La visita domiciliare in tutela minorile
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La visita domiciliare in tutela minorile

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Informazioni sul libro

Nel lavoro di tutti i giorni di un assistente sociale, può sembrare che manchi il tempo per prepararsi adeguatamente a una visita domiciliare. Ma in particolare nella tutela minorile occorre mostrare competenza, cura dei dettagli e flessibilità. Su cosa bisogna concentrare l'attenzione? Come svolgere in maniera efficace una visita nei tempi a disposizione? Come rapportarsi con i familiari e con i minori? La guida offre indicazioni e molti suggerimenti pratici per affrontare e concludere la visita domiciliare nella maniera più produttiva possibile e con maggiore serenità.Il volume si rivolge agli operatori ai primi impieghi, ma si rivela uno strumento prezioso anche per gli assistenti sociali con più esperienza che devono occuparsi per le prime volte dell'ambito specifico della tutela minorile.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788859023838
Argomento
Education

1

La gestione della visita domiciliare nella tutela minorile

Come prepararsi alla visita domiciliare

Nel lavoro di tutti i giorni, all’operatore può capitare di non riuscire a prepararsi in maniera approfondita per la visita domiciliare, e che il tempo di riflessione e di preparazione all’intervento si riduca al viaggio in auto che separa la sede del servizio dall’abitazione della famiglia. Tuttavia, gli operatori hanno la responsabilità professionale di prepararsi adeguatamente agli interventi, a maggior ragione nel caso di assistenti sociali poco esperti nell’ambito specifico o ai primi impieghi. L’avere in mente qualche indicazione e suggerimento pratico permetterà di affrontare la visita domiciliare in maniera più produttiva e con maggiore serenità.
Sebbene la preparazione possa richiedere all’operatore già oberato di lavoro di effettuare uno sforzo in più, la mancanza di un’attenzione adeguata può compromettere l’esito della visita, con il rischio di risultati negativi, controproducenti o che richiedano la ripetizione dell’intervento a causa del mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Tipologia e obiettivi della visita

Prima di approfondire alcuni aspetti concreti è necessario effettuare una distinzione tra i diversi tipi di visita domiciliare. Nella pratica esistono infatti diversi generi di visita domiciliare che l’operatore può utilizzare in relazione agli scopi che auspica di raggiungere con l’intervento. Per capire come prepararsi alla visita e come effettuarla, quindi, dobbiamo porci delle domande di base.
Di che tipo di visita si tratta?
  • La visita domiciliare come primo contatto con la famiglia. In questo caso l’assistente sociale decide di iniziare la relazione di aiuto con la famiglia e la conoscenza della situazione attraverso un contatto/intervento presso il domicilio.
  • La visita domiciliare svolta assieme ad altri professionisti. L’assistente può effettuare l’intervento con un collega del proprio servizio o con altri professionisti afferenti a diversi enti e coinvolti a vario titolo nella situazione del nucleo.
  • Le visite domiciliari periodiche di valutazione, monitoraggio o verifica, svolte in qualsiasi fase del percorso di aiuto con la famiglia.
  • La visita programmata anticipatamente con la famiglia, concordata nei tempi e negli obiettivi.
  • La visita domiciliare «a sorpresa», effettuata dall’operatore senza dare alla famiglia alcun preavviso.
Nel campo della tutela minori la visita domiciliare può assumere vari significati in relazione ai differenti scopi che l’operatore si prefigge; in ogni caso l’assistente sociale deve avere ben chiaro qual è il motivo per cui decide di effettuare una visita domiciliare presso un nucleo familiare.
Qual è lo scopo della visita domiciliare?
L’assistente sociale può effettuare la visita domiciliare per:
  • raccogliere informazioni utili alla valutazione;
  • conoscere e valutare le condizioni domestiche in cui vivono i minori (dal punto di vista dell’adeguatezza degli spazi, dell’igiene e della cura);
  • conoscere la famiglia o alcuni membri del nucleo presso il domicilio (per decisione dell’operatore o difficoltà della persona a recarsi presso il servizio);
  • effettuare un colloquio con il minore, i genitori o un altro familiare presso il domicilio;
  • incontrare i minori e i membri della famiglia nel contesto di vita, osservare come le persone interagiscono tra di loro, raccogliere informazioni sulle dinamiche familiari;
  • monitorare periodicamente la situazione familiare del nucleo;
  • constatare in via urgente una condizione di rischio o pregiudizio per il minore (quando l’operatore ha la necessità di verificare direttamente e in maniera immediata la situazione della famiglia temendo gravi conseguenze per il benessere del minore);
  • ristabilire un contatto con la famiglia (dopo un periodo di interruzione del percorso o quando quest’ultima non si presenta ai colloqui presso il servizio).

