Sigillo
Ma c’è nell’esistenza
qualcos’altro che amore
per il proprio destino.
La nostra storia! morsa
di puro amore, forza
razionale e divina.
Pier Paolo Pasolini
Oh che inverno esorbitante che percezione del terribile!
Siamo a bordo
non v’è ruggine sul fiocco
non si spezza sotto vento l’esca
del mio amo. Mantieni la rotta
appena sarai lassù, tienimi forte.
Se sei pronto per simili averi
su quel cavallo verde di fanghiglia
non sferrare assalti al cielo.
Abbiamo ambedue una ragione di fuoco
uguale tempesta, uguale partitura.
S’intende l’innocenza, stasera
il suolo ci raggiunge, si sospetta
della verginità ancora intatta.
Amore non so, non voglio sapere
se dalla via s’intravede
la statua risorta.
Arrivati all’ora zero dell’esplorazione
costeggiando la secca palude, vicini al muro
credemmo che la campagna tendesse tranelli.
Divertiti, infrangendo il vetro, ci prendemmo
come se il muro fosse zattera, battito
di un nostro privato martirio.
Dormivano i corpi dopo la valanga del giudizio
stesi lontano dalla rivalità,
ci chiamammo terra di spighe
con i polsi in fondo bagnati, ridevamo
in un lago con le maglie incrociate
scandagliando le nostre fibre.
Giustizia
1.
Io non so cosa voglia Dio da me
perché mi spinge fuori dalla memoria
di funicolari con una sciocca maschera di giovinezza,
navigo intanto sulla retta delle api
che si fanno beffa e raccolgono sicure
altri assetti afferrando la luce dell’embrione.
2.
Qualcuno entra nella casa bagnata
bar di stolti inquilini,
piedi carichi di acqua aspettano
che la santa indirizzi il campo.
Regolatore d’anima riscalda
olfatto di cigni, sposalizi esangui.
Piove tantissimo e tutti chiamano
il padre, volti di statue e di bambini
in una suola di scarpa vedono il giudizio.
Missione
a Milo De Angelis
Alle cinque si schiantano le regali pianure
della neve sparsa, mete del momento
indicatore dei terribili venti
non è banale, l’erba del prato
non ha simboli di morte, il lago ascende
forte sotto il peso del montanaro,
quanti paletti in fila verso il camposanto
tu che li conosci non ritirare
la nostra spiaggia di piogge fresche.
Possibile non sapere, impossibile il sangue
che cola, che sia invasione
che sia il ragazzo che imbianca i muri
per timore fermo dell’accaduto, la missione.
Non diciamo niente a chi
non ha storie e vive
per quelle degli altri e s’interroga
sul posto delle fragole. Andiamo
su quella collina alle sette di sera
dopo il granaio su in cima c’è
un camion che porta in paradiso.
Gennaio 1988
1.
Se il poeta è maestro di verità
io sono specialista della memoria!
Per metà della vita ho riparato
altrui misfatti formando l’ordine
di un requiem dolce per bambine,
tenero si espande, mi getta nel mezzo,
se un eremita mi raccoglie
sembra cadere anch’esso
nei saluti finali della fossa,
se Dio si commuove trovi un cesellatore:
vede, se ce la fa a passare dalla cruna
di un ago, se ci riesce, scriva i nomi
con inchiostro speciale
e poi incida, incida, incida!
2.
Il rumore del tuffo fiammeggia in cinque parti
in un soffio di vento si è perduto il nome
l’unico che imbarcava su navi
l’unica goccia di gennaio
la neve non scende
ad un tratto ci ferma nel ricordo dei morti
nei gesti del rito antico e perfetto:
nostro figlio che è simile a te
cammina, non è un angelo!
Vigilia di Natale
Sono nella frenesia
de...