Gli orizzonti di Teresa di Gesù
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Gli orizzonti di Teresa di Gesù

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  1. 464 pagine
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Gli orizzonti di Teresa di Gesù

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Informazioni sul libro

Difficilmente è possibile ricapitolare una vita intera in un libro. Questo libro ha tuttavia il pregio di racchiudere in quattro sezioni i dilatati orizzonti di Teresa di Gesù. Teresa è inquadrata all'interno del suo tempo - la Spagna monarchica del XVI secolo -, a diretto contatto con le varie classi sociali, le diverse religioni, alle prese con l'Inquisizione; di lei è illustrata la sua opera di fondatrice e scrittrice; delineata la sua produzione letteraria; e infine, valutata la sua "eminente dottrina" nell'ambito del pensiero cristiano.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788872298282
Tomás Álvarez

GLI ORIZZONTI DI TERESA DI GESÙ

Dal contesto al testo

EDIZIONI OCD

SIGLE DELLE OPERE DI TERESA DI GESÙ1

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1 Per le citazioni nel testo delle opere di santa Teresa di Gesù il lettore potrà fare riferimento a: TERESA DI GESÙ, Opere, Postulazione Generale OCD, Roma 1997. Per le citazioni delle Lettere e degli Appunti si rimanda invece a: TERESA DE JESÚS, Cartas, Monte Carmelo, Burgos 1979 e TERESA D'AVILA, Tutte le opere, a cura di Massimo Bettetini, Bompiani Il pensiero occidentale, Milano 2011.
Scritte al tramonto della mia vita,
dedico queste pagine
a Fernando Domingo Domingo,
che le ha ispirate e seguite con affetto.
Tomás Álvarez

PRESENTAZIONE

Obiettivo di questi 100 capitoli è quello di offrire altrettante sfaccettature della figura di santa Teresa: il suo contesto culturale e familiare, il suo profilo biografico, la sua autorità di fondatrice e la sua opera come scrittrice. Data la densità e l’ampiezza dell’orizzonte teresiano, abbiamo optato per il mantenimento del massimo equilibrio tematico possibile:
30 capitoli sul contesto della sua figura
30 capitoli sulla sua opera di fondatrice e scrittrice
30 capitoli sulla sua produzione letteraria
10 capitoli sul suo essere Dottore della Chiesa.
Questa ultima sezione rimane aperta ad un futuro studio di confronto tra il magistero della Santa e il pensiero religioso attuale.
Ella, prima donna alla quale è stato riconosciuto il titolo di Dottore della Chiesa, continua ad esercitare la sua funzione di maestra anche nel mondo contemporaneo, all’interno e al di fuori dei confini della Chiesa.
Il volume intende semplicemente favorire l’avvicinamento alla sua persona e facilitare una lettura globale dei suoi scritti.

