Dalla strada al successo cambiando abitudini
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Dalla strada al successo cambiando abitudini

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Dalla strada al successo cambiando abitudini

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Informazioni sul libro

Liberarsi dalle cattive abitudini che impediscono di vivere bene, acquisire equilibrio, raggiungere obiettivi personali, sentimentali, lavorativi. Questo libro vuole essere una guida per non perdersi nel labirinto di quei circoli viziosi che, una volta innescati, risucchiano la vita e la volontà di chi è coinvolto in prima persona e non. Se è vero che ogni azione ha una conseguenza, allora mai niente è perduto: chiunque desideri riscattarsi e rinascere può risorgere dalle proprie ceneri.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788869393594

Capitolo 1
LA FUGACE INNOCENZA

Scrivere del proprio vissuto è fantastico, ti permette di trasmettere le esperienze a un pubblico attento all’ascolto. A volte chiudo gli occhi e ripercorro tutte le fasi della mia vita rendendomi conto che il tempo sfugge di mano e scorre velocissimo, quindi bisogna essere attenti a non sprecarlo inseguendo sogni e desideri che non ci appartengono. Oggi sono più consapevole dei pensieri, delle emozioni, delle sensazioni, delle parole e delle azioni del mio passato e rifletto sulle illusioni che per anni hanno dominato la mia esistenza.

VIVERE NEL PRESENTE

Tutto viene e tutto passa, dalle gioie ai dolori, l’importante è non vivere di passato ed essere capaci di estrarre dai successi e dagli insuccessi nuove lezioni dando loro il giusto significato. Il futuro si pianifica e si semina nel presente perché è il frutto di meditate azioni compiute. Spesso ricordiamo bene il nostro passato, ignoriamo il presente e viviamo proiettati nel futuro, sentendoci sempre poco appagati perché continuiamo a fare dei passi inconsapevoli. Se, invece, viviamo ben piantati nel presente questo significherà avere chiaro il nostro passato e permetterci il lusso di pianificare il futuro.
Fin dalla più tenera età sono sempre stato attratto da tutto ciò che evocava magia, poesia, avventura, natura e ricerca del senso della vita. Già da piccolo guardavo di continuo a chi era più grande di me cercando di imitarlo, quando invece sarebbe stato giusto rimanere un bambino innocente; questo mi ha messo nella condizione di bruciare subito le tappe. Il guaio è stato quello di prendere come riferimento dei modelli che mi hanno poi portato a pagare molte conseguenze negative.
Questo mio atteggiamento mi ha spinto a proiettarmi sempre nel futuro e a godere poco del presente. Essendo focalizzato sulla scoperta di emozioni nuove, diverse da quelle che provavano i ragazzini della mia età, mi sono sempre confrontato con realtà che non potevo raggiungere per vie naturali, depredando così il mio tempo biologico e anagrafico.
Non è stato semplice ricoprire ruoli che non appartenevano alla mia età e vivere intensamente dimensioni che erano più grandi di me e mi facevano sentire un individuo lontano dai canoni sociali. Tanto fuori dal normale, che presto ho cominciato a indossare delle maschere per adeguarmi alle situazioni in cui mi trovavo. Perdere l’innocenza prematuramente è la cosa più orribile che possa succedere a un essere umano, perché la purezza dell’infanzia è una condizione che dura pochissimi anni e poi non ritorna più.
Una volta che la vita ti svezza, si iniziano a vedere le crudeltà presenti nel mondo. A questo punto rivorresti la tua innocenza a tutti i costi, perché non avresti mai immaginato che quella fretta di crescere ti avrebbe messo di fronte a tanta malvagità. Così, privato della tua innocenza e ingenuo di fronte alla cattiveria, puoi cadere nel mondo dei vizi, dove pensi di trovare la felicità perduta. In questo libro parlo spesso dell’infanzia perché la mia storia di difficoltà ha avuto inizio in tenerissima età.
Ovviamente soltanto oggi riesco a decifrare i vari episodi di un percorso che mi ha portato a cadere tante volte, fino a toccare il fondo. Se ripercorro le immagini della mia infanzia e dell’adolescenza, ho solo memoria di un senso di libertà senza confini. Anche le scelte sbagliate le ricordo con piacere perché in quel momento della mia vita agivo con le risorse che avevo a disposizione e, quindi, era come vivere un gioco di cui non percepivo minimamente le possibili, gravi conseguenze. L’unica cosa che purtroppo non ho vissuto in maniera piena sono le emozioni che troppe volte ho dovuto cancellare e dimenticare nello scrigno dell’infante.

