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Riflessioni sull'arte della narrativa. Volume primo

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Riflessioni sull'arte della narrativa. Volume primo

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Dopo tanti saggi e raccolte di interviste dedicati alle tecniche di scrittura, Filigrana propone qualcosa di più insolito e coraggioso. Alcuni tra i più grandi autori americani degli ultimi cinquant'anni sono stati invitati a spiegare la ragione ultima e più profonda che li ha indotti a prendere una penna in mano o a sedersi davanti a una tastiera per raccontare una storia. Una sfida non semplice, alla quale ogni scrittore ha risposto da par suo: chi parlando dei suoi maestri, chi soffermandosi su un aneddoto specifico, chi inoltrandosi nel mistero della creazione, a rischio di perdercisi dentro. Il risultato sono dodici testi affascinanti e godibili, nei quali la riflessione si apre alla gioia del racconto, e i ricordi più intimi acquistano la forza di esempi e massime di vita.Saggi di Richard Ford, William T. Vollmann, Joy Williams, Norman Mailer, Thom Jones, Mary Gaitskill, Mark Richard, Jayne Anne Phillips, Ann Patchett, Lee Smith, Terry McMillan e Tom Chiarella

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788875219574
Argomento
Letteratura

/
Chi è quell’uomo legato all’albero maestro?
di Mark Richard

Prendete un «bambino speciale», un termine che nel Sud copre un’ampia casistica: dalla sindrome di Down fino alla dislessia. Fatelo nascere mentre il padre è lontano da casa, impegnato in un’esercitazione militare nelle paludi dell’East Texas. L’unico che lo va a trovare, all’ospedale militare, è il nonno paterno, che ha fatto il ferroviere e il tirapiedi di Huey Long, con un distintivo della polizia della Louisiana. Portate quel bambino a Manhattan, nel Kansas, in pieno inverno, quando l’unico visitatore è un guardone cinese, una piccola faccia gialla che si incolla alla finestra nel cuore delle notti più fredde. E spaventate ancor più la madre, che ha solo vent’anni, facendo venire le convulsioni al bambino. Ha qualcosa di «diverso», le dicono i dottori.
Trasferite tutta la famiglia a Kirbyville, in Texas, dove il padre trasporta la legna nei boschi. Riempite il cortile sul retro di tutte le cose che il padre si trascina dietro quando torna a casa: procioni, cani da riporto che si sono perduti nelle foreste, mucchi di seghe e di accette. Date al bambino una sabbiera dove giocare, nella quale fanno il nido gli scorpioni. Date alla madre il compito di tagliare l’erba disturbando i serpenti a sonagli, che scappano ai quattro angoli del giardino. Fate che la madre pianga in continuazione, perché sente la mancanza della sua mamma. Isolatela dai vicini perché è povera e cattolica. Date al bambino come compagna di giochi una ragazzina mongoloide che lo adora. È la figlia del medico condotto, e ha paura dei tuoni. Quando scoppia un temporale si nasconde, e l’unico che riesce a trovarla è il bambino speciale. La moglie del dottore si presenta a casa del bambino, disperata. Per favore, mi aiuteresti a ritrovare mia figlia? Ed eccola, nel fossato, dietro una libreria, nella tenda giocattolo di un vicino di casa. La moglie del dottore, mentre abbraccia sua figlia tirando su col naso, dice al bambino: Ti va di venire a una festicciola da noi? Alla festa va tutto bene per la madre nervosa e per il padre guardaboschi finché il figlio non morde il braccio di uno degli ospiti e l’ospite finisce all’ospedale, dove gli mettono i punti e gli fanno l’antitetanica. Il bambino speciale non spiega perché l’ha fatto. E la famiglia si ritrova ancor più isolata.
Spostate la famiglia in una contea della Virginia dove tutti coltivano tabacco. Siamo all’inizio degli anni Sessanta, e le famiglie di neri girano ancora con il carretto e il mulo. Il granturco cresce sul retro delle case, perfino in città, mentre nei giardini dei neri e dei cattolici bruciano le croci. Portate il bambino dal barbiere, dove gli tagliano i capelli a spazzola e tutti parlano dei negri e degli amici dei negri. Date al bambino la responsabilità di un nuovo compagno di giochi, il vicino che abita due case più in là e che si chiama Dr. Jim. Quando Dr. Jim aveva la stessa età del bambino, il generale Lee abbandonava il suo esercito schierato ad Appomattox. Quando Dr. Jim cade in mezzo ai filari di granturco che semina di continuo, il bambino deve correre ad aiutarlo. A volte il bambino si piega accanto a Dr. Jim steso in mezzo al grano, e lo ascolta mentre parla con il sole. A volte, quando il cielo è arancione e grigio e il mondo intorno è un deserto, il bambino si stende sull’erba fredda dietro la casa e guarda le migliaia di storni che girano attorno ai comignoli di Dr. Jim. A cinque anni gli sembra di morire, in un mondo pieno di buio e tristezza.
