L'arte della visione
eBook - ePub

L'arte della visione

Conversazioni con Goffredo Fofi e Gianni Volpi

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

L'arte della visione

Conversazioni con Goffredo Fofi e Gianni Volpi

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Frutto di una serie di conversazioni condotte nel 1993 da Gianni volpi e Goffredo Fofi, che firma oggi una nuova introduzione, L'arte della visione costituisce una sorta di confessione di Fellini sulla vita e sul cinema, che a oltre vent'anni dalla scomparsa del regista acquista ancora più valore. Nel suo studio di corso d'Italia, Federico Fellini ricevette a più riprese Goffredo Fofi e Gianni volpi per quest'ampia intervista, destinata a rimanere memorabile. Il tema delle conversazioni non è tanto il cinema di Fellini, quanto il cinema in generale, che, come sosteneva Fellini, si era preso tutta la sua vita. Alla presenza dei suoi insoliti intervistatori, il grande regista si lascia andare a una sequenza di ricordi, divagazioni, riflessioni su sé stesso e la sua arte. Come scrive volpi nelle sue considerazioni introduttive, «passava con sovrana nonchalance da Kafka a Jung, da Rossellini a Calvino. In certe affascinanti, lunghe risposte legava sapientemente progetti, visioni, letture le più diverse». Un fascino con cui Fellini sapeva sedurre tutti i suoi interlocutori, e dietro il quale, come sottolinea Fofi, si scorgeva la straordinaria capacità di indagare l'animo umano: «non sono molti gli artisti che si sono spinti così a fondo nel raccontarci chi siamo, noi italiani, come siamo e come ragioniamo. Il "carattere degli italiani", su cui tanti in passato hanno discusso, chi più e meglio di Fellini ha saputo mostrarcelo, soprattutto negli ultimi film, quelli più malinconici, conquistando man mano tonalità e profondità che oso definire leopardiane?». Il volume è impreziosito da alcuni brevi commenti di Fellini ai suoi film, che su indicazione del regista stesso avrebbero dovuto corredare il testo, nonché dai brani di alcune interviste a registi americani, o europei attivi in America, e da uno splendido inserto di fotografie realizzato insieme all'istituto Luce.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a L'arte della visione di Federico Fellini in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Arte e Fotografia. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788855221085
Argomento
Arte
Categoria
Fotografia

Fellini secondo Fellini

Luci del varietà

«Luci del varietà l’ho ideato e sentito come un film mio; c’erano dentro ricordi, alcuni veri, altri inventati, di quando giravo per l’Italia con una compagniola di rivista. Erano i primi appunti cinematografici su una certa provincia intravista dai finestrini delle terze classi o dalle quinte di teatrini fatiscenti, in paesetti arroccati su cucuzzoli ventosi o annegati nelle nebbie di tetre vallate. Il film lo dirigemmo in due, Lattuada e io; Lattuada con la sua capacità di decidere, con la sicurezza professionale dell’esperienza, col fischietto, col cappellaccio da regista; era lui che diceva: motore, azione, stop, via tutti! Silenzio! Io stavo al suo fianco in una situazione abbastanza comoda di irresponsabilità».
Regia: alberto Lattuada e Federico Fellini. Soggetto: Fellini. Sceneggiatura: Federico Fellini, alberto Lattuada e Tullio Pinelli, con la collaborazione di Ennio Flaiano. Fotografia (b/n): Otello Martelli. Operatore: Luciano Trasatti. Musica: Felice Lattuada. Scenografia e costumi: aldo buzzi. Montaggio: Mario bonotti. Aiuto regia: angelo D’alessandro. Direttore di produzione: bianca Lattuada. Organizzazione generale: Mario Ingrami. Produttori: alberto Lattuada e Federico Fellini. Produzione: Capitolium Film. Visto censura: 18 novembre 1950. Durata: 100 min. Interpreti: Carla Del Poggio (Liliana «Lilly» antonelli), Peppino De Filippo (Checco Dalmonte), Giulietta Masina (Melina amour), Folco Lulli (adelmo Conti), Franca valeri (la coreografa ungherese), Carlo Romano (avv. Enzo La Rosa), John Kitzmiller (John), Silvio bagolini (bruno antonini, il giornalista), Dante Maggio (il capocomico Remo), alberto bonucci e vittorio Caprioli (duo teatrale), Giulio Calì (il fachiro), Mario De angelis (maestro), Checco Durante (proprietario del teatro), Joe Fallotta (bill), Giacomo Furia (Duke), Renato Malavasi (albergatore), alberto Lattuada (inserviente teatrale).

