Filosofia della commedia di Dante - II Purgatorio
eBook - ePub

Filosofia della commedia di Dante - II Purgatorio

La luce moderna e contemporanea del nostro più grande poeta

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Filosofia della commedia di Dante - II Purgatorio

La luce moderna e contemporanea del nostro più grande poeta

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

La poesia fi losofi ca di Dante "alza le vele": dove non è arrivato Ulisse con la sua febbre metafisica, Dante giunge grazie alla lenta e purificatrice ascesa alla "montagna incantata". E solo attraverso questa profonda umiltà, pur connessa all'ambizione dell'impresa, il Poeta ci trasmette quel senso di educazione che apre al più grande teatro civile dell'Occidente: al di là delle ideologie, soltanto nel XXI secolo è possibile cogliere la potenza etica del pensiero dantesco.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Filosofia della commedia di Dante - II Purgatorio di Franco Ricordi in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Critica letteraria. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2020
ISBN
9788857568881
Canto I
In mare, verso la montagna:
Catone e il mattino della vita
Per correr miglior acque alza le vele
omai la navicella del mio ingegno,
che lascia dietro a sé mar si crudele;
e canterò di quel secondo regno
dove l’umano spirito si purga
e di salire al ciel diventa degno. (1/6)
Il viaggio di Dante-Ulisse continua, e le prime due terzine ci aprono a questa nuova dimensione per comprendere tutto, per staccarci dal quel regno infernale che tanto ha messo a dura prova il nostro Poeta. L’inizio del Purgatorio ha davvero qualcosa di magico, di completamente diverso dalla cantica precedente, anche se nell’insieme si avverte più che mai la soluzione di continuità. E certo non può essere un caso che ritorni subito la metafora marina, attraverso cui abbiamo visto iniziare la difficile peregrinazione dalla prima similitudine infernale:
“E come quei che con lena affannata/ uscito fuor dal pelago a la riva/ si volge a l’acqua perigliosa e guata” (Inferno I, 22/24)
ritorni subito, dopo essere passata per l’emblematico episodio di Ulisse. Il viaggio di Dante sarà pure sottoterra, poi sul monte del Purgatorio e infine nei cieli: e tuttavia esso si qualifica e sempre più si incrementa come grande “viaggio nel mare”, quel “mare dell’essere” cui perverremo nel primo canto del Paradiso, e che qui ritorna nella prima terzina della cantica; e se il “mar” del XXVI canto infernale ci aveva sprofondati con Ulisse nell’oceano, ecco che ora quello stesso “mar”, che era stato così crudele, lascia intravedere al poeta e a tutti noi una nuova opportunità, una diversa dimensione nella vita, e quindi della nostra possibilità di seguire il protagonista Dante nella sua coraggiosa avventura.
E quello che subito si avverte è proprio un’aura diversa, “migliori acque”; che forse soltanto una o due volte si era fatta percepire durante l’Inferno (ricordiamo l’alito del Purgatorio nel finale del canto XI), e che adesso determina comunque una dimensione esistenziale nuova, speranzosa, mattutina: qualcosa sta iniziando, come una nuova vita che effettivamente sta risorgendo. Dante ne è subito toccato nel profondo, lui che dopo l’esperienza infernale si può dire abbia oramai “la morte dentro”, come afferma nei versi 17 e 18: “tosto ch’io uscì fuor de l’aura morta/ che m’avea contristati li occhi e ’l petto”. La traversata dell’Inferno è stata terribile, più di quanto egli stesso potesse pensare; e anche se in alcuni momenti non è mancato un certo divertimento, sicuramente un riscatto anche vendicativo del viaggiatore che ha accettato questa terribile prova, nondimeno Dante è sfinito di quella immersione, e sente proprio nel suo cuore ma anche nel suo corpo – in maniera più che mai concreta e realistica – le caligini di tutto il retaggio infernale. E non sarà nemmeno un caso che questo canto finirà con una sorta di emblematica resurrezione di un fiore, quasi a significare una nuova vita, per Dante, una nuova possibilità naturale ed umana. Ed è questo che si avverte subito, in maniera così dolce e straordinaria: il mattino della vita! Diversamente dall’inizio dell’Inferno, dove la notte avvolgeva la cupa scenografia, qui ci troviamo in una nuova “apertura” dell’esistenza, un diverso sentiero che può iniziare soltanto con le prime luci mattutine, con quel fresco della rugiada, e del vivere che ricomincia dopo la notte, che per diversi canti sempre più ci accompagnerà nel pellegrinaggio. È forse la sensazione più bella e più gratificante del nostro cammino, come quando dopo una generazione ci arriva il dono di un figlio, di un essere umano che potrà continuare il nostro stesso percorso in questa breve, ancorché eterna, vicenda umana.