Al pianoterra, nella stessa casa in cui vive la famiglia, abita uno zoticone, un brav’uomo che è tornato dall’Italia con una sposa di guerra. La sposa di guerra era convinta che l’uomo fosse un membro della famiglia reale americana, perché di nome faceva Prince. Ma Prince è solo il suo cognome, tutto qui. La sposa di guerra italiana è una bella donna e ha partorito due figlie femmine; la più piccola ha la stessa età del bambino speciale. La più grande è un’adolescente che di lì a poco morirà per una malattia del sangue. La bella moglie italiana e la madre del bambino speciale fumano sigarette di marca Salem, bevono Pepsi e piangono, sedute una accanto all’altra sui gradini dietro la casa. Sentono tutte e due la mancanza delle loro mamme. La sera Prince torna a casa dalla concessionaria Pontiac per la quale fa il venditore, e il padre guardaboschi torna a casa dalla foresta, e i due uomini bevono birra assieme e parlano preoccupati delle rispettive mogli. Tagliano l’erba intorno a casa, a turno.
La ditta per la quale lavora il padre del bambino si occupa di disboscamenti. Il padre si ritrova a disboscare i campi di battaglia della Guerra di Secessione. Le trincee sono ancora lì, e si raccoglie un po’ di tutto. Il padre torna a casa con le tasche piene di pallottole. Compra un cercamine a una svendita dell’esercito e la famiglia trascorre i fine settimana in mezzo ai boschi. Un giorno il padre e la madre passano l’intera domenica a scavare, finché non recuperano un blocco di agata ferrosa grande come un proiettile di cannone. Dopo quell’episodio, la madre rimane a casa. La sera della domenica chiama sua madre in Louisiana e la supplica: vuole tornare a casa. No, le risponde sua madre. Tu resti lì: il tutto esprimendosi nel francese dei Cajun.
La bambina del piano di sotto si chiama Debbie. Il bambino speciale e Debbie giocano sotto il grande albero, nel giardino invaso dal granturco. Un giorno il bambino speciale fabbrica una serie di cappi e appende all’albero tutte le bambole di Debbie. Debbie corre a casa, in lacrime. Estelle, la grossa tata nera, grida dalla porta al bambino speciale di tirar giù tutte le bambole, ma non esce in cortile per costringerlo a farlo, e il bambino decide di non obbedirle. La tata ha paura di lui, e il bambino speciale lo sa. Se si concentra a fondo, può far piovere coltelli sulla testa della gente.
Forse sarebbe meglio se qualcuno intervenisse e facesse qualcosa, per tenere a bada il bambino speciale. La madre e il padre lo mandano all’asilo, dall’altra parte della città, dove abita la gente per bene. Il padre ha risparmiato un bel po’ di soldi e si è comprato un lotto di terreno sul quale costruire la sua casa, davanti al magazzino della General Electric. Avendo speso tutto quel che aveva per l’acquisto, il padre deve provvedere da sé a spianare il terreno. Prende in prestito un bulldozer dalla società per la quale lavora, e si fa «prestare» anche un po’ di dinamite. Un sabato, per errore, dà fuoco al bull­dozer. Una domenica usa un po’ troppa dinamite per spianare un pezzo di terreno molto gibboso, danneggiando le fondamenta del magazzino della General Electric. Alla fine, decide di non costruire più su quel terreno.