Lo sceicco bianco

«Il produttore Carlo Ponti aveva acquistato da antonioni un soggetto di tre o quattro pagine sul mondo dei fotoromanzi… e aveva chiamato Pinelli e me per la sceneggiatura. L’intenzione era quella di fare un film ironico e amaro sulle illusioni sentimentali e romantiche di un mondo sognato attraverso i fumetti. Un giorno Pinelli mi disse: “Perché non facciamo la storia di una sposina che scappa di casa per venire a conoscere il suo divo preferito?”. E io pronto come un puma: “Ma allora facciamola fuggire durante il viaggio di nozze!”. In coro aggiungemmo la visita al papa, i parenti minacciosi, il comico eroismo dello sposino abbandonato che vuol nascondere la sua vergogna. ad antonioni però la storia così come gliela raccontammo non piaceva troppo… Da produttore a produttore il copione finì sul tavolo di Luigi Rovere, che un giorno guardandomi con aria di disgusto mi disse: “Perché non lo fai tu?”. D’altra parte il soggetto mi piaceva, e il fumetto di avventure era stata una mia passione. Non avevo forse lavorato alla Nerbini ai tempi del l’“av ven tu roso” scrivendo una sceneggiatura di Flash Gordon? I fanatici dei divi, poi, mi avevano incuriosito fin dai tempi delle mie collaborazioni a “Cinemagazzino” e a “Cineillustrato”; curavo la piccola posta e rispondevo firmando aramis a tutti quei sogni e a quei deliri che emergevano dalle confessioni dei lettori. Era un mondo quindi che conoscevo bene».
Regia: Federico Fellini. Soggetto: Federico Fellini e Tullio Pinelli, da un’idea di Michelangelo antonioni. Sceneggiatura: Federico Fellini e Tullio Pinelli, con la collaborazione di Ennio Flaiano. Fotografia (b/n): arturo Gallea. Operatore: antonio belviso. Musica: Nino Rota, diretta da Fernando Previtali. Scenografia: Raffaello Tolfo. Montaggio: Rolando benedetti. Aiuto regia: Stefano Ubezio. Suono: armando Grilli e Walfredo Traversari. Trucco: Franco Titi. Segretario di edizione: Moraldo Rossi. Fotografo di scena: Osvaldo Civirani. Produttore: Luigi Rovere. Direttore di produzione: Enzo provenzale. Produzione: Pdc-Ofi. Visto censura: 7 aprile 1952. Durata: 85 min. Interpreti: alberto Sordi (Fernando Rivoli, «lo sceicco bianco»), brunella bovo (Wanda Giardino in Cavalli), Leopoldo Trieste (Ivan Cavalli), Giulietta Masina (Cabiria), Lilia Landi (Felga), Ernesto almirante (il regista di fumetti), Fanny Marchiò (Marilena velardi), Gina Mascetti (moglie dello «sceicco bianco»), Enzo Maggio (facchino d’albergo), Giulio Moreschi (portiere d’albergo), arturo Gallea (prete), Jole Silvani (prostituta), Ettore M. Margadonna (zio di Ivan), Ugo attanasio (zio di Ivan, funzionario vaticano), antonio acqua (commissario).

