Questione di valori
eBook - ePub

Questione di valori

Punti di vista su scelte e valutazioni

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Questione di valori

Punti di vista su scelte e valutazioni

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Questo libro nasce dall'esigenza di fornire ai lettori gli strumenti filosofici per conoscere i motivi delle scelte, gli aspetti generali delle valutazioni e dei giudizi di valore. Vengono presi in considerazione i diversi tipi di valore e i loro rapporti, con particolare riferimento ai contrasti fra valori e fra scale di valori. Ciò dovrebbe permettere di comprendere maggiormente i punti di vista altrui e le discordanze valutative. Non sempre si può giungere a un accordo, ma è importante capire le motivazioni e i punti di vista dell'altro per ottenere un confronto di opinioni risoluto e autentico.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Questione di valori di Valter Bucelli in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Philosophy e Philosophy History & Theory. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788857566795
Parte prima
Su valutazioni
e valori in generale

I
L’inevitabilità della scelta

Analizzando le diverse teorie morali che vengono sostenute nel mondo filosofico odierno, le teorie estetiche che trattano dell’arte classica e moderna, le analisi filosofiche sulle nostre concezioni etiche o estetiche, si riscontrano punti di vista molto diversi fra loro riguardo al problema delle valutazioni e dei valori. Invece, per fare chiarezza su un settore della vita umana così importante, soprattutto nella situazione socio-politico-culturale di oggi, ci sarebbe bisogno proprio di uno o più punti di partenza condivisi. Poiché manca questa concordanza di vedute sui concetti fondamentali, per affrontare seriamente il problema delle valutazioni e dei valori bisogna affidarci ai fatti concreti che li riguardano. Si tratta di osservare quanto più è possibile le cose reali, i fenomeni che si verificano intorno a noi, e di individuare tramite questi le strutture fondamentali del mondo valutativo.
Uno dei punti di partenza, concreto e condivisibile, per un discorso su valutazioni e valori può essere la consapevolezza che non tutti gli avvenimenti del mondo circostante sono ugualmente importanti da questo punto di vista. Non tutti i fatti possiedono un eguale peso ai fini di un’indagine sui valori. Bisogna vedere quali di questi fenomeni hanno maggiore importanza di altri per impostare una riflessione su questi temi. Il più direttamente osservabile è di sicuro il fatto basilare della scelta
La scelta. Rivolgendo l’attenzione ai cosiddetti “comportamenti morali” si presenta subito una delle questioni fondamentali da affrontare. Si tratta di ciò che chiamerei l’obbligatorietà dell’agire come tale: ogni individuo che si trova nel mondo e in qualche modo vi agisce è costretto da questa sua situazione a una continua serie di scelte. Egli non può esimersi da questo compito. In ogni momento gli viene chiesto di prendere posizione, di scegliere fra due azioni possibili, di impegnarsi in un ben preciso comportamento, o anche soltanto di perseverare nel suo atteggiamento. Ma al contempo l’individuo sente di poter decidere quale scelta fare fra le alternative che gli si presentano. Intendiamoci, non si tratta qui del problema a lungo dibattuto del libero arbitrio. Non importa per adesso stabilire se nelle sue scelte un uomo è veramente libero oppure no. Si tratta qui di esaminare ciò che si ritrova realmente nella comune esperienza, ciò che in essa si manifesta in modo immediato, perché a questo tipo di fenomeni bisogna attenersi. Di fatto l’individuo sceglie e sente dentro di sé di poter scegliere, di essere libero di farlo, di non essere costretto per forza a prendere una decisione anziché un’altra. Anche se in realtà egli fosse determinato da altro nella sua scelta, ciò non avrebbe alcuna rilevanza per lui nel momento in cui agisce nel mondo. Il problema del libero arbitrio non si presenta all’individuo nel momento dell’azione, si manifesta soltanto nel momento successivo, quando si riflette in modo filosofico sull’esistenza o meno della libertà umana.