I
CONTESTO STORICO

Ci interessa collocare santa Teresa nel suo contesto culturale e sociale. Approfondiremo questo aspetto partendo da un punto di vista strettamente teresiano, ossia unicamente a partire dagli aspetti temporali e sociali legati alla Santa o che in qualche modo abbiano condizionato la sua esistenza. Premettiamo una presentazione elementare della persona di Teresa e in un’appendice diamo il suo ritratto.
Capitolo 1
SANTA TERESA: DATI GENERALI
Il suo nome di famiglia è Teresa Sánchez de Cepeda y Ahumada, anche se lei si firma Teresa de Ahumada. A partire dalla fondazione del nuovo Carmelo, ella si firma Teresa di Gesù, oppure Teresa di Gesù carmelitana. Non possiede alcun titolo accademico. Alcuni dei suoi titoli postumi più noti sono: Madre Fondatrice, «la Santa», Madre degli spirituali, Dottore mistico, Dottore della Chiesa, titolare di molti patronati (molto contestato quello di «Patrona di Spagna»). Chiamata Teresa d’Avila per distinguerla da Teresa di Lisieux, ecc.
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Confini geografici di Teresa «errante»:
La sua geografia reale: Teresa percorre più di mille chilometri viaggiando con un carrozzone, oppure cavalcando o a piedi; fonda Carmeli in: Avila, Medina, Valladolid, Toledo, Malagón, Salamanca, Alba, Pastrana (Guadalajara), Segovia, Beas (Jaén), Siviglia, Villanueva de la Jara (Cuenca), Palencia, Soria, Burgos. Collabora con le fondazioni dei Carmelitani «Scalzi» di Duruelo e Pastrana. Altri percorsi: Gotarrendura, Guadalupe, Madrid, Torrijos, Becedas e Duruelo.
Geografia del suo mondo ideale: molto più ampio del precedente. In Spagna: Caravaca (Murcia), Granada, Cantabria, Paesi Baschi, Valenza, Pamplona, Barcellona; in Europa: Francia, Italia, Portogallo e Polonia; Africa e Turchia, Abissinia e Giappone. Soprattutto l’America del Sud, dove invia numerose missive epistolari, cariche di forte tensione psichica a causa dei suoi fratelli e a favore delle popolazioni indigene, e come prolungamento della sua vita mistica (casi di bilocazione?).
Scrittrice: Teresa è scrittrice, non giornalista articolista. Ci sono giunte circa duemila pagine autografe, ma ella ne scrisse molte di più. La maggior parte ad Avila. Riassumendo:
Quattro opere maggiori: la Vita, il Cammino, il Castello interiore e le Fondazioni.
Svariati scritti minori: Relazioni, Concetti, Esclamazioni, Costituzioni, Modo di visitare i Monasteri, Poesie, Scritti umoristici.
Lettere: se ne conservano quasi mezzo migliaio, ma ne scrisse svariate migliaia (più di un centinaio solo a padre Gracián).
Scritti perduti: oltre alle lettere (perso tutto il carteggio con san Giovanni della Croce), varie Relazioni, la prima redazione della Vita, parte del suo commentario al Cantico dei Cantici (Concetti), e il suo primo scritto giovanile ignoto, composto a 14 anni (una Piccola Novella di Cavalieri).
Tra tutti questi scritti, la Vita è il più introspettivo, la più bella valutazione della sua vita; il Castello è la sua migliore sintesi dottrinale; il Cammino è l’opera più pedagogica, l’unica che l’autrice decide di pubblicare mentre è ancora viva, anche se non vide la luce fino al 1583 (Evora).
Tratti caratteristici: Teresa è una donna abulense, carmelitana, mistica e umanista, contemplativa-attiva, scrittrice autodidatta, fondatrice e leader, imprenditrice e negoziatrice, santa, maestra e madre spirituale…
Dal fisico fragile: malata cronica; ma psichicamente forte: il suo animo non soccombe mai alle infermità corporali; aperta ai valori trascendenti: Dio, Cristo, Chiesa, anima…; pronta nelle faccende quotidiane (ottima cuoca!). Tra le caratteristiche maggiormente contrastanti: la sua sensibilità per la trascendenza (la mistica) e la sua abilità nel negoziare e socializzare (realismo e umanesimo).
Sociologicamente: aperta all’amicizia e alla comunione con le persone; tra le sue relazioni personali più significative potremmo sottolineare: san Francesco Borgia, san Pietro di Alcántara, don Alvaro de Mendoza, san Giovanni della Croce, padre Giovanni Battista Rubeo (Generale dell’ Ordine), san Giovanni d’Avila (una relazione solo epistolare), padre Girolamo Gracián. Solo occasionalmente san Giovanni di Ribera e san Luigi Beltrán.
La quota maggiore di relazioni è costituita dalle monache dei suoi Carmeli. Tra di esse, spiccano: le due Anne, Maria di San Giuseppe, Maria Bautista, Maria di Gesù, fondatrice del monastero dell’Immagine (Alcalá), diverse monache ammalate, le tre monache-bambine che entrano nel Carmelo, ecc.
Il senso della vita: Teresa pensò molto al senso della sua vita, con la penna in mano. Durante molti giorni sfortunati, nelle lotte e nei momenti di crisi. Senza però incrinature, con una rotta unidirezionale… Si identifica con la sua vocazione religiosa (essere monaca è stata una grandissima grazia). Non è esente da un certo complesso d’inferiorità femminile: «una come me, flaccida e vile, una donnicciola come me, senza cultura né vita buona…». Solamente nella sua fase di maturità riesce ad afferrare pienamente il senso della sua esistenza, identificandolo con la sua esperienza mistica e la sua missione profetica; una mistica dinamica e una missione allo stesso tempo trascendente e terrena. Essere testimone di Cristo e promotrice di un’iniziativa religiosa. Una donna capace di essere testimone della presenza di Dio nel mondo e nella storia.
Per questo, la sua personalità va al di là del percorso della sua vita terrena e sopravvive anche oggigiorno.

