Il concetto di critica d'arte nel Romanticismo tedesco
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Il concetto di critica d'arte nel Romanticismo tedesco

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Con la presente traduzione, condotta sulla recente edizione critica tedesca delle opere di Walter Benjamin, Il concetto di critica d'arte nel Romanticismo tedesco appare in veste monografica per la prima volta in Italia. Nel 1919, il filosofo tedesco concluse la sua carriera da studente universitario con questa dissertazione. Per il suo rigore, la profondità delle intuizioni e la sua struttura sistematica, quest'opera è diventata un costante riferimento negli studi sul Romanticismo tedesco. Il suo testo è tuttavia altrettanto importante poiché vi si trovano, ancora in germe, alcuni tra i motivi fondamentali del pensiero maturo di Walter Benjamin.

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Informazioni

Anno
2017
ISBN
9788857543499

Parte seconda
La critica d’arte




I. La teoria primo-romantica della conoscenza d’arte


L’arte è una determinazione del medium di riflessione, e probabilmente la più feconda che abbia ricevuto. La critica d’arte è la conoscenza oggettuale in questo medium di riflessione. Nella seguente analisi si deve dunque esporre quale portata abbia la concezione dell’arte come un medium di riflessione per la conoscenza della sua idea e dei suoi costrutti, nonché per la teoria di questa conoscenza. L’ultima questione è stata tanto sviluppata in tutta la parte precedente che, per spostare la considerazione dal metodo della critica d’arte romantica alla sua esecuzione oggettiva, è sufficiente solo una ricapitolazione. Sarebbe del tutto errato, ovviamente, cercare nei romantici una ragione particolare per la quale essi considerarono l’arte come un medium di riflessione. Questa interpretazione di tutta la realtà – e quindi anche dell’arte – era un credo metafisico per loro. Come si è già accennato nell’introduzione, questo non è stato il principio metafisico centrale della loro Weltanschauung, ché la sua importanza specificamente metafisica è di gran lunga troppo esigua. Per quanto in questo contesto si tratti di un tale principio in analogia a un’ipotesi scientifica, lo si chiarisca solo in modo immanente e lo si dispieghi nella sua efficacia per la capacità di comprendere gli oggetti, non si deve tuttavia dimenticare che, in un’indagine della metafisica romantica e del concetto romantico di storia, questa visione metafisica di tutto il reale in quanto pensante farebbe emergere aspetti ulteriori, più di quanto non accada in relazione alla teoria dell’arte, per la quale è principalmente preponderante il suo contenuto gnoseologico. In questa trattazione, invece, il significato metafisico di questo principio non viene propriamente afferrato, bensì solamente sfiorato nella teoria dell’arte romantica, che certamente, per parte sua, raggiunge le profondità metafisiche del pensiero romantico immediatamente e con sicurezza assai maggiore.
In un passo delle lezioni Windischmann si può ancora sentire una debole risonanza del pensiero che, al tempo di «Athenäum», impressionò potentemente Schlegel e determinò la sua teoria dell’arte. «C’è […] una specie di pensiero che produce qualcosa e per questo motivo possiede una grande affinità nella forma con il potere creativo che attribuiamo all’Io della natura e all’Io-mondo. Ovvero il poetare; esso crea, in un certo qual modo, la sua stessa materia»151. Nelle lezioni questo pensiero non ha più alcuna rilevanza. Tuttavia, esso è la chiara espressione del precedente punto di vista di Schlegel: la riflessione, che egli in quei tempi concepiva come arte, è assolutamente creatrice, piena di contenuto. Nel periodo a cui questa ricerca si riferisce, egli non conosceva ancora quel moderatismo nel concetto di riflessione in virtù del quale, nelle lezioni, contrappone alla riflessione la volontà che la delimita (Cfr. Infra, p. 67.). Un tempo egli conosceva una limitazione della riflessione solamente relativa e autonoma, attraverso se stessa, e che, come risulterà, ha una funzione importante nella teoria dell’arte. La debolezza e la compostezza dell’opera successiva si fonda sulla limitazione dell’onnipotenza creatrice della riflessione che in passato, per Schlegel, si era rivelata nell’arte nel modo più manifesto. Nel periodo giovanile, soltanto nel famoso frammento 116 di «Athenäum» egli ha definito l’arte come medium di riflessione con chiarezza pari a quel passo delle lezioni. In esso si dice che la poesia romantica può «librarsi, più di tutto, nel mezzo, tra