Il babysitter di mio fratello
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Il babysitter di mio fratello

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Il babysitter di mio fratello

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Informazioni sul libro

Elizabeth Jonson, sedici anni inoltrati, ha subito tante delusioni nella vita che l'hanno portata a non fidarsi di nessuno. È per questo motivo che quando la madre decide di ingaggiare un ragazzo della sua scuola come babysitter del fratellino la notizia non viene presa nel migliore dei modi.
La routine a cui Elizabeth si era ormai abituata viene sconvolta dall'ingresso di una nuova persona nella sua quotidianità, una persona determinata ad abbattere quel muro che la ragazza si era costruita attorno a soli undici anni.
Elizabeth si trova a dover affrontare il ritorno di emozioni a lei conosciute, come la rabbia e la frustrazione, e l'avvento di altre che non ha mai incontrato nella sua vita, come l'amore.
Riuscirà ad aprirsi e mostrare il suo lato vulnerabile o continuerà a fare affidamento solo su se stessa?

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Informazioni

Editore
Go Ware
Anno
2019
ISBN
9788833633077

1

«Cosa hai fatto?» esclamai incredula spalancando gli occhi.
«Ho visto i volantini fuori dalla tua scuola e ne ho approfittato» rispose tranquilla mia madre.
«Mamma, posso badare io a Derek!» continuai esasperata. «Non abbiamo bisogno di un ragazzo fastidioso e ficcanaso in casa! Ne abbiamo già uno!»
«Elizabeth, attenta a come parli» mi rimproverò.
Sospirai in modo teatrale e lanciai un grido disperato. Incrociai le braccia al petto, guardandola fissa negli occhi per provare a persuaderla.
Mia madre bevve un sorso di tè dalla sua tazza preferita e mi guardò indifferente.
«Mamma...» mi lagnai piegando e stendendo ripetutamente le ginocchia.
Lei alzò le sopracciglia e si riportò la tazza alle labbra.
Grugnii e alzai gli occhi al cielo. Mi voltai ed entrai in camera mia sbattendo la porta.
«Verrà tra un’ora per un colloquio!» mi gridò dietro. «Vedi di comportarti da persona matura una volta tanto!»
Mi buttai sul letto frustrata.
Da un po’ di tempo mia madre si era fissata con l’idea che avessimo bisogno di un babysitter per mio fratello e non si dava pace. Avevo provato a convincerla a cambiare idea ma non c’era stato modo. Tutti i “Derek ha sei anni! Non ha bisogno di un babysitter!” erano stati inutili.
Sbuffai e afferrai il libro che la sera prima avevo appoggiato sul comodino, provando a calmarmi. Mi metteva a disagio avere uno sconosciuto in giro per casa. Eravamo stati solo noi tre, quasi sempre. Non volevo dovermi preoccupare di non girare per casa in pigiama, di abbassare il volume della musica perché potevo dare fastidio, di riuscire a non addormentarmi sul divano, di farmi la doccia la mattina presto in modo da non doverla fare il pomeriggio con uno sconosciuto in casa.
Chiusi il libro di scatto e afferrai il cellulare. Mi alzai in piedi e aspettai che gli squilli venissero sostituiti dalla voce ormai familiare della mia migliore amica.
«Pronto?» rispose dopo tre squilli.
«Non la sopporto più!» dissi velocemente continuando a girovagare per la camera.
«Chi?» chiese Avril. Sentii qualcuno parlare di sottofondo e lei sussurrare velocemente di tacere. «Non vedi che sto parlando al telefono, Jake? Lasciami cinque minuti in pace.»
«Mia madre!» esclamai ignorando i battibecchi tra la mia amica e suo fratello. «È ancora convinta che io non riesca a badare a Derek!»
«Liz, magari vuole solo che tu ti senta libera di uscire il pomeriggio senza pensare a tuo fratello» rispose tranquillamente.
«Avril» dissi provando a calmarmi e a farle capire la gravità della situazione. «Ingaggiare un babysitter è uno spreco di soldi che non possiamo permetterci.»
«Sei sicura che sia per i soldi che sei così nervosa?» domandò calma. Sospirò e continuò. «Io penso che sia solo che non vuoi dover socializzare con qualche nuova persona.»
