Battibecco
Sbobinatura del confronto aperto e leale fra i tre autori,
avvenuto a Torino venerdì 21 settembre 2018
Pietro commenta Dunia
Lo “statuto” dell’economia capitalistica
Pietro – Ahi ahi, sono d’accordo su tutto quel che ha scritto Dunia, il che non è così ovvio, perché se un liberale è completamente d’accordo con una comunista, vuol dire che qualcosa di complicato è avvenuto.
Dunia – Forse che la comunista si è bevuta il cervello o che il liberale ha avuto un’illuminazione?
Pietro – Questo è da discutere…
Dunia – Debbo confessare che il reciproco va nella stessa direzione.
Andrea – Dunia, mi vuoi forse dire che tu stai diventando liberale?
Dunia – Non mi pare! Peraltro, per eliminare eventuali dubbi vi ho portato come dono una cosa che ho scritto qualche anno fa e da cui poi, in qualche modo, ho preso spunto per le conclusioni de L’Algoritmo, dove invece non c’è l’analisi teorica che porta a quelle conclusioni. Analisi che fa riferimento diretto al pensiero marxiano. Comunque nei nostri due scritti attuali siamo effettivamente sulla stessa linea di pensiero su moltissime cose, in particolare su questo tema: la tecnologia produce ricchezza in maniera spropositata rispetto ai bisogni ma non c’è un sistema politico-economico che sia oggi in grado di ridistribuire questa ricchezza. Per conseguenza si producono disoccupazione, infelicità, guerre, migrazioni, conflitti sociali ecc. ecc. Questo è un pericolo sovrano che chiunque osservi il meccanismo attraverso il quale si crea questa ricchezza così sperequata non può non vedere. E preoccuparsi di conseguenza.
Allora bisogna trovare dei rimedi. Nella mia visione magari un po’ terra terra, questi sono rimedi di politica economica e di politica sociale; e la mia visione terra terra è anche di breve periodo, quindi penso che bisogna cominciare subito, da ora, a modificare alcuni elementi dello “statuto” dell’economia capitalistica.
Lasciatemi usare questo termine preciso, perché senza questa specificazione non comprenderemmo le ragioni tecniche e teoriche per cui l’innovazione tecnologica potrebbe portare alla rottura di cui ho parlato e a questi necessari interventi. Su questo tu, Pietro, e io siamo abbastanza d’accordo, perché in fondo proveniamo dallo stesso tipo di scuola, diciamoci la verità.
Pietro – [Non si vede ma sto facendo di sì con la testa].
Dunia – Molto di più non avrei da dire però Pietro.
Andrea – Io ricordo che tu [Pietro] mi mandasti uno scritto di un amico che partendo solo da un’analisi economica riusciva, grazie ai cambiamenti della società dati dall’automazione, ad arrivare di fatto, se ricordo bene, a una sintesi comune fra destra e sinistra, quindi fra pensiero liberale e pensiero socialista. Tu, però, che sei un economista, forse ricordi meglio di me. Lo dico solo come annotazione: i cambiamenti che stanno avvenendo sono tali da stravolgere le categorie di pensiero alle quali abbiamo fatto riferimento tutti noi, chi da una parte chi dall’altra, e portano forse non a sconvolgimenti ma sicuramente a rimescolamenti. Non per niente il mio Filoponìa cerca di superare i due schieramenti, per proporre un’impostazione nella quale i due schieramenti avrebbero molto meno senso; per quanto io mi riconosca appieno in uno dei due, che è quello di sinistra.
Una richiesta alla scienza
Pietro – Questo si collega con la mia successiva osservazione. Il lavoro di Dunia è operativo, non si limita soltanto a descrivere; secondo me però manca un aspetto che manca a tutti in questo momento: chiedere che la scienza si impegni attivamente nel capire la transizione che sta avvenendo e che non è sufficientemente studiata.
Dunia – Non vorrei essere tranchant ma credo che la scienza economica e sociale non si occupi volentieri degli eventi in fieri: dovrebbe fare a meno dei suoi paradigmi, che si basano su dati consolidati, e quindi è abituata a ragionare su fenomeni “stabilizzati”. Ma quello che mi stupisce – diciamo così – è che questa transizione, che è immensa, è in atto già almeno da vent’anni, anche se è iniziata in un modo “dolce”, tanto da non preoccupare nessuno. La critica la rivolgo soprattutto a chi si occupa di questi fenomeni dal punto di vista politico e non ha visto arrivare lo tsunami che sta per scardinare molti dei modelli mentali, sociali, economici, culturali cui siamo abituati. Una critica della nuova economia politica ci vorrebbe. E ci vorrebbe una critica politica dell’economia, per come si sta configurando. E invece non c’è e restiamo appiattiti su vecc...