Accontentarti? Mai!
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Riappropriati della tua vita ritrovando la giusta direzione

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Accontentarti? Mai!

Riappropriati della tua vita ritrovando la giusta direzione

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Informazioni sul libro

Un percorso motivante e strutturato per aiutarti a comprendere che, a prescindere da quale sia il tuo punto di partenza, hai il diritto di creare la vita che desideri e che meriti. Attraverso suggerimenti pratici e strategie di immediata applicazione potrai uscire da uno stato di insoddisfazione e di incertezza e proiettarti con nuova energia e solidi obiettivi in un presente migliore e verso un futuro all'altezza dei tuoi sogni e delle tue potenzialità.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788869393457

Capitolo 1

PROGETTA IL TUO FUTURO E REALIZZA I TUOI SOGNI

IL VALORE DI UNA STRADA SPIANATA

È importante che tu sappia una cosa fondamentale: non uscirai dallo schema semplicemente desiderandolo o con la sola forza del pensiero. Se non deciderai cosa vuoi veramente e non ti impegnerai a raggiungerlo, qualcun altro lo farà per te. Gli eventi decideranno per te.
Occorre che tu abbia in mente una strada precisa, un protocollo chiaro, una sequenza lineare di passi da compiere che ti porterà con certezza all’obiettivo di essere finalmente libero dagli schemi nei quali è calata la maggior parte delle persone. Se non cambi modalità di pensiero e di azione, rischi di continuare a girare in tondo e di restare dove sei ancora per molto, se non per sempre, prigioniero di un lavoro che non ti soddisfa, di frequentazioni che non ti piacciono, di un aspetto fisico nel quale non ti senti a tuo agio, in una vita che non è la tua.
Se non ti fiderai del processo e delle tue capacità, difficilmente potrai uscire da quella “normalità” all’interno della quale hai vissuto fino a ora. Sappi anche che, mentre cercherai di diventare migliore e di raggiungere la felicità, ci sarà sempre qualcuno che ti giudicherà, che cercherà di portarti sulla vecchia strada: questi sono i “controllori”. Chi sono?
Sono i “normali”: la famiglia, gli amici, i colleghi di lavoro, quelli che continuano a vivere secondo gli schemi. Quelli che restano ancorati a un passato costruito per loro, quelli che non hanno il coraggio di uscire allo scoperto e realizzare la vita che veramente desiderano. Sono tutti coloro che hanno smesso di sognare, che non sanno, oppure non credono, che il mondo possa essere diverso. E allora, piuttosto che trovare una strada, preferiscono “tirare giù” al proprio livello gli altri, quelli che desiderano cambiare, che sentono che la vita è altro, che c’è uno scopo più grande del semplice “sopravvivere”.
Avendo scelto di leggere questo libro, tu appartieni certamente a questi ultimi. Hai la sensazione di meritare di più, hai voglia di voler uscire allo scoperto, di metterti in gioco, tu che non vuoi più stare nella condizione attuale, che hai scelto di smettere di accontentarti.

SOGNARE ANCORA

È arrivato il momento di dire basta, è arrivato il momento di riappropriarti della tua esistenza, di liberarti dalle catene delle convenzioni sociali. Di frasi come “Si è sempre fatto così”, “È impossibile” ne hai già sentite abbastanza. Adesso è giunto il momento di avere fiducia in te stesso, nelle tue capacità, di credere che la tua vita possa essere esattamente come hai sempre sognato. Adesso è il momento di fidarti, perché posso assicurarti che, se ti impegnerai e crederai di potercela fare, inizierai davvero a creare il futuro che hai sempre sognato. Non bisogna accontentarsi, è giunto il momento di tornare a sognare!
Potrei citarti innumerevoli esempi di buona riuscita, di persone che hanno svoltato, ma non sarebbero mai abbastanza se tu per primo non cominci a credere che ci sia uno spazio anche per te in questo mondo. Quello che posso assicurarti è che ti guiderò attraverso il metodo che utilizzano le persone di successo, e che per prima ho sperimentato nella mia vita, cosicché tu possa ottenere l’affermazione che meriti in qualsiasi ambito desideri.
Ti aiuterò a organizzare meglio il tuo lavoro e a pianificare in modo più soddisfacente le tue giornate. Ti guiderò nel trovare la tua direzione e ad avere finalmente chiaro il tuo futuro. Saprai concentrare le tue energie per realizzare i tuoi obiettivi professionali e personali, migliorerai l’ambiente intorno a te e creerai abitudini produttive. Potrai trovare il lavoro dei tuoi sogni, valorizzare il tuo aspetto fisico e realizzare qualsiasi altra cosa desideri e sogni.

