CAPITOLO 1
L’OPPORTUNITÀ PROFESSIONALE OFFERTA DA LINKEDIN
Non sprecare altro tempo a discutere
su come dovrebbe essere un buon uomo:
sii un buon uomo.
Marco Aurelio
Da Bodega, bar di Miami Beach, fanno degli ottimi tacos. È un locale scarno, non ci andresti mai con la tua fidanzata, ma il cibo è ottimo. Ci entri per caso e dalla strada l’insegna si vede appena; dopo averci passato una mezz’ora potrebbe venirti voglia di andare al bagno… ma ecco il segreto: dietro al simbolo della toilette c’è un’anticamera e dietro l’anticamera un locale strepitoso. I soffitti sono alti e l’atmosfera è degli anni ’20: splendidi divani e gente che si diverte fino alle prime luci dell’alba. LinkedIn è così: non giudicarlo da fuori una semplice versione online del curriculum, entra e scopri le tante sorprese e opportunità professionali che ti regalerà. La piattaforma acquistata da casa Microsoft è un social dalle molteplici sfaccettature: adatto a più funzioni aziendali, ti aiuta nel personal branding, nella ricerca del lavoro, nella selezione di talenti, a trovare nuovi clienti. La forza di questo medium sta nella sinergia vincente tra un uso personale professionale e uno aziendale. In questo capitolo vediamo per quale motivo LinkedIn riveste un’importanza così grande nel mondo attuale e cosa devi fare per migliorare la tua presenza online, curando quotidianamente le quattro fasi della filiera.
Come ragionano e si comportamento gli utenti online
Prova a pensare a come è cambiato il tuo comportamento e quello delle persone che ti circondano in questi anni. Oggi gli internauti sono persone sempre connesse, lo stare online continuamente è una condizione normale della nostra esistenza, anche in vacanza. Secondo un rapporto AGI-Censis3 la maggior parte di noi è online prima di andare a dormire (77,2%) e al mattino subito dopo la sveglia (63%). È consistente il tempo sottratto ad altre attività come le relazioni e gli affetti familiari (35,6%), tanto da generare un senso di ansia e stress quando per vari motivi non si riesce a essere online (55,4%). Guardati intorno: che tu stia aspettando il tram, prendendo un caffè o passeggiando nel parco, sarai circondato da persone con gli occhi incollati a un device connesso a Internet. Questa condizione è il risultato della rivoluzione digitale: l’accesso rapido a una massa di informazioni, a costo marginale zero, grazie alla diffusione capillare di potenti smartphone e tablet sempre connessi; l’aumento d’uso dei social media, che entrano nelle abitudini quotidiane e assorbono una crescente quota di ore. Queste novità hanno cambiato il nostro modo di passare il tempo, ragionare e decidere: dentro e fuori l’ufficio. Più siamo online, più produciamo contenuti che condividiamo online, come un enorme organismo che si autoalimenta. Incredibile se pensiamo che prima dei social dominava l’utente passivo davanti alla TV, vero?
La sfida oggi è avere l’attenzione in un mondo pieno di contenuti multimediali che quantitativamente hanno superato la nostra capacità di leggerli. Da qui la necessità di algoritmi che filtrano per noi la massa di informazioni: da Google a Facebook, passando per Tinder e finendo con LinkedIn. La nostra memoria è stata subappaltata ai server e ai database: chi ricorda più di tre numeri di cellulare? Per emergere nell’era dell’eccesso informativo servono contenuti di qualità, comprensione degli algoritmi e di come funziona il cervello quando è online. Iniziamo dal cervello. In estrema sintesi, il cervello agisce in due modalità: quella veloce, che si attiva per l’uso frequente e istintivo, e quella lenta, utilizzata invece per fare calcoli e ragionamenti che richiedono uno sforzo4. Quando cerchiamo qualcosa online (e sui social come LinkedIn), senza rendercene conto stiamo usando la modalità veloce, quella che il nostro cervello attiva alla ricerca di scorciatoie che ci permettano di impiegare meglio il nostro tempo, senza doverci impegnare troppo o ricordare. In realtà non ce ne accorgiamo, ma quando scorriamo una pagina su Internet, scansioniamo testo e immagini, e non leggiamo interamente tutti i dettagli. Cerchiamo le parole chiave e il “succo del discorso”, quello che in realtà ci interessa veramente in mezzo a una mole di dati che richiederebbero troppo “pensiero lento” dal nostro cervello (ecco perché alcuni giornali online gratis hanno reso i testi più brevi, spesso dividendoli in paragrafi: così è più facile reperire tutte le informazioni nella modalità “lettura veloce”). Il grafico che ti propongo in Figura 1.1 mostra chiaramente questo modus operandi dell’utente online: all’aumentare del numero delle parole di una pagina web non corrisponde un proporzionale aumento della durata della visita della pagina stessa.