All’asilo, in quella stessa parte della città, il bambino speciale sente che gli sta accadendo qualcosa di importante. Ci sono dei dischi che l’insegnante, Miss Perk, gli lascia ascoltare tutte le volte che desidera. Quando gli altri bambini schiacciano un pisolino sui loro tappetini, Miss Perk gli permette di guardare i suoi libri. Durante l’ora di lettura si siede così vicino a lei che Miss Perk deve stringerlo tra le braccia mentre tiene il libro aperto. Le storie più belle sono quelle che Miss Perk racconta direttamente alla classe. Come quella della bambina alla quale uccidono tutta la famiglia su un barcone, che l’assassino tenta poi di affondare. La bambina vedeva l’acqua che entrava dagli oblò, ma era convinta che l’equipaggio stesse lavando il ponte e combinando un mucchio di pasticci. Miss Perk racconta di un incidente d’auto cui ha assistito, così sanguinoso che ha lasciato cadere una penna in macchina e ha chiesto a suo figlio di raccoglierla, per evitare che vedesse l’uomo con la calotta cranica scoperchiata, neanche gli avessero fatto lo scalpo. Il venerdì giocano a «mostra e racconta», e il bambino speciale porta sempre la stessa cosa: il suo gatto, Mr. Priss. Mr. Priss è un maschio grosso e cattivo, che uccide gli altri gatti e si lascia avvicinare solo dal bambino speciale. Il bambino speciale fa indossare a Mr. Priss i vestiti delle bambole di Debbie, soprattutto un impermea­bile e un cappello da pioggia in stile Southwest, entrambi gialli. Dopodiché il bambino speciale porta in giro Mr. Priss per ore, in una valigetta. Quando la madre gli chiede se ha messo di nuovo il gatto nella valigetta, il bambino speciale risponde sempre: No, mamma.
Miss Perk dice che, a giudicare da come gli altri bambini lo seguono, il bambino speciale farà qualcosa di importante, da grande, ma cosa di preciso non lo spiega mai.
Il padre e la madre fanno delle nuove conoscenze. C’è un nuovo barbiere, con la moglie. Il nuovo barbiere suona la chitarra in cucina e canta «Fuma, fuma, fuma quella sigaretta». È un tipo di bell’aspetto, e mette tanta di quella brillantina nei capelli che quando tira indietro la testa di scatto, per ridere, macchia la spalliera del divano. Gli piace molto, ridere. Sua moglie insegna alla madre del bambino a ballare il twist. C’è un’altra coppia nuova in città: l’uomo è nato da quelle parti, da una famiglia di contadini, ed era una specie di pecora nera. È andato in Asia per fare il medico dell’aeronautica ed è tornato con la sua seconda o terza moglie, nessuno lo sa per certo. Nell’appartamento dell’irrequieto dottore bevono birra, ballano il twist e ascoltano i dischi degli Smothers Brothers. Accendono delle candele infilandole nelle bottiglie vuote di Chianti. Il bambino speciale è sempre lì con loro perché non hanno soldi per pagare una babysitter, ed Estelle non ha alcuna intenzione di occuparsi di lui. Una sera il bambino speciale prende un libro da uno degli scaffali e comincia a leggerlo ad alta voce, lentamente. La festa si interrompe. È un testo universitario di chimica. Tra due mesi il bambino speciale comincerà le elementari.
I primi giorni, la scuola è quasi deserta. I bambini sono occupati nella raccolta del tabacco. I pochi che si presentano sono a piedi nudi e sporchi di polvere, e dormono tutto il giorno con la testa sul banco. Molti di loro hanno le pulci e i pidocchi, e sono stati alzati tutta la notte a legare i bastoncini di tabacco.
All’inizio, il bambino speciale trova la prima elementare incomprensibile. Certo che quello è l’alfabeto, cosa volete che ne faccia? Cosa volete che dica? Cosa volete da me? Il bambino vuol prendere i libri, ma la maestra gli dice che non è ancora il momento. Devi prima imparare l’alfabeto. Il bambino però ha già imparato tutto: Miss Perk gli ha insegnato le lettere mentre lo teneva in braccio alla cattedra e gli altri bambini dormivano, e il bambino speciale ha imparato da solo come combinarle per formare le parole, quando si sedeva accanto alla maestra che leggeva libri di fiabe o articoli presi da Life. Il bambino speciale si è convinto che i bambini del tabacco abbiano avuto l’idea giusta, e così ha posato il capo sul suo banco e ha dormito durante l’esercitazione con le a, le b e le c.
Non imparerà mai, non impara, non può imparare, dicono le maestre alla madre. Lui risponde alle maestre, prova addirittura a correggerle. È stato molto maleducato con Mr. Clary, quando è venuto in classe per far vedere ai bambini qualcuna delle sue magie. Dovreste fargli fare qualche test. Potrebbe essere ritardato. E corre in un modo buffo.
Il bambino speciale dovrebbe giocare a casa del proprietario del magazzino della General Electric, insieme al figlio dell’uomo, che si chiama David e ha un tubo che quando ci soffi dentro spara una capsula spaziale, che poi ricade a terra con un paracadute di plastica. Può darsi che il bambino speciale voglia rubare il tubo, ma prima decide di andare a trovare Miss Perk. Chissà, magari ha un libro che faccia al caso suo. E Miss Perk non lo delude. È contenta di vedere il bambino speciale. Gli spiega che i Russi spediscono gli uomini nello spazio in capsule come quella, e non li lasciano tornare indietro. Gli dice che sintonizzando la radio sulla giusta frequenza si può sentire il loro cuore che smette di battere. Gli dice che quando si vede una luce rossa nel cielo, in piena notte, si può star certi che è un russo morto, condannato a girare per sempre attorno alla terra. Posso tornare nella sua scuola, Miss Perk? No, ormai sei troppo grande. Va’ a casa, adesso.
