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L'ascesa della destra radicale nell'era di Trump

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L'ascesa della destra radicale nell'era di Trump

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La campagna presidenziale e la vittoria di Donald Trump hanno scioccato il mondo intero e l'emersione apparentemente inopinata di suprematisti bianchi, xenofobi, milizie armate e destrorsi leoni da tastiera sulla scena americana ha suscitato stupore nei commentatori, che faticano spesso a rintracciarne le origini e a comprenderne fino in fondo le idee politiche.In realtà, l'estrema destra negli Stati Uniti è cresciuta in modo costante sin dagli anni Novanta, trovando nell'11 settembre e nel profluvio di teorie cospirazioniste e paranoiche che ne sono derivate, così come nell'elezione del primo presidente afroamericano alla Casa Bianca, le occasioni ideali per compattarsi. Il resto lo ha fatto il sostegno costante che televisione, stampa e siti online hanno assicurato a ideologi come Steve Bannon, Milo Yiannopoulos e Alex Jones, che da oggetti di dileggio si sono trasformati in veri e propri fulcri del dibattito pubblico sulla crisi e sul futuro del paese.Maestro del giornalismo d'inchiesta, David Neiwert ha studiato, incontrato, analizzato da vicino il nuovo estremismo di destra che negli ultimi anni, in America, si è rivelato non meno preoccupante e attivo dei vari movimenti di radice islamista. Alternando ritratti inquietanti di alcuni dei protagonisti della nuova ultradestra a un'analisi rigorosa di fatti e documenti, Alt-America ci offre un quadro lucido e al tempo stesso fosco delle pericolose derive di una nazione. O forse, dell'intera società occidentale.La traduzione dell'opera è stata realizzata grazie al contributo del SEPS - Segretariato Europeo per le pubblicazioni scientifiche

