Valentina Cortese
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La collana Quaderni degli attori milanesi intende valorizzare e far conoscere il lavoro di quegli attori che hanno avuto un ruolo centrale nel panorama del mondo dello spettacolo del Novecento e la cui formazione e attività nel capoluogo lombardo, non tanto e non solo legata al mero dato anagrafico, è stata determinante.

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TRA BRECHT E IL «CAMP»
VALENTINA CORTESE RECITA HAROLD PINTER
Federica Mazzocchi
Tanto tempo fa (Old Times) di Harold Pinter, messo in scena da Luchino Visconti nel 1973339, rende finalmente possibile un incontro che Valentina Cortese cercava da tempo. Nell’autobiografia Quanti sono i domani passati, l’attrice rievoca un primo tentativo di lavorare con il regista già alla fine degli anni ’50:
Volevo tornare a lavorare in teatro. Discutevo con Luchino Visconti su come acquistare i diritti per l’Italia di Due sull’altalena (Two for the Seesaw) di William Gibson, un grande successo di Broadway, ma purtroppo non riuscimmo a concludere l’operazione.340
Ne menziona anche uno successivo allo spettacolo pinteriano:
Con lui avrei dovuto girare il film Gruppo di famiglia in un interno [1973], ma avevo appena firmato il contratto per Il giardino dei ciliegi [messo in scena da Giorgio Strehler nel 1974]. Al mio posto prese Silvana Mangano, bravissima, con cui aveva già lavorato.341
Visconti muore nel 1976 e Tanto tempo fa resterà l’ultima sua regia di prosa, oltre che l’unica occasione per un’intesa professionale che Cortese ricorderà come particolarmente felice: «Lavoravamo in grande sintonia. Le battute uscivano metà da lui e metà da me»342. Tuttavia, l’accesa polemica pubblica che ha contrapposto il drammaturgo e il regista ha finito per assorbire l’attenzione critica e per orientare il discorso storiografico. Le pagine che seguono propongono un percorso differente che, insieme alle cause del conflitto, riconsideri lo spettacolo attraverso le tracce dirette e indirette del lavoro di Valentina Cortese per il personaggio di Anna.343 In particolare, la ricerca è stata guidata da alcune semplici domande: quali ragioni contestuali, interpretative ed estetiche hanno generato il contrasto tra Visconti e Pinter? Che tipo d’interprete era Cortese, da quale storia attorica proveniva, e perché Visconti ha voluto proprio lei?
1. «Ha inventato una nuova commedia»: lo scontro Pinter-Visconti
Dopo l’esclusiva anteprima cui partecipa tutto l’ambiente letterario, cinematografico e teatrale344, il successo si conferma con il debutto del 3 maggio. Tanto tempo fa è già sold out per tutta la settimana quando interviene Pinter. Come descritto nella dettagliata cronaca di «Sipario»345, il conflitto si accende su due questioni. In primo luogo, la nuova traduzione che, con il titolo Tanto tempo fa, era stata preparata da Gerardo Guerrieri per Visconti, in sostituzione di quella ufficiale, firmata da Romeo De Baggis346. L’agente di Pinter in Italia e detentrice dei diritti, Laura Del Bono, presenta un’istanza al pretore accusando «Visconti e il Teatro di Roma di prevaricazione e violazione del ‘copyright’»347. Mentre si cercano soluzioni per evitare la sospensione delle recite, Visconti non tace su quello che ritiene il maggiore difetto della versione ufficiale, ovvero la sua scarsa recitabilità.
Alla base di tutta questa storia incredibile c’è la traduzione che l’agente italiana di Harold Pinter mi voleva imporre e che per me, da un punto di vista scenico, era semplicemente illeggibile. Una versione per il teatro non è come la traduzione di un libro: deve essere adoperata da attori, non da lettori, e deve avere caratteristiche particolari. […]. L’ho fatto ripetutamente sapere alla signora Del Bono […].348
Il secondo problema riguarda le scelte di regia. Mentre le repliche proseguono, e tutto sembra essersi risolto, il 9 maggio «Pinter piomba a Roma e va a vedere lo spettacolo»349, manifestando platealmente il suo dissenso. Per Umberto Orsini «si sentì un fischio. Era il suo»350. Cortese invece ricorda che «Pinter su dall’alto di un palco a certo momento ha buttato giù un penny in segno di disprezzo»351. Il drammaturgo convoca una conferenza stampa per il giorno successivo, in cui ribadisce che c’è un’unica traduzione italiana autorizzata:
Sarebbe stato elementare che Visconti, se contestava una traduzione che io avevo approvato, avesse cercato di discutere il problema con me. Invece ha agito come se io fossi morto da più di cinquant’anni e perciò al di fuori delle leggi del «copyright». A quanto pare è una sorpresa per lui e per il Teatro di Roma scoprire che sono vivo e deciso a difendere il mio lavoro.352
Non di meno, deplora nei termini più espliciti la regia che – tra scene di nudo, rapporti lesbici e un uso non pertinente delle musiche – avrebbe completamente snaturato il testo:
È certamente un lavoro di inventiva. Il signor Visconti ha infatti inventato una nuova commedia dove il regista ha introdotto parti salienti significative e cruciali dell’azione senza consultare l’autore. […].
Io non ho scritto una rappresentazione teatrale su due lesbiche che si accarezzano continuamente. Io non ho scritto una scena nella quale una donna si esibisce nuda sul palcoscenico davanti a un uomo. Il testo non contiene nessun ...

Indice dei contenuti

  1. RINGRAZIAMENTI
  2. L’ULTIMA VERA DIVA ITALIANA
  3. L’IMMAGINE DIVISTICA DI VALENTINA CORTESE SUI ROTOCALCHI ITALIANI TRA GLI ANNI ’40 E ’50
  4. UN’ITALIANA NELLA FABBRICA DEI DIVI
  5. «JE SUIS COMME JE SUIS»
  6. IL VENTENNIO STREHLERIANO
  7. UNA NINA PER «EL NOST MILAN»
  8. NON SOLO STREHLER
  9. TRA BRECHT E IL «CAMP»
  10. LA DIVA DELLA SCENA TEATRALE TRA MUSICAL E MELODRAMMA
  11. DA MONNA PICA A MADRE SUPERIORA
  12. Appendice
  13. UN’AMICA “DIVINA”
  14. L’ARTE DI FAR CADERE LA CENERE
  15. PRINCIPALI INTERPRETAZIONI
  16. APPARATO FOTOGRAFICO