A casa del direttore del magazzino della General Electric non c’è nessuno. C’è troppo da camminare fino a casa sua, e così il bambino speciale si stende sull’erba fredda e guarda il cielo arancione e grigio. Quando farà buio, la sua vita sarà finita. Qualcuno spara nel campo brullo non lontano da lì, qualcosa ronza nell’aria come un fuco lanciato alla velocità di un razzo, e precipita a terra accanto al bambino speciale. Il bambino resta immobile. Non ci sono altri spari. Sta cominciando a capire che a ognuno di noi possono accadere cose che spaventerebbero il prossimo, se solo decidessimo di raccontarle. E infatti non dice a nessuno di quella cosa che ha ronzato e gli è caduta a pochi centimetri dalla testa.
Dovreste fare qualcosa con quel bambino, dice la gente. La madre lo porta dai lupetti, e per lo spettacolo di gruppo gli fabbrica una parrucca con dei fili di lana marrone, e il bambino speciale impara a memoria il discorso inaugurale di John F. Kennedy. Tutti ridono del bambino con la parrucca finché non comincia a recitare il discorso. Poi, c’è una conferenza su cosa potrebbe accadere se si beve l’acqua dello scarico dopo che una bomba atomica è caduta sulla città in cui si abita, e tutti si esercitano a strisciare sotto i tavoli. Per settimane, la gente ferma il bambino per strada e gli chiede di rifare quella cosa di Kennedy, finché qualcuno non spara a Kennedy in Texas, e il bambino non deve più esibirsi davanti agli uomini che bevono birra o sul marciapiede, di fronte al negozio di alimentari.
La madre comincia a piangere mentre guarda il funerale di Kennedy davanti al grande televisore che il padre ha comprato per risollevarle lo spirito. Non smette più. La madre non si alza più dal letto se non per piangere mentre imbastisce dei piccoli vestiti alla macchina da cucire. Continua a perdere un bambino dopo l’altro, e sua madre continua a non rivolerla a casa. Il padre manda a chiamare la sorella della madre. Per il Ringraziamento preparano un pranzo al sacco e vanno in macchina ad Appomattox per guardare i campi di battaglia. Piove, poi comincia a nevicare, e mangiano il tacchino e bevono il vino nel parcheggio del campo di battaglia. La madre è felice, e il padre compra al bambino speciale un cappello dei confederati. Dopo che la sorella è ripartita, la madre perde un altro bambino. Il padre porta al bambino speciale un altro cucciolo di beagle. Il primo, Pozzanghera, è scappato in Texas dopo che il padre lo aveva portato in macchina da Lake Charles, Louisiana, a Kirbyville, Texas, legato al tetto dell’auto. Quando la gente lungo la strada ficcava il naso, rispondeva di aver sedato il cane. All’arrivo in Texas, il cucciolo aveva i denti davanti tutti macchiati di insetti morti, come fosse il radiatore di una macchina. Non appena si era risvegliato del tutto, ne aveva approfittato per scappare.
Questo cane, in Virginia, il bambino speciale decide di chiamarlo Hamburger. La madre piange quando lo vede dentro il grosso sacco di carta. Forse dobbiamo cercare di conoscere nuovi amici, dice il padre alla madre. Va bene, risponde la madre, e si asciuga gli occhi. Fa sempre tutto ciò che le chiede il marito.
C’è Gunther, un tedesco grande e grosso con un forte accento, che insieme alla moglie gestisce il caseificio in periferia. Hanno un pastore tedesco che si chiama Blitz e che fa tutto quello che Gunther gli ordina. Il bambino speciale è spaventato dai secchi di melassa che Gunther dà da mangiare alle mucche. Gli interessano molto di più le caricature nella cantina della vecchia casa di Gunther. La vecchia casa di Gunther era uno spaccio clandestino di alcolici ai tempi del Proibizionismo, e qualcuno aveva disegnato i ritratti dei bevitori sul muro di gesso dietro il bancone. Somigliano alla gente che vive qui in città, dice il bambino speciale. Probabile che siano i loro genitori, gli spiega suo padre.
