Immanenza: una mappa
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Informazioni sul libro

Immanenza: una mappa è un libro a più voci costruito intorno al tema dell'immanenza. Ogni voce individua un percorso concettuale ed è scandita dai nomi dei filosofi della tradizione che meglio la illustrano. Il libro non racconta una storia, ma offre il criterio per un movimento rizomatico. Esso esplora le conseguenze dell'opzione per l'immanenza nei vari ambiti della filosofia: che cosa diventa la politica, come si configura un'estetica e così un'ontologia, un'antropologia, una teologia, un'etologia. Un volume corale che intende fare il punto su un concetto chiave della filosofia contemporanea (italiana, in particolare) suscitando anche un'eco nel dibattito culturale.

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788857564395
Nota introduttiva 1
La congiuntura assoluta
di una singolarità
Riccardo Panattoni
Chi parla: l’immanenza?
In un breve testo dal titolo emblematico di Er1, Franz Kafka coniuga perfettamente l’intreccio tra il concetto di singolarità e quello di impersonale che Deleuze ha indicato nel suo ultimo scritto L’immanence: une vie2. Ogni parola di chi parla si struttura nella piega muta dell’unità disgiuntiva di questi due termini, ne fa la loro congiuntura assoluta. Egli combatte con due avversari, il primo, il passato, che lo incalza alle spalle, come se fosse stato lì fin dall’origine, il secondo, il futuro, gli taglia invece continuamente la strada che gli si manifesta davanti. Egli combatte simultaneamente con entrambi, facendo uso dell’uno contro l’altro grazie alla loro inalterata persistenza. Sente il passato soccorrerlo nel combattere con il futuro perché lo spinge in avanti, mentre il futuro lo sostiene contro il passato perché continuamente lo spinge indietro. Il paradosso è chiaro, Egli lo sa, l’uomo che non si trova nella lotta, colui che si erge grazie all’atto speculativo a contemplare i termini della questione o l’uomo che si riconosce nei soli presupposti dell’azione, pensa che il passato sia ciò che chiede di essere osservato, reclama un paziente voltarsi indietro, perché solo così si può capire ciò che effettivamente è accaduto: solo la storia è fonte di reale conoscenza. Mentre il futuro rimane per lui ciò che attende di essere incontrato, che spinge a guardare sempre in avanti, a immaginare l’avvenire come una nuova storia ancora tutta da scrivere. In realtà, nella lotta che connota una vita, nei meandri in cui una singolarità vi si annoda, avviene esattamente il contrario: il passato spinge inesorabilmente in avanti per mangiarsi il futuro e il futuro spinge in modo altrettanto inesorabile verso il passato per innervare il senso della storia.
Se la questione si esaurisse all’interno di questo solo contrasto, sul campo di battaglia ci sarebbero unicamente due reali avversari: il passato e il futuro. Egli non sarebbe altro che il mero accidente occasionale del continuo scontro tra i due titani. Ma così non è, Egli è del proprio presente la congiuntura assoluta, il presente in atto di questa lotta, la sua potenza: il taglio aionico rispetto al distendersi indifferenziato di kronos. Egli è il luogo in cui “il secolo” spezza e salda la sua schiena, è il tempo della vita che trova in Egli la sua frattura, in modo tale da non essere più in grado di ricomporsi, la sua colonna vertebrale è sospesa proprio lì dove Egli la sogna. Esattamente in quel punto in cui si fa sfasatura e anacronismo. Per questo il presente, la contemporaneità, che Egli attraversa non può che avere le vertebre rotte3. Sarà sulla corda tesa di questa rottura che la sua singolarità cercherà l’equilibrio della propria esigenza, l’affanno del proprio respiro. Egli non può che rimanere contemporaneo al proprio presente, pura immanenza; ne sarà lo snodo che urge all’interno del tempo cronologico e lo trasformerà in se stesso: intempestivo, non potrà che giungere ogni volta in anticipo e, al contempo, distendersi nella consapevolezza di sapersi ormai già da sempre in ritardo. Certo, la sua speranza è quella di essere completamente dimenticato, in modo tale che un giorno, magari un giorno qualsiasi, potrà forse uscire inosservato sulla linea di combattimento, esattamente nell’istante in cui la notte sarà così buia come lo è solo quando si chiudono gli occhi sui colori del sogno. Affiorato in quel punto di superficie troverebbe tutto il tempo per raccogliere l’esperienza inappropriabile di quella lotta: mentre i due titani imperterriti continuerebbero a combattere come dei semplici simulacri.
A Egli non serve una storia, quanto piuttosto una mappa. Perché le mappe non sono affatto utili per orientarsi, servono unicamente per muoversi in forma rizomatica sulla superficie, per cogliere come, a fronte di ogni ricostruzione, di ogni genealogia, vi siano sempre cunicoli, tane, stanze accanto, vie di fuga inaspettate e inappariscenti. Di fronte all’imporsi di ogni determinata ricomposizione di senso, all’instaurarsi della sua forma, si presenta ogni volta l’insorgenza di una contro-effettuazione capace di andare in contrasto, in controluce, rispetto alla loro pretesa di dire ad ogni costo la verità. La mappa si rivela così come una parodia della storia: il suo disconoscimento. D’altronde, come Pulcinella4 continua ancora a insegnarci, si tratta di trasformare ogni volta il dramma in una commedia dell’arte. E questo per farla finita con il giudizio5, perché non è tanto l’azione a essere tragica, quanto l’atto di giudicare, tanto è vero che la tragedia greca, per prima cosa, non ha potuto fare altro che instaurare dei tribunali. Questo non significa che divenga necessario inserire nella tragedia inaspettati momenti di parabasi, una loro proliferazione incontrollata, ma cogliere come sia Pulcinella stesso a rivelarsi la continua parabasi del proprio dramma, della propria storia, di quella storia che è di tutti. La sua azione, l’immanenza della sua potenza, è un’uscita improvvisa dal senso attribuitogli dai diversi contesti in cui si trova inserito, e sempre attraverso vie traverse. Egli si mostra così nella lotta del tempo come una pura parabasi del tempo: un’uscita dalla scena, dalla storia, dall’inconsistente vicenda in cui lo si vu...

Indice dei contenuti

  1. Avvertenza dei curatori
  2. Nota introduttiva 1 La congiuntura assoluta di una singolarità Riccardo Panattoni
  3. Nota introduttiva 2 L’immanenza italiana Rocco Ronchi
  4. Cosmologia dell’immanenza Platone Spinoza Whitehead Alessandra Campo
  5. Animale. Etologia dell’immanenza Heisenberg Schroedinger Deleuze Felice Cimatti
  6. Struttura. Antropologia dell’immanenza Mauss Lévi-Strauss Deleuze Federico Leoni
  7. Felicità. Etica dell’immanenza Spinoza Leopardi Schelling Gianluca Solla
  8. Intensità. Estetica dell’immanenza Nietzsche Heidegger Deleuze Tommaso Tuppini