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788833891194

1
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NELL’ABISSO

All’indomani dell’annuncio di Donald Trump della sua candidatura alla presidenza, Dylann Roof entrò armato di una pistola in una chiesa di Charleston, in South Carolina, e uccise nove persone solo perché erano di colore.
La sequenza dei due fatti, che ebbero luogo a centinaia di miglia di distanza l’uno dall’altro, fu il frutto di una pura coincidenza: a quanto pare, Roof sapeva ben poco di Trump e non era un suo sostenitore. Trump a sua volta non lo aveva mai incontrato né aveva interagito con lui in alcun modo.
Eppure i due episodi erano collegati in modo inestricabile per via degli avvenimenti che li avevano preceduti e di quelli che li avrebbero seguiti nelle settimane e nei mesi successivi. Ma soprattutto quei due fatti segnalavano, in modi diversi, un cambiamento profondo nel panorama culturale e politico americano.
La destra radicale americana – violenta, paranoica, razzista e colma d’odio – era tornata per vendicarsi. In realtà, non era mai scomparsa del tutto. E adesso disponeva di un candidato alla presidenza.
Speriamo che si metta a sedere e dica: «Quando sarò eletto presidente, ciò che faremo è trasformare il confine in un luogo di vacanza: il permesso costerà venticinque dollari e se ne otterranno cinquanta per ogni uccisione verificata». Questa sarebbe una cosa grandiosa.
Un sostenitore di Donald Trump intervistato dal New York Times1
Questa chiamata automatica è rivolta ai millennial e a tutte le altre persone oneste... la razza bianca sta venendo sostituita da altre popolazioni in America e in tutte le nazioni bianche. Donald Trump è un fervente nazionalista.
Chiamata automatica in favore di Trump di William White
(un nazionalista bianco) agli elettori del Massachusetts2
Il cammino per la vittoria non sarà coronato da Trump nel 2016, ma la sua candidatura potrebbe rappresentare un passaggio fondamentale per la radicalizzazione di milioni di famiglie bianche operaie e della classe media e dare inizio alla battaglia per la Fede, la famiglia e il popolo.3
Matthew Heimbach, cofondatore del movimento neonazista
del Tradionalist Youth Network, sul sito dell’organizzazione
Buttiamo fuori queste scimmie a calci nel culo dal nostro paese. Adesso! Ave a te, Donald Trump, NOSTRO SALVATORE.
Tweet del Daily Stormer, un sito neonazista4
Donald Trump ha ragione. Questi clandestini vanno deportati.
Un bianco di Boston che, insieme a un altro uomo,
ha ridotto in fin di vita un senzatetto ispanico colpendolo
con una sbarra di metallo e infine urinando su di lui5
I miei sostenitori sono persone molto appassionate. Amano questo paese e vogliono che torni a essere un grande paese. Sono passionali.
Donald Trump, commentando i fatti di Boston6
La maggior parte degli americani, quando si trova ad analizzare il disastro del panorama politico nazionale dopo le elezioni presidenziali del 2016, appare stupefatta dall’orrore e dalla violenza che si sono infiltrati nella politica elettorale del paese. Ma può riconoscerne la fonte: l’improvvisa comparsa nella competizione dell’estrema destra razzista.
In un modo imprevisto, quasi quanto la candidatura di Donald Trump, sono emerse schiere di nazionalisti e suprematisti bianchi, teorici del complotto e xenofobi, perfino sostenitori del Ku Klux Klan, skinhead e altri estremisti violenti, che per interi decenni erano stati relegati ai margini della politica della destra. Non si erano estinti?
La gran parte degli americani non aveva compreso che, ben lungi dall’essersi estinti, negli ultimi anni questi gruppi erano cresciuti e avevano prosperato, pasciuti dai rigagnoli della propaganda dei venditori d’odio carica di disinformazione e diffusa dai media di destra per almeno un decennio, grazie anche a un ambiente confortevole e protetto assicurato dal silenzio quasi totale dell’informazione mainstream sulla diffusione dell’estremismo di destra.
Questa tendenza risaliva all’amministrazione Clinton, quando la destra radicale cercò per la prima volta di darsi una patina mainstream accreditandosi come un movimento di milizie «patriottiche», ma il tentativo deragliò a causa del terrorismo cui contribuì lo stesso movimento. Allo stesso tempo, l’informazione di destra iniziò a mostrarsi come un nuovo tipo di propaganda che rifuggiva apertamente i dettami del giornalismo mainstream: in un classico utilizzo della «Neolingua», si dichiarava «imparziale ed equilibrata».
La spinta organizzatrice del nuovo movimento dei Patrioti si arrestò all’inizio del nuovo secolo, nel corso dell’amministrazione repubblicana conservatrice di George W. Bush, ma l’estremismo che aveva innescato originariamente il movimento negli anni Novanta rimase vivo e vegeto. Nelle fila dell’estrema destra, i teorici del complotto trovarono nuova linfa all’indomani degli attacchi alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, da cui scaturì un’enorme attività di controinformazione finalizzata a dimostrare che gli attacchi erano parte di una cospirazione ordita dal Nuovo Ordine Mondiale. Nello stesso tempo, la retorica della destra mainstream iniziò a far sentire la propria voce durante la Guerra in Iraq, quando ogni critica nei confronti di Bush e delle scelte della sua amministrazione veniva marchiata di tradimento e i liberali erano accusati di mostrarsi troppo «morbidi con i terroristi».
Tale diffuso estremismo si ripresentò con forza con la nomina di Barack Obama a candidato del Partito democratico per le presidenziali del 2008, e in seguito con la sua elezione, che scatenò la virulenta reazione della destra radicale. L’idea che un uomo di colore, e per di più progressista, fosse diventato presidente li colmava di un orrore viscerale. La destra mainstream, quella dell’establishment – dopo anni di condizionamento da parte dei media conservatori durante le amministrazioni Clinton e Bush – non pareva più in grado di tollerare l’idea di condividere il governo con un presidente progressista e si preparò a delegittimarlo con ogni mezzo possibile. E fu proprio in quell’odio condiviso che gli estremisti e la destra mainstream consolidarono finalmente la loro nascente alleanza.