I vitelloni

«Rimandato La strada, mi è venuta la tentazione di giocare ancora uno scherzo a certi vecchi amici che avevo lasciato da anni nella città di provincia dove sono nato. Era una piccola vigliaccheria. Così mi sono messo a raccontare quello che ricordavo delle loro avventure, le loro ambizioni, le loro manie, il loro modo particolarissimo di passare il tempo. Il guaio è che, tornato a frequentarli, mi sto accorgendo che passo anche io troppo volentieri il tempo al biliardo o sulla spiaggia a guardare il mare d’inverno, o a cantare canzoncine oscene nel silenzio notturno delle antiche piazze… Mentre ascolto i discorsi dei miei vitelloni, comincio a pensare con una punta di tristezza che se vorrò continuare il mio lavoro, sarò costretto ancora una volta a tradirli, come ho fatto da ragazzo quella volta che una bella mattina ho preso il treno e me ne sono andato in città. Mi conforta solo pensare che… non se la prenderanno troppo. Faranno qualche commento sbadato. E quel pochino d’invidia che certamente proveranno – perché in fondo la città è il loro sogno segreto – ognuno se la terrà in corpo, tranne a sospirare forse più tardi, da soli, quando, chiuso il Caffè del Commercio, a notte alta salgono in silenzio le scale di casa e si mettono a letto».
Regia: Federico Fellini. Soggetto: Federico Fellini, Ennio Flaiano e Tullio Pinelli, da un’idea di Tullio Pinelli. Sceneggiatura: Federico Fellini ed Ennio Flaiano. Fotografia (b/n): Otello Martelli, Luciano Trasatti e Carlo Carlini. Operatori: Roberto Girardi, Franco villa. Musica: Nino Rota, diretta da Franco Ferrara. Scenografia: Mario Chiari. Costumi: Margherita Marinari bomarzi. Montaggio: Rolando benedetti. Produttore: Lorenzo Pegoraro. Direttore di produzione: Luigi Giacosi. Produzione: Peg Film (Roma)-Cité Film (Paris). Visto censura: 17 settembre 1953. Durata: 103 min. Interpreti: Franco Interlenghi (Moraldo), alberto Sordi (alberto), Franco Fabrizi (Fausto), Leopoldo Trieste (Leopoldo), Riccardo Fellini (Riccardo), Eleonora Ruffo (Sandra), Jean brochard (il padre di Fausto), Claude Farell (la sorella di alberto), Carlo Romano (Michele, l’antiquario), Lida baarova (Giulia, moglie di Michele), Enrico viarisio e Paola borboni (i genitori di Moraldo e Sandra), arlette Sauvage (la sconosciuta nel cinema), vira Silenti (la «cinesina»), Maja Nipora (la soubrette), achille Majeroni (il capocomico), Franca Gandolfi (ballerina), Silvio bagolini (Giudizio, lo scemo del villaggio).

Agenzia matrimoniale
IV episodio di L’amore in città

«Nel fare inchiesta, c’è anche quel tanto di invasione poliziesca dell’intimità altrui, che mi ha sempre dato fastidio. L’ho raccontato, anni fa, nell’episodio di L’amore in città. L’unica testimonianza che si può dare, facendo un’inchiesta, è quella della propria maleducazione, della propria curiosità insolente».
Regia: Federico Fellini. Soggetto: Federico Fellini. Sceneggiatura: Federico Fellini e Tullio Pinelli. Fotografia (b/n): Gianni Di venanzo. Musica: Mario Nascimbene. Scenografia: Gianni Polidori. Arredamento: Giovanni Checchi. Montaggio: Eraldo Da Roma. Produttore: Cesare Zavattini. Produzione: Faro Film. Visto censura: 13 novembre 1953. Durata: 16 min. Interpreti: antonio Cifariello (il giornalista) e attori non professionisti.