LO STATO PRESENTE DI INSUCCESSO

Poi il tempo passa, ne combini di cotte e di crude, risolvi situazioni complicate, ma l’unica domanda che rimane insoluta è legata proprio all’apertura di quello scrigno che custodisce le tue emozioni più intime e preziose.
Solo quando capisci che tutto parte da lì, puoi iniziare a fare un’analisi introspettiva che ti porterà alla libertà interiore e alla vera maturità. Fino a che non troverai le chiavi di accesso al tuo scrigno emozionale, tutto continuerà a essere un tornado che gira vorticosamente su se stesso. Quando da giovanissimo inizi a vivere in un modo che ti permette di giocare a nascondino con te stesso e di sentirti libero delle cattiverie del mondo vedi il futuro sotto una luce falsata.
In una dimensione vivi la famiglia, la scuola, i doveri e i maestri guida; in un’altra sperimenti la spensieratezza, la trasformazione del corpo e della mente, le amicizie complici di segreti che tali devono rimanere e i rituali che presto diventeranno abitudini limitanti. Al principio vivere queste due dimensioni parallele sembra arricchirti e ti convinci di far parte di una schiera di eletti. Gli amici di avventura diventeranno amici nascosti, con i quali condividerai esperienze segrete in momenti e situazioni particolari. Ma il tempo corre veloce, e ti rendi conto che l’innocenza che stavi cercando non viveva neanche nel mondo fiabesco che ti eri costruito. Anzi, quelle situazioni particolari che condividevi con gli amici nascosti diventano sempre più frequenti e l’attaccamento a rituali nocivi ti trasporta nella dimensione della sopravvivenza. Dal momento in cui la trasgressione diventa uno stile di vita tutto inizia a complicarsi. Ormai è conclamato che nulla tornerà più come era prima e puoi salutare per sempre il miraggio di ritrovare la tua innocenza.
Il tuo primo vero e significativo fallimento diventa uno STATO PRESENTE DI INSUCCESSO (SPI) che muta la tua identità. Uscire da questo status è complicato perché da ragazzi si crede che i vizi siano le ali che ti fanno volare e trovare alternative sembra impossibile. Nel frattempo, nella mente si strutturano dei meccanismi di ribellione e rifiuto di tutto ciò che può interferire con il proprio amato e odiato stile di vita. Insieme agli amici nascosti diventi un fantasma nella vita sociale, ti allontani dalla famiglia e dalla scuola e soprattutto rifuggi dai maestri guida. L’SPI ti sequestra l’identità biologica e il mondo ti percepisce come un individuo che non vedrà mai la luce del sole, perché ormai vive nelle sue tenebre.
Quello che era cominciato per gioco, la ricerca di un’innocente evasione, ti trasforma in una macchina che corre a senso unico; ti alzi tardi al mattino, mangi, bevi, vivi di notte e non dormi mai, tutto impegnato solo nel soddisfare la sete del dio denaro. Di soldi per sopravvivere nel vizio ne occorrono sempre di più e l’illecito finisce per diventare un lavoro. Per così dire, la strada ti assume a tempo pieno facendoti padrone di tutti i vizi che la vita offre. I soldi non sudati hanno poco valore, quindi sperperarli per comprare automobili, moto, vestiti costosi e mangiare nei migliori ristoranti diventa un rituale nocivo. Ovviamente i rischi da correre sono sempre alti, ma tu sei convinto che quella sia la tua vita e la rincorri all’impazzata.
Fino a quando un bel giorno qualcosa va storto e quel piano studiato a tavolino per procurarti i soldi per la tua viziata sopravvivenza diventa una trappola che ti mette con le spalle al muro. La luce del sole che filtra timidamente dalle grate di una cella ti fa svegliare. A questo punto ti rendi conto che non è un sogno, ma quelle sbarre ti separano dalla libertà. In brevissimo tempo l’odore della prigione penetra nelle narici e scuote i sensi e la coscienza. I tuoi nuovi compagni di cella non ti chiedono come stai, ma che cosa hai fatto, per capire se hai commesso un reato nobile oppure uno infame. Una volta che hai raccontato loro la tua storia, inizia la tua vita da detenuto.
Io sono stato una persona sempre rispettosa delle persone e delle regole della strada, non ho mai commesso reati infami, e per questo motivo il mio soggiorno in quegli stupidi hotel rappresentati dalle prigioni sono sempre stati tranquilli e ricchi di scambi. Per diversi anni ho vissuto in bilico tra la vita e la morte, ho provato tutto quello che mi passava per la mente senza pensare alle conseguenze. Poi i miei pensieri, parole e azioni mi hanno presentato un conto da pagare molto salato e, di fronte a questo, mi sono fatto due domande:
“Desidero fare carriera nella strada del vizio, dei reati e della prigione, privandomi di autentiche emozioni e libertà?”
“Voglio alzare la testa, capire perché sono rinchiuso in dieci metri quadrati, riconquistare la libertà, la fiducia delle persone amate e ri-vivere di emozioni?”
La risposta sembrerebbe scontata, ma ti assicuro che non lo è affatto. Ho lottato tanto prima di prendere una decisione, alla fine ho scelto la strada più saggia per la mia vita e per chi mi è stato sempre vicino. Il cammino è stato lungo, pieno di prove da superare e ha comportato una notevole crescita personale.