LA SFORTUNA NON ESISTE

Oggi nella vita vince chi ha il coraggio di credere nelle proprie capacità. Chi guarda oltre la realtà imposta da altri. Chi è visionario, chi ritiene di poter esprimere di più. Chi non pensa che la crisi possa fermarlo ed è convinto di poter cambiare le cose. Chi studia, si documenta, chi decide di impegnarsi nel realizzare quello in cui crede. Chi ha chiara la direzione verso la quale si sta muovendo nella vita e nel business. Resta indietro chi, invece, si accontenta, chi si lascia fermare dagli insuccessi quotidiani, chi crede che la vita sia quella in cui “Si deve fare così!”, “Si è sempre fatto così!”.
Si accontenta chi entra in ufficio e lascia che gli diano ordini anziché contribuire a migliorare il processo. Chi torna a casa ed è in conflitto con il proprio partner anziché impegnarsi ad ascoltare, a comprendere le esigenze dell’altro, perfezionando per primo il proprio comportamento.
Si accontenta chi si guarda allo specchio e non si piace, ma si racconta che “Tutto sommato, va bene così”, anziché fare di tutto per diventare la persona che veramente desidera essere. Si accontenta chi ritiene impossibile o troppo impegnativo o costoso lavorare sulla propria persona, studiare per diventare la migliore versione di sé, evolversi, superare le sfide.
Si accontenta chi decide di restare con un partner che non mostra rispetto, o verso il quale non prova più stima o amore, chi ha paura di viaggiare in aereo perdendosi le meraviglie del mondo. Chi continua a svolgere un lavoro che non gli piace perché pensa: “Chissà se ne trova un altro”.
Si accontenta chi rinuncia ai propri sogni pensando, erroneamente, di non meritarli.

COSA È SCATTATO

Nella mia vita ho sempre sentito che da qualche parte ci fosse uno spazio per me in cui io potessi esprimermi appieno. Mi sono sempre soffermata su quelle persone in grado di realizzare se stesse, ho sempre ammirato gli uomini e le donne di successo, laddove per successo intendo dire che fanno succedere le cose che desiderano.
D’altra parte mi sono sempre andate strette le convenzioni, gli obblighi sociali. Ho sempre avuto voglia di saperne di più. Ricordo che fin da bambina ho iniziato a ricercare, a studiare, a documentarmi. Appena ho avuto la capacità di farlo da sola, ho cominciato a leggere libri, romanzi, storie all’interno delle quali i protagonisti attraversavano con impegno grandi sfide per arrivare alla vita sognata, a realizzare i propri desideri. Poi sono passata a leggere anche giornali tematici e riviste di settore, che spiegano come fare per ottenere qualcosa di specifico. Volevo a tutti i costi avere punti di vista diversi, così ho studiato, frequentato corsi, mi sono confrontata con gente nuova, con persone motivate e motivanti.
Infine ho iniziato a viaggiare, a entrare in contatto con differenti culture, a confrontarmi con stili di vita diversi. Ero affascinata da quanta bellezza ci fosse nel mondo, quanta varietà, quanta diversità. Man mano mi sono costruita la convinzione che il mondo non potesse essere solo quello della mia piccola realtà cittadina. Ho cominciato a sentirmi parte di qualcosa di più grande, di molto più grande. Ci sono stati momenti in cui mi sono sentita inutile poiché tanto piccola nella vastità di questo nostro Universo. Allora ho capito che per dare un senso alla mia esistenza dovevo impegnarmi a fare di più, dovevo contribuire a diventare una parte importante nello sviluppo di questo mondo. Ci ho provato a uniformarmi, ad accontentarmi, ma dentro di me c’era sempre qualcosa che mi spingeva ad andare oltre. Sentivo, intimamente, che non era possibile che dovessi beneficiare di tutta quella bellezza solo in parte. In quella parte che, peraltro, non avevo scelto io.

