1. L’Impero di Akkad
Circa cinquemila anni fa, le comunità agricole stanziali della tarda Età del Bronzo cominciarono a riunirsi in civiltà socialmente organizzate e riconoscibili in tre diverse regioni del pianeta. La più antica sorse prima del 3000 a.C. nella Mezzaluna Fertile, che si estende formando un semicerchio a partire dall’Alto Egitto lungo la costa del Mediterraneo orientale e poi giù per la valle del Tigri e dell’Eufrate, fino a raggiungere il Golfo Persico. Sviluppi simili avrebbero poi riguardato anche la Valle dell’Indo (che corrisponde a grandi linee all’odierno Pakistan) intorno al 2500 a.C. e, mille anni più tardi, il corso del Fiume Giallo in Cina. Al centro di tutte queste regioni si trovano grandi fiumi, che ne irrigano le terre e causano spesso piene cospicue. Erodoto, il «padre della storia», ce ne ha tramandato una delle prime descrizioni, scritta nel v secolo a.C.:
Quando il Nilo inonda il paese, solo le città appaiono emergenti, assai simili alle isole del Mar Egeo. Tutto il resto dell’Egitto diventa un mare, e le città sole emergono. [Gli egiziani n]avigano allora, quando accade questo, non più lungo le correnti del fiume, ma in mezzo alla pianura.1
Com’è ovvio, nella storia remota, un’inondazione simile si era trasformata in un catastrofico diluvio capace di spazzare via qualunque cosa incontrasse sul proprio cammino. Non sorprende dunque che, in ciascuna di queste singole civiltà, i miti antichi raccontino di un grande diluvio causato da Dio per sommergere la terra, al quale solo pochi prescelti sopravvissero. Nella versione tramandata dalla Bibbia, sopravvivono Noè e la sua famiglia, insieme all’arca, che conteneva «tutte le fiere… e tutto il bestiame… e tutti i rettili che strisciano sulla terra… e tutti gli uccelli».2 Si narra che, quando le acque si ritirarono, l’arca di Noè si arenò sul monte Ararat, che si trova all’estremità orientale della moderna Turchia, vicino ai confini che la separano dall’Armenia e dall’Iran e all’estrema punta settentrionale del bacino fluviale dell’Eufrate.
Al capo opposto della Mezzaluna fertile, ovvero in Egitto e Mesopotamia (che corrisponde all’incirca all’Iraq di oggi) iniziarono a svilupparsi due civiltà distinte. In Egitto, il cosiddetto Antico Regno nacque nel 2686 a.C. con l’unificazione dell’Alto e del Basso Regno. Circa cinquecento anni prima, la civiltà sumera era maturata nella regione fertile compresa fra il Tigri e l’Eufrate, che a quei tempi si immettevano separati nel Golfo Persico.3 Fra le innovazioni tecnologiche ideate all’interno della Mezzaluna fertile, ricordiamo lo sviluppo dell’agricoltura e l’introduzione dell’irrigazione, nonché l’invenzione della ruota e della produzione del vetro. Furono i sumeri a inventare la scrittura, che in origine era costituita da segni rotondi praticati nella creta umida, che in seguito veniva cotta in appositi forni per diventare un documento permanente, probabilmente usato per il conteggio del bestiame, delle scorte di grano e così via. Con l’introduzione di un pezzo di canna cuneiforme per tracciare i segni, queste incisioni condussero alla scrittura detta appunto cuneiforme, che presentava caratteri distinti, capaci di comunicare concetti e, in seguito, il linguaggio vero e proprio. Il sumero, così come veniva parlato nella Mesopotamia meridionale, è classificato come «lingua isolata»: in altre parole, pare che sia del tutto originale, non derivato da altre lingue precedenti, a esclusione forse di un’antica lingua orale semplificata del Paleolitico. I sumeri vivevano in città stato indipendenti, la cui popolazione ammontava probabilmente a ventimila, trentamila abitanti ciascuna. I confini territoriali di questi stati erano segnalati da canali e pietre di confine. Nell’interpretazione di molti studiosi autorevoli, i sumeri costituirono sì una civiltà, ma non un impero. Eppure l’Impero di Akkad sarebbe sorto proprio a partire da questa società innovativa.
Una delle prime menzioni di Akkad si trova nella Genesi, il primo libro della Bibbia, nel quale si afferma che Nimrod, pronipote di Noè, fondò un regno che comprendeva Babele e «Accad». Stando al mito, fu Nimrod a far costruire la Torre di Babele, una struttura che doveva essere tanto alta da toccare il cielo: la collera di Dio fu tale che i costruttori presero a parlare lingue diverse, in modo da vanificare ogni intento, e da allora l’umanità restò divisa in diversi gruppi linguistici. Alcuni miti, poi, identificano Nimrod con Gilgameš, l’eroe del testo epico che ne porta il nome, la più antica opera letteraria giunta fino ai giorni nostri. Da questi elementi, si può comprendere come Nimrod sia probabilmente un personaggio mitologico, che contiene tratti di diversi eroi antichi le cui identità sono andate sfumando l’una nell’altra nella preistoria.