Spiegare alla famiglia le ragioni dell’intervento

Dopo che ci siamo chiariti, nella nostra mente, lo scopo da raggiungere attraverso la visita domiciliare, un passaggio importante è spiegare alla famiglia le ragioni per cui chiediamo di andare a casa sua. Generalmente le famiglie in carico ai servizi di tutela tendono ad attribuire alla visita domiciliare un significato di puro controllo. È invece importante, prima di effettuare la domiciliare, spiegare le ragioni per cui si ritiene opportuno effettuare la visita, mettendo in luce i diversi aspetti: vedere i bambini a proprio agio, nei loro spazi e con i loro giochi; conoscere dove vivono e l’organizzazione familiare; incontrare tutta la famiglia assieme; parlare con i familiari in un setting diverso e più informale; conoscere maggiormente i loro interessi e le loro abitudini, ecc. Può essere utile esemplificare alla famiglia il momento della visita: descrivere cosa si intende fare, come si potrebbe svolgere, comunicare chi si intende incontrare e per quanto tempo ci si intende trattenere, in modo da non ridurre tutto alla dimensione del controllo. Questo passaggio, pur essendo a volte complicato, può prevenire il rischio di successive complicazioni o fallimenti.

La visita domiciliare come primo contatto con la famiglia: come contattarla?

Come prima cosa l’assistente sociale deve pensare a quale sia il modo migliore per contattare la famiglia ed esplorare diverse possibilità. È meglio fare una telefonata o inviare una comunicazione scritta? È più funzionale che la comunicazione scritta venga inviata tramite i servizi postali oppure che sia imbucata direttamente presso la cassetta postale dell’abitazione? Di primo impatto quest’ultima possibilità potrebbe sembrare meno opportuna, ma presenta il vantaggio di sapere con certezza che la lettera è stata recapitata, specialmente nei casi di famiglie poco collaboranti, che potrebbero negare di aver ricevuto la comunicazione.
Prendere contatti con la famiglia rappresenta un passaggio delicato e in alcune situazioni decisivo per la buona riuscita dell’intervento: è opportuno disporre di un minimo di informazioni sul nucleo per capire quale possa essere la migliore modalità di contatto.
Si può decidere la modalità migliore con cui contattare la famiglia dopo aver analizzato i seguenti fattori.
  1. La famiglia ha già tentato in passato di evitare i contatti con i servizi sociali? Se sappiamo che la famiglia tende a evitare i servizi, potrebbe essere poco opportuno inviare una comunicazione scritta tramite gli uffici postali, poiché se negasse di averla ricevuta, difficilmente potremmo smentirla. L’effettiva ricezione potrebbe essere dubbia anche in caso di invio di una raccomandata con avviso di ricevimento, poiché la famiglia, ricevuto l’avviso, potrebbe non andare a ritirare la lettera presso gli uffici postali. Recapitare personalmente la lettera (o con l’aiuto di un messo/volontario) presso l’abitazione o telefonare direttamente alla famiglia prova con maggiore certezza che il contatto e la comunicazione sono andati a buon fine.
  2. La famiglia parla italiano? In caso di famiglie straniere è importante considerare se gli adulti conoscono la lingua italiana e sono in grado di comprendere la comunicazione ricevuta. Nel caso in cui i genitori non parlassero italiano, optare per il contatto a mezzo lettera potrebbe risultare inefficace. Può essere utile valutare la possibilità di scrivere la comunicazione nella lingua d’origine della famiglia o in lingua inglese.
  3. È utile un interprete o un mediatore culturale? In caso di famiglie straniere potrebbe essere utile l’affiancamento di un interprete o di un mediatore culturale, sia per la scrittura della comunicazione che per la visita domiciliare stessa. Data la delicatezza dei procedimenti di tutela è importante che l’interprete sia un professionista e non un semplice volontario o una persona della stessa nazionalità; gli andrà spiegato che il compito sarà esclusivamente quello di tradurre e non dare alla famiglia spiegazioni, rassicurazioni o interpretazioni che potrebbero risultare fuorvianti tanto per l’operatore quanto per la famiglia stessa.