Capitolo 2

DALLE CATENE ALLE ALI

TUTTO È PARTITO…

Come ho già accennato, sono nata in una città del Sud Italia. Fin da bambina ho compreso che ci sarebbero stati tanti doveri. Ho imparato quasi immediatamente che bisognava seguire uno schema, fatto di tradizioni, usanze e princìpi morali, un percorso che gli altri avevano già vissuto prima di me per generazioni.
Da piccola amavo ballare, desiderio che fu assecondato subito dai miei genitori iscrivendomi a un corso di danza. Già all’età di tre anni e mezzo indossavo il mio primo tutù e le classiche scarpette rosa. Sono cresciuta tra piroette, attitude e musica classica per ben dieci anni, tanto che si era sviluppato in me il sogno di diventare una ballerina professionista. Secondo le insegnanti ero anche brava. Finiti i dieci anni di percorso avrei potuto prendere il diploma, dare il “passo d’addio” e decidere se seguire una carriera alla Scala o fare la gavetta per aprire una mia scuola di danza. Ma la mia “visione” fu stroncata sul nascere.
Frequentavo il ginnasio all’epoca, impegnativo a detta di tutti, e la carriera di ballerina mi avrebbe fatto viaggiare molto. Ero ancora troppo giovane e i miei erano preoccupati di darmi in “pasto” al mondo; inoltre avrei dovuto pensare prima al diploma, altrimenti mi sarei certamente distratta. Risultato? Consapevole del fatto che non mi avrebbero consentito di continuare, al termine del percorso mollai del tutto, non mi diplomai neppure, in danza intendo. Il liceo, fu, al contrario, poco più di una passeggiata. A me non interessava aprire una scuola di danza, io volevo volare sulle note della musica, danzare in giro per il mondo, sui palchi internazionali e deliziare migliaia di persone nei teatri.
Danzare mi faceva sentire libera e leggera, e soprattutto mi vibrava dentro l’idea di visitare posti nuovi, conoscere persone con la mia stessa passione e il mio stesso ideale di vita. Credo che questo sia stato il mio più grande dolore e rimpianto per molti anni.
Fino ad allora la danza era stata la mia vita, il mio unico scopo era ballare. Negli anni successivi a quella scelta “forzata” gioivo nel vedere in televisione ballerini che si cimentavano in passi a due, rappresentando nelle loro movenze la meraviglia del mondo e l’estasi di essere vivi. La danza era come dipingere piroette di colori su un palco illuminato. Per me era come assistere alla creazione in movimento di un’opera d’arte. E soffrivo, contemporaneamente, all’idea di non poter calcare quella scena personalmente, impedendo alla mia anima tumultuosa la facoltà di esprimere la sua più profonda identità. Piangevo, contemporaneamente, per la gioia dovuta alla bellezza e il dolore che provavo nel non essere al loro posto. Ho tentato, da adulta, di compensare con altri corsi di ballo, dai caraibici al tango argentino, senza grande soddisfazione però, fino a rassegnarmi del tutto soltanto pochi anni fa.
Il copione della rinuncia obbligata ai miei sogni lo vidi ripetersi molte volte: il primo fidanzatino, le uscite con gli amici, le gite scolastiche, la scelta universitaria. Ogni volta era una battaglia persa in partenza. Non avevo abbastanza capacità di discernimento – mi sentivo ripetere – per poter decidere della mia vita, e fino a che non fossi stata maggiorenne avrei dovuto accettare le regole. Queste mi avrebbero tutelato dalle cattiverie del mondo e dalle delusioni, qualora non ce l’avessi fatta.
Io le rispettavo le regole, ma non le accettavo. Sono stata una figlia problematica, con un brutto carattere, a loro dire, ma le regole le rispettavo tutte. Non ho mai voluto mentire per ottenere qualcosa, mentre mi battevo con forza per quelli che ritenevo fossero i miei diritti. Spesso inveivo contro i miei, perché non avrebbero dovuto mettermi al mondo per poi farmi vivere una vita che non volevo, che non avevo potuto scegliere, che avevano stabilito loro per me. Urlavo che sarebbe stato meglio che mi avessero dato in adozione e che, alla prima occasione, me ne sarei andata via di casa a vivere la vita che meritavo e sognavo. Ma, a parte le discussioni continue e i moti di ribellione, non ho mai dato problemi in famiglia e ho sempre seguito tutte le regole.
Sono stata un’adolescente sana, non avevo problemi di droga, non bevevo, non fumavo, non avevo disordini alimentari, studiavo e uscivo poco con un giro di amici benvoluti dai miei e che frequentavano regolarmente casa nostra. Fondamentalmente non avevo scelta. Non avevo il potere di andare via di casa, non ancora almeno. Molti dei divieti dettati dai miei genitori erano a loro volta divieti imposti dalla società.