Questa trovò una forma nel Tea Party, che era un movimento conservatore popolare molto noto formatosi nel 2009, dopo l’elezione di Barack Obama. Veniva descritto perlopiù (seguendo il profilo proposto dai suoi stessi membri) come un movimento molto legato all’ideale conservatore di un governo poco invadente, caratterizzato da tasse e spese molto contenute. In realtà, le organizzazioni che lo avevano fondato erano esplicitamente concentrate nell’opposizione a Barack Obama e a ogni aspetto della sua presidenza. Negli anni seguenti, politici e opinionisti di Washing­ton pensarono che fosse quella la vera ragion d’essere del movimento.
Ma c’era di più. Nei distretti rurali e in quelli suburbani a maggioranza repubblicana, dove si era dato un’organizzazione sul territorio, il Tea Party divenne la rappresentazione vivente della destra populista.7
La destra populista in America – diversa dalla sua controparte di sinistra – ha sempre propagandato una narrazione basata sul «produzionismo», una teoria secondo la quale i «produttori» americani che lavorano duro devono affrontare un nemico a due teste: una élite nefasta che li opprime dall’alto, e una classe subalterna e parassita di «altri», che si affida allo stato sociale e ai benefici fiscali garantiti dal governo, che li fa a pezzi e li risucchia dal basso. Il populismo di destra si è spesso manifestato attraverso diversi movimenti nativisti e anti-immigrati. Nel secolo scorso, questo genere di populismo veniva espresso tramite l’ostilità nei confronti delle élite «progressiste» e dei «parassiti» costituiti dagli immigrati e dalle minoranze.
Quindi, il Tea Party si concentrò sulle teorie del complotto e la supposta «tirannide» del presidente, abbracciando con trasporto alcuni degli ideali della destra estremista che continuavano a riaffiorare: costituzionalismo, annullamento delle leggi e degli editti federali, fino alla secessione dall’Unione.8 Il movimento del Tea Party divenne il tramite verso il conservatorismo mainstream americano per le idee più estreme e spesso del tutto folli nate dal movimento dei Patrioti e dai suoi cugini dell’estrema destra.
I Patrioti sono da sempre specializzati nella creazione di una specie di universo alternativo, un sistema di spiegazioni che andavano nella direzione opposta rispetto ai fatti noti, reso possibile soltanto dalla volontà di credere in falsità che potevano facilmente essere smascherate.9 I Patrioti si descrivono innanzitutto come costituzionalisti, ma la loro reale comprensione della Costituzione si basa su una lettura distorta del suo testo e del suo ruolo nel corpus legislativo. Per esempio, i Patrioti credono che il Secondo emendamento vieti ogni genere di regolamentazione sul possesso di armi e armi da fuoco; che il testo della Costituzione proibisca al governo federale di possedere suolo pubblico e di creare qualsiasi tipo di corpo di polizia federale; che lo sceriffo di una contea rappresenti la maggiore autorità in fatto di difesa della legge di quel territorio; e che le leggi federali che garantiscono i diritti civili e perseguono i crimini d’odio siano incostituzionali e perciò opinabili. Quindi, in un simile contesto, il termine «costituzionalista» indica gli appartenenti a un movimento i quali credono che la gran parte dei poteri «costituzionali» risieda nel governo locale – in particolare nella figura dello sceriffo della contea – e non nella Costituzione nazionale.
Tali credenze sulla Costituzione sono amplificate da una messe di teorie del complotto: un nefasto Nuovo Ordine Mondiale sta tramando per ridurre in schiavitù l’intera razza umana attraverso un governo mondiale che cancella la libertà e i cui numerosi tentacoli possono essere visti in azione ogni giorno nelle cronache. Barack Obama è segretamente un presidente illegittimo, nato all’estero e in possesso di un certificato di nascita falso; sempre segretamente, è anche un musulmano che sta congiurando per consegnare gli Stati Uniti nelle mani del radicalismo islamico al fine di instaurare la sharia negli Stati Uniti e nel mondo intero. Il surriscaldamento globale è una bufala, una truffa inventata dai sinistroidi e dagli ambientalisti totalitari che vogliono controllare ogni singolo aspetto delle nostre vite. In un simile universo parallelo, i fatti e le leggi del contegno politico non si applicano.
Nell’universo alternativo della destra populista, il mondo gira al rovescio. Secondo loro, in pratica, la soluzione ai problemi del mondo consiste nel sottomettersi a un sovrano autoritario e «illuminato». Alcune delle figure di maggior spicco del movimento della destra populista nella storia del paese – per esempio, Henry Ford – sono stati «capitani d’industria».
Ben presto Donald Trump ha riconosciuto questo sistema di valori come allineato con il suo. «Credo che la gente del Tea Party mi apprezzi, perché io rappresento molti elementi di quel movimento», ha dichiarato in un’intervista a Fox News nel 2011.10
Con astuzia, Trump si preparava a sfruttare il notevole bacino elettorale creato dagli attivisti conservatori e ampliato dalla retorica e dall’ideologia propagandata da quasi tutti i media del movimento già prima del suo arrivo sulla scena.
L’establishment politico, in ogni caso, ha ignorato con cura l’esistenza di quel bacino elettorale, e di conseguenza è stato scioccato e colto alla sprovvista dal fenomeno Trump e dalla sua capacità di operare all’interno di quell’universo, nel quale i più ovvi principi della ragione non sembrano applicarsi, e di portarlo sulla ribalta politica nazionale.
«Sta sfidando le leggi del contegno politico, ormai» ha dichiarato Michael Bronstein, consulente politico, nel gennaio del 2016, dando voce a quello che presto si è trasformato in un sentire comune. In relazione alle dichiarazioni e ai tweet di Trump, Bronstein ha detto che «in una corsa presidenziale, ognuna di queste affermazioni da parte di un qualsiasi altro politico, avrebbe posto fine alla sua candidatura... Credo che l’establishment e gli analisti politici osservino il suo comportamento e ne ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Indice
  3. 1 / Nell’abisso
  4. 2 / Alt-America
  5. 3 / Elicotteri neri e furgoni esplosivi
  6. 4 / L’11 settembre e gli invasori dalla faccia scura
  7. 5 / Un presidente nero e un certificato di nascita
  8. 6 / Cappellai matti e lepri marzoline
  9. 7 / Il ritorno delle milizie
  10. 8 / Il vaso di Pandora di Bundy
  11. 9 / Giorni duri al Malheur
  12. 10 / La reinvenzione dell’Alt-Right
  13. 11 / «Ave, imperatore Trump!»
  14. 12 / L’identità liberata
  15. 13 / Le conseguenze
  16. Postfazione. Il fascismo e il nostro futuro