Così Dante nomina per la prima volta questo “regno”, e lo definisce “secondo” lasciandoci ulteriormente avvertire quella straordinaria scansione “trinitaria”, dialettica e fisiologica, che ormai ci ha preso e coinvolto per tutto il grande viaggio: per la prima volta leggiamo il verbo “purgare”, in riferimento all’umano spirito, che caratterizzerà sempre più la catarsi dell’ascesa in questo Purgatorio. Tanto più il forte auspicio di essere e divenire “degni di esso”, ovvero della preparazione in terra per il cielo. In questa maniera fin da ora abbiamo il sentore che il Purgatorio sia in realtà “la vera terra”, la metafora effettiva e più calzante di questa nostra vita terrena. E se l’angoscia del primo canto infernale è stata foriera di tutta la cantica precedente, e spesso si è dipinta e riproposta negli occhi di Dante e di tanti dannati che vedemmo, ecco che ora, in una maniera che sembra stupire lo stesso protagonista, si apre un’altra luce, completamente diversa, come se davvero la vita e il suo respiro ricominciassero:
Ma qui la morta poesì resurga,
o sante Muse, poiché vostro sono;
e qui Calliopè alquanto surga,
seguitando il mio canto con quel suono
di cui le Piche misere sentiro
lo colpo tal, che disperar perdono. (6/12)
E nemmeno a caso l’invocazione del Poeta pretende una “resurrezione” della stessa poesia, qui in modo particolare evocata attraverso Calliope, la dea della “bella voce” che fece talmente ingelosire le misere Piche da farle disperare. E certo la “voce” del Purgatorio, almeno nella sua narrazione, sarà molto più dolce, più chiara, più serena di quella che, quasi sempre con l’acqua alla gola, denotava l’Inferno: dunque la stessa recitazione seguirà la voce “più lirica”, meno drammatica di quella dell’Inferno. Così Dante richiede questo, una voce diversa, che possa adeguarsi a questa nuova musica e vero e proprio suono; anche qui si ribadisce subito la sonorità eccezionale di questa nostra Commedia, il suo rimandare all’ascolto per eccellenza. E proprio per questo motivo riteniamo di dover dire subito a chi legge: ascolta! È necessario ascoltare quello che a noi risulta un vero e proprio “testo orale” che, se una volta non si poteva trasmettere al di là del “qui e ora”, oggi si può comprendere addirittura in precedenza a quello scritto. Ma non perché l’interpretazione di chi scrive voglia proporsi come univoca, che tanti altri hanno la stessa possibilità di registrare la lettura; ma proprio perché il senso di questo stesso libro, evidentemente, è anche quello di ritrovare una “ragione acustica”, un senso del “verso endecasillabo”, che nella nostra epoca rischia di andare smarrito se non disconosciuto: una vera “ricerca della Parola perduta” che è implicita nella parola dantesca. E quanto realizzeremo in audio, consustanziale allo scritto, è anche votato al fine che tali possibilità, in lingua italiana, avessero avuto un particolare riferimento a chi per primo, e meglio di ogni altro, ci ha dato il suo splendido “sì”, quel bellissimo suono che caratterizza la lingua del nostro paese, appunto Dante Alighieri.
Il “testo orale” precede, o per lo meno affianca, quello scritto. Non se ne può fare a meno, se si vuole davvero penetrare nell’essenza di questa Commedia che, come scrive bene il grande filosofo medievista Etienne Gilson, per noi italiani è qualcosa che invade tutto il nostro essere. E questo “testo orale” si sforzerà di seguire la straordinaria metrica dantesca che spesso, e in maniera che in un primo momento potrà apparire sorprendente, dovrà superare la punteggiatura, per poter scandire sempre il “perfetto endecasillabo” che mai si smentisce: nella necessità assoluta dell’accento sulla 10° sillaba, pur nella differenza tra i vari tipi di endecasillabi (tronchi, piani o sdruccioli), la parola di Dante sarà sempre interpretata nella necessità poetica che l’autore impone a chi si è assunto l’onore e l’onere di interpretarlo ad alta voce.
Dolce color d’oriental zaffiro,
che s’accoglieva nel sereno aspetto
del mezzo, puro infino al primo giro,
a li occhi miei ricominciò diletto,
tosto ch’io uscì fuor de l’aura morta
che m’avea contristati li occhi e ’l petto. (13/18)
Questo celebre verso 13, che chi scrive ricorda fin dalla scuola media superiore per quanto l’insegnante di allora ne denotò la dolcezza e lo straordinario senso di apertura, rappresenta in effetti il vero inizio del Purgatorio. Borges lo considera addirittura il più bello di tutta la Divina Commedia. E notiamo subito un fatto importante, proprio per ciò che riguarda la sua pronuncia: nessun interprete che conosciamo, e che si possa consultare anche s...

Indice dei contenuti

  1. II
  2. Purgatorio
  3. Parte seconda
  4. Interpretazione e commento del Purgatorio
  5. Introduzione
  6. Canto I
  7. Canto II
  8. Canto III
  9. Canto IV
  10. Canto V
  11. Canto VI
  12. Canto VII
  13. Canto VIII
  14. Canto IX
  15. Canto X
  16. Canto XI
  17. Canto XII
  18. Canto XIII
  19. Canto XIV
  20. Canto XV
  21. Canto XVI
  22. Canto XVII
  23. Canto XVIII
  24. Canto XIX
  25. Canto XX
  26. Canto XXI
  27. Canto XXII
  28. Canto XXIII
  29. Canto XXIV
  30. Canto XXV
  31. Canto XXVI
  32. Canto XXVII
  33. Canto XXVIII
  34. Canto XXIX
  35. Canto XXX
  36. Canto XXXI
  37. Canto XXXII
  38. Canto XXXIII
  39. Filosofia della commedia di Dante