Dalle ore lavoro alle ore valore
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Storie del lavoro che verrà

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Storie del lavoro che verrà

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Informazioni sul libro

Prefazione di Stefano CianciottaNel lavoro ancora oggi sembra che nella stragrande maggioranza delle situazioni, si continuino ad usare categorie di pensiero, idee e strumenti del secolo scorso che, forse, potevano funzionare in una situazione completamente diversa, ma che ormai sono inadeguati alla realtà che è cambiata e cambia con una rapidità impressionante. Da questa riflessione condivisa è nata l'idea di scrivere "a quattro mani" un libro, si spera diverso, che affronta e illustra le nuove idee sul lavoro che cambia, con la giusta attenzione su cosa fare e soprattutto su come fare.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788849863130
Categoria
Sociologia

1.
Come cambia la strategia d’Impresa per vincere nel mercato globale

Fare di più, con meno e meglio

Da molti anni lavoriamo con le Persone.
Crediamo sia più giusto chiamarle così, piuttosto che Risorse Umane: un termine assolutamente inadatto, anche se ormai accettato universalmente. Le risorse sono: materie prime, macchine, capitali ecc.
Ci piace ancor meno la definizione di Capitale Umano, quasi che la dimensione finanziaria, ormai prevalente dappertutto, sia realmente in grado di rappresentare il valore delle persone.
Le Persone, con la P maiuscola, sono molto di più. Rappresentano la dimensione umana che dovrebbe caratterizzare le organizzazioni evolute, facendoci riscoprire parole come: equità, giustizia, merito, passione, energia, impegno, valore, che hanno a che fare con le persone e che dovrebbero far parte del mondo del lavoro più in generale.
Ci sembra di vivere in una realtà, soprattutto in Italia, fortemente ancorata alle categorie di pensiero del secolo scorso. Sono già passati oltre quindici anni e sembra ieri che stavamo a preoccuparci del grande problema del millennium bug, ossia quello dei due zeri dei computer. A pensarci bene abbiamo svoltato addirittura un millennio e questo dovrebbe farci riflettere.
Certo il cambiamento preoccupa, a volte spaventa.
È in molti casi difficile lasciare le certezze del già visto, del già fatto, per avventurarsi nel mare aperto delle novità, legate soprattutto a quanto successo con la globalizzazione che ha cambiato, in un modo estremamente rapido, le regole del gioco. Novità che non è stata percepita dalla maggioranza delle aziende.
La sfida globale, espressa in poche parole, è: «Fare di più, con meno, meglio».
Facile a dirsi, difficile da fare. Ha a che fare con lo sviluppare i ricavi, con il simultaneo abbattimento dei costi, offrendo, con l’innovazione, qualità di prodotti e servizi sempre migliore.
L’unico modo per riuscirci è avere collaboratori «normali», che siano capaci e motivati, che abbiano voglia (testa e cuore) di esprimere performance straordinarie. Ecco dunque la necessità di investire nelle persone perché siano il reale fattore competitivo, capace di fare la differenza.
Come se non bastasse, a tutto ciò si è aggiunta la cosiddetta «crisi» che dura ormai da dieci anni e di cui si stenta a vedere la fine, anche perché si tratta invece di un cambiamento strutturale di sistema, dove nulla sarà più come prima.
Immaginare come si possa uscire da una situazione così non è semplice. Siamo fortemente convinti che il modo nuovo abbia a che fare con la valorizzazione delle persone, per consentire la piena espressione delle loro potenzialità, lavorando tutti insieme per creare valore, ciascuno al proprio livello, uscendo dalla logica della remunerazione del tempo trascorso sul lavoro, tipica del Novecento, ma assolutamente inadeguata ai giorni nostri.
È una cosa semplice a livello concettuale, ma difficile da realizzare, perché valorizzare le persone (una volta si sarebbe detto «gestire» le persone) è complesso, faticoso, per il semplice motivo che le persone sono uniche e non c’è un manuale che indichi come fare con Giuseppe, con Monica o con Marco.
La natura ci dà messaggi chiari in tal senso. Se solo sapessimo osservarla e ascoltarla di più. Per farci comprendere l’unicità delle persone ci ha dato addirittura tre tipi di password di identificazione: il Dna, le impronte digitali e il fondo dell’iride che sta già soppiantando o soppianterà molto presto il codice pin del Bancomat.
L’unicità delle persone richiede curiosità, attenzione, osservazione, ascolto, riflessione, per comprendere l’altro che ci sta di fronte e, se le informazioni non sono sufficienti, possiamo utilizzare l’arte di fare domande, con le parole giuste, il tono appropriato, il tutto condito da un’atmosfera tipo l’m ok, you’re ok che è l’ingrediente magico, dove rispetto e considerazione reciproche rendono possibile un dialogo che funziona.
Capito perché non è facile?
Ci vuole pazienza, disciplina, a volte fatica, con la consapevolezza che ne valga la pena.
Ma andiamo per ordine.
Spesso abbiamo sentito parlare di strategia di business e tale definizione, soprattutto nella piccola media impresa, sembrava astratta, lontana dalla realtà del fare, che tanto piace ai nostri imprenditori e anche ai manager.
Si tratta quindi di riportare il concetto di strategia a una visione concreta, semplice concettualmente, anche se non facile da realizzare.

