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La conoscenza scientifica come creazione sociale

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La conoscenza scientifica come creazione sociale

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Ludwik Fleck ha scritto le sue principali opere di carattere epistemologico negli anni '30, trovando nella Polonia del tempo un terreno non facile per la comprensione delle proprie idee. Solo dopo la sua morte si è constatata l'influenza di Fleck su Thomas Kuhn e Micheal Polanyi. La sua concezione della scienza è ancora oggi di notevole interesse. I saggi compresi in questo volume, già in parte editi in italiano ma ormai introvabili, presentano l'intera produzione saggistica di carattere filosofico ed epistemologico di Fleck.

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Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788857562056

Ludwik Fleck

Stili di pensiero

La conoscenza scientifica come creazione sociale

Alcune peculiari
caratteristiche
del pensiero medico

(Discorso pronunciato al 4° meeting della Società
dei cultori di storia della medicina di Lwów) (1927)1

[47] Il sapere medico, il cui ambito è tanto vasto quanto antica è la sua storia, ha portato alla edificazione di un suo peculiare stile nell’affrontare i propri problemi, a un suo modo di trattare i fenomeni medici, cioè a uno specifico tipo di pensiero. In linea di massima una tale particolarità nel modo di pensare non ha nulla di sorprendente. Basta rendersi conto di quanto lo scienziato naturale pensi differentemente e altrimenti rispetto all’umanista, anche quando l’oggetto è in sostanza lo stesso; ad esempio quanto diversa, in un altro stile e senza possibilità di un diretto confronto, si configuri la psicologia intesa come scienza naturale rispetto a quella filosofica. Lo stesso oggetto della conoscenza medica si differenzia in linea di principio dall’oggetto della conoscenza naturale. Mentre il naturalista cerca i fenomeni tipici, normali, il medico studia propriamente ciò che non è tipico, non è normale, cioè i fenomeni patologici. E poi subito su questa strada incontra una enorme ricchezza e individualità di tali fenomeni, che formano una moltitudine di unità senza netti confini, piena di transizioni, di stati limite. Non v’è un netto confine tra essi, tra ciò che è sano e ciò che è malato; e mai ci si imbatte veramente per la seconda volta nello stesso quadro patologico. Ma questa inaudita ricchezza e pluralità senza posa di queste e altre varianti deve essere dominata col pensiero, giacché in ciò consiste il compito conoscitivo della medicina. In qual modo trovare una legge in fenomeni irregolari? – questo il problema fondamentale del pensiero medico. Come catturare tali fenomeni e che legami ammettere tra loro per arrivare a dominare razionalmente tale campo?
[48] Si comincia dunque a cercare dei tipi fra quei fenomeni che appaiono inizialmente del tutto atipici. Ad esempio, il funzionamento tipico, normale, del cuore sembra così e così. Vi sono differenze individuali nell’intensità e nella durata di ciascuna parte costitutiva di questo funzionamento come anche nel ritmo del loro succedersi. Ma queste differenze sono fisiologicamente trascurabili. Solo il funzionamento patologico del cuore fornisce un’enorme ricchezza di quadri sempre più diversi. Ne deriva la necessità di allargare l’osservazione ai vasi circostanti, ai vasi capillari, alla pelle, alle ghiandole a secrezione interna e al sistema vegetativo, ai rapporti evolutivi ecc. ecc.
Si produce così un’enorme ricchezza di materiale. È compito della medicina trovare in questo caos originario una qualche legge, una relazione, un qualche tipo di ordine più elevato.
In linea di principio ci si riesce. Dal calcolo delle probabilità sappiamo che anche un caso accidentale, anche eventi privi di relazioni reciproche, si lasciano catturare in determinate leggi, e dunque non c’è niente di strano che anche i fenomeni anormali, patologici si raggruppino attorno a determinati tipi, dando luogo a leggi di ordine superiore, poiché essi sono più belli e più generali dei fenomeni normali in essi già contenuti, che diventano d’improvviso pienamente intelligibili. Questi tipi, questi quadri fittizi, ideali, chiamati unità patologiche, attorno ai quali si raggruppano i fenomeni patologici individuali e incostanti, senza mai corrispondervi pienamente, sono forgiati dal pensiero [myślenie] medico, da un lato mediante una astrazione peculiare e di ampio raggio, cioè mediante il rigetto di alcuni dati osservativi, dall’altro lato mediante un’altrettanto peculiare costruzione di ipotesi, cioè congetturando legami non osservati. In questo caso ci serviamo innanzi tutto della combinazione e del confronto statistico di molti fenomeni simili, cioè di ciò che chiameremo osservazione statistica, che ci permette solamente di trovare il tipo tra numerosi casi individuali. Il ruolo della statistica in medicina è enorme. Solo numerose, molto numerose, osservazioni, rimuovono l’individualità di ciò che è morboso e, in campi intricati come la patologia o la sociologia, la caratteristica individuale è la stessa cosa di un evento casuale e deve essere rimossa. Ma la sola osservazione statistica non forgia il concetto fondamentale della nostra conoscenza, che è quello di unità patologica.