È passato tanto tempo e parecchi lavori di crescita personale hanno fatto sì che io accettassi quella parte del mio passato vivendolo in maniera catartica. Ma ti assicuro che all’epoca la percepivo come una fortissima e dolorosa privazione della mia libertà personale.
Le frasi che mi sentivo ripetere più spesso erano: “Chissà cosa penserà la gente di te” oppure “Il mondo è cattivo, non puoi fidarti”, per concludere con: “Quando sarai adulta e andrai via da questa casa sceglierai per conto tuo”. E chiaramente io scalpitavo per crescere velocemente, per diventare adulta e poter scegliere per conto mio.
Da adolescente guardavo le vetrine dei negozi e venivo catturata non dagli abiti e dalle scarpe, ma dagli oggetti per la casa. Osservavo i mobili, le lampade, le tazze che avrei esposto nella mia futura cucina. Capivo che avevo bisogno di trovare uno spazio tutto per me il prima possibile.
I miei non mi facevano mancare nulla, viaggiavo spesso con loro e contribuivano a tutte le mie spese. Ricevevo regali, casa nostra era bellissima, molto spaziosa, in una posizione invidiabile con una vista mare meravigliosa. Mio padre è stato un precursore delle nuove tecnologie e, di tanto in tanto, portava a casa apparecchi che a suo tempo erano quasi fantascienza. I nostri erano viaggi di lusso, quasi sempre anche i regali. Ma non erano i viaggi che io volevo, non erano i regali che mi interessava ricevere. Io volevo essere libera, libera di esprimermi, libera dagli schemi, dalle convenzioni, dai giudizi. Non facevo in tempo a uscire di casa per andare a scuola che ai miei riportavano come fossi vestita quella mattina, con chi avessi fatto il percorso a piedi, se avessi fatto tardi oppure no. Non ho mai neanche pensato di voler provare l’ebrezza di marinare la scuola. Qualcuno avrebbe sicuramente spifferato la notizia alla mia famiglia prima ancora che io avessi immaginato di trasgredire! C’era sempre qualcuno che si prendeva la briga di informare, di comunicare, di giudicare, di valutare. Mi sentivo in una gabbia dorata. Tutto bellissimo, ero una principessa, ma con un leone che ruggiva dentro.
Da adolescente ho vissuto diversi momenti di fortissimo smarrimento. Ero continuamente in conflitto con quello che credevo giusto e quello che mi dicevano fosse giusto. Non sapevo a chi dare fiducia, se a me stessa oppure a chi era più autorevole di me, come i miei genitori, i miei nonni o gli insegnanti a scuola. Studiavo e leggevo tanto, qualsiasi cosa mi capitasse a tiro. Volevo capire se fosse solo una mia sensazione o se mi sbagliassi. Desideravo a tutti i costi conoscere la verità. Quanto l’ho cercata!
Mi sentivo diversa dagli altri adolescenti, i ragazzi della mia età non mi interessavano. I compagni di liceo avevano la loro routine: si incontravano nello stesso posto, facevano le stesse cose, iniziavano tutti insieme a fumare, andavano a ballare, a bere birra. Io, da un lato desideravo tutte quelle cose, che comunque non potevo fare perché “una ragazza di buona famiglia si comporta bene ed è seria e quindi non fa tardi la sera, non fuma, non frequenta certe compagnie”; dall’altro, in quelle poche occasioni in cui anch’io avevo la possibilità di sperimentare quel tipo di vita mi sentivo comunque un pesce fuor d’acqua.
Sognavo altre cose, spesso non sapevo esattamente cosa, ma quel “far niente” insieme non mi interessava. Infatti avevo pochi amici, si contavano sulle dita di una mano. Ero decisamente una ragazza poco interessante e anche un po’ “sfigata”. Gli anni passavano e io continuavo a sentirmi nella gabbia del leone. Scrivevo moltissimo, soprattutto poesie, pensieri sparsi. Tenevo un diario, leggevo romanzi di avventura e storie di viaggi, d’amore e di successi. Ero triste, pessimista, profondamente arrabbiata. Piangevo spesso. Ho sofferto anche d’ansia per lungo tempo. Le mie relazioni sentimentali erano state, fino ad allora, devastanti. Ero considerata ingestibile, troppo libera, troppo avanti, troppo anarchica, troppo in tutto: mi sentivo incompresa e sfiduciata.
Perché non riuscivo a farmi capire? Possibile che nessun altro la pensasse come me? Tutti adattati, uniformati al sistema. Tutti uguali agli altri, tutti che parlavano per luoghi comuni, per modi di dire. Tutti troppo “banali” per me. Io desideravo ardentemente trovare me stessa, capire chi fossi veramente, scoprire la mia vera identità e volevo poter realizzare i miei sogni. Uno di questi era scrivere un libro, altri invece riguardavano i miei viaggi, il mio futuro professionale, le persone che avrei voluto frequentare, il partner ideale, la città in cui avrei voluto vivere.

