Capitolo 1.
La rivelazione
del mondo angelico
1. La Sacra Scrittura
La Bibbia è in primo luogo la storia del popolo ebreo, di Cristo e della Chiesa. Ma attraverso questa storia traspare un mondo superiore e invisibile, il mondo angelico, sia quello degli angeli fedeli che quello dei diavoli. L’Antico Testamento, parla di angeli in genere, detti mal’akim, termine che che probabilmente deriva dal persiano antico e ha il significato di inviare qualcuno con un incarico e viene tradotto dalla versione greca dei Settanta con il termine ànghelos, messaggero da cui poi il nostro termine italiano angelo. Anche il Nuovo Testamento con i suoi 67 riferimenti agli angeli riscontrabili nell’Apocalisse, seguiti dai 47 riferimenti distribuiti nell’opera di Luca (Vangelo e Atti), e quindi dai 20 di Matteo e dai 12 della Lettera agli Ebrei, fino ai 4 del Vangelo di Giovanni, ha una dottrina angelologica ricca di dati significativi. La sola ragione umana non può provare con certezza l’esistenza degli angeli, ma, poiché sul pianeta terra esistono esseri senza vita, piante, animali e uomini, è razionalmente conveniente e plausibile che Dio abbia creato anche esseri finiti senza corpo, intelligenti e liberi, come ulteriore gradino tra l’uomo e Dio. Oggi in tanti ambienti culturali non religiosi si ipotizza che ci siano esseri viventi extra-terrestri su altri pianeti, dunque, se potrebbero esistere gli Ufo perché non ci potrebbero essere anche gli angeli?
L’esistenza di esseri intermedi che popolano con la loro presenza l’enorme distanza che separa l’onnipotenza divina dagli esseri umani è stata una credenza molto diffusa già nelle culture extra-bibliche e in particolare nelle antiche religioni dei popoli vicini a Israele, ma solo nelle religioni monoteistiche, le cosiddette “religioni del Libro”, questi esseri assumono le caratteristiche che noi attribuiamo agli angeli. Gli “spiriti” delle dottrine egiziane e delle credenze assiro-babilonesi hanno, in prevalenza, atteggiamenti ostili nei confronti dell’uomo, che è costretto a difendersi per mezzo dell’intervento di una divinità buona, e anche nella religione persiana, e più tardi in quella greca e in quella romana, che subì l’influsso dell’ellenismo, il rapporto tra gli esseri celesti e gli uomini si presenta più come una lotta che come un incontro positivo. Nel contrasto tra questi esseri negativi e addirittura paurosi e i “messaggeri di Dio” che incontriamo nella Sacra Scrittura, appare in tutta la sua importanza il contributo dato dalla Bibbia alla funzione e alla presenza degli angeli.
Dalla prima pagina della Bibbia coi «cherubini dalla fiamma della spada folgorante», posti a guardia dell’Eden (Gen 3,24), fino alla folla angelica dell’Apocalisse, le Sacre Scritture sono animate dalla presenza di queste figure sovrumane ma non divine. Compito dell’angelo biblico è salvaguardare la trascendenza di Dio, ossia il suo essere misterioso e “altro” rispetto al mondo e alla storia; ma al tempo stesso di renderlo vicino a noi comunicando la sua parola e la sua azione.
1.1. Gli angeli nel Nuovo Testamento
Come nei racconti dell’Antico Testamento, così anche il Nuovo parla di angeli e di forze spirituali celesti. Essi vengono citati come “angeli”, “angeli di Dio”, “angeli del Signore”, “angeli del cielo”, “angeli santi”, “angeli forti”, oltre che come “forze”, “potenze”, “principati”. Vengono inoltre citati i nomi di Gabriele (cfr. Lc 1,19-26) e di Michele.
Il Nuovo Testamento, che contiene la Rivelazione di Gesù, che è accompagnato in modo evidente dalla presenza degli angeli, accoglie, prosegue e completa le storie dell’Antico. Come il patriarca Giacobbe aveva visto gli angeli salire e scendere tra il cielo e la terra, tra Dio e l’uomo (cfr. Gen 28,12), così gli Apostoli vedono salire e scendere gli angeli al di sopra del Figlio dell’uomo (cfr. Gv 1,31), completando così l’antica Alleanza.
Gli angeli sono al Suo servizio, mostrando così che in Lui vi è ben più di un uomo di Dio; essi sono il raggio spirituale della gloria dell’Altissimo; sono la sua corte e, dunque, al servizio di Gesù stesso. Gli angeli intorno al Cristo evocano i Serafini del Tempio, intorno al tre volte Santo ma, siccome Gesù condivide la condizione umana, gli angeli si prestano a tutte le funzioni dove possono servirlo. Certo, gli angeli non intervengono nei miracoli di Gesù, in cui agisce per la sua sola potenza, ma evidenziano tutti i punti salienti della vita e della morte e risurrezione del Figlio di Dio.
