Musica e utopia
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Ernst Bloch e la filosofia della musica

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Ernst Bloch e la filosofia della musica

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Sebbene gli studi critici italiani intorno al pensiero di Ernst Bloch, soprattutto negli ultimi anni, si siano espressi con un particolare vigore, mancava ancora una ricostruzione teorica e storica adeguata della filosofia della musica in Geist der Utopie, che tenga conto da un lato della concezione primigenia dell'utopia, quale si presenta in questa stessa opera, e dall'altro lato della ricca ed elaborata costellazione di figure, nelle quali si sviluppa proprio il concetto di utopia, che deve gran parte della sua ispirazione e genesi teoretica alle riflessioni su tematiche filosofico-musicali. Si tratta, allora, cominciando da Geist der Utopie, di rintracciare i concetti chiave della filosofia della musica in tutta l'opera di Bloch.

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788857548357

Per la storia della musica




2.1 Introduzione


Il capitolo Filosofia della musica di Spirito dell’Utopia è diviso in due grandi sezioni, la prima intitolata Per la storia della musica147, la seconda Per la teoria della musica148: questo grande capitolo, e in modo particolare le pagine dedicate alla storia della musica, sarà oggetto di una feroce contestazione da parte di Willi Kahl, in una recensione apparsa nel dicembre del 1923 nella rivista «Die Musik, Organ der Musikwissenschaft»149, per la sua enigmatica trattazione della storia della musica e l’oscurità dell’ermeneutica dell’opera musicale; Max Marterseig, in un’altra recensione150, se individuerà correttamente nel capitolo musicologico il momento centrale della prima opera blochiana, confonderà le tendenze messianico-mistiche blochiane con una forma di neocattolicesimo151. Le obiezioni sollevate dalla musicologia ufficiale152 alla sezione filosofica musicale di Spirito dell’Utopia, si fondano, come è evidente dalla recensione di Kahl, su una mancata comprensione della prospettiva blochiana, che legge la densità e la complessità stilistica delle pagine blochiane come un’artificiosità manierista, e «la particolare interpretazione della dimensione sonora [come] il tentativo tardo-romantico dell’annullarsi della volontà dell’Io»153. Kahl, insieme ad altri musicologi dell’epoca, che hanno lamentato una mancanza di scrupolosità filologica, certo innegabile, non comprendono come quella blochiana, ben lungi dall’essere una semplice storia della musica, si presenti piuttosto come “filosofia della storia della musica”, elaborata mediante una riflessione su alcuni passaggi fondamentali della storia della musica e la relazione di questi con le “sfere etico-metafisiche”, fondanti la concezione blochiana della storia154. Se è vero che l’analisi delle tematiche tecniche non verrà trattata che in forma generale, va rilevato come Bloch si riferisca in più di un’occasione al Manuale d’armonia di Arnold Schönberg155, indicandolo come lo studio finora più compiuto e conforme alla sua filosofia di tematiche tecniche musicali da parte di uno specialista in materia156. Possiamo dunque considerare il capitolo musicologico di Spirito dell’Utopia e il manuale schönbergiano come due testi complementari, sia per rintracciare negli aspetti tecnici e analitici intuizioni e prospettive inseribili in un contesto più generale, sia per tentare di colmare alcune lacune musicologiche, a nostro vedere fisiologiche in un’opera, che, seppur scritta da un filosofo esperto di musica, resta, e come tale va compresa, filosofica e non musicologica.
L’approccio blochiano alla musica è senza dubbio di tipo soggettivista: il criterio fondamentale per l’analisi e la valutazione delle opere musicali è il concetto di “melisma”, ovvero «ciò che canta in noi», che a partire dalla nostra interiorità si oggettiva in forme sonore157. Sin dalle prime pagine, sin dalla domanda «In che modo ci ascoltiamo dapprima?»158, posta all’inizio della trattazione filosofica-musicale, è chiaro che Bloch si distingue dagli approcci musicologici tradizionali, per abbracciare una concezione secondo cui le opere e le strutture espressive musicali non sono altro che l’estrinsecazione della nostra espressività e del nostro “grado di autocoscienza”. La filosofia della storia della musica blochiana va quindi letta e interpretata, al di fuori delle categorie della storiografia musicale tradizionale, «come hellsehn [chiaroveggenza] che si è trasformata in hellhören»159, come una storia della divinazione: originata in seguito all’allontanamento di Dio dall’uomo che, avendo perso ogni strumento per un ricongiungimento con il trascendente, protende, si slancia verso di esso, dando origine alla musica. Nella filosofia di Bloch, come in parte in quella di Hegel, l’uomo ha suggellato il proprio “grado di autocoscienza” nei grandi capolavori dell’arte: i grandi geni della storia della musica hanno impresso nel suono l’approfondimento della coscienza utopica, diretta alla grande meta della “Selbstbegegnung”.
La sezione dedicata alla filosofia della storia della musica e in misura minore il capitolo Produzione dell’ornamento saranno l’occasione per Ernst Bloch di enunciare i cardini della sua filosofia della storia, sviluppata poi durante tutto il corso della sua riflessione filosofica, in particolar modo in opere quali Il Principio Speranza o Eredità di questo tempo160. Secondo Bloch il tempo e il corso della storia non è omogeneo, lineare e identico per tutti gli uomini, seppur essi si trovano a vivere sulla superficie dello stesso pianeta e, alcuni, nel medesimo tempo cronologico161; ovviamente questo non implica che, secondo Bloch (chiaramente influenzato da Hegel e dai lavori dello storico dell’arte Alois Riegl162), anche all’interno del convulso corso della storia non sia possibile individuare un filo rosso che connette i punti canonici dello spirito, orientati verso la ricerca del soggetto: in mancanza di ciò è chiaro che Bloc...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. Musica e filosofia
  3. Per la storia della musica
  4. Per la teoria della musica
  5. Bibliografia