Solidarietà e modernità
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Solidarietà e modernità

Saggio sulla "filosofia" di Émile Durkheim

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Solidarietà e modernità

Saggio sulla "filosofia" di Émile Durkheim

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La solidarietà è davvero possibile? Questo studio su e con Durkheim intende andare all'origine di quel complesso intreccio epistemologico, politico e antropologico (sullo sfondo della nascente sociologia) che segna l'inizio della problematizzazione della solidarietà nella modernità. L'analisi gioca allora su due livelli: il primo concerne il nodo della nascita delle scienze umane e sociali, il secondo riguarda la possibile attualità del pensiero di Durkheim in uno scenario post-globalizzato in cui "solidarietà" e "modernità", nei loro intrecci, sembrano andare sempre più in crisi. Dal ribaltamento del paradigma politico della modernità fino al problema del sacro, della de-sacralizzazione e della ri-sacralizzazione, attraversando temi complessi come l'educazione e la disciplina, il saggio cerca di identificare i luoghi di emergenza di alcune fondamentali domande che attraversano la nostra contemporaneità.

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Informazioni

Editore
Meltemi
Anno
2019
ISBN
9788855190107

Capitolo primo
La solidarietà, il nodo epistemologico

Se c’è un nodo nella riflessione di Durkheim, questo è rappresentato dal problema della “solidarietà”, e se c’è un nodo nella nostra contemporaneità, fatta di mancati riconoscimenti tra individui e di drammi umani in cui si gerarchizzano nuovamente i gruppi spesso su base razziale e naturalizzante, questo è rappresentato ancora una volta dalla “solidarietà”. Si tratta di un concetto non troppo antico e che inizia a comparire nella saggistica francese soltanto nella prima metà del XIX secolo – apparire come problema, intendiamo – per poi divenire sempre di più una determinazione centrale, prima in ambito giuridico (da cui deriva il termine), poi in quello delle nascenti scienze sociali, di cui rappresenta lo spettro latente. La prima grande tentazione dalla quale occorre sfuggire immediatamente è quella della “naturalizzazione”: la solidarietà, proprio perché appare come problema ad un certo momento della storia, si presenta come un concetto di cui è necessario raccontare l’emergenza all’interno di un preciso momento storico, non solo per mostrarne le ragioni della “nascita”, ma anche per delineare come e in ragione di cosa si innesta su tipologie di riflessioni che l’hanno preceduta. Inoltre, affermare che il concetto di solidarietà nasce a partire da determinate condizioni materiali proprie della seconda metà del XIX secolo e che non rappresenta una determinazione immediatamente naturale dell’umano significa anche mostrare come essa si posizioni come un concetto innanzitutto giuridico-politico, volto a determinare specifiche modalità di relazione tra individui appartenenti alla medesima comunità politica – un legame giuridico-politico che eccede le altre tipologie di legame che possono essere ricercate sulla base dell’appartenenza a un “sangue” e a una “terra”: la solidarietà è di per sé un concetto anti-naturalistico e di per sé pensa l’uomo non nelle sue relazioni fantasmatiche di appartenenza comunitaria, ma già sempre immerso in un dispositivo di produzione di società. Già soltanto in questo senso, la solidarietà non poteva che appartenere all’epoca della tarda modernità, quando la scomposizione delle comunità originarie era già avvenuta e l’atomizzazione della persona umana era già una realtà di fatto. Un tentativo di ricostruzione genealogica della nozione di “solidarietà” – tutto interno alla storia della cultura francese (del resto è in questa tradizione che “appare” innanzitutto) – viene presentato in questi termini: “La solidarietà nasce come concetto strutturato [discours construit], come ideologia, alla fine del XIX secolo: essa implica allora una nuova rappresentazione del legame sociale e politico, che porta a una profonda trasformazione dei modi di gestione del sociale e delle forme di intervento pubblico. Il solidarismo è quindi il mezzo per radicare la Repubblica dotandola di una nuova legittimità”10. In questi termini, si delinea in modo molto chiaro qual è l’ambito di riflessione che vede l’emergenza di questa problematizzazione: la Repubblica Francese necessitava di una ri-fondazione dopo il dramma politico della Comune, e trova nella costruzione di questa concettualizzazione (o rappresentazione, come viene detto nel testo appena citato) il mezzo fondamentale per fondare le proprie ragioni. La solidarietà, dunque, nasce come un concetto giuridico11, e successivamente (e per sua “natura”) diviene un concetto politico fondamentale alla costruzione della Terza Repubblica Francese. Un’ulteriore indicazione su questa fase aurorale della nozione di solidarietà può essere presentata mediante il passaggio da quella che possiamo definire “carità” o “misericordia” (tipica dell’universalismo cristiano) a ciò che può essere chiamato “solidarietà” in senso stretto: se la carità rappresenta un obbligo morale per il buon cristiano, la solidarietà rappresenta un qualcosa che ha a che vedere con un’obbligazione di carattere giuridico, non si tratta di una forma di “paternalismo” istituzionalizzato, ma di una regola che faccia in modo che tutti possano accedere alla dignità propria della persona umana. Non un gesto di benevolenza, ma una struttura giuridica con effetti nella costituzione del sociale.