«Questa è una scemenza grande quanto una casa» ribattei. «Sai benissimo che non è vero. Sono più che disposta a socializzare, lo sai benissimo, ma non socializzo con una persona solo perché mia madre la paga sprecando soldi.»
«Tua madre sa quello che fa e sa se spende troppo» disse. «Non metterle i bastoni tra le ruote, Liz. Vuole solo il meglio per te e Derek. Se è più tranquilla ad avere un babysitter, allora lascia che lo ingaggi.»
Sbuffai e mi sedetti sulla sedia della scrivania. «Perché nessuno riesce a capire quello che dico? Ho sedici anni, penso di essere capace di badare a un bambino di sei anni anche da sola.»
«Nessuno dice il contrario, Liz» rispose addolcendo la voce. «Ma devi guardare il lato positivo: avrai più tempo per te. Ti lamenti sempre di dover passare i pomeriggi a casa con Derek o di non riuscire a studiare perché gli devi stare appresso. Così il problema viene risolto.»
«Sì, ma…» iniziai sbuffando.
«Niente ma» mi interruppe. «Quando inizia a lavorare questo fatidico babysitter?»
«Non lo so» mormorai. «Viene tra un po’ per un colloquio, ma mia madre sembra già abbastanza convinta. Probabilmente lo farà iniziare il prima possibile, forse anche domani.»
«E allora domani dopo scuola andiamo a festeggiare la tua libertà» rispose. «Su con la vita, Liz! Magari è simpatico!»
«Mmm» mugugnai per niente convinta. «O magari è una testa montata.»
«E magari tu hai un po’ troppi pregiudizi su una persona di cui non conosci nemmeno il nome» ribatté.
Una risata mi uscì dalle labbra per la sua capacità di rimettermi sempre in riga. «Ti odio quando fai così.»
La sentii ridacchiare. «Ma mi vuoi bene lo stesso perché sono fantastica.»
«E modesta» mormorai. Sentii il mio stomaco brontolare e lanciai un’occhiata all’orologio. «Ho una fame!»
«Tu hai sempre fame» ribatté Avril. Mi alzai e andai in cucina.
«Il cibo fa bene» risposi afferrando del pane. Aprii il frigorifero cercando il Philadelphia. Feci una smorfia vedendo tanti puntini neri. «Che schifo... Perché in questa casa sono l’unica che butta le cose quando fanno la muffa?»
«Liz, tra poco ceniamo» mi rimproverò mia madre entrando in cucina mentre buttavo la confezione di plastica nel secchio.
«Ho fame ora» risposi cercando il prosciutto e tenendo il cellulare tra la spalla e l’orecchio. «Che fai stasera, Av?»
«Sto a casa a fare l’angioletto mentre mio fratello e i suoi amici si impossessano della televisione e mangiano come dei porci sbriciolando sul divano. Niente di nuovo, insomma.»
Sentii il cuore sprofondarmi in petto a sentir nominare gli amici di Jake. «Quasi quasi vengo lì anch’io...»
Immaginai Avril alzare gli occhi al cielo alla mia adorazione per il compagno di squadra di suo fratello, Jason Wilson, il ragazzo a cui andavo dietro da anni. Feci una risatina per smorzare la velata invidiosa serietà che avevo nascosto nella mia affermazione.
«Se la prossima volta che lo vedi riuscissi a dire più di due parole in croce balbettate, magari ti noterebbe e non ci sarebbe bisogno di imbucarsi a casa mia» disse mentre addentavo il mio panino. «Oppure potresti fare come una qualsiasi persona sana di mente farebbe e approfittare del fatto che è il migliore amico del tuo migliore amico e chiedere a Jake di organizzare un’uscita.»
«Come? Io non dico due parole in croce!» provai a difendermi, sentendo un pizzicore familiare invadermi il viso. In realtà non avevo mai avuto una conversazione con Jason Wilson, non una significativa almeno. ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Presentazione
  5. 1
  6. 2
  7. 3
  8. 4
  9. 5
  10. 6
  11. 7
  12. 8
  13. 9
  14. 10
  15. 11
  16. 12
  17. 13
  18. 14
  19. 15
  20. 16
  21. 17
  22. 18
  23. 19
  24. 20
  25. 21
  26. 22
  27. 23
  28. 24
  29. 25
  30. 26
  31. 27
  32. 28
  33. 29
  34. 30
  35. 31
  36. 32
  37. 33
  38. 34
  39. 35
  40. 36
  41. 37
  42. 38
  43. 39
  44. 40
  45. 41
  46. 42
  47. 43
  48. 44
  49. 45
  50. 46
  51. 47
  52. 48
  53. 49
  54. 50
  55. 51
  56. 52
  57. 53
  58. 54
  59. 55
  60. Epilogo
  61. Colonna sonora
  62. Ringraziamenti