Steven Feld
Un manifesto per l’acustemologia
Traduzione e commento a cura di Nina Baratti
Introduzione
A metà degli anni Settanta, l’antropologo americano Steven Feld conduceva una ricerca nel cuore della Papua Nuova Guinea, destinata a segnare in maniera determinante le sorti del dibattito sulla natura dei rapporti disciplinari tra etnomusicologia, antropologia ed ecologia acustica.
A contatto con la popolazione dei kaluli, abitanti del grande altipiano papuasico di Bosavi, Steven Feld realizza uno studio etnografico con l’intento di indagare dal punto di vista sonoro e uditivo i forti legami esistenti tra l’universo animale, vegetale e umano, quindi tra i suoni naturali, il linguaggio e l’espressione musicale della popolazione indigena. L’esame del complesso repertorio di lamentazioni funebri e canti cerimoniali delle donne e degli uomini kaluli, immersi nella molteplicità di suoni della foresta pluviale, avrebbe messo in luce un cerchio simbolico attraverso cui, secondo lo studioso, si modellava l’esperienza umana in un dialogo continuo con l’ambiente circostante. I canti dei kaluli evocavano luoghi della foresta vissuti quotidianamente, seguivano corsi d’acqua di fiumi e torrenti, ripercorrevano gli itinerari di volo di infinite varietà di uccelli. Queste mappe sonore rivelavano la stretta relazione dei kaluli con il mondo esterno da loro percepito a livello corporeo, espressivo ed emotivo, mediante rispettivamente l’udito, la rielaborazione poetica e la memoria.
Il ricordo di eventi, storie e biografie personali permaneva sotto forma di memoria corporea e sopravviveva nell’espressione artistica: i canti trasfiguravano le voci delle anime perdute, di coloro che erano assenti ma che rimanevano presenze invisibili tra i kaluli nelle manifestazioni sonore della natura, fossero esse il canto degli uccelli, la pioggia o i suoni degli alberi che sovrastavano ed ostacolavano la vista a Bosavi. Le osservazioni scaturite da tale indagine avrebbero spinto Feld ad intraprendere il lungo percorso di elaborazioni teoriche e sperimentazioni metodologiche che spiega la notorietà raggiunta dal suo lavoro di ricerca nel panorama internazionale.
La capacità dello studioso americano di inserirsi perfettamente nel dibattito contemporaneo, rispondendo di volta in volta agli interrogativi che il mondo della ricerca solleva col passare del tempo, ha permesso allo stesso modo che la circolazione dei suoi maggiori contributi avvenisse anche in Italia.
A tal proposito, si presenta in questa sede la traduzione in lingua italiana del saggio di Steven Feld dal titolo Acoustemology pubblicato all’interno del volume Keywords in sound edito da Matt Sakakeeny e David Novak nel 2015. Il desiderio di tradurre questo testo non solo si spiega alla luce della stretta affinità con gli argomenti trattati nel presente volume, ma è frutto della volontà esplicita dell’autore di fornire al pubblico italiano la sua più attuale e aggiornata posizione teorica sullo studio della componente sonora nel mondo contemporaneo.
Il saggio Acoustemology si propone infatti come il manifesto di un approccio conoscitivo che individua come elemento centrale nel processo esperienziale dell’uomo il suono in tutte le sue molteplici forme. Come spiega più tardi Feld, ripercorrendo la genesi e l’evoluzione di questo approccio, l’acustemologia si delinea già a partire dagli anni Novanta. Tuttavia, laddove nelle precedenti pubblicazioni lo studioso si sofferma maggiormente ad illustrare in dettaglio i risultati delle sue ricerche menzionando in maniera fugace il concetto di acustemologia, nel recente saggio compie un’approfondita e sistematica disamina delle teorie e degli autori alla base della sua concezione e delle implicazioni metodologiche cui un simile atteggiamento epistemologico ha condotto.
Non è nuova la preoccupazione di Feld di ancorare e dichiarare apertamente il bagaglio intellettuale a cui attinge, un’accortezza che contraddistingue senza dubbio tutti i suoi scritti rendendoli estremamente formativi per i più giovani ed inesperti studiosi.
In questo scenario, il riferimento agli studi sul paesaggio sonoro di R. Murray Schafer, il debito all’ecologia di Bateson, al pragmatismo americano, alla fenomenologia di Merleau-Ponty e al dialogismo di Bachtin, suonano familiari a chi conosce l’opera dell’antropologo americano, poiché citati da lui stesso in molteplici occasioni. Ciononostante, ulteriori nomi sono chiamati in causa e assumono una rilevanza fondamentale per l’elaborazione del suo pensiero.
Rispetto al passato, il testo conferisce maggior peso nell’inquadramento teoretico al contributo offerto dall’ontologia relazionale di Cassirer e Schütz e all’epistemologia femminista ed indigena. L’attenzione è infatti rivolta alla dimensione relazionale, che in Feld si rende manifesta sin dagli esordi della sua carriera in un mondo, come quello dei kaluli, dove tutto si regge in un gioco di costanti interazioni, sovrapposizioni e riverberi tra uccelli, corsi d’acqua, insetti, elementi atmosferici, piante, voci umane. Questa tematica trova nuova linfa e legittimazione in epoche diverse nelle opere di autori come Bruno Latour, Donna Haraway, Descola e Viveiros de Castro impegnati, in differenti modi, a rivendicare il ruolo della dimensione interspecifica nel processo esperienziale, quindi conoscitivo, della realtà. È il discorso sull’interspecies communication che assume una nuova importanza e si afferma con urgenza laddove accoglie a pieno titolo le istanze del dibattito contemporaneo nell’epoca del postumanesimo. Un interesse dominante nella rivoluzione delle scienze sociali registrata a partire dagli anni Sessanta e testimone della volontà diffusa in ambito accademico di rifuggire una tendenza essenzialistica secondo cui il mondo appariva frammentato in singole e molteplici entità, predeterminate e universali.
I prestiti teorici a cui Feld fa riferimento lungo il testo influenzano decisamente il suo stile espositivo mediante l’uso di neologismi e citazioni che hanno reso la traduzione in lingua italiana a tratti difficoltosa. La terminologia che Feld adotta riflette di volta in volta una completa assimilazione degli autori menzionati e della letteratura anglofona ad essi collegata.
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