Fare di più

Vediamo concretamente come fare.
Fare di più vuol dire «Sviluppare i Ricavi». Sembra banale, ma spesso il focus è più spostato sui costi. Per carità, legittimo farlo ma non basta.
Sviluppare i ricavi vuol dire dedicare le giuste energie per capire dove sono gli spazi di crescita per l’azienda.
Ci sono domande a cui si deve trovare risposta:
come mi muovo nel mio mercato di riferimento?
Opero correttamente a livello di segmentazione? Sono presente sia nella fascia alta (Top quality-Top Price), in quella media o in quella economica?
Posso crescere con i prodotti esistenti e con i clienti esistenti?
Posso crescere con nuovi prodotti sui clienti esistenti?
Posso crescere con i prodotti attuali su nuovi clienti?
Posso crescere con nuovi prodotti su nuovi clienti?
Come dedico il lavoro mio e delle mie persone per trovare risposta a queste domande?
Trovare risposte richiede tempo per pensare, spesso però il tempo non c’è perché bisogna fare. Questa è una prima scelta fondamentale da fare che guarda caso implica una riflessione.
Quanto tempo dedica mediamente in percentuale un imprenditore o un manager a pensare ogni settimana, rispetto al fare e al relazionarsi?
Spesso siamo sotto al 10%, quando dovremmo stare intorno al 30%.
Prendiamo la nostra agenda e proviamo a calcolarlo nella nostra realtà.
Questo poi si riflette anche sui collaboratori.
Capita di procedere con una logica di routine dove chi si occupa di vendite cerca di extrapolare il passato, con crescite di fatturato stimate molto conservative, per non rischiare.
Questo si riflette anche sull’organizzazione del lavoro, dove spesso si procede continuando a fare quello che si è sempre fatto, proprio in forza di quella logica di routine di cui si è detto prima.
Si dovrebbe pensare invece di chiedere di più alle proprie persone, non tanto o non soltanto dal punto di vista della quantità, ma anche e soprattutto della qualità.
Affianc...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Sinossi
  3. Profilo biografico dell'autore
  4. Colophon
  5. Prefazione
  6. Introduzione
  7. Parte prima - Il lavoro che verrà di Claudio Bonasia
  8. 1. Come cambia la strategia d’Impresa per vincere nel mercato globale
  9. 2. Dalle «Ore Lavoro alle Ore Valore»
  10. 3. Creare nuove opportunità di occupazione
  11. 4. Da «Dipendenti» a «Collaboratori»: come cambiare l’atteggiamento sul lavoro, per costruire e difendere il proprio futuro
  12. 5. Coniugare Telelavoro e Part Time, una soluzione win-win per azienda e lavoratori
  13. 6. Come valorizzare gli over 60 sul lavoro: il modello delle 4 I
  14. 7. Da Manager a Manager-Leader-Coach. Com’è cambiata la professione manageriale
  15. 8. Dalla Formazione all’Apprendimento. Come cambia il modo di sviluppare le competenze delle persone
  16. Parte seconda - Il futuro del lavoro nell’economia che si trasforma: nuovi scenari del lavoro e nuove prospettive delle relazioni industriali di Luigi Di Giosaffatte
  17. Conclusioni
  18. Postfazione
  19. Ringraziamenti
  20. Note