Capitolo 2
Richard Teschner: vita e suggestioni
Fino a che la marionetta rimane chiusa in una teca, essa è un oggetto inanimato; nel momento in cui la si prende in mano e la si fa muovere sul palco, prende vita, divenendo un organismo pulsante, con le stesse esperienze e sofferenze di un essere umano. Per questa ragione il legame con le marionette è così forte e avvincente, al punto che chi ha a che fare con esse difficilmente riesce a liberarsene.
Richard Teschner
Cenni biografici e prime influenze artistiche
Der Zauberer von Gersthof, il mago di Gersthof, come veniva chiamato Richard Teschner, nacque nel 1879 a Karlsbad, cittadina boema di lingua tedesca appartenente al multietnico impero austro-ungarico. Figlio di un litografo, Teschner mostrò una particolare inclinazione per il disegno sin da bambino. Dopo il trasferimento a Leitmeritz con la famiglia, il giovane Richard frequentò la Volksschule e la Realschule, ottenendo pessimi voti in quasi tutte le materie. L’unica attività in cui lo studente eccelleva era il disegno e soltanto i fenomeni fisici e l’elettricità sembravano stimolare la sua curiosità. Questi interessi non vanno sottovalutati perché, come si vedrà in seguito, assumeranno un importante ruolo nell’opera di Teschner. Il rendimento scolastico era così basso che lo studente venne espulso dalla scuola, con grande dolore del padre, ma, più tardi, iniziò a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Praga. Era il 1896 quando il diciassettenne Richard Teschner entrò in contatto per la prima volta con la città dell’oro, dell’alchimia, del golem, dei rabbini leggendari: sicuramente l’ambiente praghese esercitò su lui un’influenza maggiore della stessa Accademia, che frequentò per tre anni sotto la guida del professor Brozik. Il 1900 è la data del trasferimento a Vienna, città in cui Teschner rimarrà solo un anno per poi ritornare a Leitmeritz dalla sua famiglia. La capitale, in cui proprio in quel periodo si affermava il linguaggio innovativo della Secession, lo deluse, poiché egli non condivideva l’esasperato culto per l’arte che dominava il clima culturale, secondo lui espressione di una superficialità diffusa, e ritornò in patria dove aprì un atelier tutto suo e iniziò a lavorare in totale autonomia, “auf eigene Faust”, come scrive Arthur Roessler, critico d’arte e suo biografo nonché amico, che fornì una descrizione calzante delle abilità dell’artista:
Teschner dipinge con colori a olio, tempera, acquerello e pastello; si occupa di grafica su metallo, pietra, vetro e legno: è incisore, litografo e artista del legno; scolpisce con qualsiasi materiale adatto alla scultura, come minerali, pietra, argilla e legno; è modellatore e fonditore, fabbro, cesellatore e incisore; modellatore di pietre preziose, tipografo; falegname e liutaio; costumista e fabbricante di parrucche; scenografo e tecnico delle luci; meccanico e operatore cinematografico; tessitore di arazzi e architetto di interni e – inoltre – poeta, musicista, biologo, chimico, astronomo, astrologo, occultista, collezionista d’arte, conoscitore ed estimatore di culture scomparse e remote, scopritore di cose perdute e di nuove, e molte altre cose ancora.