il rappresentato e chi lo rappresenta152, libera da ogni interesse […], sulle ali della riflessione poetica, può potenziare via via questa riflessione e moltiplicarla, come in una fila interminabile di specchi». Del rapporto produttivo e ricettivo all’arte, Schlegel dice: «L’essenza del sentimento poetico consiste forse in questo: ci si può eccitare solo muovendo da sé medesimi»153. Ovvero: il punto di indifferenza della riflessione, nel quale essa sorge dal nulla, è il sentimento poetico. È difficile stabilire se in questa formulazione vi sia una relazione alla teoria kantiana del libero gioco della facoltà dell’animo, nel quale l’oggetto si ritira in un nulla, per costituire l’occasione di una spontanea disposizione interiore dello spirito. L’indagine dei rapporti della teoria dell’arte romantica a quella kantiana non rientra, del resto, nell’ambito di questa monografia sul concetto romantico di critica d’arte, dato che quel rapporto non può essere colto muovendo da questo punto. Anche Novalis ha dato ad intendere in molti passi che la struttura fondamentale dell’arte sia quella del medium della riflessione. «L’arte poetica è probabilmente solo – un impiego arbitrario, attivo e produttivo dei nostri organi – e forse il pensare stesso non è niente di molto diverso – e perciò pensare e poetare sarebbero della stessa specie»154. Questa frase assomiglia molto alla sopracitata sentenza schlegeliana delle lezioni e mira in quella direzione. Evidentemente Novalis concepisce l’arte come medium di riflessione ϗατ’ἐξοχὴν e impiega addirittura la parola “arte” come suo termine tecnico quando dice: «L’inizio dell’Io è puramente ideale […] L’inizio sorge più tardi dell’Io, perciò l’Io non può essere iniziato. Da ciò vediamo che qui siamo nell’ambito dell’arte»155. Se domanda: «Esiste un’arte dell’invenzione senza dati, un’arte inventiva assoluta?»156, allora, da un lato si pone la questione intorno a un’origine assoluta e neutra della riflessione, dall’altro, nei suoi scritti, egli stesso ha spesso caratterizzato la poesia come quell’assoluta arte d’invenzione senza dati. Egli protesta contro la teoria dei fratelli Schlegel sull’artificiosità di Shakespeare e ricorda loro che l’arte «è, quasi, la natura che contempla, imita e plasma se stessa»157. Qui vi è meno l’opinione secondo cui la natura è il sostrato della riflessione e dell’arte, quanto quella che devono rimanere conservati l’integrità e l’unità del medium della riflessione. Per tali motivi, in questo passo, “natura” sembra a Novalis un’espressione migliore di “arte” e quindi, secondo lui, occorre mantenere anche per i fenomeni della poesia questa denominazione, che, comunque, sta a indicare soltanto l’assoluto. Spesso tuttavia, in perfetto accordo con Schlegel, egli reputerà l’arte il prototipo del medium di riflessione e allora dirà: «La natura genera, lo spirito fa. Il est beaucoup plus commode d’être fait que de se faire lui-même (sic!)»158. Quindi la riflessione è l’origine e il costruttivo nell’arte come in tutto lo spirituale. Così come la religione nasce solo «dal momento che il cuore […] percepisce se stesso»159, per la poesia vige il fatto che «è un ente che forma se stesso»160.
La conoscenza nel medium di riflessione dell’arte è il compito della critica d’arte. Valgono per essa tutte quelle leggi che in generale sussistono per la conoscenza oggettuale nel medium di riflessione. La critica sta di fronte all’opera d’arte come l’osservazione di fronte all’oggetto naturale; sono le medesime leggi che, modificate, si profilano in oggetti differenti. Quando Novalis dice: «Ciò che è allo stesso tempo pensiero e osservazione – è un germe […] critico»161, egli afferma la stretta parentela di critica e osservazione, sebbene in un discorso di tipo tautologico, dato che l’osservazione è un processo di pensiero. Di conseguenza la critica è, per così dire, un esperimento sull’opera d’arte, attraverso cui viene evocata la sua riflessione e viene condotta alla coscienza e alla conoscenza di se stessa. «La vera recensione dovrebbe essere […] il risultato e l’esposizione di un esperimento filologico e di una ricerca letteraria»162. D’altra parte Schlegel definisce «una cosiddetta ricerca […] un esperimento storico»163, e nel 1800, guardando retrospettivamente alla sua attività critica, dice: «Come ho fatto finora, così anche più in là non rinuncerò, per me e per...

Indice dei contenuti

  1. Il messianismo critico di Walter Benjamin
  2. Nota del curatore
  3. Introduzione
  4. Parte prima - La riflessione
  5. Parte seconda - La critica d’arte
  6. Indice degli scritti citati