LA VIA VERSO IL RISCATTO

Le risposte alle nostre domande vivono in noi, ci sono sempre state, solo che non riusciamo a vederle perché inconsciamente sappiamo che la strada per il successo è tutta in salita, quindi rimandiamo la risposta a un domani che spesso si trasforma in mesi e anni. Se qualcuno mi avesse fatto vedere il film delle conseguenze da pagare, non avrei creduto a un solo fotogramma e avrei risposto che era fantascienza.
Il mio viaggio interiore verso il cambiamento è iniziato nel posto più difficile da vivere sulla Terra. La prima cosa che ho fatto è stata quella di disintossicarmi dai rituali e dal linguaggio da strada che scorrevano nel mio sangue. Decisi di fare un esperimento. Avevo bisogno di capire realmente come stavo, quindi rifiutai tutti gli aiuti palliativi che mi avrebbero potuto alleviare i dolori. Finalmente sentivo il desiderio sfrenato di crescere: capii che la strada giusta era osservare tutte le reazioni del mio corpo, della mia mente e soprattutto le mie re-azioni impulsive, quelle che ormai partivano con il pilota automatico.
Volevo assolutamente rompere i vecchi schemi e installarne di nuovi. Ero in prigione ma, per assurdo, ero nel posto giusto nel momento giusto: per ventiquattro ore al giorno avevo tempo per pensare e inventarmi qualcosa per trascorrere le giornate in modo che la mia detenzione non fosse un parcheggio, ma che mi servisse per conoscermi, crescere e non tornare più a varcare quei cancelli in futuro.
Dopo il primo mese di detenzione ho cominciato a correre durante l’ora di aria libera. Ho ripreso a cucinare e a scegliere del cibo salutare. E, visto che mi mancava solo l’esame di maturità, mi sono iscritto a scuola. Dopo un anno all’interno del carcere, avevo un lavoro che mi permetteva di fare la spesa e comprare libri e cassette musicali.
Grazie a un cappellano e a una madre superiora che mi sono stati vicino in quello “Stupido Hotel”, sono riuscito a inserirmi nel mondo lavorativo. Si sono aperte tante porte, ho trovato persone e associazioni disponibili ad aiutarmi perché vedevano che ero veramente intenzionato a cambiare vita. Hanno creduto in me e io ho voluto ripagare la loro fiducia.
Dopo qualche anno di prigione sono stato affidato a una cooperativa dei padri somaschi, presso la quale ho svolto un programma personalizzato su di me e ho avuto un lavoro manuale retribuito. Un luogo dove riesci a trovare te stesso e lavori a contatto con la natura, visto che è sulle sperdute montagne del Comasco; è una struttura che non ospita più di quindici persone, quindi il lavoro svolto è stato di notevole importanza. In questo periodo, lungo più di un anno, non ho avuto contatti con l’esterno e con le persone che conoscevo. Potevo ricevere e scrivere solo una lettera al mese.
In questo posto ho combattuto la mia grande battaglia contro le abitudini nocive che erano fossilizzate ancora nel mio DNA. Nessuno mi faceva il lavaggio del cervello, ma mi mettevano sempre di fronte a domande cui rispondere o a decisioni da prendere. Il gruppo di lavoro era affiatato, si lavorava bene e con serietà.