È chiaro, allora, come il concetto di solidarietà si sia trovato mescolato e superato – nella seconda metà del XX secolo – da concettualizzazioni e pratiche di welfare state, in cui appunto “solidarietà” è stata una strategia di organizzazione istituzionale della redistribuzione della ricchezza, afferente all’entità statuale molto più che alla dimensione di riconoscimento della società civile. Continuando in questa rapida ricognizione storica, è possibile affermare che, nell’ultimo ventennio, il termine “solidarietà” sia tornato nuovamente di moda all’interno delle scienze sociali e del dibattito filosofico e le motivazioni sono probabilmente connesse alle nuove “emergenze” che stanno attraversando la tarda modernità della quale facciamo parte12. Quando un termine o un concetto diventano popolari all’interno di una determinata congiuntura storica, significa che, dal punto di vista materiale, c’è una richiesta di senso in quella direzione: la “problematizzazione” è proprio questo, un concetto già esistente e dato per assodato diviene all’improvviso “problema” e la motivazione va cercata al di fuori del “dominio” del mondo delle idee e all’interno del “dominio” del mondo delle cose13. Durkheim, in questo senso, è stato colui che ha avvertito come uno dei problemi fondamentali della modernità sia appunto quello della solidarietà e la sua opera rappresenta lo sforzo più conseguente in vista della definizione di essa in tutte le sue manifestazioni: certo, il sociologo è ed è stato spesso considerato il grande ideologo della Terza Repubblica Francese, dove la solidarietà sociale andava disgregandosi sempre di più, soprattutto a seguito della repressione della Comune di Parigi e sin dai tempi in cui Napoleone Bonaparte aveva escluso dalla triade della Rivoluzione Francese il termine “fraternità” (spesso considerato liminale a quello di solidarietà) con il termine “proprietà”14, ma è anche vero che il rigore intellettuale con cui Durkheim affronta la questione e disillude se stesso e il suo ottimismo positivistico non possono che dare grande credito alle sue analisi. Checché se ne possa pensare, Durkheim non è un ideologo puro e semplice, lo è perlomeno in maniera complessa e problematica. O addirittura non lo è.
In questo senso, occorre muovere proprio dalle sue definizioni di “solidarietà”. Il presupposto fondamentale e che possiamo ritenere ancora vivo tutt’oggi, quando si analizzano i problemi connessi alla solidarietà, e che è assolutamente centrale nella riflessione durkheimiana, è il seguente: il richiamo alla solidarietà ha un valore allo stesso tempo teorico ed etico-politico, nella misura in cui è l’unica strada percorribile per strappare l’interpretazione del mondo e la sua gestione a una visione dominata dal concetto (esso stesso prodotto e per nulla naturale) di “mercato” (e ovviamente del suo contraltare logico-dialettico, l’homo oeconomicus).
Innanzitutto, cos’è la solidarietà sociale in generale: essa “è un fenomeno morale che, per sé stesso, non si presta all’osservazione esatta né soprattutto alla misura. Per procedere sia alla classificazione che al confronto, occorre dunque sostituire al fatto interno che ci sfugge un fatto esterno che lo simbolizza, e studiare il primo attraverso il secondo. Questo simbolo visibile è il diritto. Infatti, dove esiste solidarietà sociale, malgrado il suo carattere immateriale essa non rimane allo stato di pura potenzialità, ma manifesta la propria presenza con effetti tangibili”15. Per il momento, lasciamo da parte il passaggio in cui indica che la solidarietà è essenzialmente un fenomeno morale (le implicazioni su vari livelli saranno evidenti e analizzate nel corso della trattazione) e sottolineiamo preliminarmente, invece, il fatto che per Durkheim la solidarietà sociale sia qualcosa di sfuggente, nella sua dimensione interna, ma di determinabile attraverso i suoi effetti esteriori, il diritto (e non solo)16; potrebbe sembrare una professione di “prudente” positivismo – si può comprendere il come di un fenomeno e al limite definirne delle leggi, ma non il perché con la sua pretesa di verità – ma invece sembra essere la rappresentazione di un limite tutto moderno che si gioca intorno alla soglia natura/cultura, laddove il livello di emergenza di un problema è strettamente connesso alla sua manifestazione ambigua tra la ricerca di una connessione naturale a una dimensione originaria e una positività tutta umana e storica.
Il tutto si chiarisce un po’ meglio se proseguiamo con la classica definizione di solidarietà meccanica o per somiglianza: essa deriva “dal fatto che un certo numero di stati di coscienza è comune a tutti i mem...

Indice dei contenuti

  1. Prefazione di Rossella Bonito Oliva
  2. Introduzione. La solidarietà, perché?
  3. Capitolo primo La solidarietà, il nodo epistemologico
  4. Capitolo secondo La solidarietà, il nodo politico
  5. Capitolo terzo La solidarietà, il nodo antropologico161
  6. Conclusione. La soglia integrazione/solidarietà e la ri-sacralizzazione dell’individuo moderno