Come si evince da questo brano, le sue attività spaziavano da quella di pittore con tempera, olio, acquerelli a quella di scultore, scenografo e tecnico luci, e ancora a quella di fabbro e intagliatore, mentre i suoi interessi culturali andavano da quelli di natura umanistica a quelli scientifici. A tal proposito Franz Hadamowsky, studioso di teatro, scrisse che il segreto di Teschner consisteva nel “trasformare così tanti talenti in abilità”. Ma torniamo a Leitmeritz. Dopo aver appreso da autodidatta diverse tecniche artistiche e aver perfezionato alcuni tipi di lavorazioni su vari materiali, il paese cominciò a essere troppo stretto per Teschner, il quale era alla ricerca di nuovi stimoli e decise di ritornare a Praga. Fu durante questo secondo periodo praghese che scoprì la vitalità della città ed entrò in contatto con una cerchia di artisti del luogo, tra i quali Gustav Meyrink, Paul Leppin e Max Brod. Lì inizio a tracciare i primi schizzi per marionette e, come scrisse nel suo diario, nella città dalle cento torri, prima della guerra, ne fabbricò alcune ma non ne fu soddisfatto: “le lasciai ammuffire in un angolo della bottega e mi dedicai ad altri lavori”. L’artista, abbandonate le creazioni che non lo soddisfacevano, si dedicò momentaneamente ad altro. Praga era anche la città dei misteri, ed è probabile che Teschner fu iniziato all’occultismo. L’influsso della città boema fu senza dubbio molto intenso su di lui, come si vedrà più avanti. Lo stesso Teschner per rispondere alla domanda che spesso gli veniva posta su cosa l’avesse spinto a occuparsi di marionette, dichiarò che due in particolare erano gli stimoli che lo avevano condotto sulla strada del teatro di figura. Il primo risaliva addirittura alla sua infanzia, quando durante una fiera si ritrovò davanti a uno spettacolo di Kasperltheater ovvero un teatro di burattini per bambini caratterizzato dalla figura di Kasperl, personaggio comico diffuso in ambiente germanofono. Teschner raccontò di essere rimasto fortemente impressionato dalla scena in cui Kasperl colpiva ripetutamente un coniglio con un pezzo di legno, talmente impressionato da scoppiare in lacrime e voler andare via senza rendersi conto che il coniglio, abituato alle percosse di Kasperl, non faceva nemmeno caso ai colpi che riceveva. Questo episodio fu decisivo per la sua carriera di marionettista. Altro importante stimolo venne proprio dalle leggende antiche e dalle suggestioni mistiche della Praga dell’anteguerra:
Devo il primo stimolo per il mio teatro al presunto crudele Kasperl, che da bambino mi spaventava smodatamente. In seguito ho ricevuto ulteriore ispirazione dal terreno, di fatto stagnante ma anche molto fertile, dell’antica città moldava Praga del periodo prebellico, ricca di strane leggende e atmosfere mistiche, in cui ho studiato arte e ho intrattenuto contatti con poeti e ogni sorta di tipi strani.
A Praga Teschner rivide teatri di burattini e marionette in cui apparivano cavalieri e draghi e, ormai adulto, apprezzò la grande forza espressiva delle figure che probabilmente condizionò le sue creazioni. Proprio nei taccuini degli anni praghesi si trovano i primi schizzi di marionette, come precedentemente accennato, e si rintracciano i motivi che saranno predominanti nella sua opera anche se ancora in forma embrionale. Al 1903 risalgono gli appunti relativi alle prime marionette, si legge infatti: “Verniciare ancora le marionette. Le ombre più verdi e tutti i colori più intensi”. Allo stesso periodo si possono datare gli schizzi di alcuni personaggi che si ritroveranno nelle pantomime, come Wassermann. Molte delle figure animate da Teschner, infatti, prima di prendere vita sul palco, prendevano forma (bidimensionale) sulla pagina. Il disegno è la prima fase di un lungo processo che porterà Richard Teschner alla creazione delle sue figure. La sua è una perpetua ricerca di forme e materiali, volta a migliorare e perfezionare le sue opere, particolarmente nell’ambito del lavoro per il teatro di figura. Scrive Hadamowsky:
Teschner voleva creare il bello e avere un impatto emozionale, cognitivo ed etico sulle persone attraverso la bellezza. All’origine delle sue rappresentazioni c’era soltanto un’idea generale con tutte le sue possibilità plastiche. La prima ispirazione riguardava le figure, poi progettava la scenografia, quindi la composizione dell’immagine e la luce. Provava per giorni movimenti e posizioni, per giorni mescolava i colori in un’interazione col sistema di illuminazione estremamente raffinato, fino a raggiungere la massima bellezza e soddisfazione del suo sentimento estetico.
Lo stesso Teschner spiegò la ragione del suo interesse per il teatro delle marionette, attribuendolo alla loro “duplice natura”, come scrisse nel suo diario:
esse possono essere viste come l...