Il primo governante storicamente accertato dell’Impero di Akkad fu Sargon, che nacque circa a metà del xxiii secolo a.C. In realtà, però, non conosciamo il suo vero nome: Sargon significa semplicemente «il vero re». Perfino i dettagli che riguardano la sua vita e il suo regno non sono riconosciuti da tutti gli studiosi, e a tal proposito è necessario scegliere a quali dare credito, cosa che, ancora una volta, lascia a ogni storico l’onere di dare la precedenza a una visione del mondo sui fatti accertati finora, spesso facendo propri indizi contraddittori. Le parole con cui Sargon descrive la propria infanzia hanno un che di familiare:
Mia madre fu scambiata alla nascita, mio padre non l’ho conosciuto… Lei mi pose in un cestino di giunchi, con del fango per tenerne chiuso il coperchio. Mi gettò nel fiume che non si sollevò sopra di me…4
Avvertiamo qui somiglianze innegabili con la nascita di Mosè, del dio induista Krishna e di Edipo, nonché del Messia. Parrebbe trattarsi di una specie di mito archetipico, un prerequisito necessario per queste figure proto-divine o semi-divine. Proprio come Mosè quasi un millennio più tardi, Sargon fu un trovatello e crebbe sano e forte nella casa dove fu adottato, il regno di Kish, che faceva parte della civiltà sumera originale. Sargon giunse a ricoprire un incarico importante: occuparsi dell’irrigazione dei canali del regno, con la responsabilità di una nutrita schiera di lavoratori; questi ultimi erano probabilmente riservisti dell’esercito, capaci di maneggiare le armi. In ogni caso, Sargon si guadagnò la loro lealtà e i suoi sottoposti lo aiutarono a rovesciare il re di Kish, Ur-Zababa, intorno al 2354 a.C.
Poco dopo aver preso il potere, Sargon riuscì a conquistare un gran numero di città sumere vicine, fra cui Ur, Uruk e forse anche Babilonia. Dopo ogni vittoria, egli «radeva al suolo le mura della città»,5 che veniva inglobata nell’impero di Akkad. Si dice che sia stato proprio Sargon a fondare la capitale omonima, detta anche Accad o Agade. Stando a una fonte storica, egli «estrasse la terra dal pozzo di Babilonia e costruì una controparte di Babilonia di fianco ad Agade»;6 qui Sargon costruì il suo palazzo e collocò l’amministrazione statale e le caserme dell’esercito. Eresse poi un tempio dedicato a Ishtar (nome accadico per indicare la dea sumera della fertilità e della guerra) e a Zababa (il dio guerriero di Kish). Purtroppo, Akkad non è ancora stata rinvenuta e a tutt’oggi rimane «l’unica città reale dell’antico Iraq la cui ubicazione resti ignota», cosa che, giocoforza, esclude ogni testimonianza archeologica diretta e le nostre conoscenze si limitano a tavolette e testi di origine babilonese e affini, che spesso sono stati realizzati molti secoli più tardi.
Ben presto, le ambizioni di Sargon crebbero e il sovrano intraprese una lunga serie di campagne militari con l’obiettivo dichiarato di allargare il proprio impero a tutto il mondo conosciuto. O, meglio, conosciuto a lui: l’intera Mezzaluna fertile, niente meno. Non vi riuscì, ma ciò non toglie che l’estensione delle sue conquiste e spedizioni militari colpisca ancora oggi. I testi babilonesi di epoca più tarda conosciuti come l’Epopea di Sargon lo descrivono mentre chiede consiglio ai suoi comandanti subordinati prima di indire le sue ambiziose campagne, un’abitudine che fa pensare a una macchina bellica ben rodata e coordinata più che a un sovrano dispotico o a un megalomane, come indurrebbero a credere i suoi obiettivi territoriali. Non sorprende che le sue gesta siano poi entrate nella leggenda:
[Sargon] non aveva rivali né eguali. Diffuse il suo splendore sulle terre. Attraversò il mare a est. Nell’undicesimo anno conquistò la terra occidentale fino alla sua punta più remota. La condusse sotto un’unica autorità. Laggiù costruì le sue statue e con le sue chiatte riportò il bottino dell’occidente. Collocò i suoi funzionari di corte a intervalli di cinque ore doppie e governò nell’unità le tribù dei territori. Marciò verso Kazallu e trasformò Kazallu in un ammasso di rovine, tanto che non era rimasto neppure lo spazio perché un uccello si posasse.7
Pare che Kazallu sia stata una delle prime conquiste di Sargon, perché probabilmente sorgeva a est dell’Eufrate, vicino a Babilonia. L’estensione massima delle conquiste del re colpisce ancora ai nostri giorni: le sue campagne militari lo condussero sicuramente fino alle sponde orientali del Mediterraneo, «fino alla foresta di cedri e al monte d’argento», un’espressione in genere collegata alle catene montuose dei Nur e del Tauro, che si stendono al limitare dell’Anatolia (la Turchia odierna). Alcune leggende sembrano suggerire che le abbia addirittura oltrepassate e sia entrato in Anatolia: avrebbe senso, poiché i passi montani della zona erano occupati da tribù ostili che in tal modo controllavano le vie commerciali di Akkad verso l’Anatolia, l’Armenia e l’Azerbaijan, da cui l’impero si riforniva di stagno, rame e argento.
La presenza di queste tribù spiegherebbe anche come mai Sargon indisse le sue campagne belliche in direzione sud: avrebbero garantito vie commerciali sicure per approvvigionarsi degli stessi ...