Finito il programma, ho richiesto al giudice di sorveglianza l’inserimento lavorativo con abitazione e, dopo qualche tempo, mi è stato concesso. Non stavo più nella pelle: ritornavo alla libertà, potevo riabbracciare la mia famiglia e la ragazza, che non mi aveva abbandonato neanche dopo il mio arresto! Almeno così credevo. Purtroppo, invece, il giorno prima di lasciare i padri somaschi ricevetti una lettera della mia ragazza: mi diceva di non volere più stare con me perché aveva paura e non si fidava. Mi cadde il mondo addosso, in quanto avevo scelto l’inserimento socio-lavorativo in una determinata città soltanto per amore suo; soprattutto, mi resi conto che non ero solo innamorato, ma ero diventato addirittura dipendente da quella relazione. Seppure con il cuore a pezzi, decisi di affrontare anche tale sfida e di disintossicarmi da questa dipendenza emotiva.
Il Comune mi diede in affitto una casa da dividere con un altro inquilino e un lavoro in una cooperativa. Avevo orari di rientro abbastanza restrittivi perché ancora non avevo scontato tutta la mia pena. Perso quell’amore, cercai di costruire un nuovo rapporto sentimentale ma, dopo un anno di semilibertà, mentre tutto andava a gonfie vele, fui prelevato dal posto di lavoro per essere ricondotto in carcere. Reato commesso? Avevo trasgredito alle regole della casa e avevo fatto l’amore con la mia nuova ragazza nell’alloggio datomi dal Comune. Purtroppo una delle regole che non bisognava trasgredire per vivere in quell’appartamento era di non portare estranei. Il mio coinquilino, con disturbi di personalità legati a una separazione coniugale traumatica, a mia insaputa aveva denunciato l’accaduto ai servizi sociali.
Così, dopo tre anni di duro lavoro personale, ero di nuovo rinchiuso, colpevole solo di avere fatto l’amore. Bisognava ricominciare tutto da capo. Fui detenuto per quasi altri due anni, ma ormai sapevo come muovermi in carcere e dopo un mese iniziai a lavorare come ragioniere. Approfittai di questa reclusione per approfondire i miei studi e, soprattutto, mi rimisi alla ricerca del posto ideale che mi potesse accogliere nuovamente in affidamento.
Qualche mese più tardi il responsabile della cooperativa dei padri somaschi mi scrisse per chiedermi se volessi tornare da loro, io lo ringraziai di cuore e gli risposi che non aveva senso ritornare ancora lì. Quello che c’era da imparare da quel percorso lo avevo fatto mio, adesso volevo crescere ancora.
Un bel giorno fui chiamato a colloquio con il responsabile di una cooperativa sociale che ospitava solo dieci persone e che aveva una metodologia terapeutica innovativa. Adottavano l’analisi transazionale di Eric Berne. Avevo già letto qualcosa di questo celebre psicologo canadese ed ero rimasto affascinato dal suo metodo. Così, dopo altri due anni di purgatorio, mi trovai di nuovo in affidamento con pochi ospiti in una piacevole villetta dove si studiava analisi transazionale.
Questo è stato il mio cammino per uscire da uno status fallimentare. Ovunque sono stato, ho dato il meglio di me stesso e, seppure con i miei alti e bassi, ho sempre creduto in quello che facevo, ho studiato con umiltà diversi metodi di introspezione e tecniche relazionali, rinascendo dalle mie stesse ceneri. In questo lungo viaggio per intraprendere la strada della trasformazione, ho lavorato sodo per fare miei i nuovi concetti di cambiamento. Ho sempre affrontato i pregiudizi delle persone, perché ogni mia scelta era dettata da quello che sentivo e vivevo in un determinato momento della mia vita. Non rinnego nulla di ciò che ho fatto, perché oggi sono quello che sono grazie al mio passato.

