Diritti negati, libertà calpestate
1. Alexis de Tocqueville: «Voglio che si possa organizzare accanto all’Università una seria concorrenza. Lo voglio perché lo richiede lo spirito generale di tutte le nostre istituzioni; lo voglio anche perché sono convinto che l’istruzione, come tutte le cose, ha bisogno, per perfezionarsi, vivificarsi, rigenerarsi all’occorrenza dello stimolo della concorrenza». La concorrenza non è né conflitto né guerra – è la più alta forma di collaborazione. Cum-petere, vale a dire cercare insieme, in modo agonistico ben regolato, la soluzione migliore. È così che avanza la ricerca scientifica attraverso una severa lotta tra teorie alternative in vista della soluzione dei problemi; è così che funziona la vita di una democrazia con partiti in competizione in vista della “migliore” soluzione di problemi economici, sociali, istituzionali; è questa la logica della libera economia che pone sul mercato beni e servizi a disposizione delle scelte dei consumatori. Senza competizione una società è destinata a ritornare nella caverna della tribù. Ovviamente, il tutto nell’orizzonte del grande principio: il “pubblico” dove necessario, la “logica della competizione” dove possibile. E, ai nostri giorni, in Italia, linee di competizione all’interno del nostro sistema formativo sono non solo possibili ma estremamente necessarie. Ed è certo che nessuna scuola statale seria ha da temere da una leale e altrettanto seria competizione con scuole non statali. Temono la competizione scuole statali e scuole non statali che hanno qualcosa da nascondere e nessuna voglia di misurarsi con gli altri e migliorare.
Dunque: la libertà di scuola, cioè la competizione come la più efficace macchina per la scoperta del nuovo da cui scegliere il meglio. Ma c’è di più, giacché al di sopra di tutto (organizzazione, finanziamenti, sicurezza degli edifici, preparazione e reclutamento degli insegnanti, valutazione dei risultati formativi ecc.) c’è un diritto inalienabile da rispettare e una libertà fondamentale da non calpestare.
2. Questo l’Articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti umani (1948):
«1. Ogni individuo ha diritto all’istruzione. L’istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L’istruzione elementare deve essere obbligatoria. L’istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l’istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito.
2. L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi e deve favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace.
3. I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli».
E questo è l’Articolo 14 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (2000):
«1. Ogni individuo ha diritto all’istruzione e all’accesso alla formazione
professionale e continua.
2. Questo diritto comporta la facoltà di accedere gratuitamente
all’istruzione obbligatoria.
3. La libertà di creare istituti di insegnamento nel rispetto dei principi
democratici, così come il diritto dei genitori di provvedere all’educazione e all’istruzione dei loro figli secondo le loro convinzioni religiose, filosofiche e pedagogiche, sono rispettati secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l’esercizio».
Nel 1984 con la Risoluzione sulla libertà di insegnamento il Parlamento Europeo ha chiesto (comma 8) che: «gli istituti di insegnamento fondati per libera iniziativa, che soddisfino alle condizioni oggettive indicate dalla legge per il rilascio dei diplomi, sono riconosciuti dallo Stato. Essi attribuiscono i medesimi titoli delle scuole statali». E al comma 9 si afferma con chiarezza che «il diritto alla libertà di insegnamento implica per sua natura l’obbligo per gli Stati membri di rendere possibile l’esercizio di tale diritto anche sotto il profilo finanziario e di accordare alle scuole le sovvenzioni pubbliche necessarie allo svolgimento dei loro compiti e all’adempimento dei loro obblighi in condizioni uguali a quelle di cui beneficiano gli istituti pubblici corrispondenti, senza discriminazione nei confronti dei gestori, dei genitori, degli alunni e del personale».
3. Ragioni della libertà di scuola in:
John Stuart Mill
«Un’educazione di Stato generalizzata non è altro che un sistema per modellare gli uomini tutti uguali»
«Le obiezioni che vengono giustamente mosse all’educazione di Stato, non si applicano alla proposta che lo Stato renda obbligatoria l’istruzione, ma che si prenda carico di dirigerla; che è una qu...