Nella vita quotidiana tutti sentiamo di essere liberi nei confronti di un’ipotetica scelta fra due azioni di poca importanza: posso lasciar cader la penna a terra oppure posso non farlo. Non serve affermare che si tratta soltanto di un’azione irrilevante, perché la stessa sensazione viene percepita anche quando a questo gesto vengono attribuite valenze negative o positive. Ad esempio, io so che se lasciassi cadere violentemente la penna sul pavimento della biblioteca disturberei probabilmente la concentrazione e lo studio dei miei vicini di tavolo. Forse non lo farò, proprio perché non reputo giusto disturbare la lettura degli altri, e quindi attribuisco all’azione un aspetto negativo, ma in ogni caso io sento, io so che se volessi potrei farlo. Partendo da questo fatto si può salire fino ad azioni sempre più “importanti”. Forse, se le cose diventassero davvero importanti, non sarei in grado di compiere azioni che non mi sembrino belle o giuste. Ma per coerenza filosofica non posso affermare che è possibile scegliere riguardo alla caduta di un oggetto, come la penna dell’esempio precedente, e negare poi che tale scelta sia possibile in altre situazioni simili, anche se decisamente più complesse. Sulla base di questo ragionamento, risulta assodata la nostra interna consapevolezza di poter fare libere scelte, anche se a prima vista alcune ci sembrano innaturali per noi. Tralasciando per ora la discussione sul libero arbitrio, da quanto ho appena detto consegue che in tutti noi è presente la chiara percezione della nostra possibilità di scelta, possibilità che ci si presenta come un fenomeno evidente della nostra esperienza.
Tornando a quanto dicevo all’inizio, l’uomo è continuamente spinto a scegliere fra molte cose dal fluire stesso della vita nel mondo (e ciò rimarrebbe vero anche se tutto quanto ci circonda fosse soltanto un’illusione, magari creata dal Genio Maligno di cui parla Cartesio) ed egli non può sottrarsi alle scelte che gli si presentano. D’altronde, ogni scelta comporta alcune conseguenze, le quali, a loro volta, lo pongono di fronte a nuove alternative e così via. A questo livello, quello dell’agire, qualcuno potrebbe sostenere che la scelta sia evitabile: basta rifiutarsi di scegliere fra le due o più alternative possibili, rifiutarsi di decidere le nostre azioni. Qualcuno potrebbe anche pensare che adeguarsi ai voleri altrui, per esempio al modo comune di comportarsi, possa evitargli il dilemma della scelta. Se fosse vero sarebbe possibile eludere ogni responsabilità dell’azione. Ma in realtà tutto questo è soltanto un modo per illudersi, un voler credere ciò che non è vero, per stare così più tranquilli. Nessuno può evitare di prendere posizione, almeno su una buona parte delle situazioni del mondo che lo circonda, perché in ogni caso sta già scegliendo, che lui lo sappia oppure no. Infatti, chi non sceglie fra più alternative, quando una di esse deve per forza realizzarsi, sta già scegliendo. Per esempio sta scegliendo di lasciarsi guidare dagli altri, di fare come fanno tutti, oppure al limite sta scegliendo di non scegliere. Basta guardarsi bene intorno per rendersi conto che il mondo pone continuamente tutti noi di fronte alla necessità di scegliere fra varie possibilità non sempre evitabili. Non è possibile sfuggire la responsabilità delle nostre scelte, che in qualche modo, se ci osserviamo bene, sentiamo dentro di noi.
Anche gli scettici antichi hanno fallito su questo punto, come correttamente riconoscono essi stessi. Il filosofo scettico Enesidemo, infatti, afferma che anche Pirrone, fondatore della scuola scettica, nonostante la sua professata indifferenza teorica verso tutte le dottrine e tutte le verità, nella vita pratica si comportava con cautela e prudenza. Altrimenti non sarebbe riuscito a vivere fino a novant’anni, come si racconta. Altre testimonianze, come quella di Antigono di Caristo, sembrano attestare che il caposcuola dello scetticismo evitava i carri quando stavano per travolgerlo o saliva su un albero se era inseguito dai cani1. Quindi anche Pirrone sceglieva fra due alternative pratiche che avevano conseguenze notevolmente differenti. Lo scetticismo totale può farci sospendere il giudizio su ogni credenza e su ogni dottrina, anche etica, ma non riesce a renderci indifferente la scelta fra l’essere sbranato da un cane oppure il non esserlo. Qualunque motivo si adduca per giustificare il fatto di fare una scelta di questo genere (l’istinto di sopravvivenza, la prevalenza delle passioni immediate sulla ragione, ecc.) non è altro che una spiegazione a posteriori, intellettualistica e razionale, dell’accaduto. Il fatto come tale, “l’arrampicarsi su un albero”, rimane come inconfondibile prova di una scelta compiuta; quale sia stato il movente che ha spinto il filosofo verso tale scelta è una faccenda ulteriore, il cui approfondimento richiede senza dubbio un secondo livello di riflessione, ma non riesce a scalfire la chiara testimonianza di una scelta fatta. Dunque, per lo scorrere della vita e per il suo stesso modo di essere, l’uomo è continuamente chiamato a scegliere, ma per scegliere è necessario fare una valutazione delle alternative in gioco. La valutazione è dunque intrinsecamente legata alla necessità di scegliere.
