CAPITOLO III
Medioevo.
Gratia, beneficium e mediazione
Date e vi sarà dato
(Luca 6, 38)
In ogni circostanza ringraziate il Signore
(1 Tessalonicesi, 5, 18)
1. Teologie del dono
Il modello relazionale benefattore-beneficato del mondo greco-romano rappresenta la matrice di un rapporto di potere che si articola in modi differenti nei vari contesti storico-politici, fino ad assumere la forma più significativa e influente nell’antica Roma con la formalizzazione dei ruoli di patroni e clienti. Tra le varie manifestazioni storiche cui dà vita la matrice relazionale benefattore-beneficato c’è anche quella religiosa. Dalle religioni politeistiche greco-romane a quella monoteistica giudaico-cristiana si ritrova in modo costante il richiamo a una divinità concepita come grande benefattrice che i fedeli devono, in varie forme nei vari contesti, venerare e onorare per ottenere qualcosa in cambio. Nel cristianesimo, questo modello diviene oggetto di una chiara elaborazione teologica destinata ad assumere un’evidente rilevanza politica per due motivi: come fondamento di una teologia politica con cui legittimare le autorità secolari; come modello teorico di obbedienza assoluta a Dio (e ai suoi ministri in terra) da mettere in pratica attraverso un capillare patronato ecclesiastico.
Osserva Walter Ullmann che la politica, gli scopi politici, le idee politiche, i programmi politici e simili non sono un fine in sé, ma sono meramente strumenti per realizzare una legge che rifletta una data ideologia politica o cosmologia. Nel Medioevo, la cornice ideologica di riferimento era fornita dalla cosmologia cristiana che concerneva ogni ambito sociale, dal più basso al più alto. Comprendere come all’interno del pensiero cristiano si articoli la riflessione sulla gratitudine diviene un modo per comprendere come quest’ultima orienti la politica sia indirettamente, tramite la cornice teologica dentro cui pensare le attività politiche, sia direttamente, quale strumento per disegnare nuovi vincoli che dall’alto arrivano fino al basso, concependo anche la politica e le leggi umane come strumenti con cui manifestare gratitudine a Dio.
1.1. Gli dèi benefattori greco-romani
La religione greca arcaico-classica si basava su alcune caratteristiche fondamentali: aveva culti politeistici che includevano e rappresentavano gli “elementi costitutivi della civiltà ellenica”; era estranea a ogni idea di rivelazione profetica o messianica; non implicava un dogma che imponesse “ai fedeli un insieme coerente di credenze” sull’aldilà. Un punto centrale di questa dimensione religiosa era la concezione degli dèi come benefattori – una caratteristica che svela ancora più in profondità il paradigma di gratitudine attorno a cui ruotava quel mondo. Nonostante le radicali differenze tra il sistema religioso della Grecia arcaica e quello monoteistico, che si diffonderà nelle aree del Mediterraneo nei secoli successivi, in entrambi troviamo una linea di continuità a partire proprio dalla concezione della divinità benefattrice. Analizzare i punti di contatto e le differenze diventa un modo efficace per comprendere quale sia il sistema di gratitudine di ciascuna tradizione e in quale modo il sistema cambi col passaggio dal modello delle grazie del politeismo, a quello della grazia del monoteismo.
Senofonte offre un’eccellente descrizione della concezione del rapporto benefattore-beneficato, tra credente e divinità, nell’antica Grecia. In una conversazione con Socrate, Iscomaco spiega il comportamento che ha deciso di adottare nella speranza di raggiungere la felicità: “[I]o comincio col venerare g...