LE MIE STRATEGIE AL SERVIZIO DEGLI ALTRI

Dopo quello che ho affrontato e vissuto, sono qui con molta consapevolezza e con l’esperienza fatta sulla mia pelle, non solo grazie a libri letti e a corsi sostenuti. E con grande stima di me stesso per le difficoltà superate, mi sento pronto ad aiutare chi in questo momento sta vivendo un SPI causato da comportamenti viziosi, di qualsiasi tipo sia la loro natura. Ho imparato alcune strategie che mi hanno aiutato a rialzarmi dalle cadute; ecco i punti che ritengo importanti da mettere in pratica:

Consapevolezza

Chiedere aiuto.
Volerlo veramente.
Credere nelle proprie potenzialità.
Affidarsi a maestri guida, studiando e mettendo in pratica le strategie consigliate.

Obiettivi e risultati

Praticare le strategie affrontando le varie fasi.
Imparare a vestire un nuovo stile di vita.
Visualizzare nuovi progetti e pianificarli.
Realizzare e sostenere nel tempo i risultati raggiunti.
Mettendo in atto questi punti, ho appreso che cosa vuol dire essere umili, ascoltare con tutti i sensi e avere chiarezza di obiettivi.
La scoperta più importante che ho fatto durante il percorso che mi ha portato a rialzarmi è stato lo scrigno delle emozioni; il segreto della riuscita è addormentato lì dentro. Sono i sentimenti che comandano inconsciamente tutte le nostre scelte e re-azioni. Riscoprirti sotto nuove vesti sarà una sorpresa che ti riempirà di serenità e nuove visioni. Se avrò l’onore di trasmetterti degli insegnamenti, ti prometto che non ti lascerò mai solo, perché questo per me non è un mestiere ma una missione. Andando avanti nella lettura, capirai la mia trasparenza e la determinata voglia di aiutare chi vuole mettersi in gioco e riprendere in mano le redini dei propri sogni per trasformarli in realtà.
Ho scoperto e messo in pratica alcune strategi...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Prefazione. di Roberto Cerè
  5. Introduzione
  6. Capitolo 1 - La fugace innocenza
  7. Capitolo 2 - Ostacoli e situazioni da affrontare
  8. Capitolo 3 - Strategia 1. Accettare, leggere, interpretare lo stato presente di insuccesso
  9. Capitolo 4 - Strategia 2. Rialzarsi da uno stato temporaneo di insuccesso
  10. Capitolo 5 - Strategia 3. Riscoprire lo scrigno dell’infante
  11. Capitolo 6 - Strategia 4. Mettere in discussione le abitudini nocive con maestri guida
  12. Capitolo 7 - Strategia 5. Ripristinare gli stati efficienti della propria vita
  13. Capitolo 8 - Strategia 6. Affrontare l’ombra del passato
  14. Capitolo 9 - Strategia 7. Leggere e agire nella nuova realtà
  15. Capitolo 10 - Strategia 8. Visualizzare e sviluppare nuovi progetti sostenibili nel tempo
  16. Conclusione