IL VIAGGIO

Dopo il liceo c’era da scegliere la facoltà universitaria e io optai, alla fine, per Giurisprudenza. Altra scelta dettata più dai doveri di una brava figlia per accontentare il padre che dalla mia vera natura. Come ho già detto, io amavo le scienze ma, come mi avevano fatto notare diverse volte, avendo studiato materie umanistiche sarei stata svantaggiata ai test di ammissione incentrati prevalentemente sulle discipline matematico-scientifiche.
Nessuno credeva in me, così smisi di crederci anch’io. Quindi anche Medicina e Scienze biologiche sfumarono dopo una dolorosissima scelta. Avevo però trovato un lavoro part-time, quello che sarebbe stato il mio futuro impiego per quasi vent’anni, che mi consentiva di avere i primi momenti di libertà, come pagarmi le tasse universitarie e non dover dar conto a nessuno dei miei fuori corso agli esami. Almeno questa era la mia visione delle cose.
Ero un po’ più fiduciosa ma sempre infelice. Continuavo a soffrire di ansia: in quel periodo dormivo male e mi svegliavo nel cuore della notte con i sudori freddi e bruciori alla bocca dello stomaco. Dimagrivo a vista d’occhio, ero spesso “assente”. Mi estraniavo completamente dal mondo e il mio cervello iniziava a frullare per conto proprio. Mi assentavo dal lavoro con frequenza perché tutto mi girava intorno a causa d...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Prefazione. di Roberto Cerè
  5. Introduzione
  6. Capitolo 1 - Progetta il tuo futuro e realizza i tuoi sogni
  7. Capitolo 2 - Dalle catene alle ali
  8. Capitolo 3 - Elimina i pretesti
  9. Capitolo 4 - Il percorso
  10. Conclusione
  11. Bibliografia
  12. Ringraziamenti