Pignolerie
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«Mi aspettavo qualcosina di più, sonsincero».Un critico pignolo all'inverosimilecommenta le più note e scolasticizzatepoesie italiane, e trova errori di calcolo, di misura, di chilometraggio, di logica, e poi errori di meteorologia, di tempi dipercorrenza, di acustica, di assonometria, diparallasse e così via. E vorrebbe consigliarel'autore, se mai tornasse in vita, diaggiustare la sua poesia, perché se già è inparte valida, lo diventerebbe di più.Devo dire che ci si diverte a leggere questemeticolose e paradossali disamine, senzache il poeta, se è un grande poeta, ne restiscalfito o irriso. Casomai è il critico che, nella sua maniacalità, nella sua stringenteincomprensione, diverte.E. C.

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Informazioni

Editore
Quodlibet
Anno
2020
ISBN
9788822910998
Giosuè Carducci
San Martino (parte 1)
La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.
(continua)
Il giorno di San Martino cade l’11 di novembre.
Il testo autografo di Carducci riporta la data dell’8 dicembre 1883 ed il tempo verbale è il presente indicativo.
La poesia descrive dunque situazioni risalenti all’8 dicembre, non all’11 di novembre.
Il titolo non va bene. Andrebbe corretto in «Santa Concetta» o «Santa Immacolata», patrona dell’8 dicembre.
Come inizio, direi non benissimo.
Andiamo avanti.
La vicenda è ambientata sul litorale maremmano, nei luoghi cari a Carducci. Sul mare – scrive – soffiava il maestrale mentre la nebbia saliva verso le colline di Bolgheri, per le cui strade si diffondeva l’aspro odor de i vini.
Odore singolare e vini plurale.
Quindi vini diversi emanavano uno stesso odore.
Per chi vinifica non è un bel segno.
Dal punto di vista enologico ai vini si attribuiscono infatti profumi o aromi, non odori. Per odore del vino si intende un suo difetto o una deviazione olfattiva. Ad esempio l’odore di tappo, di botte o di aceto.
Carducci poteva aver sentito odore di tappo per le vie del borgo?
Difficile dirlo.
Sappiamo solo che era un odore di vino proveniente da tini che ribollivano. Il vino però bolle intorno agli 80 gradi, come l’alcool etilico. La temperatura di fermentazione è un’altra cosa e deve esser tenuta sotto controllo, per non pregiudicare la vinificazione.
Quella del mosto di uva bianca, per esempio, non supera mai i 18-20 gradi, in pratica la temperatura ambiente. A temperature più alte nel vino si sviluppano odori di gomma bruciata, tipo frenata di camion. Se invece la fermentazione avviene a temperature troppo basse possono svilupparsi note di «bananone», che tenderei ad escludere, perché i tini ribollivano.
Se i tini ribollivano significa che la temperatura di fermentazione del mosto era intorno ai 70-80 gradi. Facile che l’odore avvertito da Carducci fosse proprio quello da frenata di camion.
Egli però non poteva sapere che l’odore era quello perché i camion non esistevano ancora. Per cui si limita a constatarne l’acredine.
Fin qui molto bene.
Attenzione però.
Per poter testimoniare ciò che accadeva in contemporanea sul litorale maremmano e per le vie di Bolgheri, Carducci avrebbe dovuto esser ubiquo.
Da Bolgheri infatti non poteva udire il mare mugghiare, perché in linea d’aria la distanza dalla costa è di oltre sette chilometri.
L’intensità del suono varia secondo leggi logaritmiche, ma una regola empirica ci dice che l’intensità sonora si riduce di circa sei decibel al raddoppiare della distanza dalla fonte.
Se all’orecchio di un ascoltatore che si trovava a quindici metri da riva fossero arrivati 80 decibel dovuti al mugghio del mare in burrasca, a Bolgheri se ne sarebbero uditi non più di 26, che sono l’intensità tipica di una conversazione a voce bassa o del fruscio delle fronde che stormiscono, non del mare in burrasca. La distanza dalla fonte raddoppia infatti ben 9 volte rispetto a prima, comportando un decremento di 54 decibel.
