Sezione:
Jaspers pensatore politico
Francesco Miano
Responsabilità del singolo, responsabilità di tutti
Karl Jaspers e la politica
Nella Philosophische Autobiographie, scritta nel 1957, Karl Jaspers, concludendo un importante capitolo dedicato alla sua visione della politica e alle particolarissime vicende del tempo in cui visse, afferma che “la filosofia non è priva di conseguenze politiche” e che anzi “non c’è grande filosofia senza pensiero politico” e precisa inoltre che “dal suo aspetto politico appare la natura di una filosofia”, non “un aspetto secondario, bensì importante e centrale”.
Jaspers si riferisce ai grandi pensatori del passato, ma è naturale che guardi anche e forse primariamente alla propria esperienza. Non a caso, infatti, continuando il discorso, scrive con riferimento a se stesso: “Mi parve d’intuire che soltanto col pensiero politico potevo avere perfetta coscienza della mia filosofia, anche addentro alla metafisica”. E poco prima aveva detto: “Dovunque nel mondo avvertissi l’ampio respiro d’un pensiero politico, conscio della propria responsabilità verso tutti gli uomini, cioè verso la libertà e i diritti dell’uomo, quando vi sentissi anche la forza e il coraggio del sacrificio e l’impegno per quell’unica grande idea, stavo in ascolto e attingevo speranze”.
Questi riferimenti autobiografici, che non sono privi di spunti critici particolarmente utili al di là dello stesso Jaspers, ci sottolineano già in modo adeguato la centralità della dimensione politica nel pensiero jaspersiano, smentendo con chiarezza ogni idea di una filosofia dell’esistenza condannata all’intimistico, al paraletterario, allo pseudoreligioso e consentendo così di sgombrare il campo da equivoci e critiche pretestuose.
La filosofia dell’esistenza jaspersiana appare intrinsecamente comunicativa e, a suo modo, intrinsecamente politica ma naturalmente non nel senso specifico di una filosofia della politica o di una sociologia della politica, ma nel senso di una filosofia della singolarità di cui viene messo in luce l’aspetto politico, nel senso della sottolineatura della centralità del singolo ma di un singolo che sempre più si scopre nella relazione con gli altri, a diverso titolo e a diversi livelli. È la riflessione sulla ineludibilità della dimensione politica della singolarità in definitiva il contributo che Jaspers offre alla riflessione del suo tempo e oltre: un contributo non scontato e ancora prezioso per la pluralità delle sue implicazioni.
Il punto decisivo è questo: non esiste una legge di natura né una legge storica che determina l’andamento delle cose nel loro complesso. L’avvenire dipende dalla responsabilità delle decisioni e azioni di milioni di uomini e infine di ogni singolo tra i miliardi di individui che formano l’umanità. Tutto dipende da ogni singolo. Con il suo tenore di vita, con le sue piccole azioni quotidiane, con le sue grandi decisioni egli attesta a se stesso ciò che è possibile. Con questa sua presente realtà egli collabora impercettibilmente all’avvenire.
È questa la chiave di lettura dell’intero percorso jaspersiano pur nella sottolineatura della diversità delle stagioni della vita e del pensiero e nella consapevolezza che l’approfondimento del contributo indispensabile del singolo alla vita pubblica diviene sempre più, nel volgere degli anni, consapevolezza della imprescindibilità delle dimensioni comunitarie, integrando così i limiti della singolarità nella visione dell’esistenza ma anche, al di là della singolarità delle nazioni, aprendo all’importanza dell’Europa e alla ricerca di un ordine mondiale.
1. Il singolo e la situazione spirituale del tempo
Al di là di una conferenza tenuta nel 1917 a Heidelberg, rimasta inedita e pubblicata nel 1999 con il titolo Politische Stimmungen − testo che ci consente di cogliere un interesse costante di Jaspers per la politica − il primo riferimento più importante dal punto di vista della produzione scientifica è costituito dalla pubblicazione di Die geistige Situation der Zeit. Il contributo di Jaspers si muove sul terreno del singolo nella radicata convinzione che “l’uomo non può rinunciare a se stesso. Come possibilità della libertà egli ne è o la vera realizzazione o lo stravolgimento nel quale gli è dato di non trovare pace. Se cade nello stravolgimento la sua radice viene occultata”.
Die gestige Situation der Zeit – con cui Jaspers imbocca, in parallelo con Philosophie, “la via del discorso politico in pubblico” – ha appunto come sua fondamentale finalità la coniugazione tra ricerca filosofico-esistenziale e lettura del tempo storico al fine di porre in evidenza la questione dello smarrimento dell’uomo e delle sue più profonde radici. In questo orizzonte di fondo – come opportunamente scrive Karl Lowith – “‘ricordare l’uomo a se stesso’ è l’autentico proposito e l’ultima parola dell’analisi della situazione da parte di Jaspers”.
È questa la prospettiva attraverso la quale Jaspers si accosta alla crisi del suo tempo e ai problemi da essa implicati, soffermandosi in modo particolare sui temi della massificazione, della tecnica e dei suoi limiti, della decadenza e delle possibilità dello spirito e lasciandosi ispirare anche in questo caso da Kierkegaard, Nietzsche e Max Weber. L’individuo appare a Jaspers impotente, condizionato dalla tecnica, dalla razionalizzazione dell’agire, dalla meccanizzazione, nella loro interazione infinitamente complicata. Le deci...