Valutazioni. Il fenomeno della valutazione non si presenta soltanto nel campo della vita pratica. In esso la sua obbligatorietà è più forte perché l’uomo è continuamente costretto a fare delle scelte dalla situazione concreta in cui si trova immerso. Ma in altri settori il fenomeno si presenta con un maggior grado di purezza. Analizzando l’insieme delle cose pregevoli per la nostra vita, quelli che si possono chiamare beni, oppure la variegata molteplicità di oggetti naturali e artistici che sono stati definiti belli dall’antichità fino a oggi, non si può fare a meno di osservare un fatto simile a quello riscontrato nella vita pratica. Invece di agire, qui si tratta di apprezzare, di gustare, di trovare pregevole qualcosa, riguardo a noi, riguardo ad altri oppure in se stesso. Una notevole quantità di teorie sul bello e sull’arte, sul gradevole e sul proficuo, sono state costruite proprio basandosi sul naturale apprezzamento delle cose che ci circondano da parte degli uomini di ogni tempo. Ben misera cosa dovrebbe apparire il mondo se non volessimo riconoscere la gran quantità di cose pregevoli2 presenti in esso. Perfino una visione cupa e pessimista della vita e del mondo riesce con difficoltà a negare l’esistenza di qualcosa che sia apprezzabile, si tratti anche di una sola cosa.
Qui dunque il fenomeno si presenta nella sua purezza: di fronte a un oggetto non sono costretto per forza a darne una valutazione, negativa o positiva, non c’è l’incombenza della scelta a forzarmi. Ma se l’apprezzamento si manifesta, allora esso sorge spontaneo e si impone dentro ciascuno di noi, ed ecco che il fenomeno del valutare si offre in tutta la sua limpidezza. Nel caso in questione si mostrano in modo esemplare le strutture stesse del valutare e tutto ciò a cui esse rimandano: si apre così una via diretta per la ricerca filosofica sui valori.
Con queste considerazioni ritengo di aver delimitato l’area di esperienza in cui si manifestano in modo privilegiato i fenomeni connessi ai valori e dalla quale deve prendere le mosse un’indagine su di essi: si tratta delle scelte, delle valutazioni e degli apprezzamenti che continuamente gli uomini compiono, e naturalmente anche degli atteggiamenti contrari a questi (avversione, disprezzo, ecc.).
In conclusione, quanto affermato sopra vuol dire sostanzialmente questo: tutti quei comportamenti e quegli atteggiamenti interiori che costituiscono una reale valutazione, o vi sono strettamente connessi, sono i dati di fatto basilari delle ricerche sui valori. In un certo senso verrebbe da dire che essi rappresentano ciò che le osservazioni empiriche sono per le ricerche scientifiche, ma questo accostamento può generare confusione. Per questo è necessario fare una distinzione importante fra i fenomeni empirici di cui si occupano le scienze e i fatti che interessano le ricerche sui valori, perché non tutti gli avvenimenti e gli oggetti del mondo circostante sono rilevanti dal punto di vista dei valori: quelli che lo sono rappresentano un gruppo specifico, ben distinto, all’interno degli accadimenti concreti.
Bisogna quindi separare i fatti axiologici (cioè quelli che possiedono un aspetto di valore) dagli altri. Infatti, come già insegnavano gli stoici, anche dal punto di vista della valutazione e dell’apprezzamento esistono cose perfettamente adiafore, alle quali cioè non possiamo attribuire un qualsiasi valore, positivo o negativo, e quindi del tutto irrilevanti3. Benché come studioso dei valori sia propenso a trovare un qualche valore in molte delle cose che mi circondano, devo comunque ammettere che alcuni fatti o alcuni oggetti mi sono assolutamente indifferenti, e il numero di fatti o cose di questo genere è forse maggiore per le persone che non si occupano di tali argomenti. Se è vero che non ci è permesso evitare di scegliere riguardo a molte cose, è anche vero che diversi eventi lontani da noi, sia fisicamente sia affettivamente, oppure molti stati di cose presenti nel mondo, ci risultano solitamente di nessun conto, ossia privi di valore. Di questo bisogna prendere atto. Non si può trascurare la comune consapevolezza degli uomini, secondo la quale certe cose sono assolutamente irrilevanti.
Sulla base di queste considerazioni, è necessario adesso distinguere i fatti collegati all’ambito delle valutazioni e dei valori (i fatti axiologici), da quelli non collegati a quest’area (le cose e gli eventi adiafori): questi ultimi risultano infatti poco importanti per lo studio dei valori. Per poterlo fare è necessario prima di tutto capire la differenza che esiste fra i due tipi di fenomeni.

1 Cfr. Aristocle in Eusebio, Praep. evang. XIV, 18, 26, 763 a; Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, IX, 62 e 66; cfr. anche M. Dal Pra, Lo scetticismo greco, Laterza, Roma-Bari 1975, pp. 77 ss.
2 In greco antico axia, “ciò che vale, che è degno”, da cui deriva il termine tecnico axiologico per...

Indice dei contenuti

  1. MIMESIS / Filosofie
  2. Prefazione
  3. Parte prima Su valutazioni e valori in generale
  4. Parte seconda Valori e contrasti di valore
  5. Filosofie