Il futuro di ieri
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Il futuro di ieri

Dall'utopia alla realtà

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Il futuro di ieri

Dall'utopia alla realtà

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Informazioni sul libro

Dalle prospettive utopistiche della Nuova Atlantide di Bacone alla pianificazione delle città e delle campagne future (A.E. Morgan e P. Singer), considerando anche le deviazioni autoritarie (G. Orwell), l'autore si riferisce alla realtà del mondo attuale con i contributi di A. Mattelart, uno dei massimi esponenti della scienza della comunicazione, e di N. Klein, editorialista, autrice di NO Logo e di Shock Politics. Il percorso termina con le conclusioni dell'autore, che propone, in particolare, di ascoltare le generazioni dei millennials e dei post millennials con le loro visioni e prospettive sul futuro.

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Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788857565026
Conclusioni
dal 12 gennaio al 12 aprile 2019
Mi sento di dire che questo libro ha costituito per me un tragitto e, a un tempo, un risveglio. Mi rendo conto che si tratta di sensazioni personali che al lettore non possono interessare più di tanto. Ma due parole bisogna pur spenderle, prima d’iniziare qualsivoglia analisi. Tanto più che si tratta di giustificare il mio ruolo in questa esposizione.
Il percorso parte dalle prospettive utopistiche della realtà (Bacone) per passare, via via, alle rappresentazioni di società future in termini letterari (Bellamy), in termini esperienziali (Morgan), a narrative storiche con intenti etici (Singer), a ipotesi che oso definire tragiche, ma non così lontane dalla realtà (Orwell) – sul piano sperimentale e su quello teorico – per giungere alla rassegna delle innovazioni di cui è tempo e delle loro implicazioni – con i loro effetti e le loro influenze (Mattelart) – alla storia – in tempo reale – con emersione dei rischi e dei pericoli ai quali l’umanità continua a essere esposta (Klein). Un percorso, dunque, che conduce dall’utopia e all’immaginazione per giungere alla realtà di oggi con le sue contraddizioni.
Il risveglio, la natura del risveglio, è forse parte di un processo di consapevolezza, certamente lacunoso, che si intenderebbe partecipato o, quantomeno, discusso, ampliato, continuato. Il risveglio in questo caso non riguarda quasi per nulla quello che è stato sognato. A questo ha pensato a fondo Bellamy al quale dobbiamo molto per l’esposizione magistrale di come sarebbe la realtà se fossimo fatti di sola ragione.
Per chi scrive, il risveglio ha coinciso con un’acquisita maggior consapevolezza di parte della realtà di oggi, un aggiornamento inaspettato nel contenuto, ma cercato per colmare una lacuna. Sempre all’insegna del “sapere di non sapere”. Non voglio insistere su questo aspetto che è legato alla conoscenza di sé e alle sue implicanze. Intendo invece ripresentare al lettore la congerie di problemi che gli autori dai quali ho preso spunto, trasmettendo informazione preziosa per acquisire maggior conoscenza. Non solo della nostra epoca. Mio compito è quello di districarmi in questa congerie d’informazioni, dare, ove possibile, ordine all’informazione ricevuta, in modo da renderla coerente, comprensibile a chi legge.
Il futuro, in ogni caso, dipenderà dalle nostre intenzioni, dalle capacità di ritornare e correggere gli errori, dagli sforzi, dalla creatività e dalla capacità immaginativa delle nuove generazioni.
Viviamo un’epoca storica di transizione. Tra non molto cambieremo modo di vivere. La realtà presenterà aspetti inediti quali, per esempio, la concentrazione dell’attività di pensiero e di azione che sarà dedicata ai viaggi interplanetari, a una vita e a un sistema che si trova altrove, che si troverà altrove. Le Conquiste descritte nulla tolgono alla libertà e alla indeterminatezza dell’uomo, indeterminatezza della quale ha reso conto – meglio di altri – quel genio che portava il nome di Pico della Mirandola.
Scriveva Martin Buber
Il fatto fondamentale dell’esistenza umana non è l’individuo in quanto tale, né la società come tale. Considerati in sé, l’uno e l’altra non sono che delle potenti astrazioni.
L’individuo è un fatto dell’esistenza nella misura in cui egli entra in una relazione vivente con altri individui; la società è un fatto dell’esistenza nella misura in cui essa è costituita da unità viventi di relazione. Il fatto fondamentale dell’esistenza umana è l’uomo con l’uomo.58
