Luce dal tenebroso chaos

L'alchimia tra Santinelli e Newton

Marco Rochhi

• Editore: Mimesis Edizioni
• Anno: 2017
• ISBN:
  9788857542447
• Argomento: Filosofia
• Categoria: Storia e teoria della filosofia

L'obiettivo di questo lavoro è duplice: da una parte viene indagato il rapporto tra Newton e l'alchimia, cercando di verificare quale rilevanza ebbe l'adesione all'Ars Transmutatoria nella vita e soprattutto nel pensiero del filosofo inglese. Poi, in maniera più specifica, si è cercato di indagare in dettaglio quale influenza possano avere avuto sul pensiero newtoniano gli scritti dell'alchimista pesarese Francesco Maria Santinelli, e in particolare la sua principale opera alchemica, l'ode Lux obnubilata suapte natura refulgens.

I.
Santinelli e l’alchimia

Ritratto di Francesco Maria Santinelli

1. L’alchimia e le sue interpretazioni

È curioso constatare come dell’alchimia non esista una definizione univoca, né però potrebbe essere altrimenti: le ragioni sono intrinseche al suo essere una forma di sapere iniziatico, rivolto a pochi eletti. Non vi fu mai una scuola per alchimisti: ogni alchimista aveva tutt’al più uno o pochissimi discepoli che imparavano dal maestro i rudimenti dell’arte, ma che poi dovevano percorrere in solitudine le vie di questo sapere. Così come, d’altra parte, non vi era che un modesto scambio di esperienze tra gli alchimisti: è vero che essi scrivevano e pubblicavano numerosissime opere, ma è anche vero che altrettanto numerose testimonianze attestano che per lo più esse risultavano così oscure da non essere comprese neppure dai contemporanei.

Anche i nomi alternativi al termine alchimia – quali Ars regia e Opus magnum – sono di poca utilità per cercare di afferrare l’essenza di una disciplina che rendeva manifesto il proprio obiettivo nella ricerca del lapis philosophorum o dell’elixir di lunga vita.

Semmai qualche aiuto in più può venire dal termine Ars transmutatoria, che ha attinenza con la trasformazione della materia e dei suoi elementi, e che ha indotto Eliade a riferire le origini dell’alchimia all’arte della lavorazione dei metalli e ad identificarne il mito-guida nella convinzione che si possa produrre artificialmente la perfezione della materia. Dunque comunanza di tecniche con i metallurghi, ma diversità di scopi: mentre il fine del metallurgo è ottenere prodotti utili all’esistenza dell’uomo, quello dell’alchimista è portare a compimento l’opera della stessa Madre Terra, producendo il corpo perfetto e incorruttibile (il lapis o l’elixir, appunto)6.

Per usare un’espressione della Pereira: “Alchimia è dunque, in origine, la convinzione di poter fare, a partire dalla materia imperfetta e impura dei metalli, una sostanza perfetta e capace di trasferire ad altre sostanze la propria perfezione”7.

Tralasciando l’interpretazione più superficiale – ma certo non per questo la meno diffusa – che vede l’alchimista come un personaggio da operetta, ciarlatano e truffatore, molta critica moderna ha interpretato e continua in larga parte ad interpretare l’alchimia come una forma di sottocultura della quale non vale neppure la pena di occuparsi. Le ragioni sono chiare: laddove la scienza moderna è – almeno in apparenza – aperta a tutti, pubblica, sottoposta a controlli rigorosi, l’alchimia ha invece la forma di un sapere riservato a pochi, iniziatico, e quindi per sua natura privo di controlli.

E naturalmente l’assenza di risultati concreti pare sancire il definitivo fallimento di quella che pure è stata un’esperienza più che millenaria e pressoché ubiquitaria, se è vero che in Oriente ha riguardato le civiltà Indiana e Cinese, e che in Occidente ha attraversato quattro civiltà diverse: quelle Ellenistica alessandrina, di Bisanzio, dell’Islam, e del Medioevo cristiano, prima di cristallizzarsi – a partire dal Rinascimento – nella forma che più ci interessa, quella ...

Indice dei contenuti

• Introduzione
• I - Santinelli e l’alchimia
• II - Newton filosofo del fuoco e della luce
• Conclusioni
• Appendice
• Bibliografia ragionata