercé ai politici che detenevano il potere. Al cimitero parlò un compagno del defunto di fede socialdemocratica. Disse brevi e misurate parole, ma per quei tempi parole rivoluzionarie. Disse: “Onoriamo colui che in difesa della libertà, con fermezza, levò la voce nel parlamento italiano!”. E concluse invitando gli astanti ad inginocchiarsi in quel recinto sacro dinanzi alle spoglie dell’indomito rappresentante del popolo. Anche i poliziotti dovettero piegare il ginocchio, ma alzatisi ammanettarono l’oratore, dovevano fare il loro dovere, erano comandati». Cfr. M. La Rosa, Mussolini sconosciuto, Edizioni ADI, Roma 1991, p. 20.
Più precisa e circostanziata la testimonianza di Antonio D’Andrea che scrive nel 1998, tentando di emendare il testo di La Rosa a cui pure fa riferimento: «Avrò avuto 12 o 13 anni quando mori l’on. Luigi Fulci, noto avvocato e uomo politico antifascista. Mio padre che era stato suo amico decise di andare ai funerali e mi prese con sé. Quando il corteo arrivò al cimitero, un rappresentante dell’ordine degli avvocati disse tremando poche parole di circostanza. Ma a questo punto uno sconosciuto che era riuscito credo ad arrampicarsi su qualche monumento funebre lì vicino, dopo aver dichiarato che quelle parole senza coraggio erano indegne del morto, attaccò con grande calore un lungo eloquente discorso violentemente antifascista che fu accolto alla fine da un grande applauso. Applaudirono tutti, applaudirono per non farsi riconoscere anche i questurini che costituivano la maggior parte dei presenti. Mentre uscivamo sbalorditi e commossi dal cimitero, li vidi precipitarsi come un nugolo di mosche sull’oratore che sparì in mezzo a loro e non si vide più. Soltanto pochi anni fa ho saputo che si trattava dell’avvocato Fusco, il quale era finito, a causa di quel discorso, al confino. In un volume dedicato alla memoria di Luigi Fulci, l’episodio era infatti raccontato attentamente. C’era una sola inesattezza: invece di menzionare l’applauso, si diceva che tutti i presenti, compresi i questurini, si erano messi in ginocchio o più precisamente avevano piegato il ginocchio. Ebbi occasione di incontrare poco dopo l’autore e gli feci notare l’inesattezza. Lo sapeva. Aveva, però, creduto di dovere aggiustare la verità perché l’applauso gli era sembrato inopportuno in un cimitero e in occasione di un funerale. Ma per me quel discorso, quell’uomo, quell’avvocato che non ho mai avuto occasione di conoscere, erano al di sopra delle bienséances. E come tali sono rimasti nella memoria. Cfr. A. D’Andrea, Filosofia e autobiografia. Un diario al passato, Edizioni Cadmo, Fiesole1998, p. 20. L’episodio è citato anche nella recensione a detto volume di G. Da Pozzo, in «Nuova Antologia», gennaio-marzo 1999, vol. 582, fasc. 2209, p. 389.
10. Così secondo un documento vergato a mano e custodito tra le carte di famiglia avrebbe dovuto recitare la lapide: Luigi Fulci nato a Modica il 20 maggio 1872, mort...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Sinossi
  3. Profilio biografico dell'autore
  4. Colophon
  5. Prefazione
  6. Nota dell’autore
  7. Capitolo primo
  8. Capitolo secondo
  9. Capitolo terzo
  10. Note
  11. Appendice documentale e fotografica
  12. Ti suggeriamo