Capitolo 2
AVILA E IL SUO AMBIENTE
1. Avila, città natale di Teresa, è un centro abitato importante nella Vecchia Castiglia del Secolo d’Oro. A poca distanza da Madrid, Valladolid e Salamanca, situata nella parte superiore della Meseta castigliana, a più di 1.100 metri sul livello del mare, è circondata dalla cinta marziale delle sue muraglia medioevali che, nella parte più alta, inglobano il bastione della cattedrale. Climaticamente austera, dall’aspetto e dalla struttura bellicosa, con una popolazione sobria e signorile, fedele alla propria storia secolare, costellata di palazzi e di stemmi nobiliari. Quello dei Vela si erge vicino al palazzo signorile di Teresa. Viene giustamente definita o soprannominata «Avila dei cavalieri».
2. Verso il 1561, ancora viva Teresa, Avila enumera al suo interno 3.156 contribuenti (il che vuol dire, approssimativamente, lo stesso numero di famiglie: circa diecimila abitanti). È una delle città più densamente popolate della Vecchia Castiglia, superata unicamente da Valladolid, Segovia e Salamanca. Ha più abitanti di Burgos e di León. La popolazione abulense è suddivisa in sei quartieri: San Giovanni, Santo Stefano, San Pietro, Sant’Andrea, la Trinità e San Nicola. Il quartiere più popoloso è quello di San Giovanni, a cui appartiene la famiglia di Teresa.
3. La città è retta dai signori del Consiglio, presieduto da un Assessore (o da più Assessori) e, in nome del re, da un Governatore. A parte due occasioni, Teresa sarà sempre in forte attrito con il Consiglio cittadino. Nel 1562, in occasione della fondazione di San Giuseppe e a causa del canale che riforniva d’acqua il quartiere e nel 1577, quando viene sequestrato fra Giovanni della Croce. In entrambi i casi, la faccenda traboccherà dal Consiglio urbano e passerà a Corte. Nel secondo caso, sarà Teresa stessa a ricorrere al re a favore di fra Giovanni.
4. Avila, come pure la Castiglia del XVI secolo, è erede della società spagnola del Medioevo, nella quale avevano convissuto, in relativa armonia, le tre religioni: cristiani, mussulmani ed ebrei. Ora, nel secolo di Teresa, sono sorte forti tensioni tra questi tre gruppi: tra cristiani e mussulmani (moreschi) dopo la caduta di Granada. Fin da bambina, Teresa alluderà all’ostile «terra dei mori» e al possibile martirio in essa. Più tardi menzionerà le rivolte di Siviglia e la guerra delle Alpujarras (Lett 374,14). Ma parecchio più tesa e drammatica è l’ostilità giudeo-cristiana, iniziata con l’espulsione degli ebrei alla fine del secolo precedente. Tale ostilità si evidenzia ad Avila in modo particolare. Qui era stato orchestrato il processo del «Bambino della Guardia», seguito dal terribile autodafé (proclamazione ed esecuzione della sentenza da parte dell’Inquisitore) nel «braciere del pascolo», vicino al ponte dello Spirito Santo (1491), cosa che immediatamente dopo sfociò nell’espulsione del 1492. Molte famiglie di mercanti ebrei abbandonarono le proprie case di Caldeandrín, proprio dove poco dopo installerà il suo negozio di mercante il padre di Teresa. Allo stesso modo, la comunità carmelitana dell’Incarnazione alloggerà in un primo tempo nel caseggiato di via del Lomo, che in precedenza era stato una sinagoga degli ebrei, e in seguito erige il proprio monastero definitivo sopra un appezzamento di terra che era un «ossario ebreo». Una volta mandati in esilio gli ebrei, la tensione si trasferì, persino intensificata, agli ebrei convertiti (giudeo-conversi) e alla loro discendenza, la quale non potrà accampare la purezza di sangue né occupare posti sociali rilevanti. Teresa proviene da quest’ultimo gruppo (cfr. capitolo 11), anche se ella non accusa mai i sintomi di una tale tensione, né nella sua persona, né all’interno della sua famiglia. Inevitabilmente, però, questa fu l’atmosfera che ella respirò.
5. La vita attiva all’interno della città era intensa e complessa. Nel dettagliato censimento del 1561, possiamo sottolineare i mestieri e le funzioni più rappresentativi. In quell’anno, c’erano in città: 20 mugnai, 25 notai ed altrettanti ortolani, 28 mulattieri, 31 muratori, 32 magliai, 47 scalpellini, 64 tessitori di tessuti o di tele, 81 falegnami, 95 sarti, 100 ciabattini, 102 cardatori di lana, ecc. Ovviamente, l’attività più importante della città era proprio quest’ultima, quella della lana, che si continuava ad esportare, sebbene con una certa difficoltà, verso le nazioni del nord. La famiglia di Teresa bambina apparteneva al gruppo dei mercanti di stoffe, che arrivavano al numero di 16 artigiani. Queste cifre così elevate contrastano con l’esiguo numero di «maestri d’infanzia», solo cinque, undici avvocati, un capitano della fortezza, una guardia di polizia rurale, quattro consiglieri comunali… Sono pochi gli incarichi affidati alle donne: 7 ricamatrici, 13 lavandaie, 12 filatrici (più 7 filatrici di tornello), una fabbricante e venditrice di aghi, 21 panettiere. Non è facile assegnare a Teresa uno di questi posti di lavoro. Suo padre (e la sua famiglia) appartiene al gruppo dei mercanti, ma con possedimenti e aziende agricole in Gotarrendura.
6. La città aveva anche un gran numero di poveri. Per loro esistevano gli «ospedali», che non sempre erano destinati alla cura dei malati, bensì piuttosto all’alloggiamento provvisorio o notturno dei mendicanti, dei malati e dei vagabondi. In città e nelle sue vicinanze esistevano almeno nove piccoli «ospedali»: quello di Santa Scolastica, quello delle Anime, quello di San Vincenzo, di San Secondo, di San Martino, della Trinità, di N.S. di Sonsoles, di San Giuliano e quello di Dio Padre. Quello di Santa Scolastica si trovava quasi adiacente al palazzo signorile della famiglia Cepeda-Ahumada. Era normale che Teresa bambina o giovane incrociasse più di una volta i molti poveri e malati che gironzolavano da quelle parti. Uno dei suoi amici, Gaspare Daza, aveva promosso la fondazione della «Confraternita della Misericordia», in aiuto dei poveri e degli invalidi.
7. In quanto a clima sociale, usi e costum...

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