Questa regola empirica è peraltro applicabile solo in totale assenza di rumori di sottofondo, che invece erano presenti, visto che soffiava un vento forte e teso come il maestrale, che se incontra ostacoli o strozzature arriva anche a fischiare per l’effetto Venturi. Ragion per cui il mare in burrasca sarà risultato inudibile già a due-trecento metri da riva.
Da Bolgheri, Carducci non può nemmeno aver visto le onde del mare che biancheggiavano, perché la visuale verso valle era impedita dalla nebbia che saliva verso il paese.
Resta in piedi solo l’ipotesi che Carducci si trovasse sulla costa.
Da là può aver tratto ispirazione per l’incipit della poesia, che dà conto delle condizioni meteo avverse. Ma al quinto verso non poteva più esser là, perché per descrivere l’odore dei vini doveva trovarsi per le vie del borgo.
Son quasi dieci chilometri, come ha fatto?
L’unica spiegazione è che abbia scritto i primi quattro versi sulla costa e si sia precipitato a Bolgheri a tutta velocità.
Come?
Sarebbe servita una Gilera VT 317, la prima monocilindrica italiana di serie. Una quattro tempi con trasmissione diretta a cinghia e velocità di punta 105 orari. Con quella sarebbe arrivato in tempo. Se l’avesse saputa portare, perché era una moto che non perdonava il minimo errore! Un amico appassionato di Gilera d’epoca ne ha una che però tiene solo per bellezza: mi ha detto che gli ultimi tre proprietari prima di lui erano state tre vedove.
Se escludiamo i mezzi a motore, l’altra possibilità è un calesse preso a nolo. Un calesse quanto ci può mettere a fare circa dieci chilometri?
Per tratti brevi potrà fare i quaranta orari. A quella velocità dieci chilometri si fanno in meno di quindici minuti.
Carducci però era un uomo massiccio.
Trovandoselo di fronte il noleggiatore potrebbe aver ritenuto conveniente legargli al calesse un Cavallo Agricolo da Tiro Pesante di tipo Rapido (acronimo C.A.T.P.R.), una razza mansueta utilizzata per trainare aratri, carri e affusti da artiglieria. Un animale dotato di grandissima forza ma che i 40 orari non li fa neanche in discesa. Figurati in salita e col maestrale contro.
Carducci, però, per non perdere l’ispirazione, al Cavallo Agricolo da Tiro gli avrà urlato dietro e dato giù di scud...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Indice
  3. Premessa
  4. Pignolerie
  5. Ugo Foscolo, In morte del fratello Giovanni
  6. Ugo Foscolo, Alla sera
  7. Ugo Foscolo, A Zacinto
  8. Ugo Foscolo, Dei sepolcri
  9. Giosuè Carducci, Davanti San Guido
  10. Giosuè Carducci, Piemonte
  11. Giosuè Carducci, Pianto antico
  12. Giosuè Carducci, Il bove
  13. Giosuè Carducci, La canzone di Legnano
  14. Giosuè Carducci, San Martino (parte 1)
  15. Giosuè Carducci, San Martino (parte 2)
  16. Eugenio Montale, Meriggiare pallido e assorto
  17. Eugenio Montale, Spesso il male di vivere
  18. Eugenio Montale, Prima del viaggio
  19. Giovanni Pascoli, La quercia caduta
  20. Alessandro Manzoni, Marzo 1821
  21. Alessandro Manzoni, Natale
  22. Alessandro Manzoni, Il conte di Carmagnola (Coro dell’atto II)
  23. Giacomo Leopardi, Il sabato del villaggio
  24. Giacomo Leopardi, La ginestra
  25. Giacomo Leopardi, La quiete dopo la tempesta
  26. Giacomo Leopardi, L’infinito
  27. Giacomo Leopardi, Alla luna
  28. Giovanni Berchet, Il giuramento di Pontida
  29. Luigi Mercantini, La spigolatrice di Sapri
  30. Ringraziamenti