Quindi online pochi leggono: la maggioranza “scrolla”.
Per i creatori di contenuti destinati al web è meglio concentrarsi sulla reale utilità degli stessi e sulla capacità del contenuto di attrarre l’attenzione nella fase di scansione della pagina.
In che modo, però, tutto questo ha un impatto anche sul tuo personal branding? Se qualcuno in questo momento vuole contattare una figura professionale come la tua e cercando su LinkedIn con alcuni termini chiave non ti trova, o ti trova ma non è attratto dal tuo profilo, hai perso un’occasione lasciandola ad altri che meglio sono riusciti a posizionarsi e a rendere visibili e comprensibili le proprie capacità.
Figura 1.1 – Aumentando il numero di parole non aumenta la durata della visita.
Più che un CV online, LinkedIn è un’enorme piazza affollata: per riuscire a emergere bisogna usarlo con proattività, facendosi trovare per i contenuti desiderati. Comunica il tuo valore attraverso un profilo curato e ottimizzato, crea nuove relazioni e gestisci al meglio il networking. Il mercato del lavoro in senso ampio è quello che la teoria dei giochi chiama “gioco a somma zero”: la vincita di un partecipante coincide con la perdita del suo concorrente5. La stessa competizione si scatena su LinkedIn quando un selezionatore delle risorse umane deve decidere quale profilo convocare fra quelle disponibili. L’attenzione di tutti è sempre più scarsa e temporanea, nei prossimi capitoli vedremo come attrarla e mantenerla.
Perché LinkedIn?
Secondo il Global Digital 20186 gli utenti attivi sui social network corrispondono al 42% della popolazione mondiale, di cui il 39% da mobile. In Italia il tempo medio speso su Internet ammonta a circa 6 ore, di cui 2 ore e 20 minuti da mobile (Figura 1.2) dove una ventina di app monopolizza l’attenzione, tra cui molte social. Tutto ciò suggerisce una considerazione: probabilmente dedichiamo più attenzione e tempo ai social che al benessere fisico.
Figura 1.2 – Macro indicatori utenti attivi sui social nel 2018.
Ipoteticamente, in base al tuo lavoro e alle tue passioni, puoi tranquillamente usare sette o otto social media diversi. Tuttavia, se hai ventiquattro ore al giorno come me (anche meno, se consideriamo le ore necessarie per dormire) e sette giorni alla settimana, è possibile presidiare direttamente in modo proficuo ed efficiente due o tre social media (un po’ di più, se prendiamo in considerazione anche i digital worker). La domanda che probabilmente ti sarai fatto o ti farai è: come faccio a sapere quali sono i social più adatti a me? Se sei un artista probabilmente capirai l’importanza di presidiare Pinterest; se sei un cuoco, Instagram; ma come fare per decidere, se ti trovi in una zona grigia? Non esistono regole assolute ma certamente ci sono domande che aiutano a imboccare la strada giusta. Quale tipo di oggetto di comunicazione voglio usare: testo, immagini, video? Qual è il mio target? Quale obiettivo voglio raggiungere? Nella Figura 1.3 ti riporto il panorama dei social più amati in Italia.
Figura 1.3 – I social network più usati e amati secondo il Global Digital 2018.
LinkedIn dal 2003 è il soc...