La strada

«All’inizio di La strada c’era solo un sentimento confuso del film, una nota sospesa che mi procurava soltanto un’indefinita malinconia, un senso di colpa diffuso come un’ombra; vago e sfuggente, fatto di ricordi e di presagi. Questo sentimento suggeriva con insistenza il viaggio di due creature che stanno insieme fatalmente, senza sapere perché. La storia nacque con molta facilità: i personaggi apparivano spontaneamente, se ne tiravano dietro altri, come se il film fosse pronto da tempo e aspettasse soltanto di essere ritrovato. Cos’è che me lo ha fatto ritrovare? Prima di tutto, credo, Giulietta. Mi sembra un’attrice singolarmente dotata per esprimere con immediatezza gli stupori, gli sgomenti, le frenetiche allegrezze e i comici incupimenti di un clown. Ecco, Giulietta è appunto un’attrice-clown, un’autentica clownesse… Così, dunque, mi appariva Gelsomina: nelle vesti di un clown, e subito accanto a lei, per contrasto, un’ombra massiccia e buia, Zampanò. E naturalmente la strada, il circo con i suoi stracci colorati, la sua musica minacciosa e spaccacuore, quell’aria da fiaba feroce… Se fossi ancora un po’ più spudorato di quanto sono, potrei indicarvi altri motivi, radici forse più profonde, che di certo hanno dato vita nella fantasia ai personaggi e al racconto della loro storia: rimorsi, nostalgia, rimpianti, la favola dell’innocenza tradita, e l’accorata speranza di un mondo limpido fatto di fiduciosi rapporti, e l’impossibilità e il tradimento di tutto questo. Ma per risalire a queste radici ci vorrebbe l’aiuto di uno psicanalista di genio».
Regia: Federico Fellini. Soggetto: Federico Fellini e Tullio Pinelli, con la collaborazione di Ennio Flaiano. Dialoghi: Tullio Pinelli. Fotografia (b/n): Otello Martelli. Operatore: Roberto Girardi. Musica: Nino Rota, diretta da Franco Ferrara. Scenografia: Mario Ravasco. Costumi: Margherita Marinari bomarzi. Montaggio: Leo Catozzo. Suono: aldo Calpini. Aiuto regia: Moraldo Rossi. Collaborazione artistica: brunello Rondi. Assistente alla regia: Paolo Nuzzi. Trucco: Eligio Trani. Fotografo di scena: a. Piatti. Direttore di produzione: Luigi Giacosi. Organizzazione generale: Danilo Fallani, Giorgio Morra e angelo Cittadini. Produzione: Dino De Laurentiis e Carlo Ponti. Visto censura: 18 settembre 1954. Durata: 94 min. Interpreti: Giulietta Masina (Gelsomina Di Costanzo), anthony Quinn (Zampanò), Richard basehart (il matto), aldo Silvani (il signor Giraffa), Marcella Rovere (la vedova), Livia venturini (la suora), Mario Passante (cameriere dell’osteria).

Il bidone

«Uno dei problemi più gravi, un problema che in parte sta al centro di tutti i miei film, è la terribile difficoltà che si prova nel parlare uno con l’altro, il vecchio problema del comunicare, la disperata angoscia di essere con qualcuno, il desiderio di stabilire un rapporto reale, autentico con un’altra persona. Questo problema è toccato ne La strada come ne Il bidone. Forse cambierò, ma per ora è un problema che mi assorbe completamente… Credo che ognuno debba trovare la verità per proprio conto… anche per questo i miei film non hanno mai una soluzione definitiva. Credo che sia immorale (nel senso più autentico del termine) raccontare una storia che abbia una conclusione. Infatti nel momento in cui si presenta sullo schermo una soluzione, ci si estrania dagli spettatori. Non esistono “soluzioni” nelle loro vite. Credo sia più morale – e più importante – mostrar loro, diciamo così, la storia di un uomo. allora ognuno, secondo la sua sensibilità e sulla base del suo sviluppo interiore, potrà trovare la propria soluzione».
Regia: Federico Fellini. Soggetto e sceneggiatura: Federico Fellini, Ennio Flaiano e Tullio Pinelli, da un’idea di Federico Fellini. Fotografia (b/n): Otello Martelli. Operatore: Roberto Gerardi. Aiuto operatore: arturo Zavattini. Musica: Nino Rota, diretta da Franco Ferrara. Scenografia e costumi: Dario Cecchi. Montaggio: Mario Serandrei e Giuseppe vari. Suono: Giovanni Rossi. Aiuto regia: Moraldo Rossi e Narciso vicario. Assistente alla regia: Dominique Delouche e Paolo Nuzzi. Collaborazione artistica: brunello Rondi. Trucco: Eligio Trani. Segretaria di edizione: Nada Delle Piane. Fotografo di scena: Giovanni battista Poletto. Direttore di produzione: Giuseppe Colizzi. Ispettore di produzione: antonio Negri. Produzione: Titanus (Roma)-Sgc (Paris). Visto censura: 4 ottobre 1955. Durata: 104 min. Interpreti: broderick Crawford (augusto), Richard basehart (Picasso), Franco Fabrizi (Roberto), Giulietta Masina (Iris), Giacomo...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Indice
  5. Premessa
  6. Nota dei curatori
  7. Sull’intervista di Gianni Volpi
  8. Appunti su Fellini e il suo cinema Introduzione di Goffredo Fofi
  9. L’arte della visione
  10. Fellini visto dall’America
  11. Fellini secondo Fellini