Entrano qui in gioco molti fattori imponderabili e inafferabili dal punto di vista logico, che ci mettono in grado di prevedere e in un certo qual modo di presentire il corso dei problemi e delle idee che decidono dell’andamento di un dato ambito del pensiero e ne forgiano lo stile proprio dell’epoca. Definisco questo fattore come una peculiare intuizione. Non posso [49] qui soffermarmi più a lungo sulla questione dell’intuizione, dal momento che ciò sarebbe possibile solo alla luce della storia della scienza, ma devo sottolineare che senza questo concetto, cioè se assumessimo che lo sviluppo della scienza è solo questione di tempo, possibilità tecniche e casualità, non comprenderemmo nulla di essa e non intenderemmo innanzi tutto perché le tappe di sviluppo possiedono un peculiare stile di pensiero e perché un fenomeno, a tutti disponibile, è stato osservato per la prima volta in un certo momento e quasi simultaneamente da diversi ricercatori. Così in una certa fase di sviluppo nascono determinate unità patologiche e questa loro genesi spiega certe loro caratteristiche speciali: in nessun campo al di fuori della medicina si hanno tante determinazioni pseudo- e para-, come ad es. tifo-paratifo; psoriasi-parapsoriasi; vaccino-paravaccino; anemia-pseudoanemia; paralisi pseudobulbare, pseudocroup2, pseudoneurite ottica, pseudodoptosi, pseudosclerosi, pseudotabe; e ancora, meningite-meningismo, Parkinson-parkinsonismo, ecc. ecc. Questi nomi particolari esistono in medicina perché col progresso del sapere medico nell’ambito di un già determinato tipo ideale patologico è stato necessario distinguere differenti sottotipi, come ad es. nel caso di tifo-paratifo, che più volte capita siano del tutto non affini, ad es. nel caso di tabe-pseudotabe. Quanto più il sapere medico progredisce, tanto più sorgono e sorgeranno queste definizioni, questi casi di scostamento dall’originario approccio, allorché il concetto originario si rivela troppo astratto, troppo ideale.
Invece un qualche ruolo gioca nel pensiero medico l’intuizione, persino nel semplice riconoscimento di una malattia, onde vediamo chiaramente che di fatto non abbiamo quasi mai un sintomo patognonomico di per sé sufficiente ad indicarci uno stato patologico: anche il bacillo del tifo coltivato nelle feci non prova che un dato individuo abbia il tifo, perché esso potrebbe essere solo un portatore del germe. Sono decisivi solo la combinazione dei sintomi, e innanzi tutto l’aspetto, l’habitus, l’intero status praesens3 del malato. Persino i migliori diagnostici il più delle volte non sono in grado di indicare concretamente che cosa li abbia guidati a una data diagnosi, spiegando solo che l’aspetto complessivo è tipico di questa o quella malattia.
Non appena il pensiero medico ha rinvenuto un certo tipo ideale in un insieme infinito di fenomeni patologici apparentemente atipici, esso si trova davanti un nuovo problema: ricondurli a un denominatore comune, analizzare determinati elementi o mattoni comuni, grazie ai quali i fenomeni osservati potrebbero essere nuovamente riprodotti. In questo modo nascono le nozioni fondamentali [50] dell’anatomia e della fisiologia patologica. Ma la combinazione di alcuni dei risultati ottenuti lungo questa strada, insieme al ripetersi di certi motivi (infiammazione, degenerazione, atrofia, ipertrofia, ipofunzione, iperfunzione ecc.) non restituiscono mai l’intera ricchezza dei caratteri patologici individuali. Rimangono sempre al di fuori dei limiti di una tale formulazione proprietà molto più specifiche e caratteristiche, portando a concludere che gli elementi dell’anatomia e della fisiologia patologica sono ancora troppo generali.
Sta in ciò ancora una volta la caratteristica specifica della medicina. In nessun altro campo oltre essa, in nessun altro ramo del sapere si hanno specie con così tante specifiche proprietà, ossia tali da non potersi analizzare, da non poter esser ricondotte ad elementi comuni. In tal modo un processo di astrazione spinto assai lontano costruisce un concetto di specie la cui natura fittizia è significativamente più grande che in qualsiasi altro settore del sapere, e un concetto di elemento che ha una sua genericità altrettanto spinta. Il risultato di ciò è l’esistenza in medicina di una caratteristica discrepanza tra teoria e pratica. Ho in mente qui la divergenza tra il sapere libresco e l’osservazione dal vivo, non quella tra la maestria [sztuka = abilità, arte, la capacità concreta di operare] e la scienza medica, perché ad esempio anche in chimica v’è una certa incommensurabilità tra scienza e maestria applicata. Ma in questo caso nessuna osservazione può essere qui in contraddizione con la teoria o anche ad essa indifferente. In medicina invece può essere troppo spesso applicato il famoso detto: “In der Theorie zwar unmöglich, in der Praxis kommt es aber vor”4.
Nella pratica è possibile usare definizioni, come “raffreddore”, “dolore reumatico” o “nevralgico”, che non hanno nulla in comune con il reumatismo o la nevralgia descritte nei libri. Ci sono diversi stati patologici e complessi di sintomi soggettivi che sinora non hanno trovato e che forse mai troveranno pos...

Indice dei contenuti

  1. MIMESIS FILOSOFIA / SCIENZA
  2. Lontano da Vienna, lontano da Leopoli
  3. Criteri della presente edizione
  4. Stili di pensiero
  5. Appendice bio-bibliografica
  6. Mimesis Filosofia/Scienza