La moglie di Gunther trova il bambino speciale steso sull’erba fredda di un pascolo, che guarda il sole svanire nel grigio e nell’arancio del crepuscolo. Non dovresti farlo, gli dice. Se una formica ti si infila in un orecchio, c’è il rischio che ci faccia il nido, e il cervello ti diventerà un formicaio finché non impazzisci.
Dopo qualche tempo, Gunther cade in un silo, e il suo corpo finisce ridotto in pezzi così piccoli che una mucca potrebbe tranquillamente ruminarli.
La ditta assegna al padre del bambino un collega con il quale seminare le migliaia di acri di foreste che stanno disboscando. Un altro tedesco. Il tedesco sa tutto: chiedi a lui, dice il padre. Il tedesco e la moglie hanno due figli con i quali il bambino speciale dovrebbe giocare. Il maschietto si chiama Freddie. Una sera che il bambino speciale si è fermato a dormire da lui, arriva un uragano e Freddie fa pipì a letto e dà la colpa al bambino speciale. E a quel punto il bambino speciale distrugge un mucchio di costosi trenini e macchinine a molla che vengono dalla Germania.
Dall’elicottero che il padre usa per riseminare le foreste più a sud si vede ancora il percorso di Sherman fino al mare, la striscia di cenere in mezzo agli alberi più giovani, le città eleganti che sono sorte al posto dei villaggi bruciati dagli yankee ubriachi. Io capisco, ma kvesto è passato, dice il tedesco. Tu tefi timenticare.
Il padre e il tedesco sono nel North Carolina a tagliare gli alberi sul fondo di un lago. La diga che produrrà il lago artificiale non è ancora stata ultimata. Il padre e il tedesco sono diventati buoni amici. A volte lavorano in zone isolate, lontani dai supervisori della ditta, e a volte si imbattono in una casa abbandonata, su un terreno che la ditta ha acquistato per i diritti sul legname. Nelle soffitte trovano libri rari, vecchi francobolli, denaro che risale ai tempi della Confederazione. Un giorno, mentre pranzano sul fondo del lago, il padre e il tedesco provano a calcolare quanti alberi dovranno tagliare prima che l’acqua raggiunga le sponde. Si dicono l’un l’altro: se riuscissimo a stabilire con certezza dove sarà la riva, potremmo comprare quel terreno e fare una fortuna.
Durante i fine settimana, il padre e il tedesco non mantengono la promessa di portare le rispettive famiglie alle grotte indiane che hanno scoperto, di fare un picnic e un giro collettivo sulle moto da cross che usano per spegnere gli incendi. Invece, sfruttano ogni ora in più di luce per aprirsi nuovi campi visivi a colpi di machete, trascinare lungo i confini del lago ancora asciutto nuovi apparecchi e catene per la misurazione del terreno, presi in prestito.
I soldi che danno al vecchio mezzadro nero per la loro riva segreta rappresentano tutto quel che sono riusciti a raggranellare dai loro risparmi e dalle banche. Il vecchio mezzadro nero accetta la prima offerta che il padre e il tedesco gli fanno per il terreno che gli è stato lasciato in eredità da suo padre. La maggior parte del terreno la comprano direttamente dalla loro ditta, ma hanno bisogno di una via d’accesso che attraversi il cortile del vecchio mezzadro, per poi proseguire oltre la sua baracca. Tutti sanno che tra poco lì ci sarà un lago, ma il padre e il tedesco non dicono al vecchio mezzadro quanto terreno hanno acquistato, proprio come il mezzadro non dice loro che anche lui ha calcolato a occhio dove sarà la riva, e che intende usare i loro soldi per costruire il primo porticciolo a proprietà nera di tutto lo stato, con jukebox, griglie per il barbecue, proprio accanto ai loro terreni. Non dice loro che gli hanno appena consegnato le sementi da cui nascerà l’Huff’s Marina and Playland.
Venti acri di proprietà sulla riva, due punte separate da una lunga baia argillosa e vis...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Indice
  3. / In punta di penna di Norman Mailer
  4. / Il misterioso canto che nasce da certe conchiglie di Joy Williams
  5. / Da dove viene la scrittura? di Richard Ford
  6. / Io sono un... genio! di Thom Jones
  7. / La scrittura e una vita vissuta pienamente: appunti su Allan Gurganus di Ann Patchett
  8. / Il cuore si fa più leggero di Terry McMillan
  9. / Scrivere di William T. Vollmann
  10. / Tutto il resto svanisce di Lee Smith
  11. / Il lupo nel grande prato di Mary Gaitskill
  12. / Raccogliere me stesso di Tom Chiarella
  13. / Perché scrive di Jayne Anne Phillips
  14. / Chi è quell’uomo legato all’albero maestro? di Mark Richard
  15. / Note biografiche