L’opera di Bacone – mi riferisco in particolare al Novum Organum – è rimasta incompiuta, ma non La nuova Atlantide, libro ricco di suggestioni non assimilabili con una sola lettura. In esso non compare una discendenza come nel caso della Utopia di More, in cui la realtà di fuga e di ricostruzione di un modo di vivere collettivo si presenta come eredità di un fondatore, Utopos.
Nella nuova Atlantide non c’è l’omerico Ulisse che protrae la sua esistenza per ritornare nella terra natia, Itaca, non c’è un Ulisse che è alla ricerca di se stesso, pur consapevole dei rischi dell’esistenza, delle difficoltà, degli inganni, delle illusioni. In Bacone non c’è nulla di simile a Ulisse “per astuzie ben noto in tutto il mondo”, la cui gloria giunge fino al cielo.
Nella Nuova Atlantide viene descritta una collettività organizzata (Ben Salem) che ha bisogno dei “Mercanti di luce” per aggiornarsi, per sapere cosa succede nel mondo, nel resto del mondo. Questo orientamento, a mio parere, ha costituito una novità non trascurabile nella letteratura utopica. È come dire che non c’è significato verosimile senza la possibilità di apprendere, di aggiornarsi, di avere una rappresentazione del mondo reale. Questa, dunque, è una versione diversa da quella della stragrande maggioranza degli utopisti e dei letterati. Qui non si tratta semplicemente di abbandonare un mondo che si ritiene vecchio, incompleto, insopportabile, primitivo per crearne un altro fondato sull’immaginazione. Si tratta di distaccarsi dal mondo reale per una, o più, delle motivazioni citate, ma tenendo i piedi per terra, per rinnovare il sapere, apprendere regole, innovazioni tecnologiche, piani razionali, forse anche storie di vita.
Nella Nuova Atlantide c’è un altro aspetto che sottopongo all’attenzione del lettore e che mi ha particolarmente interessato.
Bacone elenca una lista di operatori che sono addetti ai vari compiti che – tutti insieme – risultano essenziali per il funzionamento ordinato della comunità. Tra questi operatori non ci sono solo coloro che lavorano per soddisfare bisogni attuali ai vari livelli. Ci sono anche coloro che prestano la loro opera per codificare, storicizzare, confrontare gli effetti produttivi delle nuove tecnologie che vengono via via inserite nella vita di comunità. Questi lavoratori, in altre parole, operano anche per soddisfare bisogni conoscitivi delle nuove generazioni avendo in mente una “lunga durata”, una prospettiva diacronica. Infine, questi operatori, unitamente a quanti agiscono solo in vista del soddisfacimento dei bisogni sincronici, attuali, immediati, hanno in comune una sorta di sovrapposizione fra status e ruolo. I “Mercanti di luce”, per esempio sono tali non solo perché viaggiano di tanto in tanto, ma perché immettono informazione raccolta altrove. Si tratta di uno status che esige una preparazione specifica che emerge nel ruolo di portatore di nuove informazioni nel sistema dei Saperi della collettività. La confluenza di competenze che trovano il loro end-out in uno status-ruolo specifico.
È questo il percorso di una entità o soggetto che evolve verso una forma di autodeterminazione fondata sulla conoscenza di sé, che è, a sua volta, integrazione fra esperienza vissuta, consapevolezza dei propri limiti e delle proprie capacità, conoscenza del mondo attuale. Una sorta di monade che integra il mondo sociale e, nel contempo, lo riflette. Una faccia – come osserva Pico della Mirandola – della estensione dei confini del potere umano a ogni cosa possibile. Questa suddivisione dei compiti, queste integrazioni differenziate sfociano, per Bacone, in un progetto etero poietico realizzato e, al contempo, un modo di essere felici. Alla felicità contribuisce la fruizione dei beni naturali disponibili e alla quale si aggiungono gli adattamenti creativi da parte dell’uomo. La creatività applicata ai beni naturali è anche una forma d’interpretazione della natura e delle sue leggi. Operazione che Leonardo da Vinci ha saputo fare in modo forse unico.
Anche nel campo dell’alimentazione, alle conoscenze anteriori si possono accompagnare nuove sperimentazioni; ed è per questo che a Ben Salem si conserva un campione di tutte le sperimentazioni parimenti, per evitare gli errori, si producono illusioni, miraggi, inganni. Per evidenziare gli errori, non per caderci.
È un modo di pensare al futuro. Un pensiero al futuro che è ben presente in tutti gli autori che abbiamo passato in rassegna.