    A me è successo che

    Dovevo effettuare una visita domiciliare presso una famiglia cinese segnalata dalle insegnanti della scuola primaria perché la figlia Lin, di 13 anni, appariva trascurata. Da una prima telefonata alla famiglia per programmare la visita mi sono resa conto che i genitori non capivano l’italiano. Solo Lin e i due gemellini più piccoli infatti parlavano la nostra lingua. Fu una telefonata disastrosa, in cui il padre a un certo punto chiuse bruscamente la comunicazione. Decisi allora di richiedere l’affiancamento di un mediatore culturale sia per preparare la comunicazione iniziale (optai questa volta per una lettera) sia per svolgere la visita stessa. Fu necessario attendere qualche settimana, ma la presenza del mediatore culturale si rivelò fondamentale. Entrati in casa, fu evidente che i genitori avevano letto la comunicazione e stavano attendendo la nostra visita; potendo comprendere il senso di quello che stavo dicendo, si mostrarono disponibili ad ascoltarmi. La presenza del mediatore fu decisiva per instaurare un rapporto con i genitori e per me fu rassicurante: pensai che, al pari delle altre famiglie, fosse un loro diritto poter comprendere cosa stava accadendo. (Valentina, assistente sociale)
  4. La famiglia è analfabeta? A volte le famiglie in carico ai servizi presentano un bagaglio socio-culturale povero, contraddistinto, in alcuni casi, da situazioni di analfabetismo. Se l’operatore si trova di fronte a questa situazione è opportuno contattare la famiglia attraverso una telefonata.
  5. La famiglia è a conoscenza della segnalazione fatta ai servizi sociali? L’assistente sociale dovrebbe verificare questo con il segnalante, poiché la mancanza di tale informazione potrebbe esporre a una situazione di pericolo tanto l’operatore quanto alcuni membri della famiglia. Generalmente il segnalante dovrebbe aver riferito alla famiglia di aver fatto una segnalazione ai servizi sociali. Se la famiglia è al corrente della segnalazione fatta, probabilmente si aspetterà di essere contattata a riguardo. Tuttavia possono verificarsi situazioni in cui si valuta non opportuno o impossibile informare la famiglia della segnalazione: ciò avviene soprattutto in caso di violenze che costituiscono reati e che richiedono riservatezza in ordine alla protezione dei minori e alle indagini disposte dalla Procura ordinaria. Il verificarsi di questa ipotesi richiede il rispetto di un iter procedurale particolare.
  6. Ci sono prove sull’esistenza di una situazione di violenza e quindi contattare la famiglia attraverso una comunicazione scritta potrebbe mettere qualcuno a rischio? Questa situazione può verificarsi ad esempio in caso di abuso o maltrattamento. Occorre allora valutare con cura la modalità di contatto della famiglia, ragionando su chi sia opportuno riceva o meno la comunicazione, per evitare di mettere in difficoltà alcuni membri della famiglia, come ad esempio un figlio o il partner di un genitore violento o imprevedibile.

A me è successo che

Avevo ricevuto la segnalazione da un allenatore di una squadra sportiva del territorio secondo la quale Kevin, un ragazzino di 12 anni, aveva raccontato di continue liti tra i genitori. Non conoscendo la situazione e non avendo i recapiti telefonici della famiglia, decisi di inviare una lettera ai genitori per prendere accordi su una prima visita domiciliare e iniziare a conoscere la situazione. Nella comunicazione non specificai le ragioni della visita, ma purtroppo venni a sapere che la lettera, trovata dal padre, aveva scatenato una lite violenta tra i coniugi alla presenza di Kevin. (Serena, assistente sociale)

La comunicazione scritta a mezzo lettera

Una volta presi in considerazione i fattori precedentemente descritti, se si è valutato di inviare la comunicazione alla famiglia per informarla della visita domiciliare a mezzo lettera è importante tenere a mente alcune semplici indicazioni:
  • scrivere una comunicazione breve e chiara;
  • utilizzare un linguaggio semplice che possa essere facilmente comprensibile, evitando l’uso di termini tecnici della professione;
  • non dare rassicurazioni alla famiglia (come: «non si tratta di nulla di cui preoccupar...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. 1. La gestione della visita domiciliare nella tutela minorile
  3. 2. Come svolgere la visita domiciliare e raggiungere gli obiettivi prefissati
  4. 3. Quesiti, situazioni difficili o inaspettate e possibili strategie
  5. 4. Conclusione della visita domiciliare, restituzione alla famiglia e relazione scritta
  6. Bibliografia