Lavori in corso. Rapporto ISPI 2020
eBook - ePub

Lavori in corso. Rapporto ISPI 2020

La fine di un mondo, atto II

  1. 266 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Lavori in corso. Rapporto ISPI 2020

La fine di un mondo, atto II

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Un mondo è finito. Era il mondo che conoscevamo, quello liberale e a guida occidentale che era emerso dal secondo dopoguerra e che sembrava aver trionfato alla fine della guerra fredda.Viviamo oggi un periodo di transizione verso un nuovo mondo, di cui però non riusciamo ancora a tracciare con chiarezza i contorni. Una fase di "lavori in corso" per la costruzione di un ordine internazionale ancora indefinito. Il Rapporto ISPI 2020 vuole decifrare questo mondo dei "lavori in corso" esplorandone tre dimensioni.Chi sono i grandi attori che lavorano alla costruzione del nuovo ordine internazionale? Quali sono gli ambiti in cui stanno lavorando, ovvero in cui competono o collaborano? E che forme prendono competizione e collaborazione sui vari scacchieri regionali, dall'Asia al Medio Oriente, dall'Africa all'America Latina?

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Lavori in corso. Rapporto ISPI 2020 di Alessandro Colombo, Paolo Magri in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Politik & Internationale Beziehungen e Globale Politik. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Ledizioni
Anno
2020
ISBN
9788855261821
PARTE I
LE POSTE IN GIOCO
1. Il declino dell’ordine liberale e la crescita della Cina
Alessandro Colombo
A trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino che ha segnato anche simbolicamente la fine del “mondo di ieri” del Novecento, il sistema internazionale si conferma resistente a ogni tentativo di interpretazione comprensiva. Non che, in questo trentennio, interpretazioni di questa natura siano mancate tanto nella retorica politica quanto nell’analisi scientifica. Nel primo decennio del dopoguerra fredda avevano prevalso le interpretazioni trionfalistiche centrate sulla transizione universale al mercato e alla democrazia, il ruolo crescente delle istituzioni internazionali e della “multi-level governance”, l’attivismo di una fantomatica “opinione pubblica mondiale” impegnata a promuovere e difendere la “religione civile” dei diritti umani e l’“egemonia benigna” degli Stati Uniti e dei loro alleati nel ruolo di un’inedita “Santa Alleanza democratica”1 pronta a condurre guerre rigorosamente “umanitarie” contro chiunque mettesse in discussione “la pace e la sicurezza internazionale”.
Già a partire dal decennio successivo, il progetto di Nuovo Ordine Internazionale entrò progressivamente in crisi sotto i colpi di eventi quasi altrettanto simbolici rispetto a quelli della caduta del Muro: l’abbattimento delle Torri Gemelle e l’ancora più inusitato (e, per questo, molto meno rappresentato) attacco al Pentagono dell’11 settembre 2001, il fallimento politico e militare della guerra contro l’Iraq del 2003, la grande crisi economica e finanziaria del 2007-2008. Mentre, di pari passo, le interpretazioni del contesto internazionale si spostarono dapprima verso una retorica sempre più onnicomprensiva della crisi e, poi, verso una prognosi più definita e più radicale di declino, crisi o vera e propria fine del Mondo liberale.
Da alcuni anni a questa parte, tuttavia, a questa parabola di ascesa e declino dell’ordine internazionale liberale sembra essere subentrato un nuovo possibile asse delle relazioni internazionali, centrato anche questa volta su un’ascesa, ma di segno diverso: quella spettacolare della Cina, verso la quale si sono già riorientate non a caso le preoccupazioni e le politiche di sicurezza degli Stati Uniti.
La crescente competizione tra Stati Uniti e Cina
La competizione tra Usa e Cina costituisce di per sé un elemento ragguardevole di trasformazione delle dinamiche politiche ed economiche internazionali. Dopo che, per diversi anni, il futuro del sistema internazionale era stato guardato secondo l’alternativa tra il permanere dell’unipolarismo a guida americana e la transizione verso un nuovo multipolarismo, l’emergere della Cina a ruolo di potenziale (e, per certi versi, già attuale) peer competitor degli Stati Uniti ha cambiato bruscamente la scena. A essere chiamato in causa è il duplice rapporto tra ordine ed egemonia, da un lato, e tra crisi dell’egemonia e mutamento internazionale dall’altro, delineato da tutte le cosiddette teorie egemoniche delle Relazioni Internazionali2. In un senso, questo rapporto definisce le condizioni della stabilità internazionale, che sarebbe associata alla presenza di un paese tanto più forte degli altri da garantire la pace e la sicurezza, il godimento dei diritti sul territorio e la regolazione delle relazioni economiche globali. Nell’altro senso, lo stesso rapporto detta anche una sorta di “ritmo” alla politica globale, segnato dai “lunghi cicli” di ascesa e declino delle potenze egemoni3. Quando la potenza è più concentrata, all’indomani di “guerre generali” quale è stata, in modo anomalo, la stessa guerra fredda, è molto alta sia la domanda di ordine e di sicurezza da parte dei membri della convivenza internazionale, sia la capacità del più forte di offrire ciò che gli altri le chiedono. Quando, al contrario, la concentrazione del potere imbocca la parabola discendente, il paese più forte diventa sempre meno capace di svolgere il proprio ruolo, mentre uno o più sfidanti possono riuscire a dimostrare di essere in grado di non obbedirgli senza che la disobbedienza venga sanzionata.
Proprio questa parabola discendente sembra essere stata imboccata nell’ultimo decennio anche dall’egemonia degli Stati Uniti. Da un lato, mano a mano che ci si è allontanati dall’immediato dopoguerra fredda, la coalizione euro-occidentale dei “vincitori” è sembrata smarrire la capacità e, di conseguenza, la volontà di continuare a dettare l’ordine internazionale, tanto su scala globale quanto all’interno delle singole aree regionali (come ha mostrato la paralisi sia americana sia europea di fronte alla nuova ondata di crisi mediorientali). Dall’altro lato, al ripiegamento degli Stati Uniti e dei loro alleati europei ha corrisposto un parallelo aumento dell’attivismo e dell’assertività di altri attori, alleati (come la Turchia e l’Arabia saudita in Medio Oriente) e, soprattutto, possibili competitori. Basti pensare, in Medio Oriente, al coinvolgimento dell’Iran nella guerra civile siriana e nel fragilissimo dopoguerra iracheno; sempre in Medio Oriente, all’attivismo della Russia prima in Siria e adesso in Libia, solo pochissimi anni dopo le sfide militari in Georgia e in Ucraina; mentre una sfida ancora più comprensiva viene, appunto, dalla Cina, soprattutto in virtù della crescita senza precedenti goduta dal paese negli ultimi trent’anni e, in maniera ancora più spettacolare, negli ultimi cento.
Come ogni brusca redistribuzione del potere, anche questa ha un effetto destabilizzante sulle relazioni internazionali. Intanto, come ogni struttura anche solo tendenzialmente bipolare, anche quella emergente sembra mostrare una natura conflittuale, almeno nel senso che tanto la potenza in declino quanto quella in ascesa tendono a sospettare delle intenzioni (presenti o future) dell’altra, con il rischio (niente affatto inevitabile) di precipitare in quella spirale competitiva che gli studiosi di Relazioni Internazionali sono soliti definire “dilemma della sicurezza”4 e che, con riferimento proprio alla competizione tra Stati Uniti e Cina, è stata ribattezzata recentemente “trappola di Tucidide”5.
Questa dinamica competitiva è completata e, nella peggiore delle ipotesi, aggravata da almeno tre fattori. Il primo è, banalmente, l’incertezza strategica. Per gli Stati Uniti, questa si traduce nel dilemma se coinvolgere o contenere la Cina o, più realisticamente, quanto coinvolgerla e quanto contenerla6. La scelta del coinvolgimento, adottata con diverse gradazioni (data anche l’enorme differenza di contesto storico) dalle amministrazioni Clinton e Obama, si propone di prevenire l’ostilità della Cina, ma corre il rischio di rafforzarla. La scelta del confronto, adottata dall’amministrazione Bush e, con ancora maggiore decisione, dall’amministrazione Trump, si propone di evitare l’inganno, ma corre il rischio di aumentare l’ostilità. Un dilemma specularmente opposto investe, come tutte le potenze in ascesa del passato, la Cina. La scelta, in questo caso, è se e quanto adattarsi ai princìpi, alle norme e alle regole vigenti e se e quanto cominciare a sfidarli. Una strategia di adattamento ha il vantaggio di diminuire la diffidenza e la resistenza della potenza al vertice, ma rischia di sacrificare una quota delle proprie potenzialità. La strategia opposta libera più facilmente le proprie potenzialità, ma rischia di aumentare la diffidenza e la resistenza della potenza in declino.
Il secondo fattore è il carattere quasi irresistibilmente cumulativo della competizione. Se, ancora fino a pochissimi anni fa, la sfida dalla Cina proveniva soltanto dal terreno economico, da alcuni anni a questa parte la sfida si è già trasferita sul terreno militare – sebbene soltanto su alcuni comparti e, in ogni caso, non ancora sul terreno globale dove gli Stati Uniti conservano una superiorità senza precedenti rispetto a tutti gli altri attori. In maniera più significativa, la Cina è già diventata un competitor di primo livello sul terreno degli aiuti allo sviluppo e, soprattutto, delle iniziative multilaterali, simboleggiate ma non esaurite dal grande progetto della Belt and Road Initiative. Mentre, come sempre nella storia delle relazioni internazionali, questa crescente competitività si sta trasferendo dal terreno del potere e delle istituzioni a quello dei princìpi della legittimità internazionale, dove la Cina si propone paradossalmente come il difensore per eccellenza del principio europeo per antonomasia di sovranità.
Il terzo e ultimo fattore è legato al consueto rapporto tra potere e prestigio, e sfiora (almeno ironicamente) quello che i politici e gli studiosi statunitensi vantavano all’unisono, al colmo dello strapotere americano, come soft power. Mano a mano che crescono il potere e l’attivismo della Cina, crescono anche il suo potere di attrazione e la tentazione apertamente dichiarata dalla Cina di spenderlo. “Siamo assolutamente fiduciosi”, proclamava già nel 2016 il presidente cinese Xi Jinping, “di potere offrire una soluzione cinese alla ricerca di sistemi sociali migliori”. Un anno più tardi, lo stesso Xi Jinping confermava l’intenzione cinese di indicare “una nuova via agli altri paesi in via di sviluppo per raggiungere la modernizzazione”7, e “una nuova opzione per gli altri paesi e le altre nazioni che...

Indice dei contenuti

  1. Lavori in Corso. La fine di un mondo, atto II. Rapporto ISPI 2020
  2. Colophon
  3. Indice
  4. Introduzione
  5. Parte 1. Le poste in gioco
  6. Parte 2. I campi da gioco
  7. Parte 3. I giocatori
  8. Conclusione: "G zero", Italia e interesse nazionale
  9. 2019: la pagella dell'expert panel
  10. Hanno preso parte:
  11. Una sintesi cronologica
  12. Gli autori