San Gabriele (cfr. Lc 1,2), con un segno incoraggiante e allo stesso tempo di sofferenza, annuncia la nascita del Precursore Giovanni detto il Battista al padre Zaccaria. A Zaccaria che gli chiedeva, come nell’Antico Testamento, dei segni, ora Dio richiede una fede più spontanea, di cui l’angelo reclama la fiducia: Non temere. Di fronte alla sua mancanza di fede, egli lo punisce col mutismo fino alla nascita del figlio. La differenza dell’apparizione con Maria è proprio insita nella fiducia. Maria, a differenza di Zaccaria, ha fede. L’unico suo pensiero è come coniugare l’accettazione del Figlio col suo voto di castità. La stessa cosa accade con san Giuseppe, ritenutosi indegno di ricevere sotto il suo tetto la Madre del Salvatore ed il Salvatore stesso. Ecco allora il compito delicato dell’Arcangelo Gabriele, quando gli dice: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di ricevere Maria, tua sposa, presso di te», «Non temere» (Mt 1,20), perché egli è un «singolare depositario del mistero» nascosto da secoli nella mente di Dio (cfr. Ef 3,9), come lo era diventata Maria nel momento decisivo che, dall’Apostolo, è chiamato «la pienezza dei tempi», allorché «Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, per riscattare coloro che erano sotto la legge» perché ricevessimo «l’adozione a figli».
La gioia del Cielo è comunicata alla terra, a degli umili pastori, gente abituata a vegliare per custodire il proprio gregge, così come i sacerdoti dovrebbero custodire i loro fedeli, per cui un angelo del Signore appare per comunicare e iniziare a evangelizzare. Ad essi, che erano presi da grande timore, l’angelo dice: «Non temete, perché vi annuncio una grande gioia, destinata a tutto il popolo. Oggi è nato, nella città di Davide, un Salvatore, che è il Cristo Signore» (Lc 2,9). E subito dopo di lui, una numerosa rappresentanza del popolo celeste intona il «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace sulla terra agli uomini ch’Egli ama» (Lc 2,13). È un messaggio rassicurante, un dono d’amore e di salvezza, la nascita di Colui che condivide la gloria di Yahvé.
Nella stessa venuta dei Magi, in rappresentanza di tutti i popoli della terra, si scorge l’azione angelica, anche se gli angeli non vi si mostrano: la stella che appare, si nasconde e riappare, nonché il messaggio dato in sogno di «ripartire per un altro cammino» (Mt 2,9-12).
L’angelo di nuovo appare in sogno a Giuseppe e lo esorta: «Alzati, prendi il bambino e sua madre e fuggi in Egitto» (Mt 2,13); e qualche anno dopo, alla morte del perfido Erode, lo spirito celeste nuovamente lo esorta: «Alzati, prendi il bambino e sua madre e ritorna in Israele, perché sono morti, quelli che attentavano alla vita del bambino» (Mt 2,20).
Gesù, durante la sua vita pubblica, ha una chiara coscienza di non essere solo sulla terra, Egli ha un rapporto continuo con gli angeli, dopo la vittoria sulla tentazione del demonio nel deserto, gli angeli «vengono a servirlo» (Mt 4,11). Dove appare l’angelo cattivo, non possono esserci che anche gli angeli fedeli!
A Natanaele che gli fa visita, Gesù fa una stupefacente promessa: «In verità, in verità, vi dico vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere al di sopra del Figlio dell’uomo» (Gv 1,51). Questa espressione del Cristo significa evocare il libro della Genesi ed il famoso sogno di Giacobbe a Bethel: «Una scala era piantata in terra ed il suo vertice raggiungeva il cielo, e gli angeli di Dio vi salivano e vi scendevano». Ecco che Yahvé stava dinanzi al patriarca e diceva: «Io sono Yahvé, il Dio di Abramo, tuo avo e il Dio di Isacco» (Gen 28,12-13).
Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: «In verità, Yahvé è in questo luogo ed io non lo sapevo!». Ebbe paura e disse: «Questo luogo è terribile! Questa è nientemeno che la Casa di Dio e la porta del cielo» (Gen 28,16-17). Quindi, parlando con Natanaele, Gesù fa un’affermazione un po’ enigmatica per dire che la sua umanità è il luogo di una presenza tutta speciale di Yahvé, una Casa di Dio, una Porta del cielo. Ovunque vada, Gesù è invisibilmente scortato dagli Spiriti celesti.
Molto volentieri Gesù cerca di far prendere coscienza ai suoi uditori della presenza di questi amici celesti invisibili: «Cercate di non scandalizzare uno solo di questi piccoli, perché Io vi dico che i loro angeli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli» (Mt 18,10).
Riguardo poi al giudizio finale, Gesù rivela il ruolo di amministratori da parte degli angeli della giustizia divina: «Allora, il Figlio dell’uomo invierà i suoi angeli, ed essi toglieranno dal suo regno tutti gli operatori di scandali e quelli che commettono l’iniquità» (Mt 13,41).
Anche il ritorno glorioso del Figlio di Dio avverrà sotto scorta degli angeli, alla fine dei tempi: «Perché il Figlio dell’uomo deve venire nella gloria del Padre coi suoi angeli, allora renderà a ciascuno secondo le sue opere» (Mt 16,27).
San Paolo, su questo ritorno di Gesù con gli angeli, è estremamente crudo: «Questo accadrà quando il Signore Gesù verrà dal cielo e apparirà con i suoi angeli potenti. Allora, con fuoco ardente punirà quelli che non conoscono Dio. Essi saranno condannati ad una rovina eterna, lontani dal Volto del Signore, lontani dalla sua gloriosa Potenza. In quel giorno egli verrà per essere accolto da tutti quelli che sono suoi, per essere riconosciuto e ammirato da tutti quelli che credono in Lui. E anche voi ci sarete, perché anche voi avrete creduto a ciò che vi ho annunziato» (2Ts 1,7-10).
La presenza degli angeli, che sono sempre accanto a noi, in ogni istante della nostra vita e in tutti i momenti di lotta e di gioia ci aiuti a mantenere viva la nostra adesio...