Nei periodi di crisi, durante il decorso di essa, emerge un peggioramento che può modificare soltanto le condizioni di vita; il livello del welfare ne risente, anche il comportamento delle persone – che può assumere modalità regressive, autodifensive fino alla paranoia – e le rappresentazioni che le persone stesse hanno del mondo sociale. Mutano anche – come sosteneva il sociologo Norbert Elias – le soglie del pudore e del ribrezzo, mutano i fondamenti della civilizzazione, muta il linguaggio che – usando un’espressione banale – resta pur sempre il volto dell’anima.
Nei periodi di crisi aumenta la reificazione, lo sfruttamento delle persone. Alcuni assumono questi mutamenti quali eventi “naturali”. Anche le ineguaglianze che si creano, là dove i fondamenti della civilizzazione e dell’educazione si fragilizzano, diventano più evidenti. Ma anche le disparità più accentuate, il nepotismo più palese, l’ingiustizia può essere considerata come naturale. Si sopravvive a questo, considerando che si tratta di un decorso immutabile, che nulla o quasi nulla può essere intrapreso in senso contrario o, forse, che bisogna essere contenti se si riesce a proteggere la famiglia, a far star bene i suoi componenti.
Per molti è estremamente importante evitare situazioni in cui c’è costrizione nella scelta, quando qualcuno decide per conto tuo o si sostituisce a te. Allora la persona è come se cessasse di esistere. Per questo l’educazione dovrebbe occuparsi anche di far sì che la persona sia capace d’interpretare più ruoli.
Mao Tse-tung, e non solo lui, aveva capito quanto fosse importante che gli intellettuali dedicassero giornate intere al lavoro manuale e che i contadini e gli operai dedicassero del tempo a studiare la storia, l’arte, la filosofia. Queste persone, tra le quali possiamo anche inserire Bellamy, avevano capito l’importanza di rendere familiare e condiviso nella coscienza di molti ciò che non lo è. Un viatico che è anche una medicina contro il pregiudizio, il contenimento dell’aggressività e della paranoia che può derivare, sia se si è presi da forme esagerate di egocentrismo sia se si è fragili al punto da rinunciare a farsi delle idee sulla realtà, cedendo alla influenza esercitata da altri, persone, gruppi, movimenti. Ma, nel sogno di Bellamy, c’è il tentativo di presentare una collettività del futuro nella quale l’organizzazione sociale era in grado di educare individui capaci d’integrare, di conciliare auto direzione ed etero direzione.
Bellamy, nel suo sogno, ci presenta da subito una collettività nella quale viene completamente integrata la mentalità di frontiera improntata alla competitività, ove la nazione è l’unico produttore di tutti i beni e di tutti i servizi. Ci sono i magazzini nazionali, ove operano, lavorano individui secondo il principio, non estraneo a talune Costituzioni contemporanee “Da ciascuno secondo le sue capacità”. Principio che non include l’altro secondo cui è auspicabile che “A ciascuno venga dato secondo i suoi bisogni”.
Sono le doti umane che stabiliscono la misura del Dovere, secondo Bellamy.
Il capo casa, il dottor Leete, accoglie nella sua casa Julian West, risvegliatosi in apparenza dopo più di cento anni e gli spiega come è organizzata la società oltre agli errori commessi in epoche precedenti, anche quella società dalla quale proviene Julian West. Quest’ultimo si trova confrontato con un luogo e un tempo nel quale l’economia di mercato è stata abolita. Il racconto di Bellamy poggia soprattutto su questa premessa.
Per evitare favoritismi e, più in generale, per evitare che venga vietata la libertà individuale, la comunità nella quale vive il dottor Leete ha messo insieme delle procedure complesse per quanto riguarda la produzione, la distribuzione, l’entità dello stoccaggio di beni e prodotti in genere.
Un’altra particolarità del sistema è quella – come si è detto più sopra...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. La nuova Atlantide (Bacone)
  3. Uno sguardo dal 2000 (Bellamy)
  4. La comunità del futuro (Morgan)
  5. One World (Singer)
  6. 1984 (Orwell)
  7. L’invenzione della comunicazione (Mattelart)
  8. Storia della società dell’informazione (Mattelart)
  9. Diversità culturale e mondializzazione (Mattelart)
  10. La globalizzazione della sorveglianza (Mattelart)
  11. Shock Politics (Klein)
  12. Conclusioni
  13. Riferimenti